Star Wars: Visions, il futuro della Saga parte da qui.

La seconda Stagione di Visions, amplifica con successo il tentativo della prima di fare la differenza in un luogo della galassia così lontano lontano da essere scollegato, di massima, anche dalle tradizionali linee narrative “Skywalker”.
Visions ci riesce, e continua a riuscirci, crescendo alla distanza grazie a valori creativi aggiunti che risultano sempre perfettamente organici al dna della Saga senza andare mai sopra le righe.

VisionsII

L’evoluzione di Visions nel suo Volume 2

In queste nuove digressioni della favola più bella del mondo, solo i meno attenti non riusciranno a percepire quanto queste storie siano impregnate dell’essenza stessa di Star Wars assai oltre gli ormai tradizionali suoi marcatori identificativi.
Jedi, Sith, Forza, Impero, Navi, Spade Laser, Droidi e tutto il resto, sarebbero infatti poco più che un banale baraccone da circo senz’anima se non permeate da quella poesia e da quell’amore struggente che, nei suoi momenti migliori, ha saputo trasformare la piu’ classica delle lotte tra il bene e il male in una vicenda nella quale tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo potuto profondamente immedesimarci anche non trovandoci a bordo del Falcon o con una spadalaser in mano.
In realtà la galassia di SW lontana non è mai stata proprio grazie alla sua capacità di emozionarci dal profondo del cuore, cosa nella quale Vision riesce egregiamente, raggiungendo con le interpretazioni dei suoi migliori frangenti, una intensità emotiva che ci riporta alle origini, a quel primo tramonto binario su Tatooine (da me identificato da sempre come l’esatto momento della nascita del mito), rivelatosi catalizzatore emotivo iniziale di un mondo fantasmagorico che avrebbe potuto restare alieno ed estraniante e che invece si è trasformato, per sempre, in casa nostra.

L’importanza dell’originalità

Bisogna necessariamente riconoscere agli autori l’audacia nella loro scelta di avventurarsi in vicende originali (cosa già difficilissima nell’approccio narrativo) utilizzando addirittura strumenti di animazione a dir poco sperimentali negli stili.
Personalmente ritengo che se questa strada fosse stata intrapresa anche nel live action prima di mettere in cantiere la sequel, probabilmente non avremmo assistito al tentativo di mascherare la mancanza di reale genio creativo, affidandosi al tentativo di stupire con ridondanti colpi di scena e una narrazione intesa alla distruzione anziché alla creazione di un qualcosa di veramente nuovo.
L’impatto visivo di “Sith”, l’inquietante “La Grotta dell’urlante”, il poetico “Tra le stelle”, il brillante “Io sono tua madre”, l’avventuroso “Viaggio verso la testa oscura”, l’affascinante “La ballerina spia”, il crepuscolare “I banditi di Golak”, il proletario “La cava” e infine, assolutamente non ultimo, il melodico “Il canto di Aau” (tra i miei preferiti), tutti loro sono la dimostrazione del fatto che questa scelta interpretativa, in maniera affatto scontata, ha pagato appieno con risultati assolutamente efficaci e funzionali allo scopo, riuscendo a rapportarsi, in maniera estrosa quanto elegante, a differenti aspetti della natura di Star Wars da sempre in attesa solo di essere raccontati.

La nascita di una nuova serie

A testimonianza di questo, il fatto che l’episodio intitolato Journey to the Dark Head (Viaggio nella testa oscura), firmato dallo Studio Mir e diretto da Hyeong Geun Park, secondo recenti dichiarazioni rilasciate dallo stesso Studio Mir, potrebbe essere il primo di una nuova serie.
Non credo assolutamente che questo caso rimarrà isolato, perché i racconti di Visions, anche e soprattutto quelli “extraSkywalker”, sono da indicare come perfetto esempio e monito per chiunque, in futuro, vorrà avventurarsi in maniera competente e feconda nel mondo di Star Wars.

PS Dimenticavo, mi si conceda un mini spoiler. La famiglia di Wookie nel panico durante la Corsa della Famiglia in “Io sono tua madre” vale da sola il prezzo del biglietto, mi sono sentito male dal ridere


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