In occasione del venticinquesimo anniversario della creazione di GuerreStellari.net, è stato indetto il secondo Concorso Letterario, a cui ha partecipato anche il racconto “Il Sogno di Naaki”.
Il 15 giugno 2024, durante i festeggiamenti per il compleanno dello storico sito, i tre racconti che sono saliti sul podio decretato dalla Commissione Giudicatrice, sono stati premiati dalla Principessa Leia Organa, con l’assegnazione delle mitiche medaglie di “Star Wars: Una Nuova Speranza”.
Settimanalmente pubblicheremo tutti i racconti pervenuti. Questa settimana pubblichiamo la terza parte del racconto secondo classificato di questa edizione del Concorso Letterario.
Se volete leggere le precedenti, andate a questo link e a questo link
IL SOGNO DI NAAKI di Marcello Durante (terza parte)
Verità
Naaki, stretta nella morsa della disperazione, si spinse a tentare l’impensabile: imitare Dyous per usare la Forza. Sotto il peso del suo ricatto, cercò di afferrare il suo collo confidando in un potere mistico che le era del tutto estraneo. Un potere che non sapeva come scatenare. Di fatto, rimase imprigionata in quella posa innaturale e imbarazzante, senza riuscire a smuovere nemmeno un filo d’aria. La vista del padre sofferente la accecava di rabbia, ma quel sentimento non si dimostrò sufficiente a risvegliare il suo Lato Oscuro. La Forza non era dalla sua parte. Forse, non lo era mai stata. Come poteva sperare di salvare suo padre da quel destino orribile non possedendo la forza per contrastare il suo liberatore?
Così, sotto lo sguardo sadico di Dyous che si apprestava a spegnere la vita di Radev, pensò di sfruttare l’unica arma che aveva a disposizione: l’arte della contrattazione, ereditata da suo padre. Con una temerarietà che non sapeva di possedere, sfidò la sorte. “Aspetta! Non puoi ucciderlo. Io ho qualcosa che vuoi!” esclamò con voce ferma.
Lord Dyous si arrestò, allentando la presa, incuriosito dalle parole della ragazza. Rimase a fissarla con un sopracciglio inarcato, come per sfidarla a dimostrare tali affermazioni. Naaki inspirò a fondo e gli offrì la cosa più preziosa che possedeva la sua famiglia. “So dove si trova la fonte del potere della Fids” disse con tono deciso. “Te la consegnerò in cambio della vita di mio padre.”
L’oscura figura dapprima annuì, lasciando crollare a terra il corpo sfinito di Radev. Poi scoppiò in una risata fragorosa, che riecheggiò nell’astronave come un tuono impetuoso. “Brava ragazza mia…” mormorò Dyous. Poi un sorriso sarcastico si allargò sul suo volto. “Spietata, bugiarda e traditrice. Sono fiero di te!” aggiunse con una inflessione ironica.
Naaki provò immediatamente vergogna. Come aveva fatto a smascherare il suo bluff, senza nemmeno metterla alla prova?
“Non puoi conoscere la fonte della Fids” affermò Dyous stringendo i pugni. “Perché io sono la fonte. Io sono l’artefice di tutte le vostre fortune.” Con quell’affermazione mandò in frantumi tutte le speranze residue della ragazza, che restò visibilmente ferita. L’uomo, compiacendosi del suo dolore, continuò: “Sono stato io a fornire a tuo padre la formula e la componente chiave. Lui è stato per anni la mia pedina… il burattino accondiscendente di un Signore dei Sith!”
Un Signore dei Sith… Quelle parole gelarono il sangue di Naaki, che fissò Radev con disgusto. Suo padre aveva sacrificato la loro intera esistenza per servire un mostro. L’aveva resa prigioniera per entrare in affari con un predatore di un Ordine malvagio. Avrebbe dovuto sospettarlo, visto il tipo di persone che Radev frequentava…
Naaki conosceva la storia della galassia come il palmo della sua mano. Fin da bambina, era rimasta sconvolta dalle atrocità commesse dai Sith. Edificavano i loro regni sulla sofferenza altrui, calpestando ogni libertà. Affamati di potere, lasciavano solo morte e distruzione al loro passaggio. Come aveva potuto suo padre, l’uomo che tanto amava, macchiarsi di un crimine così vile, diventando loro complice?
Dyous, divertito dalla reazione di Naaki, si avvicinò a lei con passo lento. “Non temere, non sono qui per punirvi” le disse con voce melliflua. “Ho solo bisogno del tuo aiuto!”
L’affermazione del Sith lasciò Naaki ancora più sconcertata. Quali erano le sue vere intenzioni? Perché un uomo dotato di un’immensa forza aveva bisogno di ingaggiare un essere inetto come lei? Facendosi coraggio, tornò a rispondere. “Se collaborare con te è l’unica possibilità di salvare mio padre, non esiterò” dichiarò con voce sincera. “Ma esigo risposte chiare! Voglio capire meglio la natura del vostro legame!”
Con un gesto teatrale, l’uomo tirò fuori dalla tasca profonda del suo abito un comunicatore olografico. Lo poggiò su una consolle metallica situata al centro della plancia e, con un tocco leggero, lo attivò. Dall’ologramma proiettato emerse l’immagine di Dela, lasciando Naaki ancora una volta senza fiato.
“Non ti piacerebbe conoscere invece il destino di tua madre?” le rispose il Sith attraversando con le dita l’immagine olografica di Dela. Naaki continuava a non afferrare la sua strategia. Che senso aveva mostrarle quell’ologramma? Era solo un modo per distrarla o intimidirla?
“So che mia madre è viva e combatte i criminali come te!” Urlò preoccupata, cercando di allontanare i cattivi pensieri. “In un certo senso, è vero” rispose il Sith assumendo un’espressione più seria. “È viva, ma non lo rimarrà a lungo!”
Radev, che versava in condizioni critiche sul pavimento, tentò di prendere la parola: “Dyous… Lord Dyous, lascia che sia io a raccontarle l’origine del nostro rappor… della nostra collaborazione.” Il Sith acconsentì alla richiesta. Fece un cenno di assenso, incrociando le braccia, curioso di ascoltare la versione dei fatti del mercante di Fids.
Il patto infernale
Radev provò una certa commiserazione nel vedere sua figlia maneggiare nervosamente l’anello d’ebano di Dela, in attesa di sentire quello che lui aveva da dire. Pensò bene di soppesare ogni singola parola nel raccontare la sua verità. L’aveva già delusa e ferita abbastanza. Con le mani giunte in preghiera e voce sommessa, le confessò un segreto rimasto sepolto troppo a lungo.
Narrò che, poco prima del trasferimento su Neoitota, Naaki era rimasta in fin di vita a causa di un tragico incidente. A salvarla fu proprio un giovane Sith, ancora agli inizi del suo cammino verso il Lato Oscuro.
Mosso da gratitudine, pur consapevole dei secondi fini del ragazzo, Radev si sentì costretto a stringere un patto con lui. Dyous, in cambio del suo aiuto, pretese un atto di sottomissione: lealtà a lungo termine. Il Sith aveva un unico obiettivo: contrastare i piani del proprio Maestro Oscuro. Per questo, dopo aver strappato Naaki dalla morte attraverso la Forza, si assicurò un prezioso alleato nella sua lotta per primeggiare all’interno dell’Ordine. Radev rappresentava una risorsa ideale: era perspicace, intelligente e temerario. Eccelleva nella negoziazione e sembrava capace di ottenere ciò che voleva con abile diplomazia. Ciò che lo rendeva davvero unico era la sua profonda conoscenza degli oggetti legati alla Forza: era un vero esperto di manufatti antichi, che potevano rivelarsi cruciali nella sua guerra.
All’epoca Dyous era un apprendista che aveva abbracciato da poco l’oscurità, con l’intento di punire i Nikto che avevano abusato e poi assassinato la sua amata. Una volta ottenuta la sua vendetta, eliminando tutti i responsabili e le loro famiglie, si rese conto di non essere interessato alla conquista della galassia. Avrebbe voluto servire il Lato Oscuro in un modo nuovo, cercando una via diversa rispetto al suo Maestro Darth Anajma, ossessionato per il ripristino di un Impero Sith. Anajma, infatti, era disposto a fare qualsiasi cosa, anche sacrificare il suo stesso apprendista, pur di riportare i Sith al vertice della gerarchia galattica. Così, Dyous iniziò a escogitare ogni strategia possibile per eliminare il potente Maestro: quell’ossessione per il potere assoluto rappresentava una minaccia per il futuro dei Sith.
Spinto da motivazioni ben più profonde della semplice sopravvivenza, Dyous sognava di dare vita a un nuovo ordine Sith, libero dalla fallimentare ricerca di dominio galattico. Se fosse riuscito a sconfiggere Anajma, avrebbe instillato nei nuovi Sith un inedito fervore, conducendoli verso una comprensione più profonda del Lato Oscuro, orientandoli verso una nuova visione del potere diametralmente opposta a quella tracciata dagli antichi maestri. Era convinto di essere portatore di una nuova luce per i Sith, un illuminato destinato a guidare l’Ordine verso l’era della Suprema Oscurità.
Dopo aver salvato la vita di Naaki e ottenuta la leatà di Radev, assegnò a quest’ultimo un compito di vitale importanza per il suo piano: avviare il commercio della Fids su Neoitota. Iniziò a fornirgli periodicamente la preziosa sostanza, che otteneva mescolando sapientemente ingredienti naturali rari, provenienti dalle Regioni Ignote, con una manciata di polvere rossa. Quest’ultima era l’elemento fondamentale per la creazione della Fids: una cenere ricavata dalla frantumazione e cottura di cristalli Kyber corrotti tramite il Lato Oscuro. Rintracciare i Kyber rappresentava per Dyous la sfida più ardua. Privato della possibilità di depredare pianeti sacri come Ilum, controllati dai Jedi e fonte primaria dei cristalli, Dyous iniziò a esplorare la galassia alla ricerca di antichi siti Sith, per saccheggiare le tombe. Non aveva grosse alternative. Aveva pensato di pianificare attacchi isolati ai Padawan o ai giovani Cavalieri Jedi, per impadronirsi delle loro spade laser e recuperare i cristalli. Tuttavia, un’azione del genere avrebbe messo a repentaglio la sua missione, attirando l’attenzione del Consiglio e del suo stesso Maestro.
Dyous creò la Fids, correggendo gli errori nella formula fallimentare di Darth Syriou, un antico Signore dei Sith che intendeva ottenere una sostanza alchemica in grado di aumentare la sensibilità alla Forza degli esseri viventi. La Fids sfruttava l’energia dei Kyber sanguinanti per nutrire i midi-chlorian attraverso l’odio e la rabbia. Poche gocce risultavano sufficienti per attivare l’oscurità in coloro che possedevano una sufficiente predisposizione per l’utilizzo della Forza. La diffusione della Fids celava un obiettivo ben preciso: attraverso il commercio messo in atto da Radev, Dyous intendeva individuare un degno apprendista da addestrare con il quale distruggere definitivamente il suo Maestro. A tal fine, aveva impartito a Radev istruzioni ben precise: il mercante doveva dispensare la prodigiosa sostanza esclusivamente a individui che soddisfacevano rigorosi criteri fisici, economici e caratteriali. Un’accurata selezione era necessaria anche per limitare i danni collaterali e non suscitare eccessivi sospetti. Le spie di Darth Anajma erano dappertutto, per non parlare dei Cavalieri Jedi che vigilavano su gran parte della galassia conosciuta. In quelle condizioni, scovare un degno erede rappresentava un ostacolo significativo. I maledetti Jedi, con la loro subdola influenza, si appropriavano della maggior parte dei bambini dotati di poteri eccezionali, sottraendoli al Lato Oscuro e incatenandoli alla Luce. Il più delle volte, i Sith si dovevano accontentare di addestrare individui adulti, che corrompevano facendo leva sui loro sentimenti negativi. Tuttavia, gli adulti non riuscivano quasi mai a esprimere il loro pieno potenziale, poiché il legame con la Forza, in assenza di un adeguato addestramento, tende a indebolirsi nel tempo, fino a svanire del tutto. Cosa che complicava ulteriormente l’ardua ricerca.
In tutto quel tempo, Radev non riuscì mai a individuare un candidato degno di servire il Lato Oscuro della Forza al fianco di Darth Dyous. Tutti coloro a cui somministrò la Fids si dimostrarono deboli e inadatti: i più promettenti riuscivano a manifestare una sensibilità alla Forza solo per una manciata di click. Infatti, sentiva che era solo questione di tempo prima che la pazienza del Sith venisse meno.
Ma la ricerca ebbe una svolta inaspettata, che portò la Fids in secondo piano. Per uno scherzo crudele del destino, Darth Dyous rintracciò altrove il candidato ideale a fondare insieme a lui un Nuovo Ordine Sith.
Una notte, mentre era immerso nel profondo abisso della meditazione, Dyous si ritrovò catapultato nella dimensione onirica di Naaki. Era come se il Lato Oscuro stesso avesse orchestrato quell’incontro. Il Sith, restando sbalordito per l’immenso potenziale della ragazza, la osservò per diverse rotazioni, tornando a infestare i suoi sogni e studiando ogni sfumatura della sua anima: debolezze, desideri, passioni. Per corromperla e assoggettarla al potere del Lato Oscuro, tentò più volte di materializzarsi in quelle visioni. Avrebbe voluto assumere le sembianze di una figura amichevole per avvicinarla, ma si accorse che le difese psichiche di Naaki non glielo permettevano. Quella dimensione felice proteggeva la ragazza dalla maggior parte delle interferenze esterne. Si ritrovò costretto a ricorrere a un piano più brutale: utilizzando la magia oscura, iniziò a distruggere tutti i mondi idilliaci creati dal subconscio di Naaki. Così facendo, alimentò i sentimenti negativi che già albergavano in lei. Una volta trasformato quel paradiso in un deserto di gelida sabbia, fu in grado di presentarsi a lei, ma nell’unica forma che gli era permessa dalla Forza: un agglomerato di carne pulsante, simile a una Luna Rossa. Distruggere la felicità di Naaki, tramite l’annientamento del suo mondo onirico, era solo il primo atto del suo tentativo di corruzione. Dyous aveva bisogno di strapparla innanzitutto a suo padre, che la proteggeva in quella prigione dorata, sorvegliata da un esercito di mercenari, che lui stesso aveva finanziato per favorire il commercio della Fids. Per questo, escogitò un piano audace, l’unico che gli avrebbe permesso di avvicinarsi a Naaki…
Affrontare direttamente l’esercito di uomini al soldo di Radev era fuori questione: la loro superiorità numerica e la loro spietatezza rendevano impossibile una vittoria frontale. Inoltre, una strage di quella portata avrebbe inevitabilmente attirato l’attenzione dei Jedi o della Repubblica, rischiando addirittura di rivelare al suo Maestro l’esistenza della sua potenziale apprendista. Preferì giocare d’astuzia.
Conosceva ormai a fondo il suo alleato. Era consapevole che la minaccia alla vita di sua figlia fosse il suo più grande punto debole. Così lo contattò per informarlo del suo arrivo, non nascondendo affatto le sue reali intenzioni: avrebbe portato via la sua bambina, per renderla il primo Sith di una nuova generazione. Dyous era certo che il mercante, terrorizzato dalla prospettiva di perdere la figlia, avrebbe tentato una fuga disperata per nasconderla chissà su quale pianeta remoto. Avvenne quanto aveva previsto. Radev, in preda al panico, finì per allontanare Naaki da quel rifugio fortificato, il luogo più sicuro in tutta la galassia. Con quell’atto di disperazione, la spinse involontariamente tra le braccia del Sith!
Il Lato Oscuro
Fu Dyous stesso a terminare il racconto iniziato da Radev, aggiungendo alcuni retroscena che sfuggivano al mercante. Naaki ascoltò il Sith in silenzio, cercando di metabolizzare il vortice di emozioni contrastanti che quelle rivelazioni avevano scatenato dentro di lei. Avrebbe voluto scoppiare in lacrime, per scacciare via il pensiero di essere in qualche modo maledetta, ma riuscì a trattenersi. Dyous e suo padre avevano prosperato sulla sua stessa esistenza, privandola della normalità e del futuro. L’avevano manipolata come una pedina in un gioco di potere al quale non desiderava prendere parte. Iniziò a conoscere il vero significato della parola odio. Ma Radev meritava veramente quel rancore profondo? Dopotutto, aveva venduto la propria anima mosso da amore puro nei suoi confronti. Preferì dirottare la sua rabbia verso Dyous, nonostante il suo fascino e la consapevolezza di essere viva grazie a un suo atto di misericordia. Tuttavia, non era affatto così ingenua. Sapeva bene che il Sith non era stato mosso da altruismo, ma da una cieca ambizione. Diversamente da suo padre, non si sentiva affatto in debito.
“Cosa vuoi in cambio della tua carità, Dyous?” gli chiese con una voce carica di sospetto. Il Sith le sorrise, un sorriso freddo e apparentemente sincero. “Solo un piccolo aiuto per realizzare il mio destino.”
Naaki non si precipitò con la risposta, preferendo ponderare attentamente le implicazioni della sua scelta. Un semplice “sì” avrebbe assicurato la sopravvivenza del padre e rappresentato un passo decisivo verso la sua libertà. Accettando quel patto di alleanza, avrebbe potuto esplorare a fondo i suoi immensi poteri, attingendo alla conoscenza di un maestro esperto, seppur fragile e solo, figura dalla quale, prima o poi, avrebbe potuto emanciparsi.
Così, senza esitare ulteriormente, pronunciò con fermezza la sua scelta: “No, non ti seguirò Dyous nella tua guerra. Piuttosto preferisco la nostra morte.”
Radev accolse le parole della figlia con un sorriso, fiero per quella presa di posizione. Sorprendentemente, il Sith ignorò il rifiuto di Naaki e le diede le spalle. Poi, socchiuse gli occhi, cercando di trovare la giusta concentrazione nella Forza. Dopo alcuni istanti, tornò a parlarle. “Cambierai idea, perché c’è qualcosa di più grande in gioco” le disse con voce tesa, rivelando un filo di preoccupazione. “Il mio Maestro sta arrivando!”
Parole che fecero trasalire persino Radev, il quale, visibilmente terrorizzato, si affrettò a estrarre una fiala di Fids nascosta nella cintura. La servì alla figlia, nella speranza di proteggerla da un pericolo ancora più grende. Cogliendo il gesto furtivo del padre, Naaki si avvicinò a lui, approfittando della distrazione di Lord Dyous. “Cosa devo fare?” gli domando incuriosita. “Prendila, potresti averne bisogno”, bisbigliò Radev, aggrappandosi nervosamente alle sue vesti. Naaki, con un movimento fulmineo gli sfilò dalle mani il prezioso elisir e ne inghiottì subito il contenuto.
Appena la Fids superò la soglia della sua gola, la ragazza avvertì un vigore mai provato prima. Un’ondata di energia incontrollabile la investì, amplificando i suoi sensi in modo esponenziale. I suoi muscoli si contrassero involontariamente, facendola urlare per il dolore. Ma quell’urlo si trasformò presto in un gemito di piacere: la Forza si era risvegliata in lei, con una potenza imprevedibile. Non un barlume fugace, come accadeva a quei miseri individui che avevano avuto a che fare con suo padre, ma un flusso costante e inarrestabile. Il Lato Oscuro l’aveva scelta, l’aveva marchiata come sua, e la Fids l’aveva spinta oltre ogni limite, concedendole una comprensione profonda e completa dei suoi poteri.
Prima ancora che Dyous potesse reagire all’evoluzione fulminea della ragazza, si trovò trafitto dalla lama incandescente della sua stessa spada laser, che aveva sempre tenuto nascosta sotto il mantello. Il Sith, sopraffatto da quell’attacco inaspettato, cadde a terra esanime. Nei suoi occhi, spalancati in un’espressione di stupore, bruciava la luce cremisi della spada laser impugnata da Naaki con un sorriso trionfante. La ragazza aveva percepito il richiamo vibrante del Kyber inserito all’interno di quell’arma maledetta. Con un gesto fluido e naturale l’aveva fatta sua, attirandola con il potere la Forza. Azionandola con una destrezza sorprendente, aveva affondato la lama nel cuore di quell’uomo che aveva segnato la sua intera esistenza. Abbattere il Sith le fece scoprire il gusto appagante della vendetta. Finalmente, l’incubo era giunto al termine. Erano liberi!
Sconvolto dalla brutale ferocia di Naaki, Radev le urlò contro, fino a perdere il fiato: “Cosa hai fatto, stupida? Non dovevano andare così le cose… Ci hai condannati tutti!”.
Naaki, incredula per la reazione del padre, lo guardò con disdegno. “Sei pazzo o cosa?” replico con voce gelida.
La sinfonia della distruzione
Radev compì uno sforzo fisico non indifferente per trascinarsi sul pavimento e raggiungere le guardie Wookie tramortite.
“Svegliati, bestione!” implorò, colpendolo uno dei gemelli sul petto con l’energia residua che gli rimaneva pur di rianimarlo dallo stato di trance. Yaalar riaprì gli occhi, scuotendo la plancia con un ruggito istintivo. Ancora stordito, si precipitò sul fratello Daalar per assicurarsi delle sue condizioni. Lo scosse ripetutamente, emettendo versi animaleschi incomprensibili. Quando il secondo Wookiee finalmente si risvegliò, Yaalar lo abbracciò con tenerezza, dimenticando per un attimo di essere un rude e sanguinario guerriero.
Il tempo per salvarsi stava per esaurirsi. Radeev impartì loro l’ordine di avviare i motori dell’astronave e di effettuare il salto nell’iperspazio il prima possibile. Naaki rimase impassibile a osservare quelle manovre evasive, ancora turbata dal rimprovero ricevuto. Lord Dyous li avrebbe uccisi tutti, prima o poi. Perché dolersi per la sua sorte? Quella reazione isterica era del tutto priva di senso!
La nave prese finalmente il volo, lasciandosi lo spazioporto alle spalle. Radev emise un sospiro di sollievo nel vedere Neoitota rimpicciolirsi sempre più dall’alto. Non sarebbe mai più tornato in quella che era stata la capitale del suo impero commerciale, nemmeno per recuperare le immense ricchezze accumulate nel tempo. Mentre i suoi occhi diventavano lucidi per la contentezza, pronti ad accogliere l’esplosione di luci bluastre dell’iperspazio, una forza estremamente potente impedì loro di effettuare il salto. Il trasporto si arrestò bruscamente, sbalzando tutti i viaggiatori per aria, incluso il corpo irrigidito di quel miserabile Sith. Uno dei gemelli emise un lamento simile al guaito di un segugio corelliano bastonato. Qualcosa aveva agganciato la nave, impedendone la fuga, ma non era un raggio traente.
Naaki si portò le mani al petto, cercando di domare il cuore che le batteva all’impazzata, mentre avvertiva un flusso di energia opprimente, un’interferenza che la divorava dall’interno.
“Padre, che cosa sta accadendo?” esclamò disperata. Il mercante si rialzò faticosamente da terra e, rivolgendosi a Yaalar, che sembrava aver assorbito l’impatto senza alcun danno significativo, gli urlò contro: “Brutta bestia pelosa, attiva una comunicazione! Posso ancora fermare questa follia!”
Un’altra astronave di circa dieci metri di lunghezza apparve sui radar. Era completamente nera e dalla forma triangolare inconsueta. Il suo aspetto spigoloso e le luci rosse lampeggianti le conferivano un’aria minacciosa. Prima ancora che il Wookiee tentasse di stabilire un contatto, una figura terrificante si materializzò sullo schermo. Radev impallidì di fronte a quella visione. Si palesò di fronte a loro un essere scheletrico ricoperto di brandelli di tessuto nero che lasciavano intravedere, qua e là, lembi di carne costellati di cicatrici. Muoveva sinuosamente le sue lunghe unghie ingiallite, che avevano lacerato i guanti di pelle scura. Una maschera bianca, del tutto priva di espressione, celava il suo vero volto.
Radev si pronunciò per primo. “Darth Anajma, se sei qui per il tuo apprendista, ti consegneremo il suo corpo.” Il Maestro Sith non rispose e restò a fissare il mercante intensamente attraverso la maschera. La voce di Radev si fece più disperata. “Devi credermi” implorò. “Ha cercato di metterci contro di te, ma gliel’abbiamo impedito.”
Il Sith continuò a non reagire. “L’ho attaccato alle spalle con la sua stessa arma, mentre tentava di strangolare mia figlia. Non ho avuto altra scelta!” concluse Radev, sperando di essere stato convincente.
Dopo aver ascoltato quelle parole, un leggero tremito attraversò il corpo di Darth Anajma. Mosse leggermente il collo per guardare il cadavere del suo apprendista, ma rimase impassibile di fronte a quello scenario pietoso.
Il Signore dei Sith emanava un’aura ostile che faceva raggelare il sangue di Naaki. La ragazza riusciva a percepire la sua presenza nella Forza e ascoltare l’eco della sua crudeltà: aveva una fame indomabile di dolore altrui. Intuito il pericolo imminente, Naaki tentò di chiudersi alla Forza, ma fu uno sforzo vano. Il mostro aveva violato da un po’ le sue difese mentali attraverso il Lato Oscuro, provocandole quella strana sensazione di oppressione.
Con un brivido di terrore, sentì che Darth Anajma la stava desiderando anima e corpo. Non era interessato affatto al destino di Dyous e al suo tradimento. Imprigionata nella morsa psichica del Sith, Naaki attinse con disperazione al Lato Oscuro per respingerlo. La sua mente si concentrò sul vortice di emozioni negative che a lungo aveva tentato di reprimere nel corso della sua vita: la sofferenza per un’infanzia senza madre, la delusione per un padre sempre assente, la solitudine dovuta all’ingiusta prigionia. Pensò anche alla subdola manipolazione di Dyous. L’odio e la rabbia ribollirono dentro di lei, come un vulcano in eruzione. La sua furia si manifestò con una tempesta di Forza di tale intensità da travolgere i due gemelli Wookiee, che erano rimasti lì, impotenti, in attesa di scoprire il loro destino. La loro morte fu atroce: il potere impazzito di Naaki strappò loro la testa. I loro corpi crollarono a terra e iniziarono a tremare come se impossessati da forze demoniache, mentre sprizzavano sangue dappertutto.
Contemplando il macabro spettacolo, Darth Anajma emise una risata sadica e euforica. L’eco sinistro della sua crudeltà risuonò per tutta la plancia.
Nonostante l’orrore dilagante, Radev si fece forza per ritrovare lucidità. Con passo deciso, si diresse verso la postazione di controllo e, premendo a casaccio una serie di pulsanti, attivò l’iperguida. Un’esplosione di luce investì la nave e la lanciò verso la pace dell’iperspazio.
[continua]
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