Darth Nihilus, il Signore della Fame. L’epica dell’ingordigia.

Darth Nihilus è una delle massime esaltazioni del prestigio che l’Universo Espanso di Star Wars (Leggende) ha elargito al grande pubblico. Un Signore Oscuro dei Sith poliedrico le cui prodezze, narrate nel videogioco Star Wars: Knights of the Old Republic II – The Sith Lords (Kotor 2), eviscerano l’intima natura del Lato Oscuro. Egli è latore di un’ombra atavica, la quale dalle insonni Regioni Ignote ghermisce la galassia per la gola, nell’attesa di abbattervi il maglio del destino. Un’aberrazione esistenziale il cui vuoto nella Forza nulla può colmare.

Una breve biografia su Darth Nihilus

Le Guerre Mandaloriane

Nato all’epoca delle Guerre Mandaloriane (3976 BBY), il passato di Nihilus è ammantato nell’ignoto. Il conflitto galattico tra i Neo-Crociati Mandaloriani, i Cavalieri Jedi Revanscisti e la Repubblica Galattica privò il futuro Signore dei Sith di tutti gli affetti. Accompagnato unicamente dalla solitudine, maledisse la vita. La vacua voragine di mestizia che traviò il suo cuore disserrò il gorgo di una brama latente, destinata a esondare in un’implacabile impeto che presto avrebbe travolto la galassia. Il ricettacolo perfetto per un sinistro malanimo, le cui spire dalle Regioni Ignote cingono e pervertono il creato.

Nihilus era presente alla Battaglia di Malachor V (3960 BBY), lo scontro finale delle Guerre Mandaloriane, ove Revan sconfisse Mandalore l’Ultimo e fu azionato il Generatore di Ombre di Massa. Quest’ultimo era una super-arma ingenerante un’attrazione gravitazionale così intensa da comprimere interi pianeti, e che ridusse Malachor V a un coacervo di planetoidi sterili e squassati da tempeste di fulmini. Un’immane catastrofe che ferì la Forza stessa.

Malachor V prima e dopo le Guerre Mandaloriane
Malachor V prima e dopo l’attivazione del Generatore di Ombre di Massa. Il mondo cimiteriale i cui furenti spettri riecheggiano nella Forza.

Il cataclisma provocò un’ecatombe indiscriminata e popolò le orbite di Malachor V di macerie e rottami spaziali. La vita quasi si estinse, eccependo pochi eletti, tra i quali lo stesso Nihilus. Benché la sua mirabile tempra lo avesse graziato dalla morte, ormai solo l’odio poté soffondere quel vuoto interiore, consecuzione di un male che non conosce verità né giustizia: la guerra. Confinato sul pianeta dagli effetti deleteri del dispositivo gravitazionale, il suo corpo si ammalò e congiuntamente all’afflizione spirituale costituì il binomio di una “appetenza” mai percepita prima.

Errando per la superficie consunta di Malachor V, Nihilus s’imbatté in un superstite Mandaloriano del quale drenò accidentalmente la vita mediante la Forza. Quell’abietto atto saziò fugacemente il suo languore di energia, dissipando altresì il dolore, la malattia e le brutte memorie. Un amaro e transitorio conforto per un’anima vessata, la cui preghiera alla dimenticanza divenne la dimora di un’ambizione soggiogante. Il futuro Signore dei Sith perseverò, banchettando con le anime di tutti i sopravvissuti che incorrevano nella sua voracità, sempre più proattiva quanto insoddisfacibile. Presto le persone non sarebbero più state sufficienti.

La dottrina dell’Accademia di Trayus

L’ingresso dell’Accademia di Trayus su Malachor V, archivio di misteri e lignaggio degli antichi Sith.

Allorché l’Impero Sith di Darth Revan, usurpato dall’allievo Darth Malak, cadde nel 3956 BBY con la Battaglia della Star Forge, i Sith patirono un periodo di scissionismo e segregazionismo, noto come Guerra Civile Sith. Un panorama nefasto dal quale proruppe un nuovo ordine gerarchico. Kreia, una volta la Maestra Jedi di Revan, avvertì il richiamo degli Echi Oscuri di Malachor e pervenne all’Accademia di Trayus. Ivi apprese l’esistenza occulta del vero Impero Sith nelle Regioni Ignote e i loro blasfemi insegnamenti. La donna si arrogò l’epiteto di Darth Traya e percepì una proto-Ferita nella Forza che come un’entità predatrice peregrinava sulle vette affilate del pianeta. Ne risalì il flusso fino alla sorgente e per la prima volta Traya incontrò Nihilus.

Lo prese quale proprio apprendista, poiché intravide in lui la reminiscenza di quei dogmi perversi oriundi dell’Impero Sith, volti all’annichilimento della vita in virtù del potere assoluto. La Signora del Tradimento indirizzò così il nuovo pupillo nelle vie dei Sith e lo istruì a inalveare la propria cupidigia nella Forza per consumare interi mondi. Gli Echi di Malachor V pervasero la galassia e l’appello del Lato Oscuro attrasse nel cuore dell’Accademia le figure più eminenti dei Sith. Tra loro un ulteriore e degno candidato all’apprendistato si palesò al cospetto della Maestra Oscura: egli era Darth Sion. Fregiati del titolo di Signori Oscuri dei Sith, Darth Nihilus e Darth Sion suggellarono con Darth Traya il Triumvirato Sith.

Il Triumvirato Sith di Malachor V, costituito da Darth Nihilus (sinistra), Darth Traya (centro) e Darth Sion (destra).

Le alleanze edificate sull’antagonismo e i sotterfugi sono assai fragili. Traya sobillò una guerra d’ombra contro l’Ordine Jedi, atta all’eccidio degli acerrimi nemici, mentre il periglio celato nel velo della paura ne corrodeva il morale. Tale modus operandi divergeva tuttavia dalla proclività bellicistica degli altri triumviri, i quali pertanto ordirono una cospirazione.

I due Signori dei Sith affinarono alacremente le rispettive tecniche empie nella depravazione del Lato Oscuro e Darth Nihilus sublimò la Fame, la quale gli avrebbe consentito di divorare interi pianeti. Nulla sarebbe sopravvissuto all’algido tocco nichilistico della sua inappetibile bramosia e tutta la vita avrebbe trovato in lui una fine. Un abisso infinito di tenebre e morte che assimila qualsiasi cosa, persino la Forza. Gli iniqui insegnamenti archiviati nell’accademia permisero a Nihilus e Sion di surclassare la loro maestra in potenza, e infine la affrontarono nel nucleo di Trayus (3955 BBY), destituendola e recidendone il legame con la Forza. Ormai tradita ed esiliata, Traya si dileguò e scoppiò la Prima Purga Jedi.

Darth Nihilus esegue la Spinta della Forza su Darth Traya in combinazione con la Recisione della Forza, lasciandola in balia della veemenza di Darth Sion e spogliandola dei poteri.

Lo spettro del Lato Oscuro

Darth Nihilus e Darth Sion si spartirono l’eredità di Traya e comparteciparono alla caccia ai Jedi per vie parallele. Mentre Sion assunse il comando dell’ordine di Assassini Sith istituito da Revan, Nihilus radunò una milizia di schiavi totalmente assoggettati alla propria volontà. Succubi di un’inamovibile cupidità, erano delle marionette private di autocoscienza e identità, inibiti a desiderare altro che non fosse l’appagamento della fame del padrone. Un esercito di fantasmi che dall’inclemenza del passato torna a perseguitare i sensibili alla Forza, seducendo i predatori come falò nel buio del Lato Oscuro.

Avvalendosi della propria maestria nella Forza, Nihilus edusse dai detriti orbitanti intorno a Malachor V una gargantuesca flotta di astronavi in rovina. I relitti Repubblicani e Mandaloriani trapassati durante le Guerre Mandaloriane risorsero da quello spazio sepolcrale, sostenuti e resi operativi unicamente dall’augusta potenza di Nihilus. Vincolati all’esistenza del Signore Oscuro, la flottiglia e i soldati vacui avrebbero infestato e piagato la galassia, come un morbo miasmatico inarrestabile. Fra di essi spiccava la nave ammiraglia di Darth Nihilus, la Ravager, un presagio di ventura funesta.

La Ravager, l’astronave ammiraglia di Darth Nihilus, era un incrociatore da battaglia ex-Repubblicano di Classe Centurione.

La medesima tecnica che divampava l’ineffabile potere del Signore della Fame non ammetteva sovrani per intrinseca natura. Nihilus manifestò così le prime avvisaglie di una consunzione fisica che lo avrebbe celermente depauperato del corpo. Affinché non soccombesse all’ineludibile fato che lo attendeva, in un disdicevole raptus autodistruttivo scisse la propria anima dal corpo e la inoculò nell’armatura che indossava. Concesse alla Fame di erodere le sue carni, mentre lo spirito avrebbe perdurato nelle sue vesti grazie alla Forza. Darth Nihilus divenne allora la trasfigurazione spettrale di un uomo che ormai aveva perduto tutto, persino la propria umanità. Le vestigia di una gestalt arditamente assimilabile a un remoto intento caotico e primordiale, affamato di universo. Solo la pallida maschera preservò la testimonianza del volto del Signore Oscuro, poiché nulla più nascondeva.

La devastazione di Katarr

Mentre la Purga Jedi proseguiva ferocemente, sempre più individui abbracciarono la causa dei Sith, ammaliati dalla famelica lussuria diramata da Nihilus. Egli insegnò ai propri servi a percepire le prede attraverso la Forza: maggiore era la sensibilità del bersaglio, più voracemente i cacciatori lo braccavano. Costruì inoltre un Holocron cubico nel quale riversò la propria sapienza Sith, per tramandare una pratica che rappresentava un’ingiuria all’esistenza stessa. In tale scenario in cui la morte sussurrava promesse innominate alla galassia, la Maestra Jedi Atris intuì i progetti del nemico e prese surrettiziamente l’iniziativa. Deliberò di adescare il Signore Oscuro su un luogo convenuto, per poi annientarlo con le sue stesse armi.

Nel 3952 BBY Atris persuase i membri più eminenti del Consiglio Jedi a tenere un conclave straordinario sul pianeta Katarr, per disquisire della minaccia in essere ed elaborare opportune contromisure. Il mondo era una colonia dei Miraluka, un’etnia aliena umanoide senza occhi, tuttavia dotata della Vista della Forza. Siffatta adunanza creò un brillante fulgore nella Forza, il quale attirò immantinente Darth Nihilus come una stolida falena concitata. Lì, nei cieli di Katarr, il Signore della Fame ostentò la propria ingordigia edonistica e rese il pianeta il suo pasto luculliano. Tutta la vita sulla superficie planetaria fu drenata in una singola opera di distruzione di massa, recidendo di netto tutti i Legami con la Forza e andando a nutrire quell’aberrazione primeva che torreggiava sul silenzio siderale. Nessuno sopravvisse al genocidio, né Jedi che avesse presieduto al concistoro, né civile che avesse una vita su Katarr, eccetto una sventurata Miraluka.

Visas Marr, l’unica superstite della strage di Katarr.

Visas Marr, la Miraluka devota

Incedendo sulla superficie profanata di Katarr, Darth Nihilus rinvenne una giovane Miraluka stremata a terra e prossima al decesso. La fanciulla, di nome Visas Marr, meravigliò il Signore dei Sith, poiché gli rammentò un tempo lontano nel quale subì la medesima sorte. Fu condotta dunque sulla Ravager e curata. Al suo risveglio, Visas interpellò Nihilus sulle motivazioni che indussero il flagello di Katarr a risparmiare una singola vita. Nella cacofonia del silenzio, lui le mostrò una galassia caotica e ignorante nella Forza: un paesaggio distopico nel quale il Signore della Fame si ergeva come palafreniere dell’ordine. La visione arse le orbite oculari della Miraluka e si prostrò al nuovo padrone, asservendosi completamente alla sua solennità. Visas acquisì il titolo di Mano dell’Ombra, allieva di Darth Nihilus e diretta esecutrice del suo volere, instaurando così una Catena della Forza.

L’ultima Jedi e la Guerra Civile di Onderon

Nel 3951 BBY Nihilus captò un’insolita perturbazione nella Forza. La Jedi Esule Meetra Surik, coadiuvata da Kreia nella lotta contro gli Assassini Sith di Sion, pianificò la ricostituzione dell’Ordine Jedi, rintracciando gli ultimi maestri sfuggiti allo sterminio di Katarr. La Jedi esacerbata dalle Guerre Mandaloriane, recava con sé il fardello di eventi trascorsi, i quali ne trafissero crudelmente l’animo, costringendola a ricusare la Forza per la propria sopravvivenza. Una simile anomalia era l’involuta attuazione di una Ferita nella Forza capace di disattendere qualsivoglia vaticinio.

Darth Nihilus irrequieto inviò pertanto Visas a intercedere nella missione di Surik per eradicare solertemente una futura ostilità. L’incontro tra le due avversarie fu conciso, con la giovane Miraluka inesorabilmente soverchiata dalla perizia combattiva della Esule, la quale tuttavia le mostrò misericordia. Trasecolata dalla purezza di un gesto che mai in precedenza carezzò la sua persona, Visas si votò alla Jedi, donandole la propria vita nella campagna contro i Sith.

Dxun (sinistra), il satellite maggiore di Onderon, che ospita la tomba del Signore Oscuro dei Sith Freedon Nadd (destra), che tiranneggiò sul pianeta intorno al 4400 BBY.

Frattanto il Signore Oscuro rivolse l’attenzione verso Dxun, la luna boscosa del pianeta Onderon, ove giacevano le spoglie dell’antico Signore dei Sith Freedon Nadd. Il proposito di Nihilus era l’esecuzione di un rituale presso la tomba del defunto autocrate di Onderon, un nexus del Lato Oscuro, affinché potesse intensificare le correnti maligne che conculcavano il pianeta attiguo e infine nutrirsene. Difatti, la capitale planetaria Iziz era prossima alla guerra civile, con crescenti sedizioni verso la repubblicana Regina Talia e perorate dal separatista Generale Vaklu. Un terreno congeniale e prolifico nel quale piantare i semi di un imminente raccolto.

Siglata un’alleanza col generale onderoniano e insediati i propri Stregoni Sith nel sepolcro di Nadd, Darth Nihilus fomentò in segreto i tumulti di Iziz e la guerra civile deflagrò. Gli scontri furono brutali e contarono molte vittime, con la capitale in procinto di capitolare. Il destino di Onderon sembrò ineluttabile, finché Meetra Surik, coalizzatasi con i Mandaloriani locali, accorse in ausilio della regina e sventò definitivamente la sovversione, insieme ai piani di Nihilus.

Il crepuscolo della Forza e la Fame insaziabile

Quando Kreia si rivelò quale Darth Traya agli ultimi Maestri Jedi, ricongiuntisi alle rovine dell’Enclave su Dantooine, fu compiuto il cruciale scacco alla Forza. Con tracotanza la Signora del Tradimento prosciugò la vita dei Jedi, usufruendo delle tecniche sacrileghe di Malachor V, afferenti alla Fame di Nihilus. Gli ingranaggi delle sue machiavelliche macchinazioni erano finalmente entrati in rotazione e il requiem di Traya alla Forza avrebbe riecheggiato nella galassia. Ultimato il massacro dei Jedi, soltanto i Sith permanevano ad arginare la rapinosa piena dell’avvenire, pronta a infrangersi nel campo metafisico.

Grazie alla delazione sull’evanescente presenza di un’accademia Jedi su Telos IV riferita da Kreia, il Colonnello Tobin, ex-sottoposto del Generale Vaklu, provvide ad avvisare subito Darth Nihilus. Smanioso di consumare un altro convito pantagruelico dalla distruzione di Katarr e di rivalersi sulla perdita di Onderon, Nihilus non indugiò a irrompere nello spazio telosiano e attaccò la Cittadella. La stazione spaziale in orbita geostazionaria attorno a Telos, era il fulcro del progetto Ithoriano di ripristino planetario, dopo il bombardamento inferto dalla flotta di Darth Revan nella Guerra Civile Jedi (3959 – 3956 BBY). La sua decaduta avrebbe comportato gravi ripercussioni su tutti i mondi spezzati dal conflitto. La Battaglia di Telos IV fu teatro di scontri sanguinari che quasi condussero la Cittadella a precipitare sulla superficie del pianeta, tuttavia l’intervento tempestivo della Jedi Esule e del fronte coeso Repubblicano-Mandaloriano respinse provvidenzialmente gli invasori, fino all’abbordaggio della Ravager.

Darth Nihilus contempla Telos IV con la Cittadella dal ponte della Ravager. Un pianeta è un lauto convivio per l’ineffabile predatore, benché effimero.

La carestia dell’inganno

Il campo per il confronto finale era ormai imbastito e l’oscuro divoratore di mondi attendeva flemmatico sul ponte dell’ammiraglia, stagliandosi sull’inerme pianeta di cui pascersi. Collocati taluni ordigni protonici in angoli strategici dell’astronave non-morta, Meetra Surik si presentò al cospetto di Darth Nihilus, scortata da Visas Marr e Mandalore, il Preservatore. Il Signore della Fame non tardò a impiegare la propria tecnica sulla Esule, tuttavia quella Ferita nella Forza erratica che aleggiava nei suoi incubi era il vessillo di un tradimento fatale. La Fame si ritorse contro il Signore dei Sith, giacché nulla poteva recidere un Legame con la Forza inesistente e tale detrimento lo debilitò irreversibilmente.

Circuito da Traya, per essersi lasciato trascinare dove non avrebbe fagocitato alcun Jedi, e irato, Nihilus sguainò la spada laser e affrontò i tre contendenti in un virtuosistico duello draconiano. Troppo possente, persino dopo essere stato logorato dal proprio potere, il Sith stava per prevalere finché Visas non offrì la propria vita. In un ultimo sforzo di devozione verso la Jedi che la instradò sull’amena via dell’emendazione, la Miraluka concentrò la mente e la Forza in una profonda meditazione solipsistica. Appellandosi al Lato Chiaro, ripercorse le memorie odeporiche della propria vita, alla ricerca di se stessa e dei legami che aveva stretto e perduto. Realizzando i traguardi conquistati al fianco di Meetra Surik, la sua bussola morale virò verso un nuovo stato di autocoscienza, che tranciò la Catena di Forza che la ghermiva all’ex-maestro.

La sconfitta di Darth Nihilus per mano di Meetra Surik, Visas Marr e Mandalore, il Preservatore.

Il Signore Oscuro soffrì allora una pena viscerale attraverso la Forza, il medesimo supplizio che inflisse a innumerevoli esistenze, le quali come anime vendicative sembrarono giunte a reclamare giustizia. Nell’imperscrutabile abisso che la Fame aveva scavato nel Sith fino a fendere una Ferita nella Forza, egli fu inghiottito dal suo stesso vortice vorace nell’oblio. Il trio sferrò così il colpo di grazia e Darth Nihilus perì, dissolvendosi in una nube cremisi di malvagità. Le cariche sulla Ravager furono detonate e dell’esercito di ombre nulla rimase, incatenato al fato del sovrano. Lo spirito di Nihilus tuttavia permase nell’armatura e i suoi resti furono sepolti su Korriban, cosicché il nexus del Lato Oscuro, nonché dimora degli antichi Sith, ne garantisse la sopravvivenza nel piano fisico. Il Signore della Fame avrebbe taciuto al fluire delle ere, solitario e inappetente per l’eternità.

La Valle dei Signori Oscuri su Korriban, ove riposano i più eminenti e antichi Signori dei Sith.

Dove i veri Sith pazientano

La verità che soggiace agli insegnamenti dell’Accademia di Trayus preconizza insidie aberranti, eredità di un Impero Sith in agguato nelle Regioni Ignote. I Jedi caduti al Lato Oscuro, che si susseguirono nella galassia per secoli dalla Grande Guerra Iperspaziale (5000 BBY), sono meramente sedicenti Signori dei Sith che emularono le gesta dei precursori originali, anelando a carpirne i segreti più reconditi. Le nequitose arti alchemiche per manipolare i Legami con la Forza e imbrigliarne il potere, delle quali il Dolore di Sion e la Fame di Nihilus sono blande imitazioni, scaturiscono dalle disamine dell’Imperatore Darth Tenebrae (Vitiate). Approntando un rituale di dimensioni globali sul mondo di Nathema, l’Imperatore assorbì le energie vitali di ottomila Signori dei Sith, uccidendo de facto la Forza e la vita sul pianeta. Tali pratiche profilano la fine della galassia, dell’universo e della Forza stessa.

La Città di Kaas, capitale del pianeta Dromund Kaas, ove risiede L’Imperatore Immortale Vitiate.

Revan e Malak, alla conclusione delle Guerre Mandaloriane, subodorarono un’ermetica influenza malefica proveniente da recessi della galassia, rea delle battaglie che scossero plurimi sistemi. Gli eroi di guerra ripercorsero dunque la traccia fino alla scaturigine e svelarono la presenza di un sempiterno Impero Sith sul perduto pianeta Dromund Kaas. Una minaccia concreta contro la quale occorreva agire perentoriamente, per il bene del creato.

Le Catene della Forza e la Fame

L’instaurazione di Legami tramite la Forza è il sostrato di un potere immenso. Poiché la Forza opera attraverso le connessioni con gli esseri viventi, intercedere nella correlazione tra l’universale e il contingente travalica qualsivoglia nozionismo, Jedi o Sith. Le Catene della Forza sono sintomatiche di un’indissolubile affinità ideologica ed emotiva tra individui e ne influenzano reciprocamente le prospettive esistenziali. Il molteplice diviene unità nella Forza e tale legame non può essere disgregato, tranne con violente distruzioni di massa o divergenze morali tra le parti, che ne inficino l’armonia. Tra due enti (Diade della Forza) la disgiunzione può risultare letale (si rammenti Darth Nihilus), tra molti invece un’insanabile Ferita nella Forza.

Il campo metafisico è come un levo tessuto che si adagia sul tutto: dona protezione o irretimento, calore od oppressione. Ondeggia sui venti del destino e talvolta può venire lacerato dalle sue burrasche. Gli Echi emessi dalle Ferite sfibrano la trama della Forza e possono cagionarne l’estinzione. La Fame di Nihilus si cibava dei legami tra la vita e la Forza, per colmare un baratro oscuro che dietro la maschera candida mai avrebbe trovato sazietà. Solamente ciò che si affranca dalla Forza può sopravvivere al flagello della stessa. Meetra Surik incarnava questo ideale: l’assoluta e convinta volontà di vivere oltre la Forza. Un miracolo per la vita, un anatema per la brama.

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