Star Wars contro la violenza – riflessioni dello Staff

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Il parere dello Staff è una rubrica pensata per farvi conoscere le opinioni dei tanti componenti della redazione Guerrestellari.net su diversi argomenti legati alla Saga creata da George Lucas.
Ma questa volta, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, utilizziamo questo spazio per dare voce al parere maschile del nostro staff su questo sempre più attuale argomento.

L’inferno di Darth Vader

Marcello Durante (starwarsnews.it): I dati che riguardano la violenza delle donne nel 2023 sono sconcertanti.
Centinaia di donne hanno perso la vita e i numeri superano di gran lunga quelli del 2022. La società sta fallendo nell’educare le persone al rispetto e alla libertà.
Questa è una triste verità, che diventa più amara se la si analizza da un altro punto di vista: quello culturale.
L’arte tenta di curare i mali sociali, ma a questo punto invano.
Geni come George Lucas hanno prodotto opere finalizzate a indirizzare i ragazzi del futuro verso la via del bene.
Star Wars è un’opera che sprona a riconoscere i propri errori, a redimersi dal male atroce e salvarsi dalla sofferenza
Mette in primo piano le donne e dimostra la loro forza in un sistema che tenta di opprimere la libertà.
Forse il pubblico è cieco e preferisce trascorrere le ore a battibeccare su elementi superficiali come una profezia, piuttosto che capire e mettere in atto gli insegnamenti di ciò che si dice di amare.
Per questo, la responsabilità ora si sposta su chi ama Star Wars e sogna una società sana.
Se la storia di Lucas non basta per educare all’amore, chi ne parla dovrà inevitabilmente ricordare alle generazioni future i temi portanti di questa storia, che condanna sin da subito ogni violenza sulle donne.
L’inferno di Darth Vader inizia proprio dal suo rapporto malato con la moglie Padmé Amidala!

Anakin personaggio controverso

Davide Veraldi: Nella saga abbiamo diversi esempi della violenza psicofisica sulle donne.
Quella che mi ha sempre colpito è in Episodio 3, un Anakin ormai accecato dall’odio e dalla gelosia, arriva quasi a soffocare Padmé che porta in grembo i gemelli.
In molti abbiamo visto quella scena, ma sicuramento non ci abbiamo dato il giusto peso perché Anakin è il Prescelto, ma a lui non dovrebbe essere concesso tutto.
A volte bisognerebbe essere concretamente obiettivi e condannare senza troppi giri di parole le azioni ed i comportamenti.
La vera eroina alla fine è quella Donna che donerà la sua stessa vita per i figli.
Sentiamoci un po’ complici se facciamo solo gli spettatori, non è richiesto sicuramente di fare solo sterili opinioni ma è necessaria l’azione.

Superare il limite

Alfonso Strazzullo: La violenza contro le donne, in ogni sua forma, è una questione contro la quale dobbiamo agire tutti noi.
In Star Wars l’emblema di questa violenza è ovviamente Anakin Skywalker causa indiretta (ma sempre causa) della morte di Padme.
Tutta la fragilità, la sofferenza e la rabbia che egli ha dentro la manifesta col suo atto violento.
Una volta superato il limite (il passaggio al Lato Oscuro) le conseguenze sono inevitabili.
Così come fa Star Wars e come purtroppo ci insegna la cronaca, credo che una delle principali soluzioni al problema sia la prevenzione.
Lavorare affinché non maturino quei sentimenti che sfociano poi nella violenza.
Per fare ciò dobbiamo diffondere una “educazione affettiva” per costruire uomini e donne, radici di relazioni sane.
Sicuramente tale educazione va insegnata nelle scuole, ma ciascuno di noi deve farsi portavoce nel proprio quotidiano.

Da Leia ad Ahsoka

Pedro Paradisi: Quando a cavallo fra gli anni 70 e 80 Star Wars fece il suo esordio e si affermò ben presto come saga cult del cinema era evidente che fosse un prodotto con una forte direzione verso il genere maschile, che tendeva a “sminuire” o veicolare il lato femminile come era prassi in quegli anni -e purtroppo anche ora abbiamo diversi strascichi nella quotidianità-
Basti pensare al bacio fra Han e Leia nel corridoio angusto del Falcon, dove sulle prime lei sembra rifiutarsi.
O lo scambio di battute sempre fra i due “Ti Amo” “Lo so”, fino ad arrivare al succinto vestito di Leia prigioniera di Jabba.
Spesso si è dibattuto che i personaggi femminili della saga avessero solo ruoli da coprotagoniste o solo per fare bella figura accanto all’eroe di turno.
Fortunatamente nella galassia lontana lontana la figura indipendente e intraprendete di Leia ha piano piano creato le basi per tutte le combattenti, scienziate, avventuriere e senatrici della galassia; come Padme, Ahsoka, Jyn e tante altre.
Facendo capire bene che ci deve essere spazio anche per personaggi femminili e che ormai non necessitano più di essere salvati, ma invece sono un ingranaggio portate della società.

Non più Damisel in Distress

Alessio Batazzi: “Vedo che non hai imparato niente sulle donne!” (cit. Leia a Han Solo in Star Wars Episodio V, L’Impero Colpisce Ancora).
Con questa asserzione lapidaria, Leia redarguiva la concezione maschilista di Han Solo della fragile principessa da salvare, la quale da persona diviene meramente un trofeo da vincere.
Tale accezione purtroppo si emancipa dall’universo fantascientifico di Star Wars, traducendosi in una realtà ben più radicata nella società moderna.
Benché sia solo una proposizione, dalle parole scaturisce il potere più grande, sgorgando dalle fonti di una montagna di preconcetti di falsi profeti, di cui altri si sono resi vicari.
La violenza sulle donne è una delle massime implementazioni di un fenomeno esecrabile che affligge l’essere umano da sempre: l’oppressione.
Nel tempo ha assunto plurime forme e ogni volta causa cicli di recrudescenza interminabili.
I reiterati tentativi di esorcizzare questo demone hanno enfatizzato la problematica e talvolta hanno sortito l’effetto contrario, poiché persino l’accanita sensibilizzazione, come le altre forme di oppressione, alimenta l’indifferenza e l’ostracismo.
Non può esservi sensibilità senza educazione e consapevolezza senza istruzione. Il segreto del successo dimora in questa idea, tanto semplice quanto potente.
La speranza di un futuro più onesto e paritario, nel quale ciò che dovrebbe essere normale non necessiti di esaltazioni per diventarlo, parte dai percorsi educativi delle nuove generazioni e dall’interesse in tal senso delle passate.


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