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Il Sound Design nel cinema di Fantascienza

ovvero gli effetti speciali del suono


di TK274


     Cosa sarebbe Guerre Stellari senza l'incredibile fauna di suoni che caratterizzano personaggi, creature e macchinari?
     Come per il video, il suono nella fantascienza ha bisogno di effetti speciali per rendere ancora più realistica l'ambientazione e coinvolgere al massimo lo spettatore che deve essere immerso nell'esperienza visiva il più profondamente possibile.
     La lingua dei Jawas, i suoni di R2, la voce di Vader, il rumore dei TIE, il sinistro rumore dei macchinari per il congelamento su Bespin, la voce dei soldati imperiali, i grugniti di Chewbacca: sono tutti indimenticabili, non trovate?
     Come percepite un suono, subito il vostro cervello associa un'immagine mentale.
     Star Wars ha l'incredibile pregio che potrebbe essere "visto" anche usando solamente le vostre orecchie. Ascoltando dialoghi, suoni e musiche non fareste alcuna difficoltà ad immaginarvi chi è il personaggio che sta parlando e in quale ambientazione si trova.
     Questo grazie anche al sapiente orecchio del sound designer di Star Wars: Ben Burtt.

     Il sound designer è quella figura professionale che nel cinema, nella televisione e ora anche sul web, si occupa di creare i suoni: gli effetti speciali che non si vedono ma si sentono.
     La storia del sound design è nata praticamente con l'avvento della fantascienza. Il primo film ad avere un commento sonoro interamente artificiale è un classico della fantascienza delgi anni ' 50 (1956), Il Pianeta Proibito; fra gli interpreti, uno dei più famosi personaggi robotici della storia del cinema di fantascienza: Robbie the Robot.
     La MGM, commissionò a due compositori/tecnici del suono (Luis e Bebe Barron) il commento sonoro del film. Fu un lavoro lungo ed estenuante perché le tecnologie disponibili negli anni '50 erano davvero poche e i due si autocostruirono i macchinari.


Ben Burtt, grande sound designer, nonché montatore

     Tali risultati furono raggiunti soprattutto grazie agli studi sulla musica elettronica ed elettro-acustica degli anni '50 e '60; le avanguardie della musica contemporanea rappresentate da nomi illustri come John Cage, Edgar Varèse, Lev Teremen, Messiaen, John Chowning, Stockhausen, Pierre Shaeffer, Vladimir Ussachewsky (solo per citarne alcuni) determinarono la nascita e l'affermazione della musica tecnologica, una vera rivoluzione per il mondo della musica.
     Il successo di Forbidden Planet convinse molti produttori ad adottare suoni artificiali per commentare i loro film di fantascienza. Furono influenzati da questa tendenza anche i cineasti dell'est Europa, un esempio è Soyux 111 - Il pianeta Morto (Polonia-Germania Orientale 1960), una cascata di ambientazioni sonore futuristiche e impressionanti, che in parte riescono a tenere alto il tenore del film, mascherando degli effetti speciali video da B movie (che bei tempi...).

     Ma come vengono realizzati questi effetti?
     Esistono molte tecniche impiegate dai sound designer per la loro realizzazione, alcune delle quali sono cadute in disuso, altre si sono modificate con l'avanzare della tecnologia. Tutte queste tecniche sono infatti legate in modo indissolubile a specifici macchinari di uso comune negli studi di fonologia e negli studi di registrazione.
     Gli strumenti più comuni e importanti per il sound design dagli anni '50 ad oggi sono:

     Il nastro magnetico

     I microfoni

     Gli oscillatori

     Echo a nastro

     Filtri audio

     Vocoders

     Molti di questi apparecchi (ad eccezione dei microfoni) sono oggi in gran parte sostituiti dai computers. Ai tempi di Star Wars: A New Hope, cioè verso la fine degli anni '70, l'elenco sopracitato era invece attualissimo.
     Per permettervi di comprendere le magie dei sound designers devo necessariamente introdurvi brevemente i loro strumenti di lavoro.
     Partiamo dal mezzo principale e più importante:

     il nastro magnetico

     L'invezione del registratore a bobine a nastro risale alla metà degli anni '40 in Germania, con il nome di Magnetophon. Prima di allora, l'unico mezzo per la registrazione audio su un supporto era rappresentato dal grammofono e ancora prima da cilindri di cera rotanti .
     Il Magnetofono, a differenza dei suoi antenati, era molto flessibile e di qualità superiore. Il nastro magnetico permetteva degli artifizi impossibili da realizzare prima di allora, come ad esempio l'ascolto in reverse, cioè al contrario, o la modifica della velocità del nastro, o ancora il loop (un anello chiuso di nastro che se messo in riproduzione produce un suono periodico e ripetitivo).
     Tutte queste tecniche furono inventate durante i primi anni '50 dai pionieri della Musique Concrete negli studi di musica elettroacustica di Parigi (vedi Pierre Shaeffer).
     Un esempio classico del nastro accellerato è la voce dei jawas, un dialetto africano riprodotto al doppio della velocità naturale.

     Da una mia intervista a Peter Pennell (Sound designer di Blade Runner e di Spazio 1999):
     Pennell: "I mezzi con cui realizzammo Spazio 1999 erano davvero esigui, in larga maggioranza utilizzavamo delle raccolte di suoni naturali archiviati su nastro magnetico. Prendevamo ad esempio qualche secondo di nastro su cui era inciso il suono della foresta pluviale, lo accelleravamo, lo tagliavamo e lo rimontavamo e il risultato che si otteneva era un suono molto innaturale, perfetto per commentare un paesaggio alieno."

     Il nastro magnetico permise anche l'invenzione di dispositivi che oggi nella loro versione digitale vengono chiamati comunemente "effetti da studio". Qualsiasi suono registrato da un microfono su un nastro poteva essere processato con rudimentali ma efficaci metodi.
     Per citarne due:

     Il Flanger (da Flangia o Bobina):
     Effetto ottenuto mettendo in riproduzione simultanea due nastri identici su due diversi riproduttori e variando leggermente la velocità di riproduzione di una flangia rallentandola manualmente. Si ottiene un suono molto metallico e innaturale.

     L'echo:
     I primi modelli di questi dispositivi utilizzavano degli speciali lettori a nastro magnetico. Per ottenere questo effetto venivano utilizzate molte testine di lettura (al posto di una sola) disposte ad intervalli precisi di distanza fra loro. Il nastro veniva così letto in sequenza ottenendo la ripetizione del suono.

     L'Oscillatore e il sintetizzatore

     La teconologia radiofonica (grazie all'invenzione della valvola triodo nel 1909) permise la nascita di una nuova categoria di strumenti musicali, cioè strumenti che erano in grado di generare elettricamente il suono.
     L'oscillatore è un dispositivo elettronico che genera forme d'onda sonore. Il concetto è abbastanza semplice e potrebbe essere spiegato in questo modo: vi è mai capitato in un concerto o in una convention di sentire "fischiare" i microfoni? Bene...
     Quando il microfono è direzionato verso l'altoparlante che lo amplifica o il volume è troppo alto accade un fastidioso fenomeno chiamato dai fonici effetto "Larsen" o feedback. Si crea cioè quello che tecnicamente è chiamato un feedback retroattivo.

     Gli oscillatori sono dei dispositivi che sfruttano questo fenomeno in maniera elettronica, cioè all'interno di un circuito elettrico.
     Queste onde vengono poi trasmesse ad un amplificatore e di seguito ad un altoparlante.
     Gli oscillatori sono il cuore di quegli strumenti musicali che dagli anni '60 sono chiamati sintetizzatori, da "sintetizzare", creare artificialmente mediante tecniche di sintesi.
      Un tipico esempio dell'utilizzo di tali dispositivi sono i cicalii e suoni robotici di R2-D2, un richiamo alla fantascienza classica degli anni '60.


George Lucas in sala mixaggio

     I filtri sono anch'essi parte integrante dei sintetizzatori. La loro funzione non è poi così tanto dissimile dagli equalizzatori del vostro stereo di casa, con la differenza che i filtri sono progettati solo per eliminare certe bande dello spettro sonoro e hanno un dispositivo di feedback che ne aumenta l'enfasi dell'effetto.
     Anche questi dispositivi possono entrare in auto oscillazione e produrre suoni "alla R2-D2".

     Il Vocoder (da VOice CODER):
     "Roger Roger" dicevano i droidi della federazione del commercio, con quella voce robotica e sinistra...
     Il vocoder è uno strumento che nacque dalla tecnologia telefonica durante la Seconda Guerra Mondiale in USA, utilizzato per criptare i messaggi radio. È uno strumento che è in grado di applicare le caratteristiche della voce umana a suoni di diversa natura, ad esempio un oscillatore (è il caso dei droidi da battaglia di Episodio I).
     La voce è utilizzata come onda modulante e il suono artificiale dell'oscillatore come onda portante. In breve, l'onda portante viene modificata o modulata dalla voce.

     Vi è un'amplissima gamma di effetti che viene creata utilizzando solamente il registratore e il microfono.
     Una delle regole base del sound design è che molto spesso il suono originale di un oggetto o di una macchina è meno efficace di un suono finto (ne sanno qualcosa i rumoristi dei cartoni animati della Warner Bros o di Hanna & Barbera).
     Un esempio lampante lo troviamo in Terminator II.
     Ricordate quando il malvagio T-1000 passa attraverso le sbarre liquefacendosi? Il suono fu ottenuto registrando una persona mentre versava in una ciotola del cibo per cani umido. Oppure, nello stesso film, quando lo stesso T-1000 si prende le fucilate? Fu piazzato un microfono in un bidone pieno di yogurt; all'esterno il fonico picchiava un bicchiere capovolto sulla superficie dello yogurt (ma dove le vanno a pescare certe idee...!).

     In Star Wars il suono delle spade laser fu scoperto accidentalmente passando davanti ad un vecchio monitor video, un microfono malfunzionante.
     Il campo magnetico del monitor produsse metà del suono che occorreva, l'altra metà fu realizzata registrando il rumore di un vecchio proiettore da 35 mm in funzione.
     I TIE fighter furono realizzati invece fondendo il suono del barrito di un elefante con il rumore di una macchina che passa sotto la pioggia.
     Chewbacca fu realizzato grazie al mix di suoni provenienti dai trichechi e da altri animali selvaggi.
     I blaster venivano realizzati picchiando con un martello su dei cavi metallici in tensione.
     La camminata degli AT-AT imperiali fu realizzata dal rumore di una pressa meccanica.
     Le speeder bike su Endor sono un mix di due rumori apparteneti a degli aereoplani (un P5 e un P38).
     Il rumore meccanico di C-3PO fu prodotto registrando il motorino che controllava i finestrini elettrici di una vecchia Cadillac.


Skywalker Sound, Marin County

     La voce degli ewoks (maledetti orsetti pelosi) fu realizzata missando linguaggi diversi come il Nepalese, il Mongolo ed il Tibetano.
     Il noto e tetro respiro di Darth Vader fu realizzato registrando una persona che respira attraverso un respiratore da sub.


     (fonte del corsivo: Larry Blake: Film Sound Today, Marc Mancini: "Sound Designer" in Film Sound - theory and practice e Skywalker Sounds homepage)


     Giorgio Sancristoforo (tk274) è tecnico del suono e sound designer per la TV, insegna sintesi analogica, storia della musica elettronica e linguaggio MIDI alla SAE, la più importante istituzione mondiale nella formazione dei tecnici audio.






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