Leia e Carrie
Un Volto, Due Donne
Leia Organa, la Principessa di Alderaan esordì sul grande schermo nel film STAR WARS (1977, di George Lucas).
Conosciuto per decenni in Italia col nome di Guerre Stellari, dal 1997 è noto come “Star Wars Episodio IV – Una nuova speranza”.
Il nuovo titolo e la numerazione a caratteri romani fu imposta globalmente dallo stesso Lucas solo in vista della nuova Trilogia Prequel, che si accinse a girare a metà Anni ‘90 e che avrebbe visto il suo debutto nel 1999 con “Star Wars Episodio I – La minaccia fantasma”.
Il titolo “Una nuova speranza” si riferisce tanto al gemello di Leia, Luke Skywalker, quanto alla stessa principessa di Alderaan.
Presentata nella trama come tipica principessa da salvare, Leia scardinò, non appena entrò in scena, questo stereotipo, dimostrando di avere coraggio da vendere e anche una lingua tagliente, che avrebbe fatto impazzire tutti, sia i personaggi della saga sia i fan.
Leia Organa rappresentò da subito l’indipendenza, il coraggio e la tenacia declinati al femminile.
Era un politico e una leader – quasi impossibile trovarne nella realtà del 1977, quando le donne erano relegate al ruolo di silenziose consorti, segretarie o al massimo consigliere.
Leia non ha paura nemmeno di Vader
Leia era giovanissima e tanto indomita da non arretrare di fronte alle accuse di tradimento ringhiatele contro da Lord Darth Vader.
Tanto nella realtà quanto nella finzione del film Leia fu un calcio in faccia a chi aspettava una principessa tutta tremante.
Quando Luke Skywalker, per primo e Han Solo, poi, se la ritrovarono di fronte, Leia si dimostrò tutt’altro che disponibile ad essere considerata una piccola ragazzina inerme, facendo prima battute sull’altezza di Luke e poi sul mitico Millennium Falcon, irritando non poco Han.
In Episodio IV, Leia di fatto assumerà il comando del salvataggio di sé stessa e dei suoi salvatori.
Il nascente fandom maschile la vedrà a lungo come una coraggiosa principessa con la puzza sotto il naso e la lingua troppo affilata.
Sulle donne Leia non avrà invece presa immediata, proprio per quella indipendenza e determinazione che nel 1977 appariva loro scandalosa – in cui poche si riconoscevano.
Leia e Carrie, Due donne vissute in parallelo
Leia tuttavia contribuirà nella realtà del nostro mondo all’evolversi del genere, tanto da restare portatrice di nuovi valori e obiettivi importanti per le donne – e tempo qualche anno il suo volto sfilerà nei più importanti cortei a difesa dell’emancipazione femminile.
Per effetto di questa rivoluzione, il fandom femminile di Star Wars crebbe ed è oggi una realtà importante.
Leia arriverà a diventare un’icona femminista mondiale, tanto che molto spesso la vedremo in manifestazioni a favore dei diritti delle donne in ogni nazione.
Sui social ci vorrà un po’ di tempo in più, ma le donne ispirate da Leia prenderanno il loro posto e il loro peso nelle discussioni sulla Saga.
Leia figlia adottiva
Figlia adottiva della regina di Alderaan, Breha e del viceré Bail, come sappiamo Leia era la gemella di Luke.
Ella è nata dall’amore segreto e proibito tra Anakin Skywalker, poi divenuto Darth Vader, e la senatrice Padmé Amidala Naberrie, ex regina di Naboo, pianeta d’origine anche di Palpatine.
Leia, in origine, doveva essere un punto di forza dell’Alleanza ribelle e un possibile interesse amoroso di Luke Skywalker.
Soltanto successivamente si pensò di farne la sorella gemella di Luke, con un retcon che è stato apprezzato da gran parte del fandom.
La giovane principessa, prima di questi eventi, credendosi perduta, arrivò a lasciare i piani della costruzione della Morte Nera dentro al droide R2.
Il piccolo droide riesce a fuggire insieme all’amico 3PO, atterrando per caso su Tatooine, dove appunto incontreranno Luke.
Carrie e il suo difficile rapporto con i genitori
Anche Carrie Fisher era figlia di qualcuno di molto famoso, nel nostro mondo, ovvero Debbie Reynolds, considerata per anni la fidanzatina d’America, per tutta una serie di commedie rosa da lei interpretate.
Il padre, invece, era Eddie Fisher, celebre attore e cantante, che non perse la sua fama di bravo ragazzo quando finì per lasciare moglie e figlia, che aveva solo 3 anni, per Elizabeth Taylor.
Carrie Fisher, come Leia, ebbe un pessimo rapporto con il padre Eddie, proprio per il suddetto abbandono, tanto che arrivò a perdonare prima l’amante del padre, Elizabeth Taylor.
Con Eddie si riconciliò solo quando l’uomo era malato terminale.
Cartoline dall’inferno fu una sorta di autobiografia
L’attrice riuscì ad avere una buona carriera, sia in ambito cinematografico, sia come scrittrice, dove raccontò parte del suo vissuto personale, cambiando solo i nomi, in particolare in “Cartoline dall’Inferno”.
Il romanzo che diventerà un film con protagonista Meryl Streep, rivelerà al mondo anche la fragilità di Carrie e la sofferenza per la natura bipolare della propria psiche. Un fatto che colse tutti impreparati, tranne lei – che invece cominciò a reagire mostrando il dito medio a chiunque tentasse di farla sentire inadeguata.
Similmente a Leia, Carrie Fisher fu una sorta di “principessa americana”, cresciuta negli ambienti della Hollywood che contava quando soprattutto la mamma Debbie era attrice famosa e richiesta.
Carrie era come Leia molto colta – tanto che destò sorpresa la sua intervista alla tv francese durante la quale sfoggiò la padronanza della lingua, in occasione del tour promozionale per Star Wars.
Le molte tappe di quel tour misero in evidenza una sensibile distanza tra i suoi modi aristocratici e gli atteggiamenti più pop dei due co-protagonisti Hamill e Ford.
Questo permise a Carrie di rappresentare Leia in tutti i modi in cui l’abbiamo conosciuta nella Trilogia Classica: dalla candida ma tenace senatrice ribelle in Episodio IV, alla leader e principessa innamorata in Episodio V, alla combattente sul campo di Episodio VI – film in cui fa tutt’oggi scalpore la bellezza fin troppo svelata nel suo costume da schiava.
Carrie detestò quel costume, scomodo, estremamente scoperto, sinonimo di una schiavitù che nega diritti, dignità, ed espone ad attenzioni non desiderate. Ricordiamoci di questo quando ammiriamo Leia Schiava.
Leia e Carrie icone femministe
Leia che si ribella e uccide il proprio oppressore/molestatore è un inno alle donne che combattono da sole contro chi le vorrebbe ridurre a meri oggetti sessuali, senza una volontà propria.
Come ogni principessa e giovane altolocata, anche Carrie dovette fare i conti col dolore: quello per l’abbandono di suo padre fu il primo, poi arrivò una lunga serie di relazioni in cui cercò rifugio – senza trovarne.
Infine emerse la sua fragilità di donna e il dramma del bipolarismo, che la accompagnerà fino alla scomparsa prematura nel Dicembre 2016.
La malattia però non piegherà la forza di Carrie Fisher, che la affronterà da donna e da autrice riuscendo a trasferire parte di quella fragilità in ogni sua opera – soprattutto nella Leia dell’Era Sequel.
Carrie collaborerà infatti con i registi JJ Abrams e Rian Johnson nella scrittura del proprio ruolo in Episodio VII e VIII.
Ci regalò una Leia sconfitta dalla vita eppure indomita – determinata a riavere indietro quel figlio che non ha saputo ritrovare.
Ella lo percepisce attraverso la Forza leggendone l’ostilità e al tempo stesso l’apprensione per la madre.
Tuttavia non può avvicinarsi a lui perché schieratosi col nemico che è tornato a minacciare la libertà nella galassia.
La Leia Sequel scritta da Carrie Fisher è talmente diversa dalla se stessa Classica da non essere riconoscibile agli occhi del fandom storico.
Parte della responsabilità è stata senz’altro della regia, che non si è soffermata a tradurre in immagini le sensazioni private del Generale Organa.
Ha puntato più sui momenti autorevoli che sulle interazioni tra Leia e le connessioni con la Forza.
In Kenobi – Vivien Lyra Blair
Prima di continuare a parlare di Carrie Fisher e di Leia nei sequel, vorremmo spendere due parole per la piccola Vivien Lyra Blair nella controversa serie Kenobi.
Questa serie ha avuto visualizzazioni record ma non è stata accolta benissimo dalla critica e dal fandom.
Vivien Lyra Blair ha interpretato Leia in fase pre-adolescenziale, mostrandone già le caratteristiche per cui è conosciuta.
Leia in Kenobi, infatti, è chiaramente un misto tra l’intelligenza e il cuore di mamma Padmé e la sfrontatezza e il coraggio di papà Anakin, come le dice anche lo stesso Obi-Wan.
C’è chi l’ha definita una rompiscatole petulante, dimenticandosi che Leia è sempre stata così.
Leia non è mai stata una principessa da abitini da sera e regole di corte assurde.
In lei si potrebbero vedere principesse e regine moderne come Lady Diana, Caterina Sforza, Anne Boleyn e Eleonora d’Aquitania.
Donne intelligenti, ribelli, sfrontate e timide a loro modo.
Se qualcuno si aspettava di vedere una piccola Leia tutta perfettina, ha completamente travisato il personaggio.
La serie Kenobi ha molti difetti ma la caratterizzazione di Leia è assolutamente azzeccata, sia per la scrittura che per l’interpretazione di Vivien Lyra Blair, che pareva una Carrie Fisher in miniatura.
Il recast è dunque possibile purché il personaggio sia scritto bene e l’attrice o l’attore scelta/o, oltre ad avere un grande talento, somigli fisicamente all’originale, come è successo per Vivien Lyra Blair.
Nei sequel – Visione Maria Pia Leone
In tal senso Rian Johnson ha fatto un lavoro più preciso, sfruttando la narrazione centrale di Episodio VIII per approfondire la personalità dei personaggi principali;
Infatti si focalizza sulla Leia madre, a cominciare dal momento in cui percepisce la vicinanza del figlio e crede in fine che sia stato lui a tentare di ucciderla durante l’attacco al ponte dell’ ammiraglia ribelle Raddus.
È il momento in cui attraverso la regia riconosciamo la volontà che permette a Leia di affidarsi alla Forza e tornare alla nave in difficoltà.
Allo stesso tempo percepiamo il dolore che la dilania e che le impedisce di reagire – abbandonandosi ad un oblio.
Tale oblio si interrompe solo quando suo fratello Luke si riapre alla Forza e si palesa a lei su Crait, portandole speranza per la Resistenza e per Ben.
Per parte del fandom resta invece ancora nebulosa la motivazione per cui Leia accoglie e si lega alla giovane Rey dalla fine di Episodio VII agli eventi di Episodio IX.
Leia anaffettiva?
Una affettività nata improvvisamente e senza una costruzione nel tempo, manifestatasi perché dopo il loro primo incontro Rey e Ben si riconosceranno quali Due Che Sono Uno nella Forza –
Uno stato reso evidente in Episodio VII, reso esplicito in Episodio VIII e poi riconosciuto nel IX attraverso la Diade.
Leia dunque percepisce Rey come fosse suo figlio Ben, la “riconosce” al primo sguardo e attraverso Rey fa ciò che non è riuscita a fare per il sangue del proprio sangue: guidarla lungo le vie della Forza.
Purtroppo la morte prematura di Carrie non le ha permesso di partecipare alla costruzione del suo ruolo in Episodio IX – film in cui Leia avrebbe dovuto essere centrale ai fini della trama.
Chi ha scritto dunque Leia IX ha reso la principessa generale piuttosto ambigua e anaffettiva nei confronti del figlio,
Ha tenuto il ragazzo in silenzio e lontano dalla lotta finale.
Inoltre non ha impedito che fosse fraintesa la scelta finale di Rey – quel volersi presentare al mondo come Skywalker per onorare le idee e i valori che quel nome rappresenta
Invece c’è chi ha visto il tutto come un imporsi dopo essere sopravvissuta alla morte della dinastia nata dalla Forza.
Nei sequel – Visione Lune – Silvia – Bleu Chevalier
Ci sono stati momenti in cui si è rivista Leia com’era nella trilogia classica, altre volte no ma non si poteva né si doveva pretendere che la donna rimanesse totalmente uguale a se stessa, considerando i drammi che ha passato.
Tuttavia vi sono alcune cose che lasciano perplesse.
Da ciò che sappiamo, Leia non fa nulla per fermare la fuga del fratello dopo il fallimento con Ben né prova a fermare nemmeno questi.
Leia ci mette diverso tempo per mettersi a cercarlo e ci mette altrettanto per riuscire a trovarlo, il tutto grazie all’aiuto di R2, il quale sembra essersi spento e poi riacceso per qualche oscuro motivo, non solo per non far trovare l’amico.
La scrittura di Leia nella sequel presenta diverse contraddizioni, proprio come Luke e Han e l’intera trama di questa terza trilogia.
In ambito privato Leia risulta troppo fredda e distante, se non con Rey e Chewbacca.
Leia e Luke, la vera storia d’amore di Star Wars
Ad esempio, solo per qualche istante sembra ritrovare l’intenso legame con l’adorato gemello Luke: meraviglioso il contatto telepatico tra i due quando la donna è ferita e i due si chiamano a distanza.
E dolcissimo il loro ritrovarsi, a distanza di anni, con poche sentite parole, dove alla fine Luke bacia dolcemente sulla fronte l’amata sorella.
Inoltre Leia è l’unica ad essersi accorta di come Luke non fosse realmente presente su Crait, a riprova di quanto il loro rapporto fosse rimasto la reale storia d’amore di Star Wars.
Una storia che va al di là del legame di sangue e affonda le radici nella Forza.
Spiace, purtroppo, che la morte prematura della nostra amata Carrie Fisher, ci abbia privato di veder completato il suo cammino nella sequel.
Personalmente avrei preferito un recast, grazie all’aiuto di Billie Lourd, che è stata così brava a rendere Leia come controfigura.
Nelle poche scene di The Rise of Skywalker in cui vediamo Leia, questa sembra essere già un essere ascetico, legato più alla Forza che al mondo terreno, dando consigli alla resistenza non come un essere umano.
Leia essenziale per la redenzione di Ben
Avremmo tanto voluto vedere Leia riconciliarsi meglio con il figlio Ben, non solo attraverso Rey, che usa le ultime energie della donna per salvare il giovane Solo.
Come avremmo desiderato vederla riconciliarsi con il padre naturale Anakin ma sarebbero serviti tutti e tre i film per questo.
Perdonare un uomo come Anakin, che è stato un genocida e ha distrutto in primis la famiglia che sosteneva di voler proteggere, non è facile.
Lo sa bene Luke, il quale ha dovuto vincere la giustificata rabbia che provava contro di lui e compiere un sacrificio di estremo amore, cosa che farà anche per il nipote, pur di spingerlo a redimersi.
Leia, come ultimo gesto d’amore, da tutto al figlio Ben, attraverso Rey ma non sappiamo se è riuscita a perdonare il padre e non si sa se lo sapremo mai.
Leia e Luke meritano un incontro con i genitori naturali, se non nel mondo dei vivi, almeno nel mondo al di là della Forza.
Per Carrie Fisher sarebbe stato catartico poter perdonare Anakin sullo schermo.
Sarebbe stato come chiudere il cerchio con il proprio difficile passato.
Non dimenticate che potete trovare GuerreStellari.Net su Facebook, Instagram, Twitter, Twitch e YouTube, non solo per assistere, ma anche per partecipare attivamente alle nostre dirette con ospiti davvero speciali!
Vi ricordiamo inoltre che se siete dei veri appassionati di Star Wars ed amate il Fandom, potete liberamente seguirci ed intervenire con tanti altri appassionati sul nostro canale Telegram e il nostro gruppo Facebook!