Qui-Gon Jinn, potente e ammirato Maestro Jedi, pronuncia questa frase al proprio Padawan in punto di morte, in Episodio 1: La Minaccia Fantasma.
Siamo su Naboo e i due Jedi affrontano quello che scopriranno essere un Sith, Force User del Lato Oscuro ritenuti estinti da tempo.
Darth Maul, il Sith dalla doppia spada laser rossa, riuscirà a trafiggere mortalmente il Maestro Jinn prima di essere, a sua volta, sconfitto da Obi-Wan Kenobi.
Mentre l’allievo tiene appoggiata in grembo la testa del Maestro morente, Qui-Gon gli strappa la promessa di addestrare il piccolo Anakin Skywalker, incontrato su Tatooine poco tempo prima.
Ma facciamo un passo indietro…
Qui-Gon Jinn è uno dei più conosciuti e ammirati Jedi in circolazione ma, nonostante questo, non fa parte del Consiglio Jedi.
Obi-Wan, in un certo senso, rimprovera il Maestro di non essere accondiscendente e assennato quanto gli altri Maestri del Consiglio.
Gli fa notare che il suo modo di ragionare fuori dagli schemi gli impedisce di divenire parte del Consiglio, come tutti si sarebbero aspettati.
Ma cosa rende davvero “alternativo” il Maestro Jinn?
La peculiarità di Qui-Gon Jinn
Gli insegnamenti dei Jedi, del Maestro Yoda in particolare, seguono una rigida disciplina e portano anche ad una visione dell’universo e della Forza indirizzata verso la Forza Unificante, ossia verso la visione del Tutto e del Sempre.
Qui-Gon, invece, ritiene importante seguire il volere della Forza Vivente, ossia la visione del singolo e del presente. Spesso chiede al proprio allievo di rimanere concentrato sul presente.
Il futuro va considerato ma non a discapito del presente, al contrario di ciò che viene insegnato al Tempio Jedi dove il destino del singolo è poca cosa in relazione al disegno dell’Universo.
Per semplificare, la visione di Yoda e del Consiglio Jedi è che se uccido una farfalla qui e adesso, la conseguenza potrebbe essere che dall’altra parte della galassia, in un dato momento, potrebbe esplodere un pianeta.
La visione di Qui-Gon Jinn è che se uccido una farfalla qui e adesso, la conseguenza importante è che la farfalla è morta.
Ora, è facile capire che i punti di vista fossero significativamente distanti, per cui è comprensibile che Jinn non fosse il benvenuto sul seggio del Consiglio.
Ed è anche per questo che è uno dei Jedi più amati dal fandom, un Jedi che ragiona con la propria testa, che tiene alle persone più che alla visione globale di ciò che “va fatto”.
Jinn è quello che dice a Jar Jar Binks che la capacità di parlare non fa di lui un essere intelligente.
Ma è lo stesso Jedi che salva il gungan più volte e poi reclama il “debito di vita” per portarlo via dal villaggio subacqueo dove rischierebbe la condanna.
Altri Jedi l’avrebbero fatto? Ho seri dubbi in merito.
La frase di Obi-Wan Kenobi “Come mai sento che abbiamo raccolto un’altra patetica forma di vita?”, pronunciata al suo mentore parlando del piccolo Skywalker, fa presupporre che Qui-Gon fosse avvezzo al salvataggio anche di chi veniva considerato inferiore.
Quindi il Maestro Jedi Qui-Gon Jinn si preoccupa del singolo, pone attenzione al presente, alla singola vita, ai sentimenti.
Ora… torniamo alla prima citazione.
Il peso della responsabilità per Obi-Wan
Rileggetela un attimo e tornate con la mente alla scena.
Obi-Wan è ancora un Padawan.
Si è dichiarato pronto ad affrontare le prove per il passaggio al rango di Cavaliere, in modo da lasciare libero il posto da Padawan di Qui-Gon e permettergli di addestrare Anakin, come desiderato.
Ma rimane pur sempre un Padawan.
Nello scontro con un inaspettato Sith, Jinn viene colpito mortalmente.
Obi-Wan, dopo aver sconfitto il nemico, corre dal Maestro con la disperazione di chi sa di stare per perdere l’unica figura paterna che abbia mai avuto.
E il suo alternativo Maestro, che si preoccupa sempre del presente e dei sentimenti della singola persona, cosa gli dice con gli ultimi respiri?
Non che è orgoglioso di lui, non che se la caverà anche senza di lui, non che è pronto per diventare un Cavaliere Jedi, no per niente!
Gli dice di addestrare il ragazzino, che è importante per il futuro e per l’equilibrio della galassia.
Le scene successive sono ambientate altrove, in un altro momento, quindi non ci è dato sapere come l’abbia presa Kenobi.
Non so voi ma io non l’avrei presa benissimo.
L’errore del Jedi
A onor del vero, Anakin Skywalker ha effettivamente portato una sorta di equilibrio, successivamente, con l’Ordine 66.
Ma ne parleremo un’altra volta.
Rimane il fatto che, da tutta questa storia, ne sia venuto fuori un gran pasticcio.
Anche perchè prendere un ragazzino troppo grande per essere addestrato, con Midichlorian fuori scala e un grande attaccamento alla madre e piazzarlo nelle mani di un “Padawan fino a ieri” come Obi-Wan Kenobi, ci sarebbe arrivato chiunque che poteva non essere una grande idea.
Successivamente Qui-Gon, in qualche modo, fa ammenda di questo errore.
Alla fine di Episodio 1 vediamo il feretro del Maestro Jedi che brucia durante il rito funebre.
Ma la dipartita dei successivi Jedi come Yoda e lo stesso Kenobi non avviene nello stesso modo, li vediamo scomparire per poi tornare azzurrognoli e trasparenti.
Merito di Qui-Gon che, anche dopo la morte, rimane ancorato a questa realtà e si mette a studiare.
E’ lui che insegnerà a Yoda, a Obi-Wan ed, evidentemente, anche ad Anakin, come tornare sul piano materiale dopo la morte per affiancare chi necessita di una guida.
Il Maestro di Qui-Gon
Ma Qui-Gon Jinn non si è inventato nulla, il modo di percepire la Forza e interpretare la realtà non è tutta farina del suo sacco.
Il Jedi ha avuto un Maestro illustre, qualcuno che conosciamo molto bene nella sua versione Oscura ossia il Conte Dooku/ Lord Tyranus.
Dooku era un Jedi, un grande Maestro e mentore di Qui-Gon.
La nuova serie animata Star Wars: Tales of the Jedi, (ve la consiglio caldamente), ci spiega alcuni dei motivi per cui il Maestro Jedi si volge al Lato Oscuro e finisce per sostenere Lord Sidious.
L’importanza data alla Forza Vivente prima che alla Forza Unificante è una caratteristica molto visibile nel Maestro Dooku ed è ciò che più è passato a Qui-Gon.
Dooku tiene conto di tutti, anche dei sentimenti del proprio allievo, per il quale prova un affetto sincero.
Forse Dooku in punto di morte, nei panni di Qui-Gon, non avrebbe caricato il proprio Padawan di una responsabilità tale.
Forse si sarebbe preoccupato di salutarlo, di rincuorarlo.
Magari, approfondendo le storie e i personaggi, i punti di vista si possono ribaltare.
Quanta responsabilità ha Qui-Gon Jinn nei catastrofici eventi della galassia dopo la sua morte?
Chi era davvero Dooku?
L’Ordine 66 è stato il male?
Appuntamento ai prossimi approfondimenti.
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