Star Wars The Acolyte: ep.1-2 – Il Parere dello Staff

Il parere dello Staff è una rubrica pensata per farvi conoscere le opinioni dei tanti componenti della redazione di Guerrestellari.net su diversi argomenti legati alla saga creata da George Lucas. Questa settimana le valutazioni sui primi due episodi di Star Wars: The Acolyte, la nuova serie live action.

Vernestra e Sol in Star Wars: The Acolyte

Erika Ahsoka: Non so perché, ma me lo immaginavo diverso. Non pensavo fosse già così palese la colpevolezza degli omicidi. Detto questo, mi è comunque piaciuto, tutto tranne 2 cose. Il Wookie Jedi faccio fatica a vederlo, anche in altre produzioni. E il cattivo, il Maestro. So che è presto, ma per quel poco che ho visto, e la parlata stile Venom, mi ha deluso un po’.

Voto: 8 e 1/2

Marcello Durante: Partenza tiepida. La trama è interessante e non vedo l’ora di proseguire. Ho apprezzato i protagonisti, i loro costumi e la loro interazione. Meno la messa in scena e certi aspetti della regia. Con uno stile registico più ricercato, il livello sarebbe salito a dismisura. L’introduzione del cattivissimo sembra buttata lì, quando avrebbe dovuto mettere la pelle d’oca. Colpa anche della colonna sonora. Le musiche sono del tutto prive di mordente e questo è un fattore altamente penalizzante.

Voto generoso: 7

Il dualismo delle protagoniste

RSE: Le prime due puntate di The Acolyte si ammantano di misticismo e promesse, incedendo sull’ermetico sentiero di un passato mai narrato in una serie televisiva. Tale binomio si riflette sinergicamente sull’antagonismo delle gemelle protagoniste, ognuna incagliata nel fato dell’altra. I titoli degli episodi rammentano allo spettatore la sinestesia di una visione sorda, afflitta dal dilemma di chi nella “Diade” di Osha e Mae rivesta la semantica dei vocaboli impiegati. Un dualismo che si ripercuote altresì sulla ricerca della verità, dove i Jedi scacciano i propri demoni in un’epoca di pace, mentre i Sith celati nell’ombra sussurrano i propri insegnamenti, quale il primo emistichio del rinomato Codice: “la pace è una menzogna”. Che i Sith siano ineffabili Leggende o concrete minacce, permane il vincolo cronologico della loro “estinzione” fino al 32 BBY, ma l’Alta Repubblica fonda la propria gloria sull’epicità e l’esilio delle retrocontinuità.

Voto: 7

Pedro Paradisi: The Acolyte finalmente catapulta gli spettatori in una narrazione al di fuori di quello che conosciamo, le vicende della famiglia Skywalker e tutto quello che gli ruota intorno. Questo già in partenza è un grande valore aggiunto e da lettore de L’Alta Repubblica vedere finalmente in live action una parte di quella meravigliosa epoca è uno spettacolo. Questi primi due episodi si sono rivelati però poco interessanti, belli da vedere ma scarso contenuto, mi aspettavo una marcia in più, un mistero più complesso e intricato e invece la trama sembra molto banale, quasi “da ragazzi”. I personaggi sono quasi tutti promossi, ognuno con la sua personalità intrecciandosi bene fra loro, soprattutto i Jedi, mentre per le due sorelle anche qui si rasenta la sufficienza, come se non si fossero impegnati fino in fondo. Le premesse ci sono, speriamo che la serie decolli con le prossime puntate.

Voto: 7-

Una nuova era da scoprire in live action

Samuele Pasquale Maraucci: The Acolyte è il perfetto equilibrio tra vecchio e nuovo, che permette di esplorare un’epoca della galassia ancora oscura per gli spettatori dei prodotti live action. Alcune cose potevano essere gestite meglio e con più pathos, specialmente nella seconda puntata, ma davanti a due episodi d’apertura così interessanti e promettenti c’è poco di cui lamentarsi. Mi sono addirittura già affezionato ad alcuni personaggi! Speriamo solo che continui su livelli alti e che non sprechino tutti i momenti che potenzialmente richiedono più tensione.

Voto: 7+

Mattia Campus: The Acolyte è una boccata d’aria fresca, un meraviglioso spettacolo visivo all’interno di un periodo storico della galassia lontana lontana sconosciuto da molti. I primi due episodi hanno non solo il compito di presentarci gran parte del cast principale, ma hanno anche la sfacciataggine di darci subito la risposta alla domanda tanto speculata nei mesi scorsi: chi è l’assassino? È Mae, sciocchi! Questo perché la serie non vuole perdere tempo con il ‘chi è stato’, ma si vuole concentrare sulle motivazioni che portano un assassino a diventare tale.
Le premesse per una montagna russa di emozioni ci sono tutte, ora aspettiamo con ansia di vedere il resto. Qimir, io ti tengo d’occhio.

Voto: 7


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