Nel parlare della storia d’amore tra Padmé ed Anakin si commettono diversi errori.
Tuttavia vorrei fare una premessa.
Si è parlato molto del fatto che Natalie Portman ( l’interprete di Padmé) avrebbe avuto paura, in principio, della storia tra Anakin e Padmé perché temeva di passare per pedofila.
Ricordiamoci che in quel periodo la Portman subiva pesanti molestie a livello personale, come ha raccontato lei stessa, che la spaventarono molto.
Vi sono diverse interviste al riguardo, potete trovarne una qui su Elle .
Come si può poi vedere dai contenuti extra de l’Attacco dei Cloni, poi l’attrice israeliana cambiò idea e rimase affascinata dalla complessa storia d’amore tra i due.
Anche per i riferimenti a Romeo e Giulietta e Tristano e Isotta, le cui storie hanno ispirato il grande compositore John Williams per il tema d’amore tra i due “Across The Stars”
Venendo agli errori che si fanno nel parlarne, eccovi un piccolo elenco.
Il primo, il più comune, il paragone insensato con la storia tra Han Solo e Leia Organa.
I 4 personaggi sono assai diversi e anche se Leia è vissuta tra gli agi, la situazione non è paragonabile con quella con la madre.
Padmé ha vissuto gli ultimi anni della repubblica, Leia è vissuta sotto l’impero.
Anakin, pur avendo vissuto come uno schiavo per diversi anni, ha avuto una madre che lo amava e lo ha educato a sani principi e quando è diventato padawan ha proseguito in questo percorso.
Han non ha praticamente ricevuto educazione e ha vissuto alla giornata.
Altra cosa importante.
Han ha 30 anni quando conosce Leia.
Anakin e Padmé si mettono insieme quando lui ha 19 anni e lei 24.
Leia ha sicuramente qualcosa dei genitori, come viene fatto notare anche nella miniserie Obi-Wan Kenobi, andata in onda di recente:
“Principessa Leia Organa sei saggia, perspicace, di buon cuore. Queste sono qualità che provengono da tua madre. Ma sei anche appassionata, senza paura e schietta. E questi sono doni di tuo padre. Entrambi erano persone eccezionali che diedero alla luce una figlia eccezionale.”
Il secondo: Anakin non nasce cattivo, è una persona buona e generosa, altruista fino al sacrificio, credendo che la sua storia d’amore con Padmé sia qualcosa di tossico dimostra di non conoscere né lui, prima della caduta, né lei, che, lo ricordiamo, rifiuta di seguirlo nel male quando sceglie il lato oscuro.
Padmé sottomessa ad Anakin?
Proviamo a ricostruire la loro storia.
Anakin la corteggia senza pudore è vero ma quando Padmé dice no, in principio, lui fa rispettosamente un passo indietro, senza chiedere niente, tanto che non si aspetta che lei cambi idea.
Quello di Padmé colpo di testa?
No, fu un gesto razionale di una persona che stava per morire e temeva di non poter parlare all’uomo che amava dei suoi sentimenti.
E visto che prima parlavamo della Portman, in questa scena è assai toccante:
“Non aver paura di morire.”
“Sto morendo ogni giorno da quando sei rientrato nella mia vita.”
“Non capisco. Che vuoi dire?”
“Io ti amo”
“Come mi ami? Mi sembrava avessimo deciso di non innamorarci per non dover vivere nella menzogna che avrebbe distrutto noi e le nostre vite.”
“La nostra vita sta per essere distrutta comunque. Io ti amo, veramente e profondamente. Prima di morire volevo che lo sapessi.”
(Dialogo tra Anakin e Padmé ne L’Attacco dei Cloni)
Dopo essersi aperti, era impossibile tornare indietro ma i due prendono un impegno importante: la loro vita pubblica viene prima.
I loro doveri, dunque, vengono prima.
Lo vediamo sempre, sia nella trilogia prequel che in Clone Wars.
Lo stesso maestro di Anakin, Obi-Wan Kenobi, crede che Padmé sappia tirar fuori il meglio del ragazzo, infatti, ne l’attacco dei cloni si appella a quanto farebbe lei per farlo ragionare.
“Perché non cerchi di ragionare? Cosa credi che farebbe Padmé se fosse al tuo posto?”
“Lei farebbe il suo dovere.”
(Dialogo tra Obi-Wan e Anakin ne L’Attacco dei Cloni)
In Clone Wars lei arriva ad allontanarlo quando lui, fuori di sé dalla gelosia, colpisce senza motivo alcuno il senatore Clovis.
Padmé lo metteva in riga, non sopportava certi suoi atteggiamenti: “Mi fai paura quando sei così. Non ti riconosco.”
Da dove nasce, dunque, questa storia che lei sarebbe sottomessa a lui?
Prima di tutto, secondo noi, il problema nasce dai tagli effettuati ne La Vendetta dei Sith, in queste scene si vede Padmé che, tramite la petizione dei 2000, cercava di fermare il crescente potere del cancelliere Palpatine.
E di fatto creava il primo embrione dell’Alleanza Ribelle.
Padmé si trova divisa in due, tra l’amore per Anakin, che è il protetto del cancelliere e i suoi valori, come pace, giustizia e libertà, valori che la guerra dei cloni e lo stesso potere di Palpatine, stavano mettendo sempre più a rischio.
Il suo comportamento, lungi dal sembrare un tradimento, come lei teme, apre uno spiraglio nel cuore di Anakin, che inizia ad avere dei dubbi sul suo mentore.
Nel film, come dicevamo, purtroppo tutto questo viene tagliato.
Soltanto chi ha letto la novelization de La Vendetta dei Sith e visto Star Wars Rebels può comprendere appieno il personaggio di Padmé, donna gentile e buona ma niente affatto arrendevole e remissiva.
Anzi è proprio la sua forza quieta e ferma calmare spesso Anakin.
Forza quieta e ferma che il figlio Luke erediterà da lei e che riuscirà a far cadere la maschera di Vader, riportando alla luce Anakin.
Tagliare certe parti è stato un delitto, se ci permettete il termine e non rende giustizia né a Padmé né ad Anakin.
Sappiamo, inoltre, che a molti non piacciono diversi loro dialoghi, tra cui il celebre riferimento alla sabbia, su cui sono stati fatti innumerevoli meme, alcuni anche molto gustosi.
Di recente Hayden Christensen ha fatto un discorso molto interessante riguardo a questo:
“Il motivo per cui Anakin odia la sabbia è ovvio. La sabbia è legata al pianeta Tatooine, dove lui e sua madre erano schiavi, dove lei è morta in modo orribile.”
Altra momento essenziale: Anakin rivela a Padmé di aver fatto una strage dopo aver trovato la madre Shmi, moribonda, a causa delle torture dei Tusken/Sabbipodi.
In molti ci siamo chiesti perché lei, pur rimanendo inorridita, non reagisca con maggiore veemenza.
Vi sono diversi fattori in ballo: Anakin era sotto shock, aveva trovato l’amata madre, coperta di lividi.
Sa che avrebbe potuto salvarla ma è stato fermato. La sua esplosione di rabbia è sacrosanta, molto meno quello che fa ma Padmé confida che sia stato solo quel momento – e in effetti così sarà per diversi anni.
Vi è inoltre il problema che i Tusken fossero considerati alla stregua di animali, ce lo hanno mostrato di recente sia The Mandalorian che The Book of Boba Fett.
Insomma per quanto criminale il gesto di Anakin era considerato non razionale e frutto del dolore.
Nulla a che vedere con la strage a sangue freddo del tempio Jedi.
Un’altra cosa importante, anzi, essenziale, per vedere bene la loro storia, è guardarla attraverso gli occhi dei loro figli.
I gemelli Luke e Leia.
Lucas non avrebbe mai potuto raccontare la storia dei loro genitori come un atto di costrizione e sottomissione, se non addirittura schiavitù.
Dai pochi stralci che abbiamo di Padmé nelle novelization della prima trilogia, sappiamo che lei e il marito erano stati innamorati e felici per un certo periodo poi successe qualcosa che distrusse tutto.
Quel qualcosa è il lato oscuro.
Il lato oscuro non sono i biscotti, non è un gioco.
Il lato oscuro è la rappresentazione del male.
Proprio nella novelization de Il ritorno dello jedi, Luke, riflettendo sulla caduta del padre, pensa:
“Orribile perché il lato oscuro poteva colpire così spietatamente e trasformare il bene in male. Darth Vader doveva conservare ancora, nel profondo del suo essere, una scintilla di ciò che era stato Anakin Skywalker.”
Queste riflessioni mi fanno pensare al finale de La peste di Camus:
“La peste avrebbe risvegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice.”
Quando Anakin scelse il lato oscuro distrugge, metaforicamente, la sua città felice.
L’ordine jedi.
La repubblica.
I suoi amici.
Suo fratello Obi-Wan.
L’amata moglie Padmé, che aveva sempre creduto in lui e vedendolo trasfigurato in un mostro, per colpa di una persona che credeva amica, Palpatine, ne esce annientata.
Rifiuta di seguirlo nel male, come avrebbero invece fatto in troppe, altro che donna sottomessa!
Padmé teme inoltre che i suoi piccoli Luke e Leia non potranno mai essere al sicuro con quell’uomo che non riconosce più.
Non posso negare che avrei preferito vedere Padmé in fuga con i gemelli, come poi era raccontato in principio della stessa novelization de Il ritorno dello jedi.
Sarebbe stato molto appassionante vedere una madre con i suoi piccoli, che prova a proteggerli persino dal padre, scappando da lui.
Eppure, per quanto io non condivida, è ciò che fa Padmé lasciandosi morire.
Sa che Anakin la troverebbe, che non avrebbero tregua, quindi si lascia morire, affidandoli a Obi-Wan.
Per una volta io credo sarebbe giusto mettersi nei panni di questa donna coraggiosa, che ha sempre lottato per il bene delle persone, compresi i suoi gemelli, mettendo se stessa in un angolo.
Dando piccole tenere e disperate carezze ai suoi bambini, sapendo che saranno le uniche:
“Oh Luke” sussurra accarezzandogli la guancia.
“Oh Leia” mormora facendo lo stesso in una scena tagliata.
E le sue ultime parole sono per l’uomo che amava, con cui era stata felice e con cui sperava di crescere, insieme, i loro piccoli:
“Io so che c’è del buono in lui, Obi-Wan. Lo so.”
E tra le lacrime non si possono non vedere Anakin, Padmé, Luke e Leia giocare insieme felici sul loro lago.
Se non è poesia questa.
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