Concorso letterario: “Il Sogno di Naaki” di Marcello Durante (IV parte)

In occasione del venticinquesimo anniversario della creazione di GuerreStellari.net, è stato indetto il secondo Concorso Letterario, a cui ha partecipato anche il racconto “Il Sogno di Naaki”.

Il 15 giugno 2024, durante i festeggiamenti per il compleanno dello storico sito, i tre racconti che sono saliti sul podio decretato dalla Commissione Giudicatrice, sono stati premiati dalla Principessa Leia Organa, con l’assegnazione delle mitiche medaglie di “Star Wars: Una Nuova Speranza”.

Settimanalmente pubblicheremo tutti i racconti pervenuti. Questa settimana pubblichiamo la quarta parte del racconto secondo classificato di questa edizione del Concorso Letterario.

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IL SOGNO DI NAAKI di Marcello Durante (quarta parte)

La culla

Naaki non ricordava l’ultima volta in cui aveva viaggiato nello spazio. Era troppo piccola quando i suoi genitori si trasferirono su Neoitota. Aveva sempre immaginato quella traversata come una scampagnata di famiglia felice, una scena che si era costruita con la sua fantasia. In fondo, conosceva la triste verità: sua madre non era con loro all’arrivo sul pianeta-prigione, non c’era mai stata. Subito dopo il parto, era stata convocata chissà dove, forse in qualche base segreta installata nei deserti di Jakku o tra le montagne innevate di Hoth. Una volta, suo padre le menzionò le Regioni Ignote per giustificare l’isolamento irreversibile di Dela. “Da lì difficilmente si torna indietro” le spiegò, con aria affranta, sperando di non dover più affrontare l’argomento.

Il Sogno di Naaki: la nave viaggia nell'iperspazio

Muoversi nell’iperspazio era senza dubbio rilassante, ma fissare quell’oceano di luci bluastre non aiutava Naaki a placare i sentimenti alterati dal suo Lato Oscuro. Come se non bastasse, la distanza emotiva di suo padre peggiorava la situazione. Radev esitava ad avvicinarsi a lei, scosso da puro terrore. Naaki avrebbe preferito non conoscere i pensieri dell’uomo, ma era come se la Forza la costringesse ad ascoltare ogni singola nota di paura. In silenzio lo osservò sistemare i corpi senza vita dei gemelli Wookiee in un angolo della stiva, ricoprendoli con un lenzuolo, mostrando grande rispetto. Ma il suo cuore si fermò quando lo vide occuparsi del corpo del Sith con la medesima riverenza.

Come osava dedicare quelle attenzioni al loro aguzzino, piuttosto che consolare la sua bambina in difficoltà? Aveva veramente così tanto paura di lei? Non tollerando più quell’atteggiamento indisponente, decise di affrontare di petto la situazione. Così, spostandosi rapidamente, si piazzò a pochi passi da lui, esigendo spiegazioni.

“Non puoi continuare a evitarmi per sempre” gli disse,  cercando di trattenere la rabbia. Radev, che era ancora accovacciato di fronte alla pila di cadaveri, alzò lo sguardo per risponderle. “Scusami, bambina mia. Non ero pronto per tutto questo” affermò con dolcezza e sincerità.

“Mi hai salvato la vita, ancora una volta” rispose lei, appagata dal tentativo del padre di risanare il rapporto. Tuttavia, qualcosa di troppo importante era rimasta in sospeso. Lord Dyous le aveva promesso di rivelarle il destino di sua madre, ma un impeto di rabbia l’aveva costretta a farlo tacere per sempre. Radev poteva ancora fornirle tutte le risposte che cercava. In un modo o nell’altro, gli avrebbe tirato fuori tutta la verità.

Così, affrontò di petto la situazione. “In tutto questo tempo non hai fatto altro che mentirmi. Lo hai fatto a fin di bene, lo capisco. Ma adesso basta!” gli disse. Lui, intuendo dove volesse andare a parare, annuì.

“Perché quel Sith era in possesso di un ologramma di mia madre? Era sua prigioniera? Cosa le ha fatto?” concluse.

Radev sapeva di non potersi più tirare indietro da quella discussione. Prima di iniziare a raccontarle la storia di Dela, fece premessa: “Non ti nasconderò più la verità. Quello che sto per dirti ti farà soffrire molto.”

“Sono pronta!” affermò Naaki, implorandolo con gli occhi di proseguire.

Tanto tempo fa

Da un racconto di Radev Orpett

All’epoca ero solo un ragazzo come tanti altri, cresciuto su Xacaful Primo con il sogno di diventare il più grande fra i mercanti. I miei genitori mi avevano addestrato a lungo nell’arte della contrattazione e, grazie ai loro insegnamenti, ero riuscito ad avviare un’attività di vendita di antichi cimeli legati ai vari culti della Forza. Una volta raggiunta la mia indipendenza economica, si dimenticarono completamente di me. Da quelle parti funziona così: allevi i tuoi figli con una dedizione assoluta, poi quando ti accorgi che sono in grado di badare a se stessi, esci dalle loro vite e torni a concentrarti sul lavoro, fino al giorno della tua morte. Essere uno xacafulliano significa accettare un’esistenza monotona e ricercare le uniche emozioni nelle transazioni. Un giorno, però, incontrai tua madre e la mia vita prese una piega inaspettata. La sua bellezza, il suo portamento, la sua voce soave e i suoi mille profumi mi fecero dimenticare persino di essere un mercante. Divenne la mia ragione di vita e iniziai a dedicarmi a lei anima e corpo. Ci eravamo conosciuti da poco, ma tra di noi si era creato un legame profondo e surreale, che ci spinse a coronare il nostro amore con la nascita di un figlio. Così arrivasti tu, la mia piccola Naaki, un vero capolavoro…

Amavo Dela follemente, pur non conoscendola a fondo. Ti sembrerà assurdo, ma non ho mai saputo da quale parte della galassia provenisse. Si era rifugiata su Xacaful Primo per sfuggire a chissà quale ombra del suo passato misterioso. Non osai mai chiederle spiegazioni sulla sua vita precedente: non volevo alimentare quel dolore costante che si portava dietro. I suoi occhi parlavano chiaro e mi imploravano di aiutarla a dimenticare. Voleva ricominciare una nuova vita… Io mi sentivo onorato, poiché aveva scelto proprio me per riemergere dalla sofferenza. A causa della sua biologia aliena, la gravidanza durò un terzo del tempo standard. Un vero e proprio miracolo, che mi spinse ad accelerare il mio ritorno in scena sul mercato. Il parto non fu affatto semplice e le lasciò una cicatrice sul ventre larga quanto un Meiloorun, impedendole di muoversi dal letto. Con lei in quelle condizioni e una bambina da sfamare, non potevo più permettermi di oziare e di contare esclusivamente sulle risorse accumulate nei primi anni di lavoro. Così ripresi in mano la mia attività, riscoprendo anche un certo entusiasmo.

Tutto stava andando per il meglio, quando una sera, al rientro a casa, mi trovai di fronte a una scena raccapricciante che mi gelò il sangue. Nell’abitazione non c’era più nessuno, mentre nella culla, al tuo posto, giacevano sette lame conficcate e insanguinate. Preso dal panico, cercai te e tua madre in ogni angolo della città. La gente mi osservava con compassione mentre urlavo i vostri nomi a squarciagola, ma nessuno osò avvicinarsi. Il Codice dei Mercanti vietava di soccorrere un concorrente in difficoltà! Fu proprio allora che si avvicinò a me un ragazzino sveglio e aitante, che mi raccontò di aver visto Dela allontanarsi con te in braccio. La descrisse con tale precisione da convincermi a seguirlo fino a un tempio Hakroti abbandonato, situato nella periferia della città.

Non capivo come potesse conoscere la sua destinazione, ma il mio istinto mi spinse a fidarmi di lui. Raggiungemmo insieme quel luogo antico e, di fronte alle porte d’ingresso, Dyous (era il nome con cui si era presentato) utilizzò la Forza per permetterci l’accesso. Rimasi sbalordito dal suo potere. In quel momento non immaginavo nemmeno lontanamente che si trattasse dell’apprendista di un Signore dei Sith. Era un giovane fisicamente prestante, abile nell’uso delle parole e capace persino di placare il mio strazio durante la mia disperata ricerca. Lo vidi sposatare due mastodontici blocchi di pietra posti all’ingresso del tempio senza eccessivo sforzo. Alzò semplicemente entrambe le mani verso il cielo e, restando con gli occhi socchiusi, ci permise di accedere in quel tempio. Una volta dentro, trovammo solo stanze vuote e fetide. Ci spingemmo fino all’atrio più remoto, dove intravidi il tuo corpo nudo, disteso a terra, circondato da candele consumate e spente. Non c’era alcuna traccia di Dela, ma quando mi avvicinai a te, richiamato da un gemito strozzato, ancor prima di prenderti tra le mie braccia, mi accorsi che era ormai troppo tardi.

Sul tuo corpicino freddo c’erano profondi tagli, che attraversavano le braccia e le gambe. Un piccolo pugnale era stato conficcato in prossimità del tuo cuore. Sulla sua lama erano incisi simboli runici rossi, che brillavano di luce propria. Convinto che non ci fosse più nulla da fare, tra urla strazianti, implorai Dyous di uccidermi. Volevo restare lì, abbracciato a te in eterno. Ma fu allora che Dyous compì il suo miracolo. Il giovane ti strappò dalle mie braccia, estrasse la lama dal tuo petto e, attraverso le sue mani, ti nutrì con la sua essenza vitale. Notai i suoi occhi grigi trasformarsi in giallo, per poi liberare striature di rosso vivo come il sangue. Ti riportò indietro attraverso la Forza, pagando un prezzo altissimo. La tua guarigione gli costò anni di vita: lo vidi appassire di fronte a me, invecchiare visibilmente in maniera repentina. Una metamorfosi arcana che consumò il suo spirito e lo costrinse a stendersi per terra, esanime. Ti teneva ancora vicino al suo petto, con una dolcezza paterna, quando mi accorsi che le ferite sul tuo corpo erano sparite. Il tuo cuoricino batteva di nuovo all’impazzata. Eri viva e in salute.  E io, finalmente libero dalla paura, mi sentivo di nuovo vivo, lì con te…

Una febbre infernale e improvvisa iniziò a divorare Dyous dall’interno, consumando le sue energie residue. Lo aiutai a riprendersi da quello stato, nutrendolo e accudendolo come fosse mio figlio. Gli dovevo tutto, perché mi aveva restituito il mio tesoro più prezioso. Nel frattempo, ero in ansia per Dela, svanita misteriosamente nel nulla, e solo Dyous avrebbe potuto darmi delle risposte sulla sua sorte. Quel ragazzo speciale la conosceva bene. Forse, era venuto su Xacaful Primo proprio per lei. Quando si ristabilì, prima di riscuotere il suo prezzo, mi raccontò del suo mondo e della sua tragica storia. Mi parlò del piano di conquista del suo terribile Maestro Sith e della sua intenzione di ostacolarlo con ogni mezzo, pur di restituire dignità a un Ordine Sith in decadimento. Ci credeva veramente in quello che diceva.

Mi spiegò che per salvare la tua vita aveva rinunciato all’ultimo barlume di luce che era rimasto nella sua anima. Per ironia del destino, il suo sacrificio lo aveva condannato a restare per sempre ancorato al Lato Oscuro… Infatti, mi accorsi ben presto che era diventato un uomo diverso, più cupo e irascibile. Nonostante mi dedicassi a lui con impegno per aiutarlo a tornare in piedi, finì per minacciare la tua vita. Mi costrinse a servirlo per il resto dei suoi giorni, senza lasciarmi altra scelta. Era troppo potente e pericoloso e, per proteggerti, accettai di diventare un mercante di oscurità. Mi obbligò a trasferirmi su Neoitota, un luogo che conosceva molto bene, essendo il suo pianeta natale. Lì aveva diversi possedimenti e numerose conoscenze, che favorirono il commercio della Fids e mi permisero di edificare la nostra fortezza. Il resto lo conosci già…

Ritorno alla Luce

Ancora una volta Radev si era fermato a un passo dalla verità. Voleva condividere con lei il resto della storia, ma le parole gli morirono in gola.

Naaki, infastidita da quell’atteggiamento vigliacco, gli afferrò un polso con vigore e lo strattonò. “Non mettere alla prova la mia pazienza!” gli disse seccata. “Che fine ha fatto mia madre? Perché quel mostro se ne andava in giro con il suo ologramma?”.

Il mercante di Fids fece un cauto movimento in avanti per allentare la presa della figlia. Messo alle strette, si sentì costretto ad accontentarla.  “In tutti questi anni, Dela non ti ha mai inviato alcun messaggio” le riferì intimorito. “Non ci ha mai contattati!”

Naaki impallidì, sentendosi crollare il mondo addosso. Radev se ne accorse e adottò un tono della voce più affettuoso, nella speranza di sostenerla mentre l’affogava in quelle insopportabili verità. “Era lo stesso Dyous a creare i falsi ologrammi con la sua tecnologia avanzata.  Lo faceva su mia richiesta” proseguì. “Per tutelare i suoi interessi, accontentava diverse mie richieste. Gli spiegai che avevo bisogno di darti speranza e vederti felice. Comprese che senza l’illusione di Dela saresti impazzita in quella prigione e che il nostro accordo sarebbe saltato. Così, oltre agli ingredienti per la Fids, iniziò a fornirmi le false registrazioni.”

Naaki, affranta, strinse il polso del padre con tale forza da provocargli maggior dolore, come se volesse punirlo. Lui, con tono sofferente, la supplicò di comprendere la sua posizione. “Credimi, avrei tanto voluto liberarti da quel supplizio” esclamò, lasciando trasparire disperazione. “Ma Lord Dyous aveva bisogno di sconfiggere il suo maestro e io… avevo bisogno di proteggerti da loro.”

“Per proteggermi da chi?” domandò Naaki, infuriata. “Conosci bene il suo nome, piccola mia!” concluse Radev, lasciandosi sopraffare dalle lacrime. “Non mi basta saperlo. Dimmi il suo nome, adesso!” ordinò la ragazza, mordendosi poi le labbra, fino a farle sanguinare.

“Il vero pericolo era il suo Maestro… era Dela. Tua madre!”. Non appena terminò di la sua confessione, Radev si preparò al peggio. Gli occhi di Naaki furono sopraffatti da un flusso incontrollabile di Lato Oscuro, che li fece brillare di una luce giallastra. Ma prima ancora di metabolizzare quella terribile rivelazione, sentì un dolore lacerante trafiggerle il petto. L’ultima immagine che riuscì a scorgere fu quella di suo padre, con il volto distorto dalla disperazione, mentre le trapassava il cuore con un piccolo pugnale che emanava una flebile luce rossa. Una sottile linea incandescente pulsava tra le rune della lama che aveva attraversato la sua carne. Naaki, prima di esalare l’ultimo respiro, capì che si trattava della stessa arma usata anni prima da sua madre per ucciderla nel tempio Hakroti su Xacaful. Quel pugnale che Lord Dyous aveva estratto per riportarla in vita…

Dopo il miracolo della resurrezione, Radev aveva trattenuto con sé la lama e giurato di vendicarsi. Avrebbe voluto conficcarla nel cuore di Dela per ripagarla con la stessa moneta. Si era promesso che, prima o poi, avrebbe distrutto il mostro che aveva giocato con i suoi sentimenti e attentato alla vita di sua figlia. Si era schierato al fianco di Dyous, consumato dal desiderio di vendetta.

All’epoca non poteva immaginare minimamente le conseguenze delle sue scelte. Solo in quell’istante, mentre il sangue di Naaki scorreva tra le sue mani, comprese con terrore che il Lato Oscuro non ammetteva salvezza.

A causa del suo odio insanabile, la lama maledetta, destinata a Dela, adesso giaceva nel cuore dell’unica persona che voleva salvare.

[continua]


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