Concorso letterario: “Shaula” di Pepper (II parte)

In occasione del venticinquesimo anniversario della creazione di GuerreStellari.net, è stato indetto il secondo Concorso Letterario, a cui ha partecipato anche il racconto “Shaula”.

Il 15 giugno 2024, durante i festeggiamenti per il compleanno dello storico sito, i tre racconti che sono saliti sul podio decretato dalla Commissione Giudicatrice, sono stati premiati dalla Principessa Leia Organa, con l’assegnazione delle mitiche medaglie di “Star Wars: Una Nuova Speranza”.

Settimanalmente pubblicheremo tutti i racconti pervenuti. Questa settimana pubblichiamo la seconda parte del racconto terzo classificato di questa edizione del Concorso Letterario.

SHAULA di Pepper (II parte)

Guerra dei Cloni – pt.1

Akiva era un pianeta ricoperto interamente da una vegetazione lussureggiante.
Il clima era umido, appiccicoso, e una miriade di laghi e fiumi lo fendevano creando una rete molto fitta dal colore vermiglio.
Shaula si trovava in un grande avamposto della repubblica, al comando del suo plotone di cloni della 202. Alex, il suo comandante, si trovava seduto al suo stesso tavolo e stava pulendo le sue due pistole. La sua armatura era bianca con delle strisce viola scuro, ormai segnata da innumerevoli battaglie, tutte combattute a fianco del suo generale: Shaula Vesper. 
Erano 3 anni che i due formavano una delle squadre con più alto rendimento di vittorie e missioni compiute, superate soltanto dalla 501 di Skywalker e dalla 212 del Maestro Kenobi.

-Generale…-
Alex alzò il viso verso Shaula, la quale era intenta a studiare delle mappe del pianeta.
Il suo viso era una maschera, non vi si poteva leggere assolutamente nulla.

La ragazza mosse gli occhi verso il suo amico.
-Dimmi Alex-

Il clone poggiò le pistole sul tavolo e si allungò verso le mappe:
-L’umore delle truppe è a terra dopo l’ultimo attacco. Sapevamo che questa difesa sarebbe stata estenuante e capisco il perché l’abbiano affidata a noi… ma non ha senso rimanere qui, perché ci ostiniamo a difendere un pianeta del genere?-
L’uomo aveva ragione, erano le stesse domande che Shaula si era posta non appena aveva messo piede in quel sistema.
Era vero, il pianeta era un buon avamposto di difesa, ma già brulicava di separatisti quando erano arrivati 1 mese fa, adesso era rimasto solo il comando in cui erano nascosti in quel momento.

-E’ evidente che ci mancano delle informazioni. Il consiglio non risponde da una settimana, sa che siamo qui, ma non riesce a comunicare con noi… come avevamo stabilito, se entro domani non riusciamo ad avere una svolta, partiremo per rientrare a Coruscant.-

In quel preciso istante i tecnici stavano cercando di riparare le trasmissioni verso il tempio. Dopo l’ultimo attacco erano rimasti isolati e non stavano riuscendo a risolvere la situazione. I separatisti si trovavano dall’altra parte del pianeta e non potevano nemmeno cercare di rubare un trasmettitore, visto che erano a corto di navette e non sapevano dove fossero i posti di blocco. 
Sapevano solo una cosa: o rimanevano ed aspettavano oppure tornavano a casa.

-Che situazione pungente…-
Disse lui sghignazzando.

-Puoi dirlo forte.-
Il clone aveva ereditato gran parte del sarcasmo della Jedi, insieme ad uno spiccato senso dell’umorismo.

Passò qualche altro minuto ma Shaula non riusciva a venire a capo della soluzione. Si alzò dalla sedia e guardò verso la grande finestra alla sua sinistra: il sole stava ormai tramontando dietro le colline verdeggianti, riflesso in uno dei tanti laghi di quella regione.

-Domani partiremo.. siamo rimasti in 50, non ha senso rischiare altre perdite per non si sa che cosa.-

Anche Alex si alzò, mettendo le pistole dentro le fondine.
-Agli ordini Generale.-
Dicendo quello, l’uomo lasciò la sala e Shaula rimase da sola.

La Jedi era arrivata al limite. La guerra ormai si protraeva da anni e molti Jedi erano caduti. Sembrava che la guerra dei cloni fosse quasi finita ma lei non provava sollievo, anzi. Era come se un’ombra aleggiasse ancora sopra di loro e ogni giorno che passava si faceva sempre più oscura e opprimente. 

Decise di uscire, di andare ad allenarsi al crepuscolo e di riequilibrare la sua mente.
Aveva trovato una radura non troppo distante dal comando. Ormai vi si allenava da mesi e nessuno dei suoi cloni sapeva dove fosse. Solo una piccola trasmittente era accesa, creando un lampo rosso ogni qualche secondo. Se fosse successo qualche cosa, Alex l’avrebbe contattata.

Shaula accese la spada laser e iniziò a connettersi con la Forza grazie ad ogni movimento e attacco. La sentiva penetrarla, espandersi ovunque, rilassarla e darle forza, fino a quando:
-Vieni…-
Si fermò di botto, spalancando gli occhi e mettendosi in posizione di guardia.
Non vi era nessuno vicino a lei o tra le fronde. Iniziò a camminare lentamente e a respirare piano. Non poteva essersi sbagliata… e infatti…
-Non aver paura… seguimi, sta per succedere…-
La voce sembrava di una bambina, era dolce, rassicurante, ma in quella trapelava una certa urgenza.

-Chi sei?!- Chiese Shaula, collegandosi ancora di più alla Forza di quel luogo. Sentiva qualche cosa, come un flusso che fuoriusciva impetuoso da una sorgente.

-Vieni…-
Il suono si era spostato all’interno della foresta e Shaula iniziò a correre.

La seguì per vari chilometri, senza sforzo, penetrando nel fitto di quella foresta. Poi tutto divenne chiaro. Davanti a lei vi era un tempio: le colonne erano enormi, assalite dalla vegetazione che cercava di inghiottirle. In mezzo al portico creato da esse, piastrellato di rocce lisce, vi era l’entrata. Un portone massiccio e antico, in cui vi erano incisi immagini di uomini, di esseri cornuti, di armi e… spade laser.

Shaula spalancò la bocca, riconoscendo in quell’architettura la mano di altri Jedi. La ragazza avanzò piano, allungando una mano verso il bassorilievo di una donna dai lunghi capelli che impugnava una spada laser.

-Un tempio Jedi… che fosse questo il motivo per cui mi hanno mandata qui?-
Chiese a se stessa. 

-No.. nessuno è a conoscenza di Mankun.-
La voce era tornata e proveniva dal lato sinistro della ragazza, dove ovviamente non vi era nulla.

-Chi sei? Perché mi hai portata qui?-

-Sono un fantasma, un fantasma di Forza, di un altro tempo, relegata in questo luogo. E ti ho portata qui per avvertirti: presto l’ordine Jedi scomparirà e i pochi sopravvissuti riplasmeranno il futuro.-

-Cosa!? Come puoi dire una cosa del genere!?-
E poi un dolore lancinante la fece cadere a terra.
Ogni nervo del corpo di Shaula iniziò a tendersi fino all’impossibile. Shaula gridò, tenendosi le mani alla testa e rotolando, non aveva cognizione di nulla, nemmeno di se stessa. Vi erano decine di urla nella sua mente, la sconquassavano, la dilaniavano ma poi tutto ebbe l’apice nel vuoto.
Dove prima vi era un legame indissolubile con altre anime, adesso non vi era più nulla. Il silenzio aleggiava nella mente di Shaula, che faceva ancora più male delle grida di poco fa. Era come se le avessero tagliato gli arti, come se avesse concezione di qualche cosa che ormai non vi era più.

-Morti… tutti… morti…-
Shaula svenne.

-Generale Shaula, Generale Shaula mi sente?-
La voce era lontana e proveniva da qualche cosa che luccicava nell’oscurità. La ragazza si ritrovava ancora riversa a terra e pensò di aver sognato, quando la verità la inondò con la sua consapevolezza. Iniziò a piangere e a tirarsi su dal pavimento piastrellato.

-No.. no.. Helen.. no.. Stephan..-
Riuscì ad alzarsi, tremante, per poi però ricadere in ginocchio e ammirare il tempio. Non aveva mai avuto percezione in quel modo di tutti i Jedi della galassia ma sapeva il motivo di quelle sensazioni: si trovava in un tempio, sicuramente costruito sopra un punto di concentrazione di Forza.

-Generale? Dove si trova?-
Di nuovo la voce di Alex, ormai gli era rimasto solo lui.

-No, non puoi tornare dal tuo plotone, i cloni hanno ucciso i loro generali, farai la loro stessa fine…-
La voce era tornata, ma questa volta era debole, sofferente.
-Devi scappare.. devi…-

-Alex non mi ucciderebbe mai!- Gridò Shaula con tutto il fiato che aveva in gola. Il suo grido riecheggiò nella radura per qualche secondo.

-Scappa.. Scappa!-
La voce disse quelle due ultime parole e sparì, fu come se una perturbazione lasciasse le orecchie di Shaula.

Dopo pochi istanti un vociare si alzò da dietro il tempio. Erano i cloni.

La ragazza iniziò a correre verso di loro. Non ci credeva, non poteva essere vero.
Quando li vide e li sentì: davanti a lei vi era un battaglione composto da 10 uomini.
-Il comandante Alex ha detto di ucciderla, dividiamoci e sparate a vista.-

La Jedi si era nascosta dietro al lato sinistro del tempio. La voce aveva ragione. Shaula richiamò a se la sua spada laser e la tenne pronta. Sentì un rumore dietro di lei e vide un clone, le puntò la pistola contro:

-L’ho trovata! Lato… ah!-
Il clone non poté dire altro che Shaula lo aveva decapitato. La testa rotolò per qualche metro, decretando la fine dell’appartenenza all’ordine Jedi di Shaula.

Altre frasi, altri colpi di blaster. La ragazza si difendeva con le unghie e con i denti, lasciandosi dietro una scia di morte e armature senza vita. 

-Generale!-
Faceva freddo. Ormai la notte era calata e la pelle di Shaula brillava di sudore e umidità sotto la luce della luna. I suoi occhi erano ormai secchi, il viso sporco di sangue, i pantaloni e il sotto tunica, un tempo candidi, erano impregnati di terra.

Shaula si girò lentamente incrociando gli occhi con il suo ormai ex amico. Tutto il suo plotone era a terra, sconfitto, morto, mancava solo il suo comandante.
Gli occhi dell’uomo erano anch’essi pieni di lacrime ma le sue mani non tremavano: tenevano ben puntate le due pistole verso la ragazza.

-Mi dispiace.. mi dispiace..- sussurrava.
Gli occhi di Shaula erano iniettati di sangue, tutto ciò che in quel momento sentiva era odio. Sapeva che non era da lei, non era da Jedi, ma la consapevolezza di aver sprecato tutta la sua vita per nulla le bruciava il senno.

Si avvicinava lentamente, la spada davanti a se, pronta a pararsi dai colpi di blaster del suo amico.

-Io non voglio… non voglio.-
Alex piagnucolava, stava combattendo la battaglia più difficile della sua vita e tutta stava prendendo piede nella sua mente, ma questo Shaula non poteva saperlo.
La ragazza allungò una mano e sollevò il clone, facendogli cadere le pistole di mano. Le emozioni si incanalavano attraverso la forza, attraverso il pozzo oscuro che era sempre rimasto lì, pronto a risucchiarla mentre la stava portando via.
-Generale…-

Shaula lasciò la presa e Alex cadde ai suoi piedi. Il pozzo si ritrasse.

-Perché!? Perché ci avete tradito!?-
Erano le prime parole che pronunciava da ore, facevano male come coltelli attraverso le labbra.

Alex rotolò di lato, gettandosi sulle pistole e di nuovo tornarono allo stallo.

-L’imperatore.. l’imperatore ha decretato la fine dei Jedi..-
Adesso le mani del clone tremavano.

-L’imperatore!? Di chi stai parlando!?-

-Palpatine.. lui… Vi prego.. ponete fine a questo dolore… Non riesco a frenarmi, non riesco, non voglio uccidervi, vi prego…-
E poi un colpo di blaster partì.

-Mi dispiace…-
Il raggio rosso colpì la Jedi alla gamba destra, di striscio, ma Shaula non parve sentire nulla. Con un balzo atterrò davanti al clone, tranciandogli le mani. Lo guardò per l’ultima volta negli occhi e poi lo trafisse con la spada.

Guerra dei Cloni – pt.2

Erano passate settimane dall’ordine 66. Il pianeta di Luccra viveva tranquillo, come era tranquillo il suo regnante.
Martz aveva preso i contatti con l’ormai vecchia repubblica e aveva stipulato un accordo. Loro non avrebbero dato noia a lui e lui non avrebbe dato noia a loro.
D’altronde i commerci di Martz, anche se indirettamente, arricchivano l’impero come quasi un sistema intero.
Shaula aveva dormito per giorni, era riuscita a raggiungere il suo amico e a dirgli cosa era successo, per poi sprofondare in catalessi.

La luce entrava dalla finestra della sua stanza, era una bellissima giornata.

-Shaula..-
Una voce proveniva da dietro l’oscurità dei suoi occhi chiusi. Non aveva sentito arrivare l’uomo, segno che i suoi sensi ormai non funzionavano più come prima.

-Martz..-
Sussurrò lei, cercando di aprire le palpebre e tirarsi su a sedere sul letto. La testa le faceva male, i suoi muscoli e le ossa non sembravano reggere il suo stesso peso. Non mangiava da giorni e si sentiva debole come non mai. Per questo Martz non riusciva a parlare. Aleggiò un grande silenzio tra i due amici e solo dopo qualche minuto la Jedi capì.

-Devo andarmene…-
L’uomo provò ad allungare una mano verso di lei e Shaula la afferrò, cercando di alzarsi, anche se non con grandi risultati. Le gambe le tremavano, la ferita pulsava, aveva lasciato un solco nella pelle che si intravedeva quando camminava.

-Mi dispiace Shaula… non puoi più stare qui, non adesso almeno, ho rintracciato una comunicazione: l’impero vuole portare qui le sue truppe, creare un avamposto. Lo sai! Io mi ribellerei e cercherei di fermarli ma…-

-La tua famiglia, il tuo popolo, sono più importanti.. più importanti di qualsiasi altra cosa, lo so.- Gli sorrise, comprensiva, per poi aggiungere: -Hai.. per caso.. sentito Eos?-
L’uomo parve scurirsi in viso.

-Si.. ma..-

-Non voglio sapere altro.-
Ribatté prontamente la ragazza. 
-Quanto tempo ho? Prima di dover andarmene?- “Prima di scappare?”

-Partirai stasera, con la notte, insieme a un mercantile. All’interno vi caricheremo una navetta così che potrai andare dove vorrai, provviste, soldi…-

-Grazie Martz, grazie per tutto.-
Il biondo non sapeva più cosa dire, Shaula gli strinse il braccio e lo guardò andare via.

Aveva perso qualsiasi cosa nel giro di una notte.
I saluti furono fugaci. Simael, la moglie di Martz, la strinse forte per qualche secondo, gli occhi preoccupati, ma non per Shaula, ma per ciò che significava la sua partenza: l’inizio di un periodo buio per loro e per il futuro dei suoi figli. Martz la portò fino all’interporto, la Jedi vi scambiò qualche altra parola, ma le frasi erano smorzate, gli sguardi freddi, nessuno dei due sapeva come comportarsi.

-Shaula… lo sai che siamo qui.. se troverai un modo per.. farti dimenticare.. potresti stare a Luccra…-
Shaula cercò di sorridergli, aveva 26 anni, ma sembrava che in quel momento, con il peso del suo futuro incerto, ne dimostrasse il doppio.
-Vedremo… non ho idea di dove andare.. credo che.. deciderà la fortuna..-
-Ti guiderà la forza! Sei sempre un Jedi!- Cercò di rassicurarla lui, ma invano.
-Non la percepisco più come prima..-
La ragazza sospirò e guardò per l’ultima volta Luccra e il suo regnante.
-Addio Martz e…- Si fermò, prima di pronunciare la stessa frase..
-E che la forza sia con te Shaula…- Terminò lui, accennando un saluto con la testa.
-Si…- rispose lei, senza unirsi in quel saluto da Jedi.
Scomparì dopo poco dentro il ventre dell’enorme mercantile, diretta non sapeva nemmeno lei dove.

Guerra dei Cloni – pt.3

La Forza non l’aveva abbandonata. Shaula era sempre stata sola nella sua breve vita. Aveva visto passare diverse persone importanti, ma nessuna era realmente rimasta con lei per più di qualche periodo. Il suo maestro, Stephan, l’aveva guidata quando era una Padawan. Le aveva insegnato tutto, ma non condividendo con lui i suoi stessi propositi, si erano allontanati dopo poco.
Stessa cosa era successa con Eos. Stessa cosa era successa con Martz.
La Forza al contrario l’aveva sempre fatta sentire collegata al mondo che la circondava. Il suo vecchio maestro aveva sempre pensato che sarebbe diventata un ottimo console, invece lei aveva scelto la via del guardiano. Ma era la sua caratteristica che più riusciva a non farla sprofondare in un tunnel oscuro: Shaula aveva capito che le emozioni non erano un nemico, ma uno strumento. Aveva imparato a controllarle e a farle sue e aveva iniziato a padroneggiare la forza della sua rabbia, la profondità della sua tristezza, la leggerezza della sua felicità. Era proprio per questo che in quel momento così tragico riusciva a non perdersi. La depressione che sentiva dentro la sua mente e che si irradiava come un’infinità di brividi, riusciva a farla concentrare meglio su quel legame onirico con la Forza.

Era passato un anno dall’ordine 66 e Shaula aveva trovato il suo nuovo posto nella galassia: era diventata la pilota di un piccolo mercantile, sotto il comando di un’aliena di nome Charlot, capo del gruppo Amantis. Faceva parte di una flotta di 10 navi che trasporta e vendeva abbigliamento. Ogni sorta e tipo di abbigliamento, dal più lussuoso fatto in sete e tessuti pregiati che potevano valere quanto un pianeta, a rotoli di stracci usati dai Tusken.


L'interno della nave di Shaula con vestiti e stoffe

L’ex Jedi si era guadagnata uno dei commerci più ricchi e più proficui, visto che aveva salvato la vita della sua boss da un attacco di pirati. Era stato facile per lei, aveva semplicemente usato la forza sul loro capo e li aveva convinti ad andarsene. Shaula si era servita di qualche trucchetto in quell’anno, per arrivare dove era arrivata e soprattutto per rifarsi una vita. Il suo nome adesso era Pepper Stark e nessuno poteva immaginare che quella ragazza fosse una ex Jedi e una mandaloriana della casata Kryze.

Ma anche se poteva sembrare che le cose andassero per il verso giusto, la verità era che Shaula non era più la stessa.

Dopo quella notte, dopo aver sterminato il suo plotone e ucciso il suo migliore amico, dentro di lei qualche cosa si era spezzato per sempre. Aveva vagato per mesi tra la popolazione più disparata della galassia, sempre guardandosi le spalle, sempre fuggendo. All’inizio aveva pensato di provare a cercare qualche suo ex compagno ma il messaggio del maestro Kenobi era stato chiaro. Lui almeno si era salvato.

Ricordava l’ultima volta che lo aveva visto, nella battaglia di Coruscant. Sfrecciava con il suo caccia al fianco di Skywalker. Shaula aveva aiutato l’ordine a vincere quella battaglia, la guerra sembrava quasi conclusa, Dooku era morto. Ma non si era mai sbagliata così tanto.

Ricordava poi quando Mandalore era caduta, quando Satine era morta, ricordava le lacrime non versate del maestro Kenobi.

Lui era andato su Mandalore e Shaula non aveva potuto seguirlo, inconsapevole di quello che stava accadendo sul suo pianeta. Lo aveva trovato un giorno su un balcone a guardare le stelle, non lo aveva mai visto in quello stato.

-Maestro Kenobi..-
Disse lei titubante, non sapendo se disturbarlo o meno. Lui si girò lentamente, il viso che cercava di nascondere ciò che provava.
-Shaula.. che ci fai qui?-
-Avevo bisogno di prendere aria… ho saputo di Mandalore.- Iniziò lei, non sapendo quanto lui fosse coinvolto.
-Mandalore è caduta…-
-La duchessa è morta..- Aggiunse lei, triste in volto, gli occhi pericolosamente vicini a diventare umidi.
-Si….- Rispose lui quasi in modo strozzato. Shaula non capiva, socchiuse gli occhi, studiandolo, poi collegò.
-Sei andato là.- Disse con voce sorpresa.
Lui non rispose.
-Dovevi dirmelo! Mandalore, Satine.. noi…-
-Il consiglio me lo aveva proibito ma io ci sono andato lo stesso, non potevo coinvolgere qualcuno, nessuno deve saperlo!- Disse lui alzando un po’ la voce, per poi tornare a controllarsi.
-Anche io ho dei segreti Obi-Wan, ciò ci sta portando a separarci sempre di più, quando invece dovremo rimanere uniti…- La Jedi prese un sospiro. -Faccio parte della casata Kryze, Satine ed io avevamo un rapporto stretto, era mia zia.-
Obi-Wan sgranò gli occhi, inchiodando Shaula con il suo sguardo di ghiaccio.
-È morta… tra le mie braccia…- Disse lui, come se ammettendo quel fatto lo stesse facendo bruciare all’inferno.
La ragazza socchiuse la bocca, sorpresa, ma prima che potesse dire qualche cosa, lui continuò. -Maul non mi ha ucciso, la sorella di Satine, Bo-Katan mi ha fatto scappare…- si passò una mano su una guancia, sembrava combattere una battaglia ormai persa.
-Obi-Wan.. non è colpa tua.. non è colpa nostra.. siamo Jedi, non soldati…-

La conversazione poi aveva continuato, entrambi si erano sfogati l’uno con l’altra, ma Obi-Wan non era d’accordo con i pensieri della giovane. Bisognava fare quello di cui c’era bisogno. 
E poi i Jedi erano caduti. E con loro anche i Mandaloriani. L’armatura che Martz aveva  conservato adesso era nascosta dentro a una borsa nella stiva, insieme alla sua spada laser e la sua vecchia tunica. Non l’aveva lasciata, troppo affezionata a quel vestito e a ciò che aveva significato per lei.

Ma ciò che era accaduto in quell’anno non si avvicinava minimamente a nessuna sorta di pensiero immaginato dalla giovane. L’impero aveva attuato la purga Jedi, sterminandoli, stessa cosa aveva fatto con Mandalore, stessa cosa stava facendo con altri pianeti. La vecchia repubblica era diventata un regime dittatoriale con a capo l’imperatore: Palpatine.
Shaula ricordava le sedute del senato, ricordava l’atterraggio della nave separatista a Coruscant per il suo salvataggio. Lui era il signore dei Sith. Lui aveva orchestrato tutto e stava distruggendo miliardi di vite. E lei non poteva farci nulla.

Nei suoi viaggi si era trovata in situazioni pericolose: una volta era stata fermata da dei cloni, la rabbia si era risvegliata ma non l’avevano riconosciuta. Un’altra volta era stata spettatrice di una deportazione di persone, una famiglia che aveva aiutato dei ribelli era stata caricata su una navetta e lei non aveva nemmeno potuto pensare di agire in loro difesa, il nemico era armato e lei non aveva con se nemmeno la sua spada laser.

Sentiva dentro di se il fuoco che l’aveva contraddistinta, andare a soffocarsi con la realtà di quel presente: era sola e non era in grado di poter far nulla per cambiare quella situazione, se non adattarsi. E lo aveva fatto.

Fino a quel momento.

Shaula stava atterrando ad un grande interporto. Il pianeta di Vale era uno degli snodi più importanti di quel settore di galassia e lei aveva un cliente molto importante a cui vendere determinate stoffe. La ragazza si vestì con abiti comodi ma sontuosi, sarebbe dovuta andare a corte.

-V-6 prepara le stoffe per il Conte Y. Vado a prendere lo zaino e mi dirigerò a palazzo.-
Il piccolo droide civettò e sparì verso la stiva della nave. Era grazioso, con due piccole gambe che lo facevano saltellare dappertutto. Era bianco, con delle strisce viola sul muso rettangolare. Gliele aveva fatte Shaula, in ricordo di Alex.

Dopo aver sistemato tutti i preparativi ed essere stata accolta a corte, un uomo sulla trentina le si avvicinò con passo sicuro ed elegante. Tutto in quel contesto gridava lusso e raffinatezza, Shaula ormai si era abituata a quella nuova vita, ma pensava sempre che quelle cose fossero effimere e non importanti.

La corte era sontuosa e circondata da finestre, lambite da tende dalle stoffe pregiate e colorate di blu e di oro.

-Molto piacere Signorina Stark. Sono il conte Y, spero abbia fatto buon viaggio.-
L’uomo era alto, moro e dai penetranti occhi azzurri. Indossava un vestito raffinato, che gli fasciava il fisico muscoloso. Shaula non gli arrivava nemmeno alle spalle da quanto era alto.

-Il piacere è mio Conte, ma la prego mi chiami Pepper. Un viaggio tranquillo in effetti. Le stoffe sono già state consegnate, spero che siano all’altezza del vostro grado e di questa corte.-
Shaula sorrise, facendo un leggero cenno della testa.
-Non ho mai avuto problemi con Charlot e sono sicuro che non ne avrò nemmeno questa volta. Il mio nome è Jack, sorpassiamo i convenevoli, le faccio vedere la sua stanza.-

La ragazza lo seguì per un lungo corridoio, per poi fermarsi insieme a lui davanti ad una porta dallo scuro legno lucido.
-Verrò a prendervi per il gala di questa sera. La mia stilista le ha preparato alcuni vestiti. Se non fossero di vostro gradimento comunicatemelo immediatamente.-
-Non sapevo della festa.-
-È stato tutto organizzato in fretta, spero non le arrechi dispiacere. Questa sera festeggeremo l’arrivo dei funzionari imperiali che… beh non la annoio con queste questioni, in verità non ne sono molto felice. A stasera allora…-

Il conte si congedò con un controllato inchino, lasciando Shaula entrare nella stanza. Era bellissima con un ampio letto a baldacchino che troneggiava al suo centro. I vestiti erano 5, appesi davanti ad un enorme specchio.
-Funzionari imperiali eh? Ormai sono dappertutto. Il signor conte non sembrava per nulla contento di questa intromissione…- Disse a voce alta, cosa che la aiutava a pensare più facilmente. -Beh, vediamo questi vestiti…-

[continua]


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