In occasione del venticinquesimo anniversario della creazione di GuerreStellari.net, è stato indetto il secondo Concorso Letterario, a cui ha partecipato anche il racconto “Un Nuovo Inizio”.
Il 15 giugno 2024, durante i festeggiamenti per il compleanno dello storico sito, i tre racconti che sono saliti sul podio decretato dalla Commissione Giudicatrice, sono stati premiati dalla Principessa Leia Organa, con l’assegnazione delle mitiche medaglie di “Star Wars: Una Nuova Speranza”.
Settimanalmente pubblicheremo tutti i racconti pervenuti. Questa settimana pubblichiamo la terza parte del racconto quarto classificato di questa edizione del Concorso Letterario.
“UN NUOVO INIZIO” di Damiano Lollobrigida (III parte)
Capitolo 3
La Diade
Nel mentre, naturalmente i due non erano fermi durante la loro lunga conversazione, stavano tornando al Falcon, dove avevano lasciato Chewbe, il quale Rey si ricordava perfettamente dove fosse rimasta, pur non avendo tenuto il segno, aveva appena scoperto che suo padre fosse considerato da Palpatine come un abominio, e che di fatto lui fosse frutto degli esperimenti di cui parlavano gli archivi trovati su Jakku. Non si sarebbe più parlato di Dathan all’interno del diario, Palpatine lo aveva completamente abbandonato al suo destino, scorrendo le pagine Rey a lungo non trovò nulla di interessante, alla fine erano più o meno sempre le stesse cose, esperimenti, frustrazioni, consapevolezza del più o meno imminente tradimento del suo apprendista, fino a che non arrivò una pagina che fece quasi sobbalzare la ragazza. Si parlava di Diade della Forza, che Palpatine avesse programmato anche questa cosa? Che il suo rapporto con Ben fosse artificiale? Snoke aveva detto prima di morire di aver “unito” le loro menti, forse da quel momento era nata la Diade, magari glielo aveva imposto Palpatine stesso, ma erano tutte supposizioni, Rey tornò a leggere.
Il diario recitava: “la clonazione sta dando scarsi risultati, o meglio, ottimi sotto un certo punto di vista, ma insufficienti per quello che è il mio reale obiettivo, trasferire il mio spirito insieme ai miei poteri, avevo forse bisogno di qualcun altro. Un corpo esterno, potente nella Forza, con cui condividere la mia essenza. Per formare una Diade nella Forza, due che sono uno, come da generazioni noi Sith tentiamo. Qui entrano in gioco gli altri esperimenti che sono riusciti in parte, da un lato abbiamo l’abominio, ma di lui mi sono già occupato, dall’altra c’è questa creatura, molto potente nella Forza, ma di scarsa tenuta fisica, avrei fatto generare e rigenerare il suo corpo all’infinito per tutto il tempo necessario, affinché fosse utile alla causa, avrebbe trovato un apprendista degno, gli avrebbe insegnato le vie del lato Oscuro, una volta terminato il suo compito, il ragazzo sarebbe stato pronto per garantirmi una nuova vita, un nuovo inizio, questa creatura prenderà il nome di Snoke, mi sarà utile anche per molte altre cose”.
Rey rimase incredula, già sapeva di Ben? Impossibile, probabilmente Han e Leia neanche stavano insieme mentre Palpatine scriveva quel diario, però era in ogni caso tutto programmato, a Palpatine non serviva necessariamente Ben forse, ma solo “qualcuno”, chiaro che un potente ragazzo con il sangue degli Skywalker rappresentasse il meglio a cui Palpatine avrebbe potuto auspicare. Snoke nel frattempo sarebbe servito anche ad altro, e questo “altro” a cui si faceva riferimento era presumibilmente il Primo Ordine, o più in generale il piano di ricostruzione dell’Impero, che ancora doveva cadere definitivamente.
Dunque non creò Palpatine la Diade, ma era quello a cui aspirava, un potere come la vita stessa, tutto tornava, quell’uomo era di una malvagità incredibile, ma allo stesso tempo era notevolmente intelligente, un abile stratega e programmatore, pensava a tutto questo mentre doveva governare un Impero, era folle solo a pensarci. Era ancora più folle pensare che lei avesse in parte il suo sangue, sarebbe stata anche lei in grado di fare cose simili? Se avesse accolto il male, si sarebbe spinta fino a questo punto? Per fortuna le domande restavano puramente teoriche, Rey aveva scelto la giusta fazione per cui combattere, la giusta famiglia. La ragazza si mise a pensare se Ben fosse a conoscenza di tutto questo, se sapeva di essere un burattino destinato solo a far risorgere una persona morta, o se era all’oscuro di tutto. Rey credeva la seconda, essendo connessi, ha avvertito dentro di sé le sensazioni di Ben riguardo il ritorno di Palpatine, era frustrato, si sentiva preso in giro, un banale strumento per qualcosa di più grande, nulla di più, quindi la risposta era no, non era a conoscenza di niente.
Non c’era molto altro da leggere in quel diario, così Rey decise di scendere dal Falcon per unirsi ai suoi amici, era sera, ormai Poe si sarebbe dovuto svegliare, infatti lo vide in lontananza, che la salutava sorridente. “Ciao Rey, finalmente, ci chiedevamo se ci avresti raggiunti per cena oppure no. Hai finito le tue missioni, ricerche o… cose?”. Rey rispose affermativamente e si mise seduta su una sedia,posta davanti ad un tavolo apparecchiato per tre. Poe aveva parlato di cena, ma non aveva detto che ci avrebbe pensato lui, invece portò proprio lui dei piatti che aveva appena finito di cucinare. Rey assaggiò con scarsa fiducia, non aveva un aspetto particolarmente invitante, ma neanche uno orribile a dirla tutta, era il momento di provare. “Ma è squisito!” urlò Rey dopo aver messo in bocca quella sorta di torta salata ripiena di carne e altre cose. “Quando hai imparato a cucinare così bene?” gli chiese la ragazza, ancora stupita mentre continuava a mangiare. “Non essere stupita, ho molto tempo libero. E ora puoi aggiungere “grande cuoco” ai vari “miglior pilota”, “ragazzo più affascinante”, “migliore persona con cui avere una conversazione”, “il negoziatore” e chi più ne ha più ne metta”. A Rey venne da ridere talmente forte che quasi non sputò il cibo, non credeva che Poe fosse un abile negoziatore, aveva messo questa cosa lì in mezzo a caso giusto per dirla, o meglio, se “parla e poi spara” è un buon negoziato, allora non aveva tutti i torti, comunque era un bel ragazzo, quindi almeno una cosa l’aveva detta giusta.
Le origini di Finn
Finita la cena Poe tornò nei suoi alloggi con BB-8, mentre Finn e Rey occuparono lo spazio che fu di Leia, dove c’erano due letti. Prima di mettersi a dormire, era relativamente presto, Rey chiese a Finn: “alla fine quindi? Hai deciso cosa vuoi fare con l’addestramento?”. Finn, disteso su uno dei due letti, alzò lo sguardo verso il soffitto e rispose: “vedi, non credo di voler continuare. Seppur ogni tanto vorrei riprovare quelle sensazioni che ho sentito durante le nostre lezioni. Mi balzava in testa un’altra cosa, il Primo Ordine… sicuramente avevano dei registri, dove erano segnati nome in codice e pianeta di origine di ciascuno di noi stormtrooper, questi registri erano sicuramente conservati nelle stanze degli ufficiali di grado più alto, ma ora saranno andati tutti distrutti, non rimane più niente del Primo Ordine, addirittura forse era tutto conservato sulla Starkiller. Non credo quindi di poter mai risalire alle mie origini”. Il discorso di Finn era molto triste, anche per il tono della sua voce, Rey voleva aiutarlo in qualche modo, ma c’era realmente speranza di poter recuperare qualcosa appartenente all’ormai defunto Primo Ordine? Verosimilmente no.
I due si misero a dormire, fu un sonno lungo dopo quei continui sbalzi da una parte all’altra della galassia, ma quella bella dormita portò dei frutti, Rey si svegliò e corse subito sul Falcon, mentre Finn ancora dormiva, la ragazza tornò con in mano un piccolo aggeggio, che ricordava come dimensioni la mappa per Skywalker consegnata a Poe anni prima. La ragazza svegliò Finn, facendoglielo vedere ed esclamando: “questo ci può aiutare! Andiamo da BB-8!”
Rey svelò che quel piccolo affarino l’aveva trovato nell’osservatorio su Jakku, avrebbe potuto contenere informazioni vitali sul Primo Ordine, nonché qualche aiuto per la ricerca che avrebbe voluto fare Finn. I due corsero così da BB-8, che sarebbe stato in grado di trasmettere quei file e far vedere ai ragazzi di cosa si trattasse. Non sembravano esserci novità, erano di base le stesse informazioni osservate e apprese su Jakku, ma una slide fu fondamentale: si parlava di un pianeta nelle Regioni Ignote dove sarebbero state conservate tutte le informazioni segrete sull’esercito. Che fosse quello che cercava Finn? C’era anche tracciata la strada, percorrendo la quale sarebbe stato possibile raggiungere quel pianeta, che si chiamava “Midarfor”. Neppure Finn aveva mai sentito di quel posto, ma se davvero si trattava di una base del Primo Ordine, una fortezza con nascoste le informazioni più segrete, allora non c’era alcun dubbio: era quello il luogo.
Rey guardò Poe con aria dispiaciuta: “Poe… mi dispiace, ma per questo viaggio ci serve BB-8”.
Poe osservò il suo droide per un ultimo saluto, per poi alzarsi di scatto verso Rey per dirle: “ma sai che c’è? Prenditelo pure, tanto vengo pure io”. Sia Rey che Finn rimasero alquanto sorpresi soprattutto dall’entusiasmo con cui Poe avesse affermato quella frase, poi si guardarono e si fecero un cenno, benissimo, il generale Dameron avrebbe fatto parte di quella avventura.
Midarfor
La strada vero Midarfor non era propriamente rettilinea, tutt’altro, passava attraverso file e file di asteroidi grossi come lune, i corridoi per passarci attraverso erano abbastanza stretti, cosa che fece impensierire Rey, vedendo le espressioni della ragazza, Poe disse: “non ti preoccupare Rey, ne ho fatte a centinaia di strade del genere, lascia i comandi a un vero pilota, ce la faremo”.
Rey lasciò la sua postazione a Poe, seppur infastidita da quel “vero pilota” con cui aveva di fatto mancato di rispetto alla ragazza, ma ormai aveva imparato ad accettarle con più leggerezza queste uscite di Poe. Il viaggio proseguì, ma non senza problemi, la nave non sembrava essere propriamente al sicuro, più volte Poe la fece strusciare contro le superfici degli asteroidi, facendo reagire Rey: “vero pilota eh?”. Poe era concentrato sulla difficile strada da percorrere, ma trovò il tempo per risponderle: “verissimo! Il migliore”. Finalmente erano fuori da quell’inferno, i tre ragazzi potevano osservare davanti a loro due diversi pianeti, uno spendente e rigoglioso, quello più lontano invece consumato e in rovina, non c’erano molti dubbi su quale fosse la loro meta, ma per sicurezza Poe consultò lo stesso la mappa, per poi annunciare: “signori e signore, scordatevi una bella vacanza tropicale, Midafor è laggiù”. Benissimo, il pianeta non era gigantesco, ma i ragazzi ignoravano totalmente dove fosse il punto esatto di questa fantomatica “fortezza”, per fortuna. come il Falcon entrò nell’atmosfera di Midafor, la mappa iniziò a lampeggiare, indicando un punto specifico, presumibilmente la loro destinazione. Poe atterrò con fatica, non era un pianeta particolarmente comodo per un viaggio, motivo per cui forse era stato scelto come base nascosta dal Primo Ordine. Questa fortezza non era molto grande, ma nemmeno un piccolo alloggio, motivo per cui i tre ragazzi e BB-8 dovettero gironzolare un po’ prima di trovare qualcosa. Era una piccola stanza, piena di polvere e scartoffie. Finn iniziò a frugare tra di esse, ma niente da fare, erano presenti solo normali informazioni militari, nulla di specifico sugli stormtrooper. Così uscirono dalla stanza e ripreso a camminare, erano più corridoi e scale che altro, le stanze erano veramente poche e anche ben nascoste, essendo un posto molto buio, per fortuna Rey faceva luce con la sua spada laser. Salirono di un piano, arrivando così due porte. Rey guardò Finn, sembrava determinato, l’ex stormtrooper disse: “è qui”, indicando la porta di destra, la ragazza chiese come facesse a esserne sicuro. “Un presentimento” rispose Finn. La stanza era più grande delle altre e al suo interno c’erano tre diversi computer, Finn ne accese uno e vide esattamente ciò che cercava, una lista infinita di nomi e pianeti, erano talmente tanti che ci sarebbero volute ore ed era solo un computer, chissà se ci fossero stati altri nomi negli altri. Per scoprirlo disse a Rey e Poe di andare a vedere negli altri due computer e la risposta fu affermativa, la lista era lunga, senza ombra di dubbio ci sarebbe stato anche qualcosa su Finn. Non era una ricerca semplice, i ragazzi sembravano più volte sul punto di mollare, ma per Finn avrebbero fatto quello sforzo, aveva tutto il diritto di sapere anche lui qualcosa sulle sue origini. Passò altro tempo, regnava il silenzio, fino a quando Poe non esclamò: “FN eh? Non ti chiamo così. FN-2187, Finn sei tu? Sei tu, vieni qua”. Sentendo quelle parole Finn corse immediatamente verso il computer di Poe, carico di speranze. Si mise a leggere:
“FN-2187, età: 4 anni, altezza: 102 cm, peso: 16,8 kg. Pianeta…”, Rey e Poe rimasero sospesi, aspettavano che Finn continuasse a leggere, ma si bloccò immediatamente.
“Che c’è Finn? Perché ti sei fermato, pianeta?” chiese Rey impaziente. Poe sembrò aver capito e disse con voce tremante: “non dirmi che… non dirmi che quando la Starkiller…”, Rey lo guardò sgranando gli occhi, sarebbe stata una cosa terribile, ruotò ancora la testa stavolta in direzione di Finn, che dopo un sospiro disse: “no, non era un pianeta del sistema di Hosnian, il Primo Ordine non reclutava così vicino alla Nuova Repubblica. Il pianeta è qui, nelle regioni ignote, si chiama Abuia”. Rey fu sollevata, finalmente Finn aveva scoperto il nome del suo pianeta, solo che ancora le sfuggiva il perché di quella esitazione, glielo chiese direttamente e il ragazzo rispose: “avete presente la sala piccola del piano di sotto? Ecco, si parlava di un attacco militare in programma verso un pianeta… verso Abuja”. Un altro colpo di scena, ma Finn era determinato ad andare fino in fondo. “Andremo su Abuja e scopriremo la verità”. Rey però volle esprimere le sue perplessità: “ma Finn, non abbiamo una mappa, non sappiamo niente di questo pianeta, come possiamo arrivarci”.
Finn la guardò, le mise una mano sulla spalla e le disse: “ci guiderà la Forza”.
Abuja
Mentre i tre tornavano verso la nave, anche Poe non si tirò indietro dall’esprimere le sue perplessità: “la Forza? Per carità si possono fare tante cose con la Forza, sono un grande fan, ma uno che ha fatto mezzo allenamento per sbaglio ci deve guidare verso un pianeta di cui non sappiamo neanche il colore? Va bene, se per voi va bene…”
Poe era sempre un po’ scettico, lui era molto pratico, seppur conoscesse le potenzialità della Forza, ma a lui e Rey non restava altro che fidarsi di Finn, il quale durante il viaggio si mise a meditare. Rey e Poe erano in cabina di pilotaggio, che si scambiavano sguardi confusi, non sapendo dove andare. Così Rey partì alla cieca, tornando verso quella pericolosissima scia di asteroidi e detriti attraversata durante il viaggio d’andata. “Stavolta ci penso io, guarda e impara” disse Rey a poe, che alzò le mani come a dire “fai pure”. Il risultato non fu particolarmente diverso da quello ottenuto da Poe, se non peggiore addirittura, cosa che fece sorridere il pilota, che anche se fosse morto lo avrebbe fatto con la convinzione di essere il miglior pilota dentro quella nave.
“A destra” disse Finn all’improvviso, sorprendo tutti. Rey eseguì senza controbattere, “ancora a destra”, “a sinistra”, Finn sembrava davvero più convinto parola dopo parola, fin quando non lo videro: Abuja. Era un pianeta ricco di verde sparso per tutto il pianeta, con un’unica enorme città a farla da padrona, con pochi altri villaggi sparsi per il restante territorio. Quindi la soluzione era logica: addentrarsi nella città. Trovare un posto dove atterrare fu impossibile, c’erano solo giganteschi palazzi e piccoli veicoli parcheggiati ovunque. Rey decise quindi di atterrare sul verde, lontano dalla città.
Dopo una lunga camminata, i tre ragazzi insieme a BB-8 arrivarono su Abuja, sì, essendo di fatto il cuore pulsante dell’intero pianeta, la capitale portava il suo stesso nome. Era un luogo veramente caotico e sovraffollato, strano che i ragazzi non avessero mai sentito di quel pianeta, sembrava essere un pianeta ricco di risorse. Ricco anche di poliziotti a quanto pareva, ce n’erano da ogni parte, inevitabilmente uno di loro li fermò, domandando: “scusate, vi vedo un po’ spaesati, voi siete di qui? Fatemi vedere i vostri documenti?”. I ragazzi non se l’aspettavano questa domanda, si guardarono reciprocamente molto dubbiosi, quindi il poliziotto, non aspettandosi più una risposta, iniziò a spiegare: “da molti anni ormai non accettiamo più stranieri, siamo già numerosi così, non vogliamo nessuno da fuori. Non dopo… seguitemi”. Dopo cosa? Nessuno chiese nulla, i ragazzi sarebbero stati portati al palazzo Centrale di Abuja, sede del governo, evidentemente la loro presenza lì sarebbe stata oggetto di importanti discussioni, ma chissà perché continuavano a domandarsi i tre. Arrivarono quindi a questo bellissimo grattacielo, tutto decorato, la loro destinazione sarebbe stata il ventisettesimo piano, per fortuna che c’erano ascensori…
Il viaggio in ascensore fu alquanto silenzioso, né il poliziotto né loro dissero alcuna parola. La visione una volta che si spalancarono le porte dell’ascensore fu abbastanza spiazzante, mentre l’esterno era lussuoso e bellissimo, quella stanza era piuttosto fredda e malandata, come se la cura di quell’appartamento fosse stata messa in secondo piano da anni. “Benvenuti stranieri, accomodatevi” disse un uomo ai ragazzi, appena entrati nella fredda stanza. Fu chiesto loro i motivi per cui si trovassero lì, spiegarono anche di come fossero all’oscuro di tale chiusura di quel pianeta.
Quando Rey disse però del vero motivo per cui fossero lì, ovvero le origini di Finn, l’uomo, che rivelò di essere di fatto il governatore di quel pianeta, sgranò gli occhi e si fissò su Finn, anche mentre Rey stava continuando il discorso.
“Primo Ordine mi dici… sai, noi eravamo uno dei pochi pianeti di questo settore ad essere fedeli alla Nuova Repubblica. Un giorno, un terribile giorno… il Primo Ordine ci attaccò e uccisero mia sorella, allora leader di questo pianeta, e suo marito, mio caro amico. Non ci furono bombardamenti, saccheggi, niente, infatti come vedete, sono passati molti anni è vero, ma il pianeta continua a essere benestante e affollato. Da allora ci siamo chiusi, non abbiamo più permesso a nessuno di avvicinarsi al nostro pianeta, cancellandoci di fatto da ogni mappa, per protezione. Ci saremmo mantenuti da soli, ne avevamo le piene disponibilità. Quel giorno non morirono solo mia sorella e mio marito, ma tutte le persone di rango importante presente sul pianeta e chiunque si fosse schierato apertamente in appoggio alla Nuova Repubblica, motivo per cui da allora non ci siamo più schierati politicamente. Io ero fuori per un incarico, anche io ero parte del governo e sarei stato assassinato dal Primo Ordine. Una volta rientrato vidi già come la musica fosse cambiata, più poliziotti, più controlli, io fui lasciato entrare senza problemi poiché, da membro del governo, rappresentavo un volto conosciuto ai più. Quel giorno fu terribile anche per un altro motivo, il Primo Ordine rapì un bambino, il figlio di mia sorella, il suo nome era… Adebayo. Non abbiamo sue notizie da allora, ma…” e, interrompendosi, si avvicinò a Finn, guardandolo negli occhi, per poi proseguire: “ora vedo un ragazzo la cui espressione…”, il governatore di Abuja, Oluwa si chiamava, tornò verso la sua scrivania, aprì un cassetto per tirare fuori un fuori un foglio, che consegnò direttamente a Finn: “la cui espressione mi è familiare, il cui sguardo mi ricorda… quello di sua madre. Adebayo, sei tu?”.
Origini
Dopo aver sentito quelle parole a Finn successe una cosa strana, provò le stesse sensazioni di terrore provate su Jakku nella sua prima battaglia e fu lì che vide quanto successo, toccando e vedendo quella foto. Urla, panico, colpi di blaster, risate malvagie… “sì, sono io, zio” rispose deciso Finn. Oluwa corse ad abbracciarlo, piangendo. Finn, o meglio Adebayo, era tornato a casa, ma ciò che aveva sentito lo scosse particolarmente, lo zio tornò a parlare, invitando Finn a restare lì con lui, per dare una mano con la gestione del pianeta, per vivere ciò che il Primo Ordine gli aveva negato rapendolo. Finn era colpito da tutte quelle informazioni e quegli inviti, ma scosse la testa e rispose: “zio… sono Finn ora, Adebayo non c’è più, il Primo Ordine lo ha ucciso, è grazie a loro” e indicò Poe e Rey “che sono diventato chi sono ora. Io non appartengo a un pianeta che si è chiuso davanti alla guerra e non si è schierato, o meglio ero anche io così, ma grazie alla Resistenza, al generale Organa, ai miei amici, ho deciso per chi combattere, mi sono schierato. La guerra è finita ma non posso tornare a una vita contraria a quella che mi sono costruito, la mia famiglia è questa ormai, non siete voi, mi dispiace:”: Oluwa si mise a piangere, aveva annusato per un attimo la possibilità di poter riabbracciare una volta per tutte il suo nipotino scomparso, ma lui non era dello stesso avviso evidentemente. Non poteva far altro che arrendersi, lasciare Adebayo, ora Finn, al suo destino e alle sue scelte. “Tieni questa però” e gli consegnò quella foto, con la quale Finn avrebbe sempre avuto i suoi genitori al suo fianco. La procedura in caso di arrivi “stranieri” su quel pianeta era abbastanza complessa e verosimilmente lunga, ma Oluwa fece un’eccezione per suo nipote e i suoi amici, li lasciò andare senza ulteriori rallentamenti, ma li fermò prima che salirono sull’ascensore, per dire a Finn: “nipote… sempre per la procedura una volta usciti da qui, dovreste cancellare il pianeta dalle vostre mappe, ma non tenetene conto. Potrai tornare a casa, ogni volta che vorrai…” e si salutarono con un sorriso.
Finn, molto colpito emotivamente, e gli altri fecero ritorno sul Falcon, sempre lì a chilometri di distanza da Abuja. “Chi guida, guidi tu, guido io?” chiese Poe a Rey, che gli sorrise e gli consentì il privilegio di guidare ancora il Falcon. Finn si mise a dormire, evidentemente stanco dopo quella giornata per lui molto pesante, erano dunque soli in cabina Poe e Rey, il pilota della Resistenza iniziò la conversazione con una sua riflessione personale: “Sai Rey, mi ha colpito molto questa cosa di Finn. Io ho vissuto tutto il suo percorso, da assaltatore, a traditore, a ribelle. Pensavo che il ritorno a casa fosse la chiusura del suo cerchio, ma non lo è stata, così come per te, anche giustamente, per Chewbe invece sì. Non sappiamo neanche dove andare ora, ma una destinazione in mente ce l’ho, dove potrò ritrovare la mia pace forse, o in ogni caso un nuovo inizio. Casa… potrebbe essere un luogo interessante anche per me”. Rey guardò Poe dubbiosa: “mi stai chiedendo di andare a vivere con te?” e il pilota scoppiò a ridere. “No, Rey. Certo che, se proprio insisti, comunque no. Vicino da me c’è un albero molto particolare, te l’avevo anche già detto forse, ricordi?”. Rey capì perfettamente di cosa stesse parlando, un albero della Forza, se così si potesse chiamare, insomma un albero le cui radici e le cui piante sono intrise di Forza. Rey credeva che fosse un’ottima idea, soprattutto per vedere come si sarebbe voluto il legame di Finn con la Forza a contatto di esso. Prossima destinazione dunque: Yavin IV. Qui si trovava la casa di Poe, dove lui aveva trascorso ben pochi attimi con i propri genitori, impegnati con la guerra.
Dopo un altro lungo viaggio, il Falcon atterrò su Yavin e i ragazzi si avvicinarono alla casa di Poe, dove furono accolti da un uomo adulto: “Poe? Sei veramente tu?” e Poe corse ad abbracciarlo. Era Kes Dameron, padre di Poe, che accolse tutti con grande piacere. Poe non parlava molto della sua vita personale, ma una delle cose che gli erano sfuggite riguarda la madre, morta quando Poe era ancora un bambino. Il ragazzo spiegò al padre il motivo di quella visita, così condusse Rey e Finn davanti a quell’albero di cui si parlava tanto. Rey riusciva a sentirne l’energia anche da lontano, decise di avvicinarsi ed invitò Finn a fare lo stesso. “Toccalo Finn, dove vuoi, radici, foglie, entraci in contatto” e Finn eseguì l’ordine. “Lo senti Rey? Io sì, percepisco la Forza, mi guida, continuerà a guidarmi. Sento come se mi stesse dicendo che le scelte che ho compiuto sono state quelle giuste e che la via del mio cammino sarà sempre accompagnata dalla Forza”.
Rey provò a concentrarsi e rispose: “come ti ho sempre insegnato. Essa è in tutte le cose, le circonda e le penetra. Stavolta sono io però a non sentire niente. Finn, prova ad allontanarti, lasciami da sola con quest’albero, devo immergermi totalmente”.
Ed è quello che fece, stavolta Rey iniziò a sentire qualcosa, non di positivo però era una forza oscura, pericolosa, proveniente da… non era possibile… ancora Jakku, ancora una volta. Non poteva essere vero. Cosa poteva esserci ancora di pericoloso su quel pianeta, Rey aveva visto nuovamente l’osservatorio, quali altri segreti nascondeva?”
Finn si accorse che Rey fosse turbata, così quando lei si avvicinò le chiese se ci fosse qualche problema. Rey rispose semplicemente che ne avrebbero parlato con calma quando avrebbero avuto più tempo. Poe sentì tutto ed esclamò: “io qui di tempo ne avrò molto!” suscitando dubbi in tutti quanti, dunque il padre chiese: “cosa intendi figliolo?”. Poe lo guardò negli occhi con un po’ di paura, dicendo: “ho combattuto a lungo, dopo un po’ di riposo ho iniziato con loro queste avventure, mi merito un po’ di riposo più lungo no? Pensavo di fermarmi qui e stare con il mio vecchio per un po’. Che ne dici?”, Kes non se lo aspettava e sorpreso rispose: “da-davvero? Vuoi restare qui con me? E la tua vita? Le tue avventure? Le tue missioni?”, Poe sorrise e rispose di essere ancora giovane dopo tutto, ci sarebbe stato il tempo e il luogo per tutte quelle cose, ora voleva solo passare del tempo a casa, come non aveva potuto per troppi anni. Kes Dameron abbracciò nuovamente il figlio, fiero di lui, per quella decisione, ma soprattutto per quanto combinato negli anni trascorsi separati. Poe diede anche un ultimo affettuoso saluto a BB-8, non sarebbe rimasto con lui, sarebbe andato con Rey e Finn, che salutarono Poe e il padre, per tornare verso il Falcon. “Andiamo BB, si torna a viaggiare, pronti verso…. Verso cosa Rey? Domandò Finn alla ragazza, che sorridendo sistemò l’antenna al droide e poi disse: “verso un nuovo inizio”.
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