Concorso letterario: “Un Nuovo Inizio” di Damiano Lollobrigida (I parte)

In occasione del venticinquesimo anniversario della creazione di GuerreStellari.net, è stato indetto il secondo Concorso Letterario, a cui ha partecipato anche il racconto “Un Nuovo Inizio”.

Il 15 giugno 2024, durante i festeggiamenti per il compleanno dello storico sito, i tre racconti che sono saliti sul podio decretato dalla Commissione Giudicatrice, sono stati premiati dalla Principessa Leia Organa, con l’assegnazione delle mitiche medaglie di “Star Wars: Una Nuova Speranza”.

Settimanalmente pubblicheremo tutti i racconti pervenuti. Questa settimana pubblichiamo la prima parte del racconto quarto classificato di questa edizione del Concorso Letterario.

“UN NUOVO INIZIO” di Damiano Lollobrigida (I parte)

Capitolo 1

Rey

Era tempo di tornare alle origini di tutto, non erano le “sue” origini, ma comunque il giusto pianeta per chiudere un cerchio: Tatooine. Così Rey, una volta arrivata vicino a quella che fu l’abitazione di Luke Skywalker, decise di seppellire lì le due spade laser in suo possesso, quella di Luke e quella di Leia, le due grazie allle quali Palpatine fu sconfitto, ponendo fine per sempre, nel migliore degli auguri per tutta la galassia, alle forze del male, o quella che fu indubbiamente l’ultima parola nella storia dell’Impero Sith.

Un Nuovo Inizio: Le spade laser di Luke e Leia

Rey, dopo aver lasciato per sempre le due spade laser, si alzò in piedi, per tirare fuori la sua. La accese, la lama era gialla, alla ragazza piaceva molto quel colore, lo trovava particolare, diverso soprattutto, ne aveva viste nella sua vita solo blu e una rossa, quella di Ben, quando ancora si faceva chiamare Kylo Ren, chissà se l’avrebbe seguita su Tatooine se fosse ancora vivo.

Non c’era molto tempo per pensare, poiché un’anziana signora del luogo si avvicinò a lei, facendo nascere in Rey dei sospetti, essendo quel posto completamente desolato, ma in effetti era una caratteristica di quel pianeta, proprio come Jakku, ma la signora in ogni caso non sembrava rappresentare una minaccia e chiese a Rey: “Non si vedeva nessuno da tanto tempo. Chi sei tu?”. Una domanda che Rey si sentiva ripetere da tutta la vita, da quando fu abbandonata proprio su Jakku, dai suoi genitori, i suoi salvatori.

Chi sei tu?

La risposta era sempre la stessa: “sono Rey”. La ragazza sapeva perfettamente quale sarebbe stata la domanda successiva e infatti: “Rey chi?”. Non c’era mai stata una risposta, effettivamente non aveva mai avuto un nome di famiglia, neanche quando era piccola, suo padre infatti, come scoprì solo a posteriori, non utilizzava il nome “Palpatine”, essendo stato di fatto scartato e gettato via come un rifiuto, come un abominio. Sua madre naturalmente aveva un cognome, ma non le era mai stato detto niente della sua famiglia di origine e, anche se fosse, Rey era veramente piccola, aveva addirittura fin troppi ricordi, anche se molti repressi per anni. In quell’istante Rey stava pensando a tutte queste cose come per fuggire a quella domanda, ma effettivamente la signora necessitava una risposta. Rey guardò all’orizzonte sentendo qualcosa, come un tremito nella Forza, così pochi istanti dopo fu in grado di capire il perché e li vide: Luke e Leia. Erano morti, ma erano lì, se Rey non avesse già avuto esperienza con i fantasmi, proprio con Luke su Ahch-To, probabilmente non avrebbe capito, ma ripensando al suo percorso da Jedi, il suo percorso nella Forza, la risposta nacque spontanea: “Rey Skywalker”. La signora annuì, per un attimo sembrava volesse dire qualcosa, probabilmente, anzi sicuramente, quel cognome le era familiare, ma non disse niente, sorrise e se ne andò.

Rey in un primo momento rimase delusa, si sarebbe aspettata una risposta, ma non aveva importanza, Luke e Leia erano lì, il suo vecchio maestro lo aveva incontrato alla Base della Resistenza, è stato lui a dirle di andare su Tatooine, ma Rey non vedeva il Generale Organa da… da prima… da prima del suo sacrificio, da prima del ritorno di Ben alla Luce, quindi non aveva mai avuto occasione di parlarle nuovamente. Si avvicinò, riuscendo ad osservare i loro sguardi, erano entrambi fieri, orgogliosi della loro ragazza, come se fossero di fatto i suoi genitori, ragione per cui Rey si convinse definitivamente di aver fatto la scelta giusto scegliendo di adottare il cognome Skywalker. Dopo vari minuti di silenzio Rey si rivolse a Leia, dicendole: “Leia… mi dispiace. Avrei voluto salvarlo, so che ne sarei stata in grado se fosse stato ancora vivo, lo avevo già fatto, avrei potuto di nuovo, ma lui… e prima io… come? Come è stato possibile?”.

Leia e Luke

Leia la guardò con occhi carichi di tristezza e nostalgia, per il figlio, lei lo aveva salvato facendolo redimere, era vero, ma era anche vero che per anni non lo ha mai rivisto. Non ha mai rivisto suo figlio Ben, ha solo sentito la sua presenza anni prima su quel caccia, prima di essere scaraventata nello spazio aperto, su Crait lo intravide unicamente da una grossa distanza, troppo lunga per poter scorgere il suo sguardo, per vedere se ci fosse ancora suo figlio in quel corpo. Si fece forza e le rispose “Ben sta bene, è sereno, in pace con sé stesso, nel miglior posto dove potrebbe essere”. Ne parlava come se fosse ancora vivo, facendo nascere in Rey un barlume di speranza: “dove? Dov’è Ben? Posso aiutarlo? Siamo ancora in tempo per salvarlo?”.

Leia sorrise: “lo abbiamo già salvato, insieme. Lui è qui” e l’ex Generale della Resistenza toccò il cuore di Rey, il cui sguardo rimase perplesso, prima dell’intervento di Luke, che finalmente disse qualcosa: “Rey, Ben è dentro di te. Siete una cosa sola, lo siete sempre stati, ma ora a tutti gli effetti, non eravamo lì fisicamente io e Leia, ma abbiamo percepito tutto, Ben ha trasferito la sua energia vitale dentro il tuo corpo, sacrificandosi, questo vuol dire che lui è lì, sarà sempre lì, ovunque tu andrai. Quindi…” e Luke iniziò a ridacchiare: “quindi non ti preoccupare. Sei davvero una Skywalker anche tu, sei anche una Palpatine, così come Ben, nella Forza voi due siete o siete stati entrambe le due cose, ora essendo un’unica entità si trattava semplicemente di fare una scelta e tu l’hai fatta: benvenuta qui su Tatooine nella mia dimora, Rey Skywalker”.

Rey era emozionata per l’approvazione di Luke, come lo potrebbe essere una figlia per l’approvazione del padre, ma Rey ne era convinta, anche il suo vero padre sarebbe stato orgoglioso di lei, orgoglioso del fatto che, difendendola e proteggendola, anche lui aveva contribuito a salvare la galassia, al pari di tutti i Jedi che erano stati al suo fianco lì su Exegol.

Il nuovo inizio parte dal vecchio inizio

Cosa avrebbe fatto però ora Rey, dove sarebbe andata? Fu l’esatta domanda che fece a Luke, che rispose: “c’è solo una cosa da fare Rey per questo tuo nuovo inizio, tornare dove tutto è realmente iniziato”. Rey non capiva: “ma ci sono, sono qui su Tatooine, a casa tua, dove mi hai detto hai ricevuto la spada dal maestro Kenobi”. Luke sorrise nuovamente e rivelò alla ragazza quella che sarebbe dovuta essere la sua nuova tappa: “qui è dove è iniziata tutta la storia, è stato l’inizio del mio percorso nella Forza, ma qui parliamo di te, parliamo del TUO vecchio e nuovo inizio, riflettici bene Rey, lo sai anche tu”.

Jakku… “quella discarica” come disse Han durante il loro primo incontro sul Falcon, il ricordo le fece nascere un sorriso spontaneo sulle labbra, quante cose erano successe da allora. Il pensiero che le attraversò la mente fu una frase che le disse Poe Dameron: “ma perché tutti vogliono tornare su Jakku?”. Era stata pronunciata da Finn e quando Poe le parlò di come si fossero conosciuti fu una delle prime cose che le raccontò, era una frase che a Poe divertiva molto, anche a Rey, immaginandosi le espressioni di Finn in quel momento, già, Finn! Doveva venire con lei, non sapeva bene il perché ancora, ma fu la prima sensazione, sentiva come… un presentimento, Finn sarebbe dovuto venire con lei, in qualche modo anche lui era legato a Jakku, lì nacque la consapevolezza di non voler più far parte del Primo Ordine, a quanto diceva, così era deciso, a breve sarebbe andata su Jakku e Finn con lei.

Per fortuna Rey non dovette stare ore e ore a pensare a dove poter trovare Finn, poiché era rimasto alla base della Resistenza, anche se ormai di fatto non esisteva alcuna Resistenza, non era più una necessità, sperando che mai più sarebbe servito di dover “resistere” da qualcosa.

Finn

Può iniziare dunque il primo step del viaggio di Rey, dritti da Finn, anche perché effettivamente Rey avrebbe bisogno di un co-pilota, c’era BB-8 con lei ok e allo stesso tempo Finn non era un pilota, ma almeno avrebbe tenuto compagnia, erano noiosi i viaggi, più o meno lunghi, senza nessuno con cui parlare, a parte un droide, che non rappresentava probabilmente il massimo della compagnia, seppur Rey lo capisse perfettamente e provasse addirittura a intavolare qualche conversazione intima e personale, ricevendo naturalmente solo risposte standard e codificate.

Non c’era più tempo per pensare a queste cose, Rey atterrò sul pianeta, insolitamente poco agitato, o meglio, insolitamente perché gli unici ricordi di quel pianeta erano legati alla guerra, quindi la quiete era più che giustificata. Rey si fece strada nella base, ripercorrendo quei luoghi che furono sempre oggetto di discussioni sulle battaglie e via dicendo, finalmente Rey trovò Poe, era contento di vederla, non era passato troppo tempo alla fine dei conti, ma dopo che esser stati coinvolti insieme in qualcosa di così grosso e importante come, letteralmente, la salvezza della galassia, anche una breve separazione in tempo di pace sembrava insolita. “Rey! Che bello vederti, come mai da queste parti, credevo che fossi troppo impegnata nell’esplorazione della galassia per venire a salutare i tuoi vecchi amici. Io? Sto benone, grazie per la domanda, non c’è molto da fare qui, per fortuna da una parte, ma mi conosci, l’impulso di salire su un Ala-X per andare chissà dove a combattere chissà contro chi ce l’ho sempre. Come posso aiutarti?”.

Rey era grata che Poe avesse smesso di parlare, credeva non avrebbe smesso più, le giornate devono essere noiose per un soldato che non ha più una guerra per cui combattere, a maggior ragione se parliamo del miglior pilota della Resistenza. “Secondo miglior pilota” disse Rey, sorprendo Poe, che rispose: “cosa?”. Rey sgranò gli occhi, sperava che Poe avesse sentito solo quella frase e non tutto il discorso che stava avvenendo nella sua testa: “oh niente, scusa, stavo parlando da sola. Sono qui per Finn. Sai dove posso trovarlo?”. Poe sorrise, era contento che Rey volesse rivedere Finn, anche se non sapeva per quale motivo, così la condusse dall’ex stormtrooper.

Stava in una sala mai vista prima, Rey riconobbe Finn, vedendolo da dietro, e urlò il suo nome: “FINN!”, il ragazzo si voltò e Rey udì venire dal posto situato davanti al suo: “rrrruuuurrr”.

Di nuovo insieme

Sembrava un verso di uno wookie, quindi doveva esserci anche… :” CHEWBE. Che piacere rivederti amico! Ho visto… ho visto Leia. Ti abbraccia” e la risposta di Chewbe fu triste, ma allo stesso tempo felice, sapere che, chissà come, la principessa era ancora al loro fianco, era una bella cosa per lui. Quando ebbe finito di parlare con Chewbe, Rey si girò verso Finn, entrambi dissero all’unisono: “ti devo raccontare delle cose!”. Nessuno dei due sapeva bene come proseguire, fino a quando Rey non disse: “dobbiamo tornare su Jakku, insieme. So che non vuoi, neanche io vorrei, ma ci devo tornare, mi è stato detto è vero, ma non è solo quello, ci devo tornare perché dentro di me sento come un-” “un presentimento” concluse Finn, che poi riprese: “lo so Rey, verrò con te, parleremo di tutto quello che c’è da parlare sul Falcon, ma anche io ne sono convinto: è una cosa che dobbiamo fare entrambi e dobbiamo farla insieme”. I due si girarono verso Poe, che era rimasto lì tutto il tempo. Il pilota era confuso dai loro sguardi e disse: “che c’è? Non se ne parla neanche. Belli sono in guerra e faccio viaggi da quando sono nato, mi merito un po’ di pace, stavolta passo, non vi preoccupate, ve la caverete anche senza di me”. Strano, fino a poco fa diceva che avrebbe potuto salire su un Ala-X per andare chissà dove e ora voleva starsene in pace. Strano, sicuramente qualcosa bolliva in pentola, ma non era un loro problema al momento. Rey e Finn salutarono Poe, salirono sul Falcon per partire verso Jakku.

“Ciao BB-8 vieni qui vecchio amico mio”, Finn era molto contento di rivedere BB-8, che tutto quel tempo era rimasto sulla nave. Rey probabilmente non aveva realizzato, ma Finn le impedì di partire prima che fosse troppo tardi: “REY! Dobbiamo far scendere un attimo BB, sai, deve-” e Rey capì all’istante: “diamine non ci avevo pensato, che stupida, grazie Finn per fortuna”.

“VECCHIO AMICO MIO, MI SEI MANCATO” furono le grida di Poe appena vide il suo droide, l’ex ormai pilota della Resistenza era molto legato a quel piccoletto, ma la voce di Rey lo rese subito triste, ma con sua sorpresa: “può restare Poe, ti porto via Finn, è giusto che ti do indietro il tuo amichetto a forma di palla” disse ridendo. “E voi come farete, non vi servirà un co-pilota?” chiese Poe e Rey rispose: “tranquillo, Finn sa fare poco, ma qualcosa sa fare, almeno così mi ha detto prima di scendere, ma poi che problema c’è, il pilota che abbiamo è il migliore in circolazione” affermò Rey allargando le braccia. Poe sorrise e le rispose: “sì, è vero, per fortuna a guidare il Falcon ci sarà il secondo miglior pilota in circolazione.

Queste continue frecciatine reciproche erano alla base del loro rapporto, Rey si divertiva molto, Poe forse un po’ meno, prendeva la cosa molto sul serio e sul personale.

Con il Falcon verso il nuovo inizio

Una volta salutato il loro amico, Rey e Finn iniziarono, stavolta veramente, il loro viaggio verso il pianeta Jakku. “CHEWBE MA COSA STAI FACENDO” urlò Rey, nel frattempo che i ragazzi stavano portando BB-8 da Poe, in qualche modo il wookie era salito a bordo del Falcon, evidentemente nostalgico.

“Rrrruuuurrr!” gridò Chewbe, dopodiché Rey guardò Finn, chiedendogli: “dovete finire cosa?”.

Finn in un primo momento esitò dubbioso, poi capì e accese il tavolo con gli scacchi. “Questo. Stavamo giocando quando ci hai interrotto prima. Sono diventato bravo sai?”. Rey rimase allibita dalla dinamica per cui Chewbe era presente lì sul Falcon, ma anche innervosita per le parole di Finn che seguirono: “poi serviva un co-pilota no? Non sono realmente capace scusa, volevo solo che Poe avesse con sé BB”. Rey entrò in cabina per non pensarci, mentre i due bambini giocavano tra di loro, lei avrebbe guidato il Falcon “da sola! Utile un co-pilota che gioca a scacchi” disse sottovoce.

Dopo un viaggio tranquillo (e un inaspettato 2-2 tra Chewbe e Finn, cavolo era davvero diventato bravo) Rey esclamò: “bentornati a casa ragazzi!”. “Rrrruuurrr”, Rey rispose stizzita: “che vuol dire che non è casa vostra, è casa mia, si fa per dire”. Così finalmente i ragazzi, e Chewbe, tornarono dove la loro storia era iniziata, quella di Rey, meno di 15 anni prima, quando fu lasciata ad Unkar Platt, ma anche quella di Finn, la cui prima battaglia fu proprio sul suolo di quel pianeta.

Ritorno alle origini

Proprio quel suo vecchio “amico” (per modo di dire) voleva tornare Rey, fece atterrare il Falcon poco fuori quella piccola città e Rey fece il suo primo passo in questo ritorno a casa, dicendo a Finn  e a Chewbe di aspettare sulla nave. “Per caso è rimasta una porzione per me?” chiese la ragazza a un alieno di razza crolute voltato di spalle. Unkar Platt si girò e, dopo aver squadrato Rey dalla testa ai piedi, rispose: “e cosa mi hai portato in cambio?”. Seguì solamente un rapido scambio di battute, Unkar Platt non era particolarmente interessato del fatto o del perché Rey fosse tornato su Jakku, era interessato solo ai suoi affari, ma a Rey stava bene così, sentiva di doverlo almeno salutare e l’aveva fatto, nessun problema, tornò quindi sul Falcon, dove disse ironicamente a Finn: “mi dispiace Finn, niente cibo prelibato, dovremo accontentarci delle nostre risorse”, sorrisero tutti, il clima era rilassato, nonostante Jakku non fosse proprio un luogo dove sia Rey che Finn avrebbero voluto trascorrere una piacevole vacanza, infatti non erano lì per quel motivo. Scesi tutti dal Falcon, si recarono nel bel mezzo del niente, su Jakku, come Rey aveva imparato da anni e per anni, non era così complicato trovare un posto isolato in mezzo al nulla, così dopo una lunga camminata, Rey disse a Finn di fermarsi, avrebbero iniziato proprio lì. “Iniziato cosa?” chiese Finn perplesso, Rey gli rispose di fidarsi, poi si mise seduta sulla sabbia a gambe incrociate e chiuse gli occhi.

Iniziò sentendo con le mani la sabbia, quella stessa granulosa, irritante sabbia che si infilava dappertutto, Rey sentiva il fruscio del vento, il calore che l’intero pianeta sprigionava e piano piano iniziò a sollevarsi da terra, sempre senza chiudere gli occhi. Finn chiese: “ehm, devo volare anch’io quindi?”. Rey sorrise ma non perse la concentrazione, rispose al suo amico: “no, o non ancora, questo è tutto da scoprire, segui i miei passi, rilassati, chiudi gli occhi e lascia che tutto ciò che ti circonda ti penetri la mente e il corpo, diventa tutt’uno con l’ambiente, espandi le tue sensazioni”.

Un nuovo inizio

Finn era ancora un po’ perplesso: “oh benissimo, devo quindi diventare tutt’uno con… la sabbia e poi… altra sabbia, ah non avevo visto… sabbia”. Rey questa volta aprì gli occhi, si mise sulle sue gambe e si avvicinò a Finn: “no, c’è molto di più, anch’io la pensavo come te quando vivevo qui, sabbia e solo sabbia, ma il mondo, la galassia, c’è tanto altro anche se non riusciamo a vedere, mettiti come stavo io, chiudi gli occhi e dimmi quali sono le tue sensazioni”. Il ragazzo seguì quelle istruzioni, come chiuse gli occhi disse a Rey: “quindi per vedere meglio devo chiudere gli occhi, capisco, ha perfettamente senso”. Dopo un paio di minuti in quella posizione Rey chiese a Finn: “dunque, che cosa senti”. Lui inizialmente non rispose, non aveva molto da dire così improvvisò: “ehm sento il pianeta, il sole, quasi mi scordavo la sabbia”, ma la risposta irritò Rey, che esclamò: “Finn non è un quiz a cui devi rispondere con la prima cosa che ti viene in mente, deve essere la TUA risposta, le TUE sensazioni, senti il legame con il pianeta, il TUO legame”. Queste parole scossero Finn, che cercò di concentrarsi di più, al meglio delle sue possibilità e disse delle parole stavolta sincere e sentite: “vedo guerra, conflitto, non c’è pace su questo pianeta, vedo i civili, vedo me, con un casco, con un blaster in mano, mi danno l’ordine, io non… non ci riesco, non ce la faccio, non posso, REY!” e aprì gli occhi, stava sudando tantissimo, Rey lo guardava soddisfatta: “e questo è il tuo legame con il pianeta, come me non hai ricordi positivi, ma come hai visto io sono riuscita a trovare la pace per sentire “altro”. Questa era la prima lezione, hai affrontato le tue paure e i tuoi ricordi negativi, impareremo a conviverci e a superarli, fino a quando non diverranno un punto di forza”. Finn non era totalmente convinto da quella spiegazione e rispose dubbioso: “ma io sono già andato avanti, ho già superato, mi sono unito alla Resistenza, potevo scappare ma non l’ho fatto, sono rimasto e ho combattuto. Non penso più al Primo Ordine”. Rey annuiva parola dopo parola, rispose: “ed è indubbiamente un’ottima cosa, ma se il tuo primo legame con la Forza ti riconduce a quei ricordi forse qualcosa è ancora in sospeso, non il tuo rapporto stretto con il Primo Ordine, ma le paure e le problematiche che sono state causate da esso. Non ti preoccupare Finn, fa tutto parte del percorso verso la via dei Jedi, se poi sarai in grado o no di utilizzare la Forza lo scopriremo”. La risposta fu molto importante per Finn, che però conservava ancora dei dubbi: “scusami, ma se sono legato alla Forza, in automatico posso usarla come fai tu no?”. Rey si mise a ridere e spiegò meglio: “non funziona proprio così, me l’ha spiegato il maestro Skywalker. Tutti noi siamo circondati dalla Forza, c’è chi ha un legame più forte e chi un legame più debole, solo alcuni hanno un legame talmente forte da riuscire a padroneggiarla al massimo della sua potenza, ma anche solo riuscire a connettersi profondamente a essa, anche senza riuscire a domarla, è già tanto. Vedremo solo andando avanti qual è il tuo legame con la Forza, che già esiste, la rivolta al Primo Ordine, i tuoi “presentimenti”, questa prima connessione con Jakku, sono tutti segnali che la Forza è presente in te, scopriremo insieme quanto è presente, se tu vorrai, se tu lo desideri. Finn, vuoi essere il mio primo apprendista?”. Era un discorso lungo e complesso, ma la risposta di Finn fu immediata sentendo le ultime parole: “sì maestra. Sono pronto, voglio farlo, sono a tua disposizione maestra… Rey? Troppo formale, come posso chiamarti?”. La ragazza sorrise e per la prima, seconda, volta la risposta da dare era ben chiara: “chiamami maestra Skywalker”. Finn non fece domande, anche se ne aveva, ma l’avrebbe chiamata così. Probabilmente dietro la scelta di Rey c’erano misteri noti solo ai Jedi e al suo legame con Luke Skywalker, ma andava bene così.

[continua…]


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