Starwars.com intervista Mark Hamill: parla l’Ultimo Jedi

Starwars.com, il portale numero uno per l’informazione sulla galassia lontana lontana, ha rilasciato un’interessante intervista a Mark Hamill, nella quale l’attore che interpreterà Luke in Episodio VIII ci parla del suo passato e di curiosità accadute sul set. Hamill racconta a Starwars.com il ruolo che l’ha reso un’icona e il suo ritorno come Luke Skywalker in Star Wars: Gli Ultimi Jedi.
Mark Hamill non ha bisogno di essere presentato. Luke Skywalker è stato il cuore della trilogia originale di Star Wars, dove ci ha fatto ridere, piangere, urlare e gioire mentre lo guardavamo intraprendere il cammino che l’ha portato da semplice agricoltore ad eroe.

Il suo ruolo nei film è incredibile: uomo paziente tra due robot ansiosi, uno studente impaziente con un maestro piccolo, verde e veramente particolare, un guerriero incredibile che prende consapevolezza di sé stesso e salva l’anima di suo padre. Mark ci ha fatto vedere tutte queste sfaccettature e Star Wars non sarebbe Star Wars senza questo dono. (Siamo davanti anche ad un doppiatore incredibile, essendo stato il Joker per una generazione di fan di Batman).
Questo è stato un anno importante per Hamill. È stato nominato come Leggenda Disney e icona dell’anno per GQ.
Il suo ruolo nell’acclamato dalla critica Brigsby Bear è stato memorabile, e ha avuto anche un piccolo ma grande cameo nel reboot di Mystery Science Theater 3000 nel ruolo di P.T. Mindslap, un direttore di circo spaziale. Inoltre avrà un ruolo importante in un film in uscita a dicembre, del quale potreste aver sentito parlare.
In occasione del compleanno, StarWars.com ha intervistato Hamill sulle sue inspirazioni come attore, delle cene con Alec Guinnes e sull’indossare di nuovo il costume da Jedi per Star Wars: Gli Ultimi Jedi.

StarWars.com: Ci piacerebbe iniziare con una domanda semplice. Luke è sia il padre di Rey sia Snoke, giusto?

Mark Hamill: [ridendo] Wow, vedo che vai dritto al punto. È davvero strano, perché ci hanno mandato a Londra e Berlino per una conferenza stampa. Ho detto a mia moglie, “È davvero particolare andare ad un’intervista di un film del quale in teoria non dovresti parlare. Cosa pensano possa dire? Parlare del tempo?” In ogni caso sono stati tutti veramente molto gentili. E voi sapete che potrei parlare di ogni cosa da Episodio I, passando per Rogue One e finendo con Il Risveglio della Forza, ma non posso dire niente di niente riguardo a Gli Ultimi Jedi.

StarWars.com: Va bene. Lasciamo perdere.

Mark Hamill: Oh grazie, sei molto gentile.

StarWars.com: Tornando indietro nel tempo, quando hai scoperto di voler diventare un attore?

Mark Hamill: Ok, questa è una domanda veramente interessante. Non sapevo di voler essere un attore, ma fin dai primi anni ricordo con affetto i fumetti che leggevo nel giornale della mattina. Mi facevano voglia di leggere e avevo simpatia per i disegnatori. 
Ho provato a disegnare e adoravo Charles Schultz. 
Poi, quando avevo circa cinque o sei anni ho notato Clarence Nash fare Paperino. 
Non avevo mai pensato che dietro ad un cartone ci potesse essere una persona vera, con una voce vera. Mi si è illuminata una lampadina. Come ho detto quando ho ricevuto il premio Disney, Walt Disney è stato uno dei pochissimi studios che ha sdoganato il backstage dei film, e come erano fatti dietro le quinte. Ora, c’è da dire che andavo pazzo per i film. Da bambino ho amato King Kong in bianco e nero. Ho letto Famous Monsters e ho imparato l’animazione passo passo e altre cose. Quando ho scoperto che c’erano i registi, quelli che costruivano i set, il guardaroba, e addirittura il catering ho pensato “Se non posso essere nello show, almeno posso andarci molto vicino”. Beh, sono a metà tra sette fratelli, quindi non dirò che volevo essere nello show business perché sono stato preso in giro. Ma sapevo che era esattamente cosa volevo fare.
Ho preso ogni chance per essere sul palco. Ho anche fatto un varietà con il mio pupazzo da ventriloquo in quinta superiore. Ti assicuro che è veramente incredibile come puoi provocare il riso. Con un pupazzo puoi fare cosa ti pare, insultare la gente e dire cosa pensi dando la colpa a lui: “Ma è terribile cosa stai dicendo!”
Non conoscevo nessuno nello show business. Vai a New York e provi sul palco, o vai a Los Angeles per provare ad entrare in TV o nel cinema. Mi sono diplomato a Yokohama, in Giappone. Mio padre era in marina. Al mi ritorno, mi sono fermato a Los Angeles per il matrimonio di mio fratello maggiore ed ero agitato. [recita].
A volte penso che ho fatto il cammino inverso, perché normalmente inizi sul paco e poi ti espandi, vai ad ovest e fai TV o rimani a New York a farla. Ma io non sono mai andato a Broadway fino a quando non ho finito Star Wars. Ero agitato nel rimpiazzare Amadeus. Ho fatto il tour nazionale e mi hanno spostato a Broadway. Ci sono stato, non saprei, sei sette volte. Fuori Broadway solo una volta. Ho fatto del teatro regionale e, ovviamente, il tour nazionale. Non c’è niente come un pubblico dal vivo, perché hai un feedback immediato. Gli Ultimi Jedi è una grande produzione. 
La sua complessità è incredibile, ma anche l’incredibile capacità di mantenere la calma di Rian Johnson è ammirabile.
 Non l’ho mai visto perdere le staffe, urlare o insultare qualcuno. Ho conosciuto registi che non si fanno problemi a umiliare le persone davanti a tutto il cast. Mi ritengo fortunato ad aver avuto la sua guida. Tutti che dicono “Oh, dev’essere così divertente tornare a fare Star Wars.” Sì, è divertente ma è anche molto intimidatorio e pauroso, perché si è sempre tesi per mantenere un alto profilo. Brigsby Bear è un film piccolo, con persone piccole con grande idee. È ambientato nella periferia. È una cosa nella quale puoi immedesimarti. Con qualcosa del genere, è solo un gigantesco film fantasy.
 Ero sul set e non mi dilungherò di più perché Rian ha già parlato a sufficienza di una sequenza che dovrebbe svolgersi in un casino. Il set, con 150 attori che indossavano protesi, marionette e robot – avrebbe potuto da solo finanziare 100 Brigsby Bears. 
È stato uno dei set più ricchi sul quale sia mai stato. Sono rimasto affascinato anche dalle scene dove non ci sono io.
 Quando avevo del tempo libero mi piaceva andare ad osservare quegli attori e quelle scene diverse l’una dall’altra. Il talento che potevi trovare era semplicemente non quantificabile … è per questo che i credit vanno avanti per un’ora e mezza: ci vogliono migliaia di persone per montare in maniera impeccabile tutta questa epicità.

StarWars.com: Hai accennato di essere un fan di fumetti e dei film della Hollywood classica come King Kong, che hanno in qualche modo influenzato Star Wars. Quando Star Wars è uscito, ti è piaciuto quel lato del film?

Mark Hamill: Ascolta, ho avuto la parte senza aver letto neanche tutto il copione. Ho provato solo una scena. Prima di tutto, c’era una prima scrematura dove chiunque sia della giusta età viene squadrato, misurato e pesato, guardano come ti poni, cosa fai o non fai. E tu non fai altro che parlare e parlare. Ti intervistano, e tu non li senti mai parlare del film. Poi ricevi la scena, la interpreti e cerchi di capire “Ma un secondo: si fa così? È più ironico o parodistico?” Ho provato a capirlo con Harrison [Ford] e non siamo riusciti a capirci niente. George [Lucas] ha detto solo, “Fatelo e ne discuteremo dopo” Il che è molto da George, perché con lui è così: ti dice “Facciamolo” ma poi non ne parlate mai dopo. [ride]
Ma quando finalmente ho ottenuto la parte e mi hanno detto che stavano inviando i copioni, vivevo in una stanza con un letto che dava sulla spiaggia di Malibu. Era prima che fossi sposato. Ho ricevuto il copione, mi sono seduto, e non dimenticherò mai quella sedia davanti all’oceano. Ho aperto la pagina frontale che recitava: “Le Avventure di Luke Starkiller, prese dal diario dei Whills, Saga I: Le Guerre Stellari”. Così ho pensato “Aspetta un secondo…” perché al provino ho immaginato che Harrison fosse il ruolo dominante. Così ho pensato “Io sarò la spalla, no?” Ma più leggevo e più mi dicevo “Un attimo. Ma non stavo leggendo per Luke Starkiller? Ci dev’essere un errore” In ogni caso ho iniziato a leggere e potete immaginare cosa sia successo. Voglio dire, “Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana.” Poi leggi l’incipit e sei nel mezzo dell’azione. È un esempio di narrazione molto economica.
Beh, un’ora dopo stavo sulla sedia a pensare “Mio Dio!” Uno dei miei film preferiti è Il Mago di Oz e il tutto me lo ricordava parecchio. Diciamo che se Dorothy fosse stata un ragazzo invece di una ragazza, strappata via dal suo noioso pianeta desertico, o il Kansas, all’interno di un mondo fantastico dove ci sono creature incredibili, robot, eroi e malvagi. Ero semplicemente meravigliato. Ho pensato “Come faranno a realizzare queste cose? Far volare le machine e le spade di luce…” mi ci è voluto un po’ per ricordare tutta la terminologia. Le persone danno di matto – Sono spade laser! Beh, era quello che sapevo allora.
A parte il Giappone e un paio di viaggi a Tijuana, quando vivevamo a San Diego, non sono mai stato in Europa. Ovviamente sognavo di farlo, perché avevo undici anni quando i Beatles avevano sfondato e pensavo “Mio Dio quanto vorrei andare in Inghilterra” è iniziato tutto da li, gli anni ’60. Quindi al pensiero di andare in Inghilterra, ma soprattutto, lavorare con uno dei miei attori preferiti, Sir Alec Guinness… Mia madre era una sua grande fan da quando stavamo nella base militare, proiettavano un nuovo film ogni sera e a volte i classici. Sul grande schermo abbiamo visto The Lady Killers, Lavender Hill Mob, The Horse’s Mouth. Era una grande fan di Guinnes, quindi era come l’esperienza della vita, ma anche molto intimidatoria all’idea di stare nella stessa stanza con Alec Guinness ho pensato “Non so se sarò in grado di parlare davanti a quell’uomo”.

StarWars.com: A questo riguardo, ci piacerebbe ricordare alcune scene della trilogia classica, così potresti condividere con noi alcuni ricordi mentre le giravi.

Mark Hamill: Ok.

StarWars.com: Obi-Wan mostra a Luke la spada laser di suo padre.

Mark Hamill: Beh, sapevo che quella sarebbe diventata un’arma iconica del film. E uno dei colpi di genio di George era l’atmosfera “sciupata”. Presente no, le astronavi danneggiate che perdono ingranaggi e olio da tutte le parti. Gli dava un tono molto Western. Era fin troppo realistico. Non c’erano astronavi scintillanti e cose del genere. Sembrava veramente una galassia “vissuta”. Ogni scena con Alec era emozionante per me, perché mi ritrovavo nel ruolo che avrei dovuto avere, di adorazione nei confronti di un vero maestro. Per quello era naturale. Ascoltarlo era come ricevere un massaggio sul collo. Noi diciamo [in maniera rude], “Woree-uhs.” ma lui correggeva con [con la voce di Alec Guinness], “Warriors.” Almeno tre sillabe.
Mi ha portato a pranzo fuori prima di girare per conoscermi. Volevo parlare di tutti quei film di cui ho parlato sopra ma lui mi disse [con la voce di Alec Guinness], “No, no, no. Voglio sapere della tua carriera” ho pensato “Ma veramente? Vuoi sentire di una soap opera di uno spot pubblicitario di cibo per cani?” ma dai. Ma non potevo sentirmi più a mio agio di così. La prima scena che abbiamo girato era in Nord Africa, quindi c’erano Tony [Daniels] e Kenny [Baker], C-3PO and R2. C’erano anche Sir Alec e sua moglie. È stato un buon momento per conoscerlo e andare a cena con lui, discutere delle location e quant’altro. Era un periodo di transizione. Quando siamo tornati a Londra, è stato come girare un film completamente diverso, perché non c’erano né Harrison né Carrie.
C’è una scena importante, dove mi porge la spada laser e mi dice che vuole che sia io a fare questa cosa e io dico “No, non voglio cacciarmi nei guai a casa” è comprensibile. Luke non era nessuno. Non sembrava potesse essere nessuno di importante. Quindi per il pubblico che vedeva qualcuno così avrà pensato “Beh, il pirata spaziale è un po’ intimidatorio, non so bene cosa pensare della ragazza, e il mago è irreale.” Luke era il ragazzo del quale puoi dire “Potrei uscirci insieme e mi divertirei anche” e quale adolescente non si sentirebbe vicino a “Oh cavolo, devo tornare a casa, sarò nei pasticci per essere in ritardo” con tutto il fantasy dietro, c’era comunque un profondo legame con qualcosa con la quale il pubblico potesse sentirsi vicino. Quindi sapevo che fosse una scena molto importante, ma nello stesso momento volevo come buttarla via. In altre parole, non renderla così speciale: è semplicemente un’altro passo nel cammino di Luke.

StarWars.com: Luke prova a sollevare l’X-Wing dalla palude e fallisce.

Mark Hamill: Una delle gioie nel leggere l’Impero Colpisce Ancora è stato scoprire che la storia era molto più profonda. Molto più maturo e spirituale. Molto di tutto ciò grazie a Yoda e alla sua filosofia.
C’è anche da dire che Luke è un po’ tardo nel riconoscere cosa ha davanti. Voglio dire, non riconosce Obi-Wan. Sta cercando, non saprei, un uomo alto, muscoloso, possente e in forma in Yoda, e quando lo trova cerca di mandare via questo esserino verde che gli ruba le razioni. Ce l’ha proprio davanti, e non lo avverte. Per un ragazzo che usa la Forza, è abbastanza deludente. E ancora peggio, si torna al concetto del riuscire a immedesimarsi nel personaggio.
Ho pensato che invece di continuare sul filone del primo, il secondo stesse sfidando il pubblico, soprattutto grazie al colpo di scena finale più drammatica di sempre. L’ho già detto, ma la battuta “Sono io tuo padre.” doveva essere un segreto. Cosa avevamo letto nel copione era già un bel colpo di scena. Vader dice [con la voce di Darth Vader], “Non conosci la verità. Obi-Wan ha ucciso tuo padre.” E io ho recitato la scena così come la vedete. “No!” E tutto il resto. Ma [prima delle riprese] mi hanno preso da parte e [Irvin] Kershner, il regista, mi ha detto, “Guarda, devo dirti una cosa. George già lo sa, io lo so, e quando te lo dirò sarai la terza persona a saperlo. Quindi se questa informazione esce da qui sapremo che sei stato tu.” Quando mi disse chi ero esclamai “Mi state prendendo in giro!” Perché già amavo l’idea che fosse Guinness il cattivo di turno. Nei due o tre giorni per girare quella scena… vi ricordo che eravamo in alto, con un’enorme macchina per il vento e che le battute di Vader erano camuffate dalla maschera. [Recita alcune battute di Vader come se avesse la maschera] non potevo neanche sentirlo. Ma non si sapeva come, dopo due o tre giorni sulla pagina principale di un quotidiano, in un piccolo riquadro un titolo recitava “Guinness Head Baddie in Star Wars 2.” Ora, per chi non lo sapesse,“head baddie” significa “cattivone” in inglese. Ero felice che fossero trapelate false notizie. Ma quello era solo l’inizio di un periodo di incredibile pressione per evitare qualsiasi leak o spoiler, perché una volta fatto il primo a nessuno più interessava.

StarWars.com: Beh, immagina aveste avuto internet all’epoca!

Mark Hamill: Dio mio, hai ragione. Con persone munite di cellulari, ogni volta che sei fuori in pubblico… nessuno sa cosa potrebbe accadere di questi tempi.

StarWars.com: La prossima domanda è di un fan — Nathan Hamill dalla California.

Mark Hamill: Oddio.

StarWars.com: Immagino che lo conosca.

Mark Hamill: Si, potrei conoscerlo. [Nathan è il figlio di Hamill]

StarWars.com: Gli abbiamo chiesto se non avesse qualche domanda da farti. Vorrebbe sapere — Perché Luke salva Han ne Il Ritorno dello Jedi? Perché se lo lasci li, avrebbero rinunciato a Chewbe. Lando, R2, e C-3PO sono pressoché intrappolati nel palazzo di Jabba.

Mark Hamill: Giusto.

StarWars.com: E se Leia fosse scappata con Han, cosa sarebbe successo agli altri? Non poteva andare a salvarlo semplicemente Luke? Cosa dici?

Mark Hamill: Bene, mettiamola così. Mi dissero che avevano intenzione di fare l’Edizione Speciale [nel 1997] e rilasciarli nei cinema pensai, “Wow, mandatemene una copia. Mi piacerebbe vedere cosa avete combinato” Mi dissero di si, e quando i miei figli vennero a saperlo mi dissero “Papà metteranno i film al cinema!” dissi “davvero…?” E mi risposero, “Non li abbiamo mai visti sul grande schermo” pensai “Sapete che vi dico? Avete ragione. Devo portarvi a vederli” La ragione è semplice. Non mi piace rivedermi recitare. Non è una cosa tipo “Oh, cosa potrei guardare stanotte? Ah si, guarderò The Big Red One. Vedrò Slipstream o qualcosa del genere” non sono il tipo. Preferisco guardare Laurel & Hardy o The Honeymooners. Così siamo andati e li abbiamo visti tutti al cinema. Mi sono ricordato di quanto fossero potenti. Perché non ci sono elementi che ti possano ricordare qualcosa. Guardi dei film dove la gente guida delle macchine lussuose come i loro vestiti. Voglio dire, dei ragazzini che non hanno il concetto del tempo pensavano avessimo fatto il film la settimana prima. Ma è stata una rivelazione rivederli uscire così sul grande schermo, e che trasmettessero le stesse emozioni. Ho adempiuto ai miei doveri di padre, facendo vedere loro tutti i film e non li ho più rivisti. Quindi quando mi raccontate tutte queste cose su Il Ritorno dello Jedi io mi sono già perso alla prima parola. Non mi ricordo neanche una scena!
Tutto quello che mi ricordo è che quando ero nella mano gigante del rancor mi sono ricordato di Fay Wray. Perché mi sono reso conto di cosa volesse dire essere stata in King Kong e combattere dinosauri su un’isola. Voglio dire, quando andavo fuori a giocare e tutti volevano giocare a cowboy e indiani o alle guardie io organizzavo le spedizioni nei canyon di Skull Island. Avrei fatto la telecronaca io stesso “Ed ecco un T-Rex gigante venire verso di noi all’orizzonte” I ragazzi avrebbero urlato sicuramente! [ride]
Quindi eccomi nella mano del rancor a pensare e pensare “oh mio dio”. Mi avete chiesto della mia reazione. Ecco qua qualcuno che idolatra Willis O’Brien e Ray Harryhausen e gli artisti degli effetti speciali in generale. Era come un sogno diventato realtà. Sono sempre stato un fan e trovarmi in una situazione del genere era oltre ogni aspettativa.
Sono curioso ora, perché la gente usa la logica e ha visto I film migliaia di volte, così spesso che hanno scoperto le falle nella logica o del piano raffazzonato di Luke. Speri che sia un successo. Speri che le persone tornino a vederlo due, magari tre volte, perché è questo che rende un film un successo. Non ci saremmo mai aspettati gente che va a vederlo trenta Volte e scrive dissertazioni e tesi e discute ogni cosa nel dettaglio. Come quando parlo alla gente davanti a folle enormi, lo chiamano il “droide medico”. Non lo chiamano 2-1B. Non lo chiamano così fino a quando non diventa un giocattolo e possono mettere il copyright all’action figure. Conoscono i film meglio di me. Mi dispiace deludervi, ma è così.

StarWars.com: Va bene. Pensavamo che se c’era qualcuno che poteva rispondere a questa domanda, beh eri tu.

Mark Hamill: Oh no, se c’è qualcuno che può siete voi! Perché siete voi a mandare avanti il sito che molto probabilmente contiene più informazioni di quelle che potrei fornirvi io. Tra l’altro, non avevate un teoria? Sentiamo cosa ne pensate.

StarWars.com: Pensiamo che Luke volesse fare le cose con calma e serenità prima che fosse obbligato a entrare in questa foto.

Mark Hamill: Sì, esatto. Un Jedi dovrebbe evitare il confronto diretto. Esatto, è così. O almeno penso.

StarWars.com: Sappiamo che non puoi parlare molto de Gli Ultimi Jedi, e penso che finiremmo nei guai se lo facessimo. Ma tornare nei panni di un personaggio 30 anni dopo è un caso raro per un attore. Siamo curiosi di come affronterai la cosa, ovvero come farai a tornare a come lo interpretavi tempo fa, ma al tempo stesso aggiornandolo per come potrebbe essere ne Gli Ultimi Jedi.

Mark Hamill: Ok, il tuo lavoro quando leggi un copione è capire cosa è richiesto dal tuo personaggio per realizzare la scena al meglio delle sue potenzialità. Qual è il mio ruolo in tutto ciò?
Il problema qui è che ha 30 anni in più di storia da raccontare, che non è stata approfondita con J.J. [Abrams ne Il Risveglio della Forza] ha usato il personaggio in maniera ambigua. Mi guardo indietro e mi dico “Cos’altro avrebbe dovuto fare?” Voglio dire, qua ha a che fare con un insieme tutto nuovo di personaggi. Deve finire la storia di Han Solo. Se doveva includere anche me, doveva espormi di meno. Meglio mettere Luke in un angolo e risolvere la sua storia più tardi.

StarWars.com: Diciamo che P.T. Mindslap porti il suo circo itinerante sull’isola di Luke. Cosa succederebbe?

Mark Hamill: [ride] Beh, sarebbe incredibile in quanto c’è veramente poco intrattenimento su Ahch-To.

StarWars.com: Ora che puoi vedere la trilogia originale da un altro punto di vista e hai visto l’impatto che hanno avuto i nuovi film, cosa significa per te far parte di Star Wars oggi?

Mark Hamill: È un grande dono. Le persone dicono “Non sei triste che sarai ricordato solo per Luke Skywalker?” E io rispondo, ascolta, per uno non pensava di essere ricordato per niente è una grande vittoria. Voglio dire, ecco perché ero così contento di essere stato preso per il ruolo del Joker, perché sono stato un fan di Batman per tutta la vita. Ho detto “Cavolo, vorrei tanto essere un cattivo che non è mai apparso in TV o nei film” Joker sembrava essere una responsabilità pesante. Ma io amo le sfide e cose che non sono mai state fatte prima, e aver a che fare con personaggi che sono così diversi da come sono ricordato, mi rende estremamente felice. I fan dei fumetti mi dicono “Quando leggo i fumetti, ora sento la tua voce”.
Questa cosa per me è una vittoria veramente incredibile. Il fatto che la gente parli come se ti conoscesse, come se facessi parte della famiglia. Raccontano storie come “Ho incontrato mia moglie mentre ero in linea per l’Impero Colpisce Ancora, abbiamo avuto un figlio quando è uscito Il Ritorno dello Jedi e l’abbiamo chiamato Luke.” È toccante. Se vieni a casa mia, non troverai ricordi dei film che ho fatto. Non è qualcosa con la quale ho a che fare ogni giorno. Quando però vado in pubblico o ad un evento come, non so, il New York Comic Con, e sto davanti a centinaia di persone che ascoltano ogni tua parola è come un’esperienza extra corporea. È come se osservassi qualcun’altro sul red carpet, qualcun’altro prendere il Disney Legends award. È dura capire che hai un impatto così importante sulle persone. Non è una cosa che prendo per scontata ed è per questo che amo così tanto i fan. Se non fosse per loro, noi non saremmo qui a parlare ora.

Fonte: starwars.com

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