In occasione del venticinquesimo anniversario della creazione di GuerreStellari.net, è stato indetto il secondo Concorso Letterario, a cui ha partecipato anche il racconto “Shaula”.
Il 15 giugno 2024, durante i festeggiamenti per il compleanno dello storico sito, i tre racconti che sono saliti sul podio decretato dalla Commissione Giudicatrice, sono stati premiati dalla Principessa Leia Organa, con l’assegnazione delle mitiche medaglie di “Star Wars: Una Nuova Speranza”.
Settimanalmente pubblicheremo tutti i racconti pervenuti. Questa settimana pubblichiamo la terza e ultima parte del racconto terzo classificato di questa edizione del Concorso Letterario.
SHAULA di Pepper (finale)
Parte 4
ll cuscino era morbido, le lenzuola di seta avvolgevano il corpo di Shaula come una calda carezza. Stava bene in quella posizione, con la testa appoggiata alla spalla di Jack. Guardava il suo petto muoversi lentamente, mentre dalla grande finestra della camera da letto del conte entrava un leggero spicchio di luce. Era mattina presto, molto presto, e lei, un ex membro dell’ordine Jedi, aveva passato la notte con un uomo.
Il vino le aveva alleggerito la mente: quando l’uomo l’aveva invitata ad entrare, lei lo aveva superato, facendo il primo passo nella stanza. Era riuscita a non ascoltare quella voce che aveva in testa, a spegnere ogni connessione con la forza, a lasciarsi trasportare dal momento e seguire gli istinti che aveva represso per 26 anni.
Era stato tutto così nuovo per lei: i vestiti erano volati sul pavimento in un secondo e Shaula si era abbandonata ai gesti del conte. I brividi l’avevano pervasa e scoprì quanto potesse essere bello toccare un altro essere umano in quel modo. La pelle di Jack era tesa e perfetta, i suoi occhi guardavano Shaula con ammirazione e tenerezza ma al tempo stesso non nascondevano la lussuria dei suoi gesti. La giovane si donò a lui e dopo un tempo che le sembrò infinito, si abbandonarono ansimanti uno accanto all’altra. L’uomo le aveva sorriso e le aveva accarezzato una ciocca, il viso rilassato e sazio. Shaula non riusciva a capire cosa lui stesse vedendo sul suo di viso. Dopo qualche minuto, l’uomo era crollato in un sonno tranquillo. Shaula era rimasta a pensare a occhi aperti.
Ogni bacio che si erano scambiati, ogni carezza che si erano donati, avevano avuto un forte valore per entrambi.
Lei stava bene, aveva immaginato che non si sarebbe mai addormentata e che sarebbe scappata, ma poi il suo legame con la forza era tornato, passata la sbornia, e anche i suoi sensi da Jedi. Era andata a letto con un uomo, ma aveva ben compreso che quell’atto non poteva definire ciò che lei era.
Subito aveva pensato a quanto fosse bello e interessante il conte e i discorsi filo repubblicani l’avevano incantata anche troppo. Era un politico e ci sapeva fare con le parole, ma non era come tutti gli altri, e Shaula, gli altri, li aveva conosciti anche fin troppo bene.
Fu in quel momento però che un allarme echeggiò nella reggia. La Jedi si alzò di scatto, percependo il pericolo ancor prima del suono.
-Jack!-
Chiamò ad alta voce, mentre anche l’uomo si alzava e guardava con due occhi enormi la ragazza.
-Ci stanno attaccando…-
-Chi mai potrebbe?!-
-L’impero.-
Quell’unica parola fece montare dentro Shaula uno tsunami di emozioni. Strinse i pugni e iniziò a cercare i suoi vestiti. Stessa cosa fece il conte e dopo pochi secondi entrambi stavano correndo verso il centro di comando della corte.
-Cosa sta succedendo?!-
Gridò Jack al suo tenente, entrando nella sala come un uragano: l’uomo rispose che una nave imperiale era appena uscita dall’iperspazio e avevano comunicato di voler parlare con il conte, minacciando un attacco orbitale.
Si trovavano in una stanza rotonda, con molti monitor alle pareti e con almeno 5 persone sedute intorno ad un tavolo. Insieme a loro vi era una figura smilza, di mezza età e con dei vestiti più austeri rispetto a quelli eleganti del conte.
-Perché questa minaccia?-
Chiese a denti stretti Jack, il viso rosso, mentre osservava le riprese della nave imperiale.
Si trattava di uno Star Destroyer classe Venator, uno dei migliori mai costruiti. Shaula lo conosceva molto bene, era la stessa nave che aveva utilizzato nelle guerre dei cloni.
-Non lo sappiamo ma abbiamo un contatto.-
Un altro uomo si presentò nella stanza, tramite il comlink presente al centro del tavolo. Il suo viso era paffuto e incorniciato da dei grandi baffi.
-Conte Y, sono l’ammiraglio Pic dell’impero galattico. Mi è stato ordinato di occupare il vostro pianeta e di prenderne possesso. Vi sto elargendo una resa pacifica, altrimenti saremo costretti a bombardarvi.-
Shaula socchiuse la bocca, spiazzata, i nervi e i muscoli tesi.
Anche Jack era rimasto a bocca aperta.
-Con che autorità pronunciate questa minaccia?! La mia famiglia amministra questo pianeta da dinastie! Non lo lascerò in mano all’impero! Avevo pattuito un accordo con uno dei vostri, vi sarete stanziati qui, ma l’amministrazione del pianeta sarebbe rimasta alla famiglia reale!-
L’ammiraglio Pic emise una risatina:
-L’accordo è saltato. Vi lascio qualche minuto per decidere. 10 per la precisione, dopodiché faremo fuoco.-
La connessione si spense e solo in quel momento Jack si girò verso il tenente e quindi anche verso Shaula. La guardò dritta negli occhi, come se aspettasse che dicesse qualche cosa.
La ragazza colse lo sguardo e fece un passo avanti: il mento alto e lo sguardo fiero.
-Avete uno scudo orbitale?-
Chiese con voce ferma, degna di un generale.
Jack si riscosse:
-Si…-
-Bene, caricatelo, tenetelo pronto ma non attivatelo.-
Shaula si avvicinò al conte guardandolo dritto negli occhi.
-Non c’è tempo per le spiegazioni, dobbiamo agire e in fretta. Se intendete difendervi non avranno pietà né per voi né per il vostro popolo. Il Venator non può sostenere un attacco duraturo dall’orbita, se vogliono realmente prendere il pianeta dovranno invadervi. Ma anche se riusciste a respingerli, tornerebbero con una flotta e a quel punto sareste spacciati. Io vi consiglio di cercare un dialogo.-
Il conte, insieme a tutta la stanza, guardava con occhi sgranati quella ragazza dai penetranti occhi verdi, che in quel momento erano diventati grigi.
-Tu come.. come sai…-
-Ripeto, non abbiamo tempo e ciò non ha importanza. Sappiate solo che sono stata istruita per questo… V-6, mi trovo a queste coordinate, preparati a qualsiasi cosa.-
Dal comlink che aveva sul polso uscì un bip stridulo che tradiva preoccupazione. Era lo stesso comlink che prima risiedeva nella sua armatura da Jedi. Sembrava passata una vita, ma non in quel momento.
-Ebbene conte, quale è la scelta?-
L’uomo si massaggiò la testa, il viso tirato.
-Non ha senso combattere..-
Quelle parole erano tristi, rassegante.
-Vorrei ci fosse un’altra via rispetto a una battaglia.-
Shaula annuì, lui aveva più che ragione.
-Io dico di preparare gli scudi e di provare a parlare con il nostro caro ammiraglio. Arrendersi si, ma a delle condizione ben precise. Conte Y facevate parte del consiglio dei sistemi neutrali insieme a Mandalore. Mandalore è stata spazzata via e vorrei che non accadesse anche a questo pianeta. Ma avete amici, conoscete persone. Dovremo provare a patteggiare.-
Jack rimase sempre più a bocca aperta. Vedeva come ragionava la ragazza e non aveva mai visto nulla di simile tranne… tranne nelle guerre dei cloni. E allora il conte capì.
-Sono stato a Coruscant molte volte Signorina Pepper. Ero uno dei consiglieri del senato galattico. Ho visto cose, c’ero durante la guerra… avevo conoscenze importanti.-
Shaula sostenne lo sguardo. Anche se avesse realmente capito chi avesse davanti, non aveva poi molta importanza.
-Bene, vediamo di utilizzare allora queste conoscenze. Non vi è nessuno che potete chiamare?-
Jack sorrise: -Alderaan-
Shaula rispose al sorriso con un ghigno divertito, mentre la figura di Nail Organa lampeggiava davanti a loro.
-Non saprei come aiutarla signor Y. Lei non faceva parte della repubblica al tempo e adesso non dispongo dell’influenza necessaria.-
Shaula fece un passo avanti, guardando negli occhi il vecchio senatore.
-Senatore Organa…-
-Che mi venga un colpo, siete viva!-
-Si, lo sono.- Shaula fece un gesto della testa, per fargli capire che c’erano troppe orecchie indiscrete. -Non c’è nulla che potete fare?-
-Vi conoscete?!- proruppe Jack.
-Si- entrambi risposero all’unisono.
-Ci proverò, in memoria dei vecchi tempi, ho solo un contatto, ma vale la pena tentare.-
La chiamata si spense e tutti rimasero in silenzio. I 10 minuti erano passati e una voce squillante proruppe nuovamente.
-Ebbene?! Avete deciso?-
-Si signor Pic. Ci arrendiamo ma… voglio avere delle garanzie.-
Jack Y gonfiò il petto:
-Prima che possiate interrompermi, vorrei che tenga presente del fatto che facevo parte del consiglio dei sistemi neutrali, ero uno dei consiglieri del senatore Trick a Coruscant, uno dei vostri più leali alleati, e con egli possiedo una certa influenza nei commerci, senza di me egli non potrebbe commerciare spezia. Le arriverà una chiamata a breve, in cui vi verrà consigliato di tenere ben a mente con chi state parlando. Non voglio una guerra, ma potremo sancire un’alleanza positiva per tutti.-
Shaula ridacchiò, rimanendo sempre nell’ombra, soddisfatta di quel discorso. Se la sapeva cavare bene quel conte.
L’ammiraglio Pic rimase in silenzio per qualche secondo, fino a quando non lo si vide parlare con qualcun altro. Dopo pochi minuti, riaccese l’interfono.
-Molto bene.. molto bene, la chiamata è stata esaustiva, avrete nostre notizie.-
La comunicazione si spense, susseguita dalle parole di uno dei tecnici: lo Star destroyer era saltato nell’iper spazio.
Era una bella giornata di fine primavera. Gli uccellini danzavano sopra gli alberi e vi era un leggero profumo di fiori. L’acqua corrente si muoveva vivace tra i ciottoli e Shaula si stava godendo il sole prima della partenza.
-Ti devo ringraziare Pepper..-
La voce del conte era profonda e suadente, era una delle prime cose che l’avevano colpita.
-Non ho fatto nulla, sei stato bravo.-
La ragazza gli sorrise, ravvivandosi il ciuffo.
-Posso sapere chi realmente sei?-
Ci fu un sospiro da parte della ragazza.
-No… mi dispiace, ne vale della mia e della tua sicurezza.-
Il conte annuì e lasciò perdere il discorso.
-Quando tornerai?-
La domanda la colpì più del dovuto.
-Tornare?- Chiese stranita. -Beh non appena ordinerai altre stoffe, anche se Charlot solitamente si tiene a debita distanza dall’impero.-
-Ho paura di cosa accadrà al mio popolo.-
Un’ombra aleggiò su i due.
-Lo temo anche io… l’impero si sta allargando come una piaga che infetta ogni cosa che tocca.-
-Il problema è che non ci possiamo nemmeno ribellare.-
Quella parola le risuonò nella mente, era la stessa frase che le aveva detto Martz.
-No, o almeno non al momento.-
-Quindi quando tornerai? Vorrei rivederti Pepper.-
La ragazza si avvicinò a lui e lo guardò dritto negli occhi.
-Non lo so.. farò del mio meglio…-
Il conte le afferrò una mano e gliela baciò dolcemente.
-Non dimenticherò questa notte e nemmeno questa mattina, ciò che hai fatto per me e il mio popolo.-
Shaula non sapeva cosa risponde e semplicemente gli sorrise. Non sapeva cosa provare e soprattutto non sapeva cosa realmente volesse, ma si rese conto di aver bisogno di meditare su diverse cose.
Dopo un’ultima passeggiata e un lungo bacio ai piedi della nave di Shaula, l’ex Jedi partì verso lo spazio, lasciando in quella corte una parte di sé stessa che non credeva potesse appartenerle.
Parte 5
Shaula era sdraiata nel suo letto e non riusciva a dormire. Guardava il soffitto della sua cabina e la sua mente non faceva che proporle immagini di battaglie ed eventi trascorsi.
Il cielo sopra Geonosis era chiaro, l’odore del sangue si alzava dalla terra rossa fino al suo naso, mentre lei, con la spada alzata difendeva come una leonessa tre padawan dietro di lei. I droidi sembravano infiniti ma lei non si era arresa. Li aveva salvati, non tutti, ma molti si.
E perché adesso non stava facendo la stessa cosa? Qualcuno doveva essersi pur salvato.
-Non sono più una Jedi.-
Disse a voce alta, alzandosi di scatto e prendendosi la testa tra le mani. Sapeva di aver appena detto una falsità e sapeva benissimo invece quale fosse la verità.
La verità era che si sentiva in colpa. La repubblica era caduta perché anche lei non aveva percepito e capito cosa ci fosse realmente sotto. Era stata presa in giro, usata come pedina, la sua esistenza era stata amministrata da un Sith. Si sentiva sporca, sbagliata… ma sapeva anche che le cose non sarebbero potute andare in altro modo.
Un’altra verità è che lei aveva sempre amato ciò che era stata: essere una Jedi, far parte dell’ordine, addestrarsi, migliorarsi, aiutare le persone… lei era quello, ma lo stava reprimendo, andando a spasso per la galassia con quella maledetta nave.
Passarono pochi minuti e adesso seduta su quel letto non vi era più Shaula.
La ragazza si trovava di fronte ad un enorme specchio da sarta: la sua tunica color crema sembrava brillare sotto le tabbards grigie. La fodera del vestito risplendeva sotto la luce, mentre la spada laser era accesa al suo fianco. Ciò che vi era rispecchiato era l’immagine di un cavaliere Jedi, uno dei migliori delle guerre dei cloni, che presto sarebbe dovuto diventare maestro. Ma che non ne aveva avuto il tempo. La cintura nera di pelle le stava grande, aveva perso diversi chili, aveva perso la sua forza e la sua fierezza. Si immaginò di sentire la voce di Stephan che la ammoniva, ripetendole quale fosse la via del guardiano, dicendole che un Jedi non si sarebbe mai arreso, che lei avrebbe dovuto raggiungere la forma perfetta. Gli occhi di Windu le balenarono davanti, insieme a quelli di tutto il consiglio Jedi. Erano tutti morti, tutti fantasmi che la fissavano. I loro occhi erano asfissianti, il loro sguardo l’avrebbe potuta uccidere. Li stava deludendo, stava venendo meno al suo giuramento. La Jedi sbatté gli occhi e tutti scomparvero.
Il blu illuminava la stiva e quegli stessi occhi divennero lucidi. Shaula sapeva di star reprimendo sé stessa, l’impero le aveva tolto l’unica vita che aveva amato e che aveva conosciuto. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter continuare a viverla. Strinse più forte l’elsa della spada, sentiva le sue emozioni contenute dentro di sé, se le avesse fatte uscire avrebbe distrutto l’intera nave.
Si concentrò sui ricordi, il suo maestro che l’allenava e che le diceva che stava migliorando. Il maestro Windu che le faceva un complimento, il fallimento di Naboo, la battaglia contro il Mandaloriano su Luccra, le sue prove da Jedi, la missione su Mandalore per conto di Satine, e poi il pianeta boscoso in cui aveva decimato il suo plotone. Le era stato strappato via tutto, l’unica famiglia che avesse mai avuto, ciò che aveva definito la sua identità, i suoi amici, il suo credo, i suoi fratelli, la sua libertà.
Shaula alzò lo sguardo verso il suo riflesso, verso i suoi occhi verdi e le sue sopracciglia contratte.
-Mi avete portato via tutto…-
Il vetro dello specchio iniziò a tremare ma non si ruppe, le luci sfarfallarono e Shaula percepì dentro di sé una specie di cambiamento: aveva preso una decisione, avrebbe percorso il suo cammino, in un modo o in un altro e sapeva anche da dove sarebbe iniziato.
Parte 6
Il metallo splendeva sotto la luna, creando un riverbero argenteo sulla carlinga e sul vetro di quel caccia. Il simbolo dell’ordine jedi era stato grattato via quasi per intero, la nave non era più viola come qualche anno prima, quando sfrecciava nei cieli combattendo per la repubblica. Shaula stava passando una mano sull’ala destra, ricordando tutto ciò che quell’aereo aveva significato per lei: libertà, speranza e onore.
Le stelle di quel cielo erano le stesse che l’avevano accompagnata quando era precipitata qualche anno prima, dopo quella battaglia in cui sarebbe dovuta morire se non fosse stato per Alex. Ma lui c’era sempre stato quando ne aveva avuto bisogno, il suo amico, il suo compagno.
Shaula però questa volta non piangeva. Aveva preso la sua decisione la notte precedente e avrebbe iniziato a seminare giustizia come non aveva fatto durante le guerre dei cloni. Sorrise al chiaro di luna e iniziò il suo addestramento.
Romae era un pianeta boscoso lambito da un grande mare calmo. La spiaggia era battuta da un leggero vento quella mattina, mentre dei grandi uccelli marini volavano placidi sotto il sole.
Dei passi riverberavano in quel quadro idilliaco, sostenuti e leggeri. Shaula si trovava ormai da una settimana su quel litorale abbandonato da tutti. Nessuno vi si era stanziato a causa della battaglia che si era tenuta durante le guerre dei cloni. In tutto il mondo si potevano trovare pezzi di bombardieri della repubblica, navi dei separatisti, avamposti abbandonati di entrambe le fazioni. Ma nessuno aveva deciso di riconquistarlo, poiché ormai non vi era assolutamente più nulla lì sopra. Lei aveva combattuto quella battaglia, aveva ritrovato il suo caccia che si era schiantato e lì era atterrata con la sua nave della sua compagnia di tessuto. Aveva iniziato a riparare la nave e ad allenarsi.
La Jedi si fermò dopo aver corso per due ore. Il suo petto si muoveva velocemente a causa dello sforzo, mentre l’odore della salsedine si mischiava a quello del suo sudore. Stava migliorando, in una sola settimana era riuscita a ristabilire gran parte del contatto che aveva perduto con la forza. Per il fisico però avrebbe dovuto aspettare molto più tempo. Shaula era dimagrita, i muscoli non erano più forti come una volta. Si sentiva debole, sconnessa, ma il riprendere ad allenarsi aveva riacceso la sua fiamma.
Ormai il sole stava tramontando e solo la spada laser accesa riusciva a illuminare i piedi della ragazza. Shaula fece un balzo all’indietro, muovendo la spada in un mulinello velocissimo. Atterrò in ginocchio e con un enorme slancio scartò di lato un colpo immaginario. Ne parò un altro, abbassandosi e piegandosi. Si girò poi su sé stessa decapitando il suo assalitore invisibile.
-Tre mesi, tre mesi…-
E quei tre mesi passarono.
Romae era diventata la sua casa. Si era stabilita in un vecchio avamposto repubblicano. Era riuscita a riaccendere un generatore, aveva trasportato il caccia dentro l’hangar, aveva portato a termine il suo allenamento. Adesso si sentiva pronta, in forze come non lo era dalle guerre dei cloni. Si guardò allo specchio del suo alloggio, un appartamento appartenuto al comandante di quella stazione. Il suo viso si era scavato, i suoi occhi nuovamente brillavano di determinazione e il suo corpo era teso come una macchina da combattimento. E insieme a tutto quello, anche il caccia era pronto. Era tornato del suo colore originario: bianco e viola. Lo stemma dell’ordine Jedi brillava di nero sulla carlinga, impossibile non notarlo. Shaula lo aveva testato ed era perfettamente funzionante, nessuna nave poteva essere veloce e potente come quella che era stata costruita per essere guidata da uno Jedi.
-Sono pronta…-
[the end]
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