Concorso Star Words 2003
Tra Ottobre e Dicembre 2003, guerrestellari.net aveva organizzato un concorso letterario dedicato alle fanfiction.
Durante la manifestazione: Immaginaria – Giochi Sforzeschi 2003 a Milano, era avvenuta la premiazione dei migliori racconti, in seguito alla pubblicazione della classifica, che riportiamo di seguito:
Classifica finale
- 1° Classificato The Conflict within – Paolo d’Alessandro
- 2° Classificato Tehuthi – Sara Guarnieri
- 3° Classificato L’ombra del passato – Chiara “ADV” Sandroni
- Fuori concorso – Menzione all’originalità Darth Vader in riabilitazione – Giorgio “TK274” Sancristoforo
- 4° Classificato – La favola del folle – Niccolò “Oliner Toljens” Piccinni
- 5° Classificato – Nuovo Ordine – Giovanni “John Hunt” Oro
- 6° Classificato – Prigioniera sulla Morte Nera – chiara5m
- 7° Classificato – Amici per l’ultima volta – Alessandro “Gunmm” Bottin
- 8° Classificato – Un nuovo maestro, un nuovo allievo – Monja “Data” Ciceri
- 9° Classificato – Rotta verso Hoth – Elena “elli” Visentin
Riproponiamo volentieri gli scritti di questi fan, che meritano di rimanere nelle memorie di guerrestellari.net
L’Ombra del Passato – Chiara “ADV” Sandroni
Aveva ripreso il controllo del suo Tie Advanced e si allontanava dal luogo dell’esplosione. I detriti, che fluttuavano nello spazio, erano ovunque: alcuni erano in fiamme, altri andavano alla deriva nell’oblio universale.
Per vent’anni avevano lavorato a quell’inferno di metallo: doveva essere l’arma segreta dell’Impero, il simbolo del loro dominio incontrastato su ogni Pianeta e ogni forma di vita della galassia. Qualcosa, però, aveva fermato il loro piano: qualcosa di inaspettato, insospettabile, imprevedibile: un uomo.
Ma non si trattava di un uomo qualsiasi: il pilota che, con due colpi precisi, aveva sconfitto la gigantesca base spaziale, era dotato di un potere, ormai raro nella galassia: egli percepiva, sentiva e si faceva guidare dalla Forza.
Il Signore Oscuro, ormai naufrago sulla sua nave, aveva avvertito il potere in quel pilota e ora il suo obbiettivo era trovarlo e distruggerlo: Darth Vader, fedele servo dell’Imperatore, consultò il computer di bordo per individuare il più vicino avamposto imperiale: inserì le coordinate della sua posizione e attese il risultato della ricerca. Il navicomputer indicò Malastare come Pianeta più vicino: dopo aver stabilizzato i dati per il salto a velocità luce raggiunse in breve tempo l’orbita del Pianeta. Si mise in contatto radio con la base imperiale.
– Tie Advanced 1138. Preparate una piattaforma di atterraggio! – ordinò alla guardia imperiale che ricevette il segnale.
– Lord Vader – rispose con tono terrorizzato il soldato – la piattaforma 9A é pronta per l’atterraggio.
Sull’attenti, con il blaster saldo tra le mani, quattro assaltatori attesero l’atterraggio del Tie. Seguirono la manovra della nave, che, con estrema precisione, scese al centro esatto della piattaforma. Il portellone laterale dell’abitacolo si sollevò con un movimento meccanico e, contemporaneamente, venne rilasciata la scaletta di uscita. Dal vano motori del veicolo si alzò una grande fumata e, tra nebbia e vapore, apparve Darth Vader: la possente armatura rendeva la sua figura ancora più minacciosa e la maschera nera che ricopriva il suo volto gli toglieva ogni umanità: era una macchina, una terribile macchina piena d’odio.
Anche il suo portamento non era umano, eseguiva grandi falcate regolari, tenendo fisse le mani, ricoperte da grandi guanti neri, al cinturone, a cui era appesa la spada laser rossa. Non prestò attenzione ai quattro soldati che lo attesero: si diresse verso l’entrata della base, dove imboccò il lungo corridoio che portava alla sala comando centrale: si trattava di un’ampia stanza di forma circolare, costituita da un’enorme vetrata, da cui si aveva il pieno controllo dell’ hangar: due ufficiali controllavano il traffico aereo utilizzando gli avanzatissimi impianti di controllo e i radar.
Il comando della base era affidato al Capitano Arthur Needa, un uomo di statura medio-alta, dal portamento elegante e lo sguardo tagliente. Il Capitano si volse di scatto in direzione di Darth Vader, salutandolo cordialmente.
– Lord Vader – disse nervosamente il Comandante – mi sono giunte voci su un disastro – che cosa é accaduto?
Vader volse la testa verso il suo interlocutore, con aria truce – La Morte Nera é stata distrutta, non ci sono superstiti: da questo momento in poi sarò io il vostro Comandante in capo –
– Ma, Milord – rispose l’ufficiale – quella nave da battaglia era indistruttibile, come é potuto accadere? – Tu non conosci la potenza della Forza – replicò il Signore Oscuro – Non vi é arma che sia in grado di contrastarla. Ora mi ascolti bene, Comandante, voglio che vengano convocati i migliori cacciatori di taglie della galassia. Li voglio al mio cospetto entro un giorno!
– Come desidera, Milord – farfugliò Needa.
Le parole dell’Oscuro Signore non lasciavano possibilità di replica, così, dopo che lasciò la stanza, Needa aprì una linea di comunicazione e inviò un messaggio di reclutamento richiedendo che entro 10 ore tutti i cacciatori di taglie in ascolto si dirigessero alle coordinate da lui scandite.
Vader, dirigendosi in gran fretta verso la sala delle comunicazioni, ordinò ad un assaltatore di metterlo immediatamente in comunicazione con Imperial City: aveva bisogno urgente di mettere al corrente l’Imperatore di quanto era accaduto.
La proiezione olografica dell’Imperatore Palpatine apparve dal nulla: egli indossava una tunica nera, che lo copriva da testa a piedi, lasciando un piccolo spiraglio per i terrificanti occhi gialli e diabolici. Intorno agli occhi le rughe storpiavano il suo viso, ormai segnato indissolubilmente dal Lato Oscuro della Forza. Una voce lugubre, sottile e tenace giunse cupa da quella proiezione:
– Mio apprendista, quali sono i tuoi piani?
Vader, inginocchiato di fronte alla solenne figura del suo Maestro, rispose, con voce metallica:
– Mio Signore, devo trovare colui che si é intromesso nei nostri piani. Ho sentito molto potere in lui: devo trovarlo e distruggerlo
– Pazienza, amico mio, nessuno riuscirà ad opporsi al Lato Oscuro della Forza. Quello che è accaduto è sconveniente, ma nessuno può rovinare i nostri progetti: uccidi quest’uomo e poi, insieme, ci occuperemo di quella patetica insurrezione ribelle.
– Come desideri, mio Padrone. – fu la risposta, secca e decisa di Vader, che andò ad attendere l’arrivo dei cacciatori.
Tra le rocce vulcaniche di Sullust si nascondeva la base ribelle, mimetizzata da uno spesso strato lavico che si apriva e chiudeva a comando, previo invio di un codice di accesso. All’interno la struttura era piuttosto decadente: i grandi ambienti dai soffitti alti erano usurati dal tempo e ovunque erano presenti crepe nei soffitti, mentre fili elettrici in disuso pendevano dagli apparati elettronici disposti lungo le pareti.
Dalla sala di controllo, ubicata al centro della base, si diramavano lunghi corridoi che portavano agli alloggi dei ribelli e all’ampio hangar in cui, tra astronavi in riparazione, in partenza e in arrivo, c’era un gran andirivieni di addetti alla manutenzione, operai e piloti della flotta che trafficavano con i veicoli.
L’Hangar era dotato di un portellone che si muoveva su un treno elettrico comandato a distanza. Il portellone veniva attivato dalla sala controllo dell’ Hangar, il cui accesso era riservato ad un numero limitato di persone di assoluta fiducia: l’ammiraglio Extris, comandante della base, due soldati scelti e il supervisore dell’ Hangar: Dess Lopter.
Dess si occupava della manutenzione di astronavi, droidi e di tutti i macchinari che transitavano per l’Hangar. Egli era stato, una volta, un abile pilota arruolato nelle fila imperiali: la sua collaborazione con l’Impero finì improvvisamente per gravi dissapori con un suo diretto superiore: da quel giorno venne bollato come nemico giurato dell’Impero e per molti anni visse nell’ombra nascondendosi e cambiando ripetutamente identità e residenza.
Nessuno seppe mai quali fossero stati questi problemi ed egli iniziò a dedicarsi alla manutenzione e alla vendita di prototipi e macchinari, abbandonando per sempre la carriera nell’aviazione. Venne assunto da un generale dell’alleanza ribelle che aveva saputo dei suoi vecchi screzi con gli imperiali: offrì al pilota una cifra considerevole per occuparsi di una delle loro basi nascoste nella galassia: sarebbe stato ben pagato, ma non avrebbe potuto rivelare a nessuno chi lo aveva assunto né, tanto meno, dove sarebbe andato. Per Lopter, mercenario privo di ideologie, questo lavoro era un’ottima occasione: l’unica aspirazione della sua vita era, infatti, quella di accumulare la più grande quantità di soldi che fosse riuscito ad incassare.
Dess svolgeva il suo lavoro nella base su Sullust in modo esemplare: dormiva pochissimo per controllare che ogni lavorazione procedesse nel migliore dei modi e soddisfacesse il suo cliente, senza mai trascurare alcun dettaglio. Di tanto in tanto trascorreva le poche ore libere conversando con i piloti che gli raccontavano le loro ultime missioni e le loro straordinarie avventure spaziali: fu così che venne a conoscenza della grandiosa battaglia di Yavin 4 in cui la modesta flotta ribelle riuscì a debellare la flotta imperiale e a distruggere una gigantesca arma da battaglia delle dimensioni di una luna.
Giravano differenti versioni dell’ episodio e Dess si divertiva a confrontare i diversi racconti a seconda del personale punto di vista da cui venivano interpretati. Su una cosa, però, sembravano essere tutti d’accordo: il successo dell’impresa veniva attribuito, in ogni racconto, a due grandi eroi: un giovane pilota, di nome Luke Skywalker e un contrabbandiere di malaffare, che guidava una vecchia e scalcinata nave corelliana: il Millenium Falcon.
Il primo cacciatore di taglie che si presentò alla base fu Boba Fett, un mandaloriano che offriva i suoi servigi al miglior offerente.Il suo volto era coperto da un casco e il corpo da un’armatura verde, visibilmente rovinata dal tempo. Venne scortato all’interno della base da due Stormtrooper che lo affiancarono dal momento in cui scese dalla sua nave: lo Slave 1, in apparenza un normale veicolo Firespray, ma, grazie ad alcune modifiche, un veicolo in grado di raggiungere elevatissime velocità e divenire un’imponente arma da battaglia. Raggiunsero in breve tempo il livello 5-A, in cui si trovava un’ampia stanza vuota, senza finestre. Darth Vader, al centro della sala, era in piedi, le mani appoggiate sul cinturone e lo sguardo fisso in direzione della porta. I due assaltatori lasciarono entrare Boba Fett nella stanza e si chiusero la porta alle spalle. Fett si fermò di fronte a Vader e attese.
– Trovami la base ribelle più vicina – furono le prime parole di Lord Vader – E indicamene l’esatta ubicazione. Sono alla ricerca di un veicolo corelliano, una vecchia e rovinata nave, dotata di incredibili sorprese. Non dovrai fare vittime. Mi servono vivi. L’Impero ti pagherà bene.
– Considerate il lavoro gia svolto, Signore. – fu la risposta sintetica del mandaloriano, che, dopo essere congedato da Vader, lasciò la stanza dirigendosi verso l’hangar.
Poco dopo, a bordo dello Slave 1, Boba, in orbita attorno a Malastare, era pronto a raggiungere la velocità luce. Era da tanto tempo che non gli veniva affidato un incarico di tale facilità: quello che il suo nuovo datore di lavoro non sapeva, infatti, era che tra le fila ribelli si celava una vecchia conoscenza di Boba Fett che avrebbe diviso volentieri il bottino con lui..
Utilizzando un codice criptato, si mise in comunicazione con il suo informatore, secondo il quale, la flotta ribelle, che aveva distrutto la Morte Nera, si nascondeva sul Pianeta lavico di Sullust.
Inserì nel navicomputer le coordinate del Pianeta, poco distante dalla sua attuale posizione e, dopo poche ore di viaggio, raggiunse il luogo indicatogli. Atterrò poco distante dalla base, effettuando una manovra diversiva per raggirare i radar: la nave planò poco distante dall’ingresso principale della base, ma poco oltre ad una montagna: in tal modo i radar non potevano rilevarne la presenza. Giunse nelle vicinanze della base a bordo di uno Swoop-bike che teneva sulla nave, per i casi di emergenza. L’ora era tarda e ormai quel lato del Pianeta era completamente oscurato, dandogli la possibilità di passare inosservato. Abbandonò il mezzo poco distante dall’entrata della base, nascondendolo dentro una caverna naturale scavata nella roccia.
Penetrare all’interno della base non fu un grande problema: grazie ad un codice di riconoscimento, che il suo amico gli aveva fornito, riuscì ad oltrepassare il primo sbarramento, che non era presidiato. Possedeva una mappa dettagliata di tutta la struttura, quindi sapeva come muoversi e come eludere la sorveglianza: attraverso la rete di scarico riuscì a raggiungere l’hangar principale, muovendosi, per lo più, strisciando.
“Ottimo!” – fu il primo pensiero che balenò per la testa a Dess quando ricevette la comunicazione… – “un po’ di soldi in più non possono che farmi comodo”.
Conosceva Boba da parecchi anni e, nonostante il patto siglato con il comandante della base, era rimasto in contatto con il cacciatore di taglie: in passato il suo amico gli aveva fatto fruttare un sacco di soldi per lavoretti di piccolo conto: gli vendeva informazioni e veniva ripagato molto bene. Rischiava di perdere il lavoro fornendo al cacciatore di taglie informazioni così riservate, ma era sicuro della discrezionalità del mandaloriano: avrebbe cercato la sua preda e se la sarebbe portata via, senza lasciare tracce. Nella base andavano e venivano continuamente persone e navi: una in più o una in meno non avrebbe fatto la differenza. Fett gli aveva parlato di una nave: una vecchia nave corelliana e la descrizione non lasciava adito a dubbi: l’amico era alla ricerca del Falcon.
– Dess, vecchio mio – disse Fett, attraverso il suo comlink – sono all’interno della base
– Molto bene, Boba, ora ascoltami: dovrai attendere il calar del sole: a quell’ora gli operai si danno il cambio e tu potrai portarti via il rottame che cerchi, senza attirare l’attenzione: io mi occuperò di aprirti il portellone principale, ma devi agire in fretta. Da questo momento in poi dobbiamo evitare ogni comunicazione.
– E sia – fu la risposta di Boba Fett.
Nascosto tra due container disposti sul lato est dell’ hangar il cacciatore attendeva con trepidazione il momento di agire. Nonostante fosse gia notte, alcuni operai erano ancora impegnati e numerose astronavi atterravano in continuazione. Col passare del tempo, pero, diminuì il numero di persone: operai e piloti si ritiravano nei loro alloggi per concedersi qualche ora di riposo e le astronavi in partenza e arrivo diminuivano.
Arrivò un momento in cui l’ hangar si svuotò completamente e, finalmente, Boba uscì allo scoperto dirigendosi verso quella nave che conosceva bene… Il Falcon era posizionato poco distante dalla sua postazione nascosta: era una vecchia nave corelliana, dalla forma rotondeggiante: il tempo ne aveva consumato la struttura e ovunque penzolavano strani fili elettrici e pannelli dello scafo. Era difficile credere che un mezzo così ridotto fosse in grado di volare o di raggiungere la velocità luce.
Fett, muovendosi circospetto e guardandosi intorno col timore di trovarsi qualche spiacevole sorpresa, s’incamminò verso il veicolo corelliano, ormai convinto di aver portato a termine il proprio compito: gli mancavano solo pochi passi per salire a bordo della nave. Dess, ne era sicuro, gli avrebbe il portellone dell’ hangar: ancora qualche metro e avrebbe portato quella nave fuori di lì, portando a termine la missione. Gia si vedeva i soldi in tasca…
Ma c’era qualcuno che lo osservava dal momento in cui si era intrufolato all’interno della base…
Qualche ora prima, in un angolo dell’ hangar, Luke Skywalker stava sistemando alcuni ingranaggi del suo Ala-X, quando avvertì qualcosa di sinistro: una sensazione strana, negativa: percepiva una presenza minacciosa, furtiva e circospetta. La sensazione invece di affievolirsi andava aumentando e, continuando a lavorare sul propulsore della nave, iniziò ad osservare ciò che accadeva intorno a lui. In apparenza non vi erano anomalie e tutto andava come sempre, ma nel profondo il ragazzo sapeva che doveva stare all’erta e prestare molta attenzione: continuò a lavorare sul propulsore dell’Ala-X girandosi di tanto in tanto per trovare l’origine di quella strana sensazione, finchè a un tratto vide un’ombra muoversi dietro un Container: il movimento fu impercettibile, ma sufficiente per capire che qualcuno si nascondeva là dietro.
Continuando il suo lavoro, con la coda dell’occhio fissava il punto in cui aveva visto quell’insolito movimento e mantenne continuamente il contatto visivo: non sapeva chi o che cosa fosse, ma voleva capire come e perché quella “cosa” era penetrata nella base e si nascondeva. Ma qualcosa lo tratteneva dall’uscire allo scoperto: sapeva che l’intruso non si era accorto di essere stato individuato e Luke voleva scoprire il reale motivo della sua presenza.
Con il passare del tempo l’ hangar andava svuotandosi e Luke, continuando a tenere sotto controllo l’intruso, si nascose dentro all’abitacolo dell’ Ala-X, posizionandosi in modo tale da seguire ogni movimento sospetto. Quando non vi era più anima viva e tutti i droidi furono disattivati un’ombra si mosse dal container e un cacciatore di taglie apparve nell’oscurità. Luke lo osservò mentre si incamminava, con fare circospetto, lungo l’ampio stanzone e capì qual era l’obiettivo dell’intruso: il Falcon.
Boba era a pochi metri dalla sua “preda” quando sentì un fruscio alle sue spalle. Ciò che vide, quando si girò, lo lasciò sgomento: un ragazzo, dall’aspetto molto giovane, puntava contro di lui una spada laser.
– Che cosa stai facendo? – chiese Luke Skywalker, in tono di sfida, tenendo la vibrolama rivolta verso Boba Fett.
Con un gesto fulmineo, Fett estrasse il blaster e, puntandolo contro il giovane Jedi, sparò.
Il colpo fu, però respinto, senza fatica, dalla spada laser di Skywalker che cercò un varco per colpire l’avversario. I colpi venivano deviati dal giovane Skywalker, che, però, non riusciva a portarsi in posizione d’attacco. Nessuno dei due era intenzionato ad uccidere l’altro: entrambi cercavano di disarmare l’avversario.
– Dimmi che cosa ci fai qui o sarò costretto ad ucciderti – disse Luke.
– Non sei molto furbo, Jedi.. – fu la risposta di Fett, che, a sorpresa, si alzò in volo col suo jetpack e andò ad atterrare su un vecchio X-Wing: lo mise in moto e fuggì dall’ hangar: Leptor, nascosto in sala controllo, aveva, infatti, disattivato il sistema di bloccaggio, aprendo il portellone dell’ hangar.
– Dess, il piano e’ fallito.. non mi avevi detto che c’era un Jedi! – queste furono le prime parole che Fett rivolse al suo amico. – Chi era quell’uomo?
– Il suo nome e’ Luke Skywalker: e’ colui che ha abbattutto la Morte Nera – fu la risposta di Dess – ora passo e chiudo..non vorrei attirare l’attenzione..
Boba atterro’ con l’X-Wing nel punto in cui aveva nascosto il suo Slave I. Doveva avvisare Vader che aveva individuato la base ribelle e aveva trovato la nave e l’uomo che cercava. Aprì un canale di comunicazione a lungo raggio e fece richiesta di parlare con Darth Vader.
– Quali notizie porti? – chiese Vader.
– Milord, ho localizzato la base ribelle. E’ nascosta tra i vulcani di Sullust. Ho trovato la nave che cercavate Ho anche individuato colui che ha distrutto la Morte Nera: un Jedi.
– I Jedi sono stati sterminati, non vi e’ traccia di loro nella galassia! Stai mentendo! – rispose rabbiosamente Vader – E chi sarebbe mai questo Jedi….?
La risposta di Boba lasciò Vader senza parole e il respiro, asmatico e affannoso, che lo caratterizzava divenne più serrato. Per una frazione di secondo il Signore Oscuro perse l’equilibrio mentre udiva il nome del Jedi:
– Il suo nome e’ Luke Skywalker.
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