LA SUBDOLA SFIDA DEL LATO OSCURO

di Emy
(scodar@tiscalinet.it)

 

1. L’inaspettata richiesta

Quest’incarico si sta dimostrando più complicato del previsto! Penso, osservando con aria cupa l’orizzonte infinito, dalla plancia della nave. L’aveva detto Qui-Gon… "Non aspettiamoci nulla di buono, il negoziato sarà breve" Beh, alla fine il negoziato non si è neppure tenuto… Mandati in segreta missione dal Cancelliere Supremo sul lontano pianeta Naboo, posto sotto assedio dalla potente Federazione dei Mercanti per divergenze politiche, siamo stati accolti in modo tutt’altro che pacifico e fuggiti in maniera rocambolesca, abbiamo sottratto alle loro grinfie, la giovane Regina di quel mondo: Amidala. L’unica mossa che rimane ora, per evitare il conflitto è di scortarla su Coruscant, al cospetto di una precisa decisione del Senato Galattico, anche la Federazione dovrà desistere… Già, se solo potessimo arrivarci su Coruscant… per il momento infatti siamo bloccati su uno sperduto mondo della cintura esterna, Tatooine, senza aver la più pallida idea di quando potremmo ripartire. La grave avaria subita dalla nave durante la fuga ci ha costretto a questa sosta imprevista e mentre Qui-Gon, la fedele ancella Padme, e un droide sono alla disperata ricerca dei pezzi di ricambio necessari, io sono relegato qui, su questa inservibile astronave con il compito di proteggere la Regina e le sue dame di compagnia, affiancato da un maldestro personaggio, un Gungan per l’esattezza, su cui non posso fare alcun affidamento! Bella compagnia, penso tristemente, continuando a scrutare sconsolato il panorama dalla plancia: un immenso deserto, squallido e inquietante, inondato dall’accecante luce di due astri, che rendono il clima insopportabile. E come se non bastasse c’è pure l’immagine olografica intercettata poco fa a preoccuparmi… mostrava il governatore in un cupo messaggio: "Dovete tornare, Amidala… la gente sta morendo dovete mettevi in comunicazione con me, subito!" Una trappola astuta per scovarci, ma potrebbe anche essere vero! Vorrei che Qui-Gon fosse qui, mentre tento disperatamente di concentrarmi e respingere la rabbia che sento nascermi dentro, non è sentimento di cui debba vantarmi. Un Cavaliere Jedi non dovrebbe né ambire, né provare certe emozioni. Solo la pace e l’equilibrio dominano la sua mente… Sono ancora un Padawan, ma dovrei aver imparato… a dominare le mie emozioni… no?

- Cavaliere Obi-Wan! - Una voce… improvvisa mi strappa alle mie considerazioni. Mi volto di scatto, sfiorando d’istinto l’impugnatura della spada laser fissata alla cintura. Il freddo contatto con l’arma mi rassicura, altra debolezza di cui non dovrei macchiarmi…

La Regina Amidala in persona!? - Oh, Sua Altezza, perché si è disturbata a venire qui, poteva mandarmi a chiamare.-

- Cavaliere Obi-Wan, lasciamo stare i convenevoli, in questo frangente m’appaiono solo una perdita di tempo!- Il suo sguardo sereno e penetrante mi lascia senza parole. Un po’ a disagio abbozzo un sorriso - La ringrazio per il titolo, ma non sono ancora… Con un perentorio gesto della mano, lei m’interrompe.

- Senta, Cavaliere, devo affidarle una missione, una missione molto importante, molto pericolosa… -

La squadro con aria perplessa, mentre – forse comportandomi non proprio come si addice, resto seduto con le braccia incrociate.

- Ummh,… e che cosa dovrei fare?

- Deve scortarmi, ho bisogno di raggiungere il maestro Qui-Gon!

Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo. Mi alzo dalla postazione con gesto plateale, facendo roteare lo scuro mantello. E’ sovrastandola con la mia statura che tento inconsciamente di dominare la situazione.- Sua Altezza, vuole scherzare?

Lei regge il mio sguardo gelido, con altrettanta freddezza.

- Può anche chiamarmi Amidala, comunque crede che abbia voglia di scherzare, Cavaliere?

- Non sono ancora un Cavaliere, farà bene a ricordalo!

- Se ci tiene; ma badi, non glielo sto’ chiedendo Obi-Wan, glielo sto’ ordinando.-

- Ed io non sono ai suoi ordini! – Ma chi diavolo crede di essere? - Vorrebbe invece spiegarmi, il motivo di tanta urgenza? -

Mi volto contrariato, e guardando fuori, cerco di mettere a fuoco un punto imprecisato, nell’immenso orizzonte. Lei, senza perdersi d’animo, contrattacca.

- Mi vuole aiutare Obi-Wan? Non ha sentito le implorazioni del Governatore ? Stiamo perdendo tempo… qui! Sento che devo andare da loro! -

Accidenti è un osso duro, ma non posso disobbedire a Qui-Gon… - Mi piacerebbe aiutarla, ma non capisce? La’ fuori, ci sono mille pericoli. E’ troppo rischioso, mi creda. Qui-Gon non approverebbe mai un comportamento del genere!- Con gesto eloquente della mano, le mostro lo spoglio panorama. Ma questa volta è lei a girarsi. Mentre la osservo di nascosto non posso fare a meno di notare la sua figura alta e aggraziata, anche sotto i molteplici strati di cui è composta la veste.

- D’accordo, ma d’ora in poi la astengo da qualsiasi intromissione nei miei confronti, faro’ lo stesso con lei o senza di lei, cavaliere! -

Una scintilla di sfida brilla nel suo sguardo, mentre si avvia con passo svelto alla porta. Le sue parole per una attimo mi lasciano attonito, poi agisco con velocità’, guidato da riflessi istintivi e l’afferro all’ultimo momento, stringendo forse più del dovuto, la presa sul suo avambraccio.

- Vostra altezza non mi costringa a … - Perché sto provando quest’agitazione?

- A… che cosa Cavaliere? Rinchiudermi nella mia stanza come una prigioniera? Non sono finita in mani migliori di quelle della Federazione, a quanto pare… - La durezza del suo sguardo mi trapassa come laser, non c’è verso di controllare la sua mente, ha più forza di volontà di quanto osassi immaginare.

- Glielo già detto, non sono un Cavaliere - replico a denti stretti - ma lei, lo stesso… farà…

L’improvvisa comparsa di una dama di compagnia, evita il degenerare del nostro scontro.

- Sua altezza.., cosa sta succedendo, qui ?? -

- Niente, Eirtaè stavo giusto prendendo accordi, con il Cavaliere, per domani, ora andrò a riposare un poco. -

La giovane volge lo sguardo da un volto all’altro con aria perplessa, ma non accenna a replicare, mentre con fare apparentemente gentile, Amidala allontana la mano che avevo serrato sul suo braccio, e lanciandomi uno sguardo di ghiaccio, si congeda. Rimango in piedi, ancora sbalordito… ma che diavolo ha in mente quella donna?

- Que accade qui? Cavalier? - Quell’essere maldestro dalla faccia vagamente equina, aveva il potere di comparire nei momenti meno opportuni!

- Non lo so, Jar-Jar, ma credo che quella donna mi procurerà un sacco di guai. -

- Oh, esser espescialità di donne, Cav… oh, volevo dir Obi-Wan.-

- Ummh… ma con me non la spunta. -

Ancora però, avvertivo uno strano fremito nella Forza… Amidala mi nascondeva qualcosa, qualcosa di importante. Solo assecondando i suoi desideri avrei saputo di più.

2. Le insidie del deserto

Spinto quindi da una strana sensazione, oltre che dalla voglia di agire, poche ore più tardi mi ritrovo ad attenderla per affrontare il viaggio. Sono alla rampa d’uscita, nel cielo si scorgono i primi bagliori rossastri, un solo disco solare è all’orizzonte, l’altro sorgerà tra poco. Le sterminate dune dorate sembrano un immenso mare immobile, sotto quella luce ancora sopportabile.

- Cavalier, Obi-Wan, allora siente in partienza? – Come al solito, quell’essere arriva all’improvviso, facendomi trasalire - Sì, Jar-Jar, ti avevo già detto tutto, no? Spegni il comlink, Qui-Gon penserà che sia in avaria, e non sarà in ansia per il fatto che lo stiamo raggiungendo. Sta’ attento, e non combinare guai!

- Si, Obi-Wan, intiendo, me intiendo. -

- Ho un altro comunicatore, chiamami solo se strettamente necessario… hai capito?

L’arrivo di Amidala interrompe la conversazione. Con indosso la veste riservata alle sue dame, stento quasi a riconoscerla: il cappuccio color cremisi calato parzialmente sul viso non può celare la sua bellezza, esaltata dal fatto di non portare il pesante trucco… Non avrà vent’anni! Penso a disagio.- Sua altezza è pronta? -

- Obi-Wan, non le avevo forse detto di chiamarmi semplicemente Amidala? -

- Mi perdoni, ma temo di aver dimenticato quella conversazione - Sorrido amabilmente, ma ripensando alla sera precedente, vorrei schiaffeggiarla.

- Pazienza, ma ora ci conviene metterci in cammino, neanche sappiamo quanta strada dovremmo percorrere. -

- Almeno una cosa giusta l’ha detta, mi stia vicino. - Inizio a scendere dalla rampa, ignorandola completamente, concentrandomi sull’immensa desertica distesa, che dovremo affrontare.

- Senta, Amidala, è così fermamente convinta che i nostri amici corrano dei rischi? -

- Non saremmo qui ora, se non avessi sentito che corrono un pericolo mortale…

- Sentito? Ma come sentito? Non mi dica che… prevede il futuro!

- Non sia spiritoso - Replica, brusca – Gli abitanti del mio mondo, hanno un particolare potere sensitivo, sin dalla nascita, leggero in alcuni, più forte in altri.-

- Aha, una sorta dei mistici poteri degli Jedi, allora? - Replico, con una punta di sarcasmo.

- No, non proprio… - Sorride maliziosa, mentre noto con piacere che il crescente calore non pare disturbarla, anzi è lei a continuare il discorso, incuriosita.

- So che l’addestramento Jedi, non è cosa facile, com’è che lei si è deciso ad intraprenderlo?

- Non l’ho deciso di certo io, succede e basta. Dovevo essere piccolissimo quando percepirono le mie potenzialità e mi affidarono a Qui-Gon. E’ da allora che sono con lui. Non è solo il mio maestro, è tutto quello che ho. Non ricordo null’altro della mia infanzia, né del mio mondo natale… - Le parole mi escono di bocca con naturalezza, quasi stento a credere di essermi confidato così con una persona che conosco appena. La guardo e scorgo l’approvazione nei suoi intensi occhi neri, mentre spontaneamente ricambio il suo sorriso.

- Mi dica di lei, invece, così giovane e già sovrana di un mondo intero.

- Il popolo mi ha scelta… su Naboo non si regna per discendenza, ma per più valide motivazioni…

Non credevo di poter parlare così piacevolmente con lei, ma improvvisamente i miei sensi sono tutti protesi a percepire qualcosa di strano, una specie di alone biancastro che sembra appannare la violenta luce, fino a poco fa insopportabile. In lontananza un gruppo di volatili si radunano, mentre un vento insistente comincia ad investirci. Non intendo allarmare Amidala, ma scruto ogni parte del vasto orizzonte, quasi temessi di vederne scaturire un mostro. Per mascherare l’apprensione riprendo casualmente il discorso…

- Beh, qualsiasi pericolo lei abbia avvertito, penso che Qui-Gon non faccia correre rischi a… ma come si chiama, la sua ancella?

- Padme.

- Ah, sì, Padme, è stata sempre la sua ancella personale?

- Sì, da sempre. Oltre ad essere una cara amica, ovviamente.

- Mmm… quindi dovrò subire anche le sue ire, quando ci vedranno arrivare in città.

Sorride divertita - Oh, no, capirà ne sono sicura, è molto comprensiva. Veramente volevo dirle…

- S’interrompe improvvisamente - Guardi là, cosa pensa che sia quella nube ?

Mi volto di scatto, con il cuore in gola, in effetti dove prima risultava nitida la linea dell’orizzonte, ora si scorge solo una strana macchia evanescente. L’afferro strattonandola.- Non mi piace! Presto dobbiamo ripararci, dietro quelle rocce… dev’essere una tempesta di sabbia…!

Inizio a correre, trascinandomela dietro con grande fatica, in quanto le dune, sembrano aver preso vita sotto i nostri piedi, mentre la sabbia, impalpabile come polvere ci penetra negli occhi offuscandoci la vista. Purtroppo le rocce, sono solo dei leggeri affioramenti, non potranno ripararci! Ed intanto la tempesta continua ad aumentare, ora il vento ci sferza e ulula come un animale ferito. Mi volto a scrutarla, una minuscola figura con il cappuccio calato sul viso, sembra volersi rattrappire sotto le violente folate.

- Non si preoccupi, ce la caveremo - Lo dico forse per fare più coraggio a me stesso. Poi in un improvviso gesto protettivo, l’abbraccio cercando di farle da scudo.

- Non ho paura, davvero - Replica lei, ma voce gli trema.

- Ok, andiamo da quella parte, credo d’aver intravisto una roccia più alta.

- La seguo…

- Certo, e dove vorrebbe andare? - L’ironia nella mia voce gli strappa un sorriso, ma fatti pochi passi, il terreno cede sotto il nostro peso. Cado pesantemente di schiena, lei mi schizza via dalla braccia mentre inizio a scivolare sempre più velocemente. Quando avverto il duro e doloroso contatto con il fondo del baratro, credo di essere caduto per un’eternità. Tento di sollevarmi, e soprattutto di dominare l’ansia, ma la paura ormai minaccia i miei pensieri confusi…"dove e’ finita Amidala? Ha bisogno di me…? Urlo il suo nome, la cerco a tentoni allungando disperatamente le braccia, ma la violenza del vento mi inchioda a terra, mentre il terreno pare ingoiarmi come sabbia mobile. Tengo a bada le mie paure, e concentrandomi, espando le mie sensazioni. Quando percepisco la sua presenza, l’emozione mi serra la gola… Strisciando sulle ginocchia indolenzite, la raggiungo. E’ raggomitolata a terra, e tenta inutilmente di ripararsi dalle folate, mentre il mantello svolazza furiosamente sulle sue spalle. – Amidala è ferita? Mi risponda, Amidala!

Sto gridando nella foga di parlargli. Il solo cenno della testa mi conferma che almeno è viva e mi ha sentito. L’abbraccio cercando in tutti i modi di ripararla dal vento, ma so quanto sia inconsistente il mio tentativo - Crede di potersi alzare, dobbiamo ripararci, mi sente? - Con mani tremanti, le faccio scivolare il cappuccio dal viso cercando disperatamente nel suo sguardo una risposta. Il suo corpo è scosso da brividi, ma fissandola negli intensi occhi neri sento il suo coraggio. Spontaneo mi viene il gesto di accarezzargli la testa, fin quando non rimane immobile e abbandonata contro il mio petto. Il fatto di trovarci insieme in una situazione così difficoltosa sta’ unendo le nostre menti in una dimensione che non oso esplorare… Devo assolutamente riscuotermi dalle improvvise e strane sensazioni che sto provando. Mi sollevo con grande fatica, riuscendo a vincere l’attrito del vento, la sabbia mi mitraglia il viso ma resisto e prendendo Amidala fra le braccia, mi lascio guidare dall’istinto. A poca distanza un’inaspettata parete si erge a picco dinanzi a noi, nella parte centrale, una gola strettissima parrebbe essere il nostro unico rifugio. Mi infilo letteralmente nella provvidenziale "fessura" avanzando fin dove mi permette la roccia, e d’incanto mi ritrovo in un mondo di pace. Non c’è più vento, né sabbia a tormentarci, solo quiete. Il rumore della tempesta è lontano, attutito dalla solide pareti. Mi lascio andare, scivolando di schiena sulla roccia, incurante dei graffi che mi sto’ procurando. Non importa… ne siamo usciti fuori e lei è salva, ora basterà attendere che la tormenta passi… Spero solo che questi fenomeni siano di breve durata…

La violenta luce che penetra nell’anfratto mi desta da un agitato sonno. Sono completamente intorpidito, tanto che al solo tentativo di muovermi, mille dolorose sensazioni mi assalgono come stilettate. Concentrarsi e tentare di arginare la sofferenza come da sempre mi è stato insegnato, è difficile in questa situazione. Attraverso la nebbia che mi opprime gli occhi, guardo Amidala; sembra dormire serena con la testa appoggiata alla mia gamba destra… guarda in che pasticcio mi sono cacciato! Quasi avesse sentito i miei pensieri, lei si desta improvvisamente.

- Obi-Wan, dove siamo? Cosa è successo?

- Beh, in quella specie di grotta dove ci siamo riparati alla tempesta, non ricorda?

- No! Ricordo solo di esser caduta, poi più nulla… ahi che male, devo aver battuto la testa.- La voce è un sussurro appena, ne percepisco l’immensa stanchezza.

- Sente male? Dove?

- No, niente, solo un piccolo bernoccolo. Piuttosto, sarà ancora molto distante la città?

Accidenti quant’è caparbia, quasi ci rimettiamo le penne e non fa altro che pensare a raggiungere quel dannato posto!.- Non credo, mi pare d’aver visto alcune case poco prima d’esser travolti dalla tempesta.- Dubito persino io, delle mie stesse parole, ma le sorrido ugualmente ostentando una sicurezza che non provo. Sollevandola delicatamente per le spalle, tento di alzarmi. Getto uno sguardo oltre la fenditura della roccia, stupendomi ancora del fatto che quel mondo immobile e remoto, solo poche ore prima era un inferno indescrivibile. - Amidala, dovremo muoverci, crede di riuscire ad alzarsi?

- Non lo so, mi sento tutta indolenzita…

- La capisco, ma dovrà tentare, dobbiamo uscire di qui.

Assume un’aria concentrata, e puntellandosi con entrambe le mani tenta di sollevarsi. - Obi-Wan! -

C’è paura nella sua voce. - Sì? Che c’è? -

- Non ci vedo! Gli occhi mi bruciano, non riesco ad aprirli! -

- Non si preoccupi, è la sabbia che ci è entrata dentro, non li tocchi! -

D’istinto, invece lei si porta le mani al volto ma svelto, la blocco.- Eh, no! Deve stare attenta o si farà male! Ci penso io, stia ferma. – Abbassandomi di fronte a lei, comincio a liberarle le palpebre dalla terra sottile, ponendo particolare attenzione alla pressione delle dita… E poi… tutto succede senza che quasi me ne rendessi conto! Il cuore prende a battermi furiosamente mentre le mani sfiorano la sua pelle morbida… il suo viso con gli occhi chiusi, cosi vicino al mio mi attrae inesorabilmente… ma Che mi prende? E’ la Regina! Non dovrei comportarmi così… Sento la gola stringersi in una morsa e la voce mi esce strana… persino alle mie orecchie. - Amidala… io… -

L’improvviso rumore del comlink rimbomba fra le pareti, strappandomi al magico momento. Sussultiamo contemporaneamente, mentre i suoi occhi si spalancano, osservandomi stupita. Distolgo lo sguardo palesemente imbarazzato. - Ops, mi scusi.. - e con gesto nervoso, afferro il maledetto apparecchio aprendo la comunicazione.- Cavalier Obi-Wan? Mi siente?- Quell’essere disastroso no… - Jar-Jar cosa c’è? - rifletto contrariato: mi ha salvato da una situazione delicata… o mi ha fatto perdere una grande emozione?

- Com state, state bien?

- Sì, sì stiamo bene, non preoccuparti.

- Ho sentito tempesta, brutta! Io maxi preocupat, preocupattisimo.

- Jar-Jar, cosa vuoi dirmi? Avverto qualcos’altro nei tuoi tortuosi pensieri…

Amidala frattanto si è alzata e appoggiandosi alla parete delle grotta mi fissa con sguardo interrogativo.

- Ho visto strana cosa, ier soir… mentre c’era tempesta, ho visto astronave piccola nera.

- Beh, allora? Va avanti… - Ascolto attentamente, mentre uno sinistro presagio mi assale.

- E’ passat vicino, poi ha lanciat tre piccoli gusci con tante antenne. poi via verso dove voi siete! Loro cerca voi oh, mi grande spaviento loro cerca di voi!

Tento di mantenere la calma. - Ma no, che dici, ora non preoccuparti, stiamo per arrivare alla città, una volta con gli altri ti chiamerò, va bene?

- Sì, cavalier io attiendo. Ma state mucho attenti!!!

Spengo il comunicatore, evitando volutamente di guardare negli occhi Amidala, che attende in silenzio.

- Qualcosa non va?

- Niente di cui preoccuparci - Mento spudoratamente. - Venga, dobbiamo uscire di qui.- Una volta fuori dalla grotta, per un secondo temo di essere diventato cieco! Avevo dimenticato l’effetto della terribile luce che inonda il pianeta ma poi, con enorme sorpresa mi ritrovo… davanti ad un muro di sabbia! Ma… da dove è uscita questa montagna…? Riflettendo, con calma comprendo che è la duna da cui siamo scivolati. Potrei risalirla con un balzo, mi volto invece a guardare lei.- Amidala, dovremo, ehm… scalarla, se le sente? Come sta? -

- Bene, va tutto bene, non continui a chiedermelo!

- Volevo solo essere gentile, sua altezza! - Forse siamo solo stanchi e nervosi… In silenzio mi avvio e in prossimità della cima, mi sorprendo a desiderare intensamente di scorgere la città. Sono preoccupato per lei! Con grande ansia scruto l’orizzonte Ci manca solo che sbuchino fuori quelle sonde di cui mi parlava Jar-Jar! Un brivido freddo mi percorre la schiena… ma poi, guardando più attentamente scorgo in lontananza gruppi di tetti bianchi, tondeggianti, sembrano brillare sotto i raggi cocenti. Giunta al mio fianco, Amidala osserva nella stessa direzione con sguardo indecifrabile. - Bene, andiamo Obi-Wan, non c’è tempo da perdere…! -

3. Incontro con il destino

All’ingresso della città, non vediamo alcun essere umano… né alieno. Porte sbarrate, finestre chiuse e rifiuti sparsi un po’ dovunque, fanno pensare ad una città abbandonata. Non oso esternare la delusione, e proseguendo accanto a lei, mi fingo interessato allo squallido panorama. Il mio disagio è aumentato dal fatto di non percepire alcun suono, se non un lontano boato come… l’arrivo di un temporale. Già, ma ci fossero le nuvole su questo pianeta! Camminiamo in silenzio, fin quando, arrivati in una piccola piazza, un’insegna luminosa riaccende le nostre speranze.

- Là forse è un ritrovo, se è aperto, qualcuno dovrà pur esserci!-

Ci avviamo con passo svelto, e una volta varcata la porta con lo scorrimento elettronico alquanto rumoroso, ci ritroviamo in uno stanzone buio e maleodorante. Guardandomi rapidamente intorno, noto con rammarico che i pochi tavoli sono tutti vuoti, mentre Amidala, dando voce ai miei pensieri, esclama delusa - Oh, pare non ci sia nessuno… neppure qui…! -

Sto già pensando di filarmela alla svelta, quando percepisco la presenza di un altro essere e difatti da dietro il malconcio bancone sbuca fuori un toydarian, svolazzando sulle goffe e ridotte ali. Ha busto e gambe tozze, pelle blu intenso, mani con lunghe dita sottili e al posto del naso, una corta proboscide s’alza e s’abbassa ogni qual volta apra la bocca.

- Hi chubba da nago? Cosa desiderate stranieri, stavo per andarmene…

Fatico a comprendere il suo strano dialetto, e la voce roca non m’aiuta di certo.

- Salute a te, c’è qualcun altro in questo posto o siamo soli?

Scandisco lentamente le parole, augurandomi che mi comprenda.

- Ah, ah, - La sua risata sguaiata mi rimbomba nelle orecchie mentre con gli occhi, ridotti a fessure, mi osserva divertito. - Straniero, mai venuto a Mos Espa, in questo periodo?

- No, di solito, non ci passo… da queste parti…

- Ah, ah, allora tu non sai di festa! Jabba de’ Hutt è padrone qui, e per suo compleanno tutti sono a sua festa! Già, eh eh eh…

Scambio un fugace sguardo con Amidala – Festa? E dove sarebbe, questa festa?

- Ma lo sanno tutti, straniero!- La sua voce assume un’aria divertita, è chiaro che vuol prendersi gioco di noi. Lo fisso negli occhi piccoli e neri, tentando di dominare la sua strana mente – Potresti indicarci la strada, per favore? -

- Favore? No favori a Mos Espa! Dovrai pagare me, per questo…!

Mi concentro, fissandolo più attentamente – Non occorre…-

- No, straniero, o mi paghi o vai via!

- Non servirà – insisto, alzando lentamente la mano…

- No, ho detto! - replica brusco, svolazzandomi davanti talmente in fretta che le ali sembrano schizzargli via – Cosa credi di essere Jedi? Trucchi di mente con me non funziona, ragazzino! Soldi, o te la caverai da solo! - Frastornato e irritato, sto per rispondergli a modo, quando Amidala, fino a quel momento rimasta in disparte, s’inserisce nella conversazione.

- Questo può andarvi bene, signore? Appartiene alla regina di un mondo lontano. - Così facendo sotto i miei occhi sorpresi, e quelli curiosi dell’alieno si toglie un sottile bracciale dal polso. Brilla intensamente, anche alla fioca luce della stanza. Lo strano essere glielo strappa quasi di mano, e rigirandoselo nelle sue, lo ammira estasiato.

- Oh, sì, sì può andare, può andare. Potrei accompagnarVi per questo, signora.

- Lo faccia allora, la prego!

Girandosi improvvisamente, ci fa cenno di seguirlo. Amidala si accoda all’alieno, mentre io strattonandola la costringo a voltarsi. - Poteva evitarlo, bastava aspettare ancora un attimo, non mi fido di quello lì! -

Nei suoi occhi brilla un lampo di sfida - Mi lasci, i suoi metodi non ci avrebbe portato a nulla! -

Esasperato, la lascio andare, sperando quasi che ci accada qualcosa! All’esterno del locale, noto subito lo strano mezzo con cui l’alieno intende accompagnarci: una sorta di speeder piuttosto malconcio. Ci sale incurante della sporcizia, mentre parla incessantemente ad Amidala.

- Mia signora, siete una regina, allora?

Ci mancava solo un ficcanaso toydariano!- Sospiro contrariato.

- No, ho solo detto che apparteneva ad una regina. – replica gentilmente lei, dimostrando calma e saggezza, anche in questo frangente.

- E com’era in vostro possesso? L’avete fatto rubare dal vostro servo, eh ? – Si gira verso il sedile posteriore, lanciandomi un bieco sguardo. Non replico alla sua provocazione, troppo intento a scrutare la contorta strada che stà seguendo.

- Non l’ho fatto rubare, ma come vi chiamate? Non ce lo avete detto. – con sapiente tatto, lei cerca di condurre il discorso.

- Non riuscireste neanche a pronunciarlo signora, chiamatemi pure Bantok, per me va bene… eh eh eh…

La strana voce m’infastidisce sempre più, ma l’alieno ormai è lanciatissimo in una fitta conversazione con Amidala.

- Davvero non sapete della corsa di Boonta Eve? E’ incredibile! Vi corrono i migliori piloti di tutti la galassia!

- Su cosa corrono? – chiedo improvvisamente interessato. Lui m’ignora, rispondendo ad Amidala…

- Sgusci, macchine molto veloci, e pericolose… eh eh scommetterci è un vero guadagno… se si è furbi come me! eh eh eh…

Ascolto in silenzio, sperando di essere vicino alla meta, l’alieno guida in modo scorretto e imprudente, schivando qualsiasi ostacolo, solo all’ultimo momento…

- Sapete, nessun umano sa correre sugli sgusci, eh eh.. Oh, no uno c’è, ma non vince mai, ah ah aha!!

Il rombo cupo che avvertivo prima è ora vicinissimo, infatti dopo un’ultima rocambolesca svolta, un’imponente edificio irrompe nel nostro campo visivo. Musiche roboanti e urla di ogni genere ci investono assordandoci.

- Ecco stranieri, l’Arena di Mos Espa!– annuncia cerimonioso, mentre frenando bruscamente, quasi ci fa cadere. Afferra Amidala con la tozza mano, strattonandola; li raggiungo avvicinandomi il più possibile alla ragazza.

- Stia pronta a scappare, una volta dentro, voglio togliermi quest’essere dai piedi. – Il suo cenno d’assenso mi tranquillizza. Varchiamo quindi l’ingresso dell’edificio, trovandoci davanti ad uno spettacolo incredibile! Migliaia di persone stipate su infiniti spalti, colori e bandiere di ogni genere e un pista enorme dove sfrecciano a velocità folli, velivoli di cui mi sfuggono forme e dimensioni. Veniamo immediatamente spintonati dalla folla esagitata e spaventato, afferro Amidala con energia.

- Non s’azzardi ad allontanarsi, mi ha capito bene? -

Nei suoi occhi leggo la solita sfida. – Anche quest’essere mi sta tirando, finirete per farmi male! -

- Lo lasci! Dobbiamo cercare di…! – Improvvisamente sento la mente di Qui-Gon! E’ qui, non posso sbagliarmi. Chiudo gli occhi per concentrarmi e tentare – seppur in mezzo al caos - un contatto mentale… Ma l’improvviso spintone di un gigantesco Wookie, mi scaraventa lontano. - Levati di mezzo, imbecille, non vedi che è l’ultimo giro!?

Piombo pesantemente su un corelliano, che mi fissa con occhi di fuoco. Ormai certo di dovermi battere con il bellicoso avversario, assumo una posizione di difesa, ma lui incredibilmente si disinteressa di me… balzando in piedi, mentre l’arena esplode in un boato fragoroso… Ma che sarà successo? Non mi soffermo troppo a pensarci… Devo ritrovare Amidala! Ritorno in fretta sui miei passi, ma senza risultato. "Non posso averla persa qui!" penso sconsolato alzando gli occhi al cielo, quando il mio sguardo viene catturato da un’enorme schermo, vorrei desistere, ma resto a guardare affascinato… Due sgusci corrono all’impazzata, agganciati in un mortale duello. Mentre i secondi scorrono lenti, la tensione è palpabile… Il precario e perfetto equilibrio si spezza improvvisamente, quando uno dei due piloti con astuta manovra si sgancia dall’avversario distruggendone il propulsore, e guadagnandosi così in perfetta solitudine, il meritato traguardo… Esulto inconsciamente, sentendomi per un attimo stranamente vicino allo sconosciuto pilota… vincitore della corsa, ma all’improvviso un violento strattone mi fa’ trasalire…

- Allora? Le pare il momento per guardare lo spettacolo? Incontrando lo sguardo tagliente della ragazza, sono incerto se gioire o mettergli le mani al collo…

- Senta, lei, Altezza, dove diavolo si era cacciata?!

- Dovevo liberarmi del toydariano, no? Venga, ho visto qualcosa di strano laggiù…!

La seguo, facendomi strada a spintoni, ma in prossimità della pista mi blocco, avvertendo una sensazione inspiegabile… Poi noto la strana scena: il piccolo droide, Padme con una sconosciuta, Qui-Gon e alcuni bambini sono al centro dell’arena attorno allo sguscio del vincitore… ma che ci fanno lì? Con sguardo incredulo osservo Qui-Gon rivolgersi al misterioso pilota, liberarlo dalle cinture e sollevarlo quindi esultante fra le braccia… UN RAGAZZINO?! Ma che storia è mai questa?. La voce stizzita di Amidala mi riporta alla realtà.- Allora Obi-Wan, che sta fissando? – Seguendo il mio sguardo sgomento, vede il rumoroso gruppetto, e sospirando ci si dirige in tutta fretta. Riprendo a respirare avviandomi dietro di lei. Siamo ormai vicinissimi, nessuno pare averci ancora notato, ma non posso sfuggire alla mente di Qui-Gon… Come può accadere solo fra un allievo e il suo Maestro, anche lui mi sente, voltandosi con un lampo azzurro, nello sguardo gelido.

- Cosa ci fai qui, Obi-Wan?

- Maestro – biascico mentre, schermandomi gli occhi con la mano, cerco di sfuggire al suo esame - Non avevo altra scelta… - Il suo silenzio mi costringe a continuare - Sua altezza sembrava dovervi raggiungere a costo della vita… non ho potuto far altro che accompagnarla, mi dispiace aver…

- Non serve che tu ti scusi adesso, Obi-Wan, quel che è fatto è fatto, ne riparleremo più tardi, comunque…

- Va bene, maestro ma volevo…

Con un gesto della mano m’interrompe.

- No, basta ora, abbiamo molto da fare, devo aggiornarti sulla situazione, inoltre. Vieni, dobbiamo tornare a casa di Shmi.

Dal suo tono comprendo che la discussione è finita, almeno per ora. Mi guardo attorno confuso, l’iniziale curiosità suscitata dal nostro arrivo, sembra essersi dissipata. Solo il ragazzino, rimasto per tutto il tempo accanto a lui, continua a fissarmi.

- Sei uno Jedi anche tu, non è vero? – L’acuta vocina mi coglie di sorpresa, e la domanda diretta mi lascia senza parole…

- Mio piccolo amico, non ti si può di certo ingannare! – l’intervento di Qui-Gon mi salva dall’imbarazzante situazione.

- Obi-Wan Kenobi… ti presento Anakin Skywalker… il miglior pilota della galassia! - Esclama sorridendo all’indirizzo del ragazzo, mentre io, infastidito, abbozzo un sorriso, tendendo la mano al giovane amico e nell’attimo in cui incontro il suo sguardo celeste e cristallino una scarica di fulminatore pare attraversarmi la mente... Cosa c’è di strano… in lui !?

- Piacere di conoscerti Obi-Wan Kenobi! – La sua voce mi giunge appena, mentre ipnotizzato da quegli occhi limpidi e sinceri non riesco a proferire parola. E’ solo la voce di Qui-Gon a riscuotermi, salvandomi di nuovo dall’impaccio.

- Ummm… oltretutto la Regina non pare di buon umore! – esclama.

Distogliendo la mente dal ragazzo, noto in effetti che Amidala e Padme, messessi in disparte stanno discutendo animatamente, con il piccolo droide al seguito che trilla incessantemente.

- Questa complicazione, non ci voleva. – Si dirige verso le donne, seguito da Anakin e io rimango indietro, da solo. Forse il peso della continua tensione comincia a farsi sentire… assorto nei miei pensieri non mi avvedo del droide dalla figura umanoide che si avvicina cautamente. – Salve! Sono l’unità D3-BO, per servirvi, e voi chi siete? - Lo squadro con aria truce, facendolo ammutolire.

- Obi-Wan – la voce di Qui-Gon mi richiama severa – Non metterti a perder tempo con i robot, adesso! Forza, dobbiamo andare!

- Vengo subito, maestro – rispondo, riservando un’altra tagliente occhiata al droide.

– Che uomo impossibile! – commenta quest’ultimo… strappandomi per un attimo un lieve sorriso…

- Obi-Wan, per stanotte saremo ancora ospiti di Shmi, la madre di Anakin – Mi comunica Qui-Gon, guardandomi con aria soddisfatta. - Siamo comunque vicini alla soluzione dei nostri problemi.-

Tranquillizzato dalle sue parole, sento che posso finalmente confidargli il pensiero che mi turba da ore. Così addentrandoci sempre più nelle intricate vie della città, gli espongo il problema. – Qui-Gon, credo che qualcuno ci abbia seguito…-

- Cosa te lo fa pensare?– Mi chiede, con aria per nulla sorpresa.

- Hm… è da quando siamo su questo pianeta che ho uno strano presentimento… qualcosa di negativo che mi sfugge… – replico pensieroso - E c’è dell’altro; Jar-Jar dice d’aver visto un’astronave sospetta… lanciare strane sonde di rilevazione. -

- Non concentrarti sulle tue ansie, Obi-Wan, possono solo nuocerti…

- Ma il maestro Yoda dice di porre attenzione ad ogni più piccola sensazione…

- Sì, ma ciò non ti deve confondere, mi giovane Padawan, concentrati solo sul momento presente… – Stiamo svoltando nell’ennesima angusta via, quando ci troviamo davanti un droide nero di forma sferica, sospeso a mezz’aria. Ci sbarra il cammino, analizzandoci con fare sospetto. Scambio un fugace sguardo d’intesa con Qui-Gon, intuendo al volo i suoi pensieri.

- Obi-Wan, sta in guardia! - Nella sua voce non v’è alterazione, mentre fissa uno sguardo attento sullo strano droide, avvicinandosi con circospezione. L’improvviso raggio rosso che scaturisce da una piccola protuberanza, mi coglie di sorpresa; scorgo appena il velocissimo gesto con cui attiva la spada, deviando la micidiale traiettoria. In un lampo sfolgorante, attivo anch’io la mia, portandomi al suo fianco – Maestro, dobbiamo distruggerla prima che trasmetta dei dati! – grido in risposta e continuando a mulinare la spada, sotto una miriade di scintille e crepitii, percepisco di nuovo i suoi pensieri - assicurati l’incolumità degli altri Obi-Wan! - Volgo velocemente lo sguardo intorno, rendendomi conto con un brivido, che Amidala, rimasta un po’ separata dal gruppo, rappresenta un facile bersaglio. Continuando a parare i colpi del droide, mi dirigo dalla sua parte, ma quando sono ormai a pochi passi da lei, alle sue spalle ne sbuca improvvisamente un altro, sparando all’impazzata! Avverto il suo dolore improvviso e grida di paura intorno. In preda ad un’ansia che non avevo mai provato prima, mi getto di slancio addosso a lei. – Stia giù!! – La mano con cui le ho afferrato il braccio si macchia di sangue, ma non ho certo tempo di chiedergli come sta! Balzo velocemente in piedi, pronto a fronteggiare la terribile macchina. Ci studiamo per un attimo, i sensi acutizzati dal pericolo, mi fanno percepire ogni più piccolo suono intorno, il ronzio della spada di Qui-Gon che fende l’aria, lo scricchiolio della sabbia sotto i miei piedi e poi una voce, quasi un sussurro che mi fa agghiacciare…

- Obi-Wan… protegga la regina… per favore… non permetta… che venga uccisa.. non… lo… permetta!

Mi volto per un attimo confuso, ignorando pericolosamente il mio avversario ma è Amidala stessa che ha parlato! La verità celata in quelle parole mi sgomentano! Evito per un soffio una scarica laser, e sebbene allibito a quelle parole, mi concentro sul duello sempre più serrato. La macchina si muove in continuazione ora da una parte ora dall’altra, sparando raffiche mortali, ma con un balzo mando a vuoto i sui colpi e scavalcandola con una piroetta, la colpisco in pieno, spaccandola a metà. I due pezzi tagliati di netto, cadono a terra, fra scintille e polvere. Anche Qui-Gon si è disfatto del suo nemico, ma io ho occhi solo per la figura a pochi passi da me. Mi chino su di lei, sollevandole il viso lentamente – Amidala come sta? Mi risponda…!! – grido quasi nella concitazione del momento.

- Obi-Wan – la voce le esce appena dalle labbra ceree – Ha protetto la regina… ne sono sicura… - Poi chiude gli occhi…

Con la mente in totale subbuglio, osservo la ferita al collo e al braccio destro, cercando disperatamente di tamponarla con un lembo della veste. Qui-Gon e l’altra ragazza mi raggiungono, stringendosi attorno a noi due. Le voci concitate mi arrivano a malapena alle orecchie Oh, no …Qui-Gon è grave?- No, stia calma…- Alzo uno sguardo smarrito all’indirizzo del mio maestro. – Qui-Gon, non capisco! Ma allora lei non è…- I suoi occhi mi scrutano intensi, impedendomi di continuare la frase…

- Tranquillizzati, Obi-Wan, c’è sicuramente una spiegazione a questo. Ora muoviamoci, ogni attimo è prezioso! -

Sollevando la ragazza da terra, con tutta la cura possibile, mi avvio velocemente dietro di lui. Per fortuna il tragitto è breve. E’ con infinito sollievo che varco la soglia della casa di Shmi. Lei mi precede rapida, guidandomi in una piccola camera, dove poso sul letto, Amidala o chiunque fosse, lasciandola alle sue cure. Esco dalla stanza visibilmente provato. Sento la stanchezza intorpidirmi le membra e appannarmi la mente. Poi la salda mano di Qui-Gon si posa improvvisamente sulla mia spalla – Obi-Wan, non preoccuparti, se la caverà. Per fortuna Anakin e gli altri non sono feriti! Mettiti in contatto con la nave, voglio sapere se la’ va tutto bene…

- Sì, maestro. – Ma un pensiero fulmineo mi attraversa la mente - Qui-Gon, quelli della Federazione, non possono sapere che ci troviamo qui… Chi può aver mandato quei droidi a cercarci ?!.

- Non lo so… ma avverto qualcosa… Ora va’ Obi-Wan, fa’ quel che ti ho detto, ne riparleremo dopo.

- Va bene, maestro. – Mi volto cercando in tutti modi di nascondere l’intesa ansia che provo e che ho scorto nei suoi occhi preoccupati…

E’ notte fonda ormai, agitato dagli ultimi avvenimenti e dalla presenza di quello strano ragazzino, non riesco a dormire! Dal piccolo terrazzo della casa, sto’ guardando affascinato la brillantezza del cielo, così diverso da quello di Coruscant, quando un improvviso rumore di passi mi strappa alla mia osservazione. Mi volto contrariato e incontro il suo sguardo… Gli occhi intensamente neri, hanno sempre uno strano effetto su di me, m’impongo comunque di mantenere un tono freddo e cortese.

- Sua altezza ops, no! Credo d’aver sbagliato… come devo chiamarla?

- Obi-Wan, ti ho sentito alzarti e ti ho seguito. Non volevo disturbati, solo spiegarti…- abbassa il viso, impacciata – e chiederti scusa per il mio comportamento…-

- Ah, sì, ma davvero? – continuo a scrutarla con sguardo severo.

- Non avevo altra scelta! Come posso farti capire?

- Magari cominciando dall’inizio… - esclamo spazientito.

Si avvicina, mettendosi al mio fianco. Resto immobile. Con la coda dell’occhio scorgo il suo profilo stagliarsi contro il cielo stellato e dalla contrazione nervosa delle sue mani, percepisco l’ansia che sta provando.

- Il mio nome è Sabè - esordisce con voce incerta – Sono una dama di compagnia… ma anche la guardia personale di Amidala, e dopo l’invasione di Naboo per sicurezza, ci siamo scambiate identità. Avevo tutto sotto controllo fin quando non siamo atterrati qui! –

Mi fissa con uno sguardo intenso, mentre comincio ad entrare in sintonia con le sue paure. - Lei, non so perché, si è intestardita! Voleva vedere il pianeta, era curiosa! Non era mai stata al di fuori di Theed… E così ho dovuto lasciarla andare, anche se sapevo che era pericoloso! C’è qualcosa di negativo in questo posto! - Poi la voce s’incrina, e la tenerezza che sento nascermi dentro, prende il sopravvento.- Beh, va bene, ma potevi dirmi la verità, almeno a me!-

- No! Non potevo, dovevo mantenere il segreto! – esclama fissandomi. – E poi, mi avresti mai accompagnato, sapendo la verità…?

Deglutisco, evitando di guardare i suoi occhi imploranti - Non lo so… - esito, voltandomi infine verso di lei per accarezzarle delicatamente la spalla, ove la vistosa fasciatura le immobilizza il braccio e parte del collo. – Non dovevi alzarti a quest’ora, ti fanno male le ferite?

- No, non è nulla. E con questa, sono due volte che mi salvi la vita. Potrò mai sdebitarmi… ?

La penombra che ci avvolge non m’impedisce di notare il suo rossore e i ricordi m’assalgono improvvisi, riportandomi all’attimo in cui sfioravo il suo viso… in quella grotta. Distolgo lo sguardo per allontanare la strana agitazione che ancora mi prende, ma lei, cogliendomi di sorpresa s’alza in punta di piedi per posarmi un bacio leggero sulla guancia. La sua voce è un sussurro appena… – Obi-Wan, sei la persona più coraggiosa e altruista che abbia mai incontrato! Grazie, davvero, per tutto!-

Frastornato dal gesto inatteso resto immobile, ma quando mi rendo conto che vuole girarsi e scappare l’afferro per un braccio, bloccandola. – No! Aspetta… - La mia mossa, contrapposta alla sua, produce l’effetto insperato di scagliarmela addosso. Lei abbassa il volto in fiamme, io sollevandole il mento la costringo a fissarmi di nuovo negli occhi. Gli sguardi s’incatenano, le mani si sfiorano, i movimenti rallentano quasi volessimo protrarre l’attesa, di ciò che ormai è scontato…il bacio. E le labbra infine si toccano con desiderio bruciante, facendomi scoprire sensazioni mai provate. La stringo più forte, avvertendo la tensione abbandonare il suo corpo e chiudo gli occhi rilassandomi anch’io, alle incredibili emozioni… quando una voce improvvisa spezza l’incantesimo!

- Obi-Wan, sei lì? –

Un senso di vuoto mi colma il cuore, mentre dalla zona in ombra sbuca imponente la figura di Qui-Gon… Con gesto veloce Sabè si libera del mio abbraccio.

– Oh, sua Altezza… non immaginavo che foste qui!

- Maestro Qui-Gon, sono Sabè… – risponde, tentando disperatamente di celare l’ansia.

- Mi avete di nuovo ingannato… Vi assomigliate davvero molto… – replica, scrutandola con occhi penetranti.

- Già…Beh, ora vado. Ero venuta qui un attimo e ho incontrato Obi-Wan. Lo stavo ringraziando per quanto ha fatto. E’ altruista e coraggioso, diventerà un grande Cavaliere Jedi… Ne sono sicura.- Si volta visibilmente imbarazzata, scomparendo nel buio della casa. La seguo con lo sguardo, desiderando poter sparire con lei, ma ho davanti Qui-Gon… "affronterei volentieri la droide-armata della Federazione…" penso travolto, ancora una volta da eventi che non riesco a controllare…

- Obi-Wan, ti credevo a dormire. Qualcosa ti turba ?

C’era d’aspettarselo – Beh, sì maestro… ho una sensazione molto negativa!

- Ah, sì? – Mi fissa con un lampo azzurro negli occhi limpidi, come ad invitarmi a continuare…

– E’ quel ragazzino, maestro! Perché portarlo con noi?! Ci farà avere solo un mucchio di guai! E’ un pericolo, lo sento!

Un leggero sorriso increspa le sue labbra, sebbene l’espressione rimanga severa. – Io, invece non sento niente Obi-Wan. E continuerò a fare ciò in cui credo…

Certo, prenderti cura di tutti quelli che incontri!- Maestro, non può portarlo al Consiglio, e magari proporlo per l’addestramento non oso crederci! Il ragazzo è troppo grande! Il maestro Yoda, non approverebbe mai…

- Sarà il Consiglio a deciderlo… Obi-Wan!

So di sbagliare, ma non riesco a controllarmi.– Ma è contrario al Codice! Non si metta di nuovo contro il Consiglio, maestro non questa volta, non a causa di quel bambino!

Mi fissa stupito, inarcando un sopracciglio. – Obi-Wan, non vorrei continuare questa assurda conversazione…!-

Non replico, intuendo d’averlo offeso, un allievo saggio e discreto non pone mai tante domande e non critica le scelte del suo maestro.- Chiedo scusa, maestro non si ripeterà. – Mormoro voltandomi, ma poi sento la sua mano sulla spalla. Ne percepisco il calore e la Forza s’irradia da essa, attraverso tutto il mio corpo.

- Obi-Wan… è vero, le regole sono importanti… ma non solo per limitarci nei comportamenti… Se saprai interpretarle seguendo il tuo istinto… e la Forza, esse ti sveleranno sempre cos’è giusto fare… -

Abbasso il volto, così agitato e confuso da non poter sostenere il suo sguardo.

- Va’ ora, è meglio che riposi. Domani sarà un’altra giornata dura, dovrai sorvegliare sul trasporto del materiale alla nave. Voglio che la regina e Sabè vengano con te.

- Va bene maestro, e tu quando ci raggiungerai?

- Appena avrò definito l’accordo per il rilascio di Anakin, molto presto comunque, abbi fiducia.

Con un cenno del capo, m’avvio all’interno della casa, poi mi blocco, voltandomi… lui non mi chiama né si muove in alcun modo, ma ha ancora qualcosa da dirmi… lo sento.

- Obi-Wan! - non si gira, talmente preso a scrutare un misterioso punto nel cielo.– la vita di un Jedi può apparire straordinaria, lo so… Ma è anche una vita di scelte e di rinunce… - fa una pausa, quasi cercasse le parole… - Rinunce a ricchezze personali, ad avere una famiglia, o all’amore di una donna…

Lo so maestro, so cosa vuoi dirmi… ma essere Jedi è ciò che voglio! – Non occorre che riveli la risposta ad alta voce… lui ha compreso, come solo fra un Padawan e suo maestro può accadere… Rientrando, mi soffermo a scrutarlo per un attimo ancora; la sua figura imponente e fiera è una macchia scura contro il cielo stellato che osserva rapita l’immensità dell’universo.

4. Il fato si compie

Non immaginavo che per la nave occorresse tanto materiale! Solo i ricambi dell’iperguida hanno richiesto l’uso di due eopie, degli strani quadrupedi pelosi e puzzolenti, che sono comunque degli ottimi mezzi di trasporto sull’accidentato terreno di questo pianeta. Grazie alla scommessa sulla corsa, vinta da Anakin, abbiamo ormai reperito tutto il materiale, e siamo pronti a partire. Raggiungo Qui-Gon ancora intento a dare le ultime disposizioni di carico ad alcuni Jawas che ci scorteranno, per riportarsi poi indietro gli eopie.

- Qui-Gon, non vorrei aspettare oltre, credo sia tutto a posto.

Si volta a fissarmi con una strana espressione negli occhi intensi, mentre di nuovo avverto una perturbazione insolita nella Forza…

- Va bene Obi-Wan, vai pure. Ti raggiungerò appena posso…

Tentando di nascondere in ogni maniera la mia espressione sgomenta, mi volto, dirigendomi verso la testa della piccola colonna. Amidala e Sabè sono sistemate su un unico eopie, le scruto di sottecchi controllando la loro posizione. Non mi sento tranquillo per Sabè, sembra ancora talmente debole, sebbene tenti di non darlo a vedere. Ma il viso pallido e i suoi movimenti impacciati non mi traggono in inganno. Contrariato, salgo sul mio eopie, volgendo per un attimo lo sguardo sulle poche persone che rimangono a terra, e con Qui-Gon scambio una lunga intensa occhiata, piena di significati inespressi.

- A presto allora… - solo le uniche parole che mi escono dalla gola, resa secca, forse non solo dall’aria rovente. Ci mettiamo quindi in marcia con l’immenso orizzonte brullo che si apre davanti ai nostri occhi, incontaminato. Ma per fortuna, malgrado il caldo opprimente, il viaggio scivola via senza problemi. E dopo un’ora circa di cammino, intravediamo in lontananza una sagoma scura e luccicante come un brillante adagiato sulla sabbia, che pian piano si rivela essere la nostra nave! Potrei essere tranquillo, ma la strana sensazione di pericolo… pare non volermi abbandonare. Jar-Jar e le due dame della regina ci accolgono come se mancassimo da mesi, sui loro volti tirati è dipinta tutta l’ansia che devono aver provato. Ordino ad Amidala e Sabè di ritirasi subito nelle stanze della nave a riposare, ne avrei bisogno anch’io… rimango invece all’esterno, impegnato con i Jawas nello scarico del materiale: voglio iniziare subito le riparazioni! E’ quasi tramontato il secondo sole, quando una delle dame – Eirtaè – viene a chiamarmi per rientrare.

- Cavaliere, la Regina vuole che presenziate alla cena…

- Non ho tempo, iniziate pure – rispondo brusco – devo assolutamente finire qui!- La ragazza scompare furtivamente, senza replicare. Resto a guardare i soli che tramontano in un tripudio di colori… sono sicuro che è per via di quel ragazzino che stiamo perdendo tempo! Contrariato… cerco inutilmente di capire le ragioni di tanta caparbietà sull’argomento da parte di Qui-Gon, senza riuscirvi…

---oooOooo---

I due soli splendono già alti, sul deserto di Tatooine, mentre scruto preoccupato l’immenso mare immobile ancora in attesa di Qui-Gon. Ma ho già preso la mia decisione… anche se non gli piacerà. Dopo aver informato il solo Jar-Jar, ho appena lasciato la nave, e mi trovo in cammino, fra le dune infinite e roventi di questo maledetto pianeta, quando una terribile perturbazione nella Forza mi blocca, mozzandomi quasi il respiro! E’ qualcosa di malefico, indecifrabile… Con i sensi acuiti dall’improvvisa percezione, mi guardo attorno, scorgendo infine in lontananza due figure i cui contorni si definiscono pian piano nel piccolo Anakin e Qui-Gon. Prendo a correre verso di loro, ancora scosso dalla terribile sensazione. Poi tutto accade improvvisamente… Da dietro una duna sbuca un piccolo speeder monoposto, la figura alla guida completamente avvolta in uno nero mantello, ne scende al volo sguainando un’enorme spada dal riflesso rosso cupo; non ho mai visto un’arma del genere: le lame sono attive in entrambe le estremità dell’elsa. Con movimenti fluidi e letali, che denotano una destrezza sovrumana, attacca Qui-Gon. Assisto in lontananza alla scena, con il cuore che batte all’impazzata, e mentre continuo a correre, il ragazzino mi si para davanti, stravolto - Obi-Wan, signore, che succede? Che facciamo adesso? -

- Vai alla nave!- rispondo affannato – di’ agli altri di partire, che ci raggiungano qui subito, corri! –

Senza perdere tempo s’allontana, mentre io, avvertendo la difficoltà di Qui-Gon, cerco di raggiungerlo in fretta, ma la strada mi viene all’improvviso sbarrata da un droide-sonda che inizia spararmi addosso a tutto spiano! Evitando ogni raffica, cerco di disfarmene velocemente, ma l’ansia che ho per il mio maestro mi fa’ sfuggire di mano la situazione…lo stridio delle loro spade, l’acre odore di bruciato che sviluppano quando un colpo va a segno, satura l’aria, facendomi perdere la concentrazione… "Calmati Obi-Wan" quasi mi sembra di udire la sua voce rassicurante, e respirando lentamente faccio appello a tutte le mie forze. Con un agile balzo evito un’ulteriore scarica della macchina, e gli assesto un colpo che la fa’ esplodere in una cascata di scintille e fumo. Accecato dalla polvere, mi volto confuso cercando disperatamente il maestro, e quando lo scorgo poco lontano, balzo in avanti… Ma è troppo tardi…con movimento preciso e fulmineo l’avversario gli ha sbalzato di mano la spada. Vedo l’arma volare lontana da lui descrivendo un arco perfetto…e trattengo il respiro nel terribile momento che segue. Raggelato dalla paura e dall’impotenza, posso solo guardare il malvagio guerriero affondare la spada nel suo petto indifeso, talmente in profondità da farne uscire l’estremità dalla schiena…

"Qui-Gon…!"Noooo! – urlo liberando l’immensa rabbia che provo mentre l’odio mi pervade dolorosamente, come se l’arma avesse colpito anche me... Accecato da sentimenti incontrollabili, brandisco la spada a due mani, scagliandomi sull’avversario. Fra le scintille delle lame incrociate al limite della loro resistenza, fisso il volto del nemico: gli occhi incredibilmente gialli sono colmi di odio indicibile, e il colore sgargiante dei tatuaggi di cui è completamente coperto mi lasciano sgomento… Poche volte ho visto in uno sguardo tanta malvagità deliberata, le Forze oscure sono potenti in lui, e la lotta si fa intensa; il sudore mi gronda dalla fronte e dalle braccia esposte ai violenti raggi solari mentre il mio avversario non sembra accusare stanchezza, ribattendo colpo su colpo i miei ciechi attacchi. All’improvviso, un passo falso, mi sbilancia… Il guerriero mi sferra un violento calcio al volto facendomi volare lontano. Sono a terra e lui è già su di me, con il piede piega la mano destra, schiacciandola… resisto al dolore, ma infine lascio cadere la spada che scivola via, alla base dell’alta duna dove ci siamo spinti, danzando nella lotta senza quartiere… Inchiodato a terra osservo il suo ghigno orrendo; compiaciuto del fatto di avermi atterrato, perde tempo a schernirmi con la spada e la voce tenebrosa – Aha, troppo facile! Avevo sbagliato… anche su di te, Jedi! - Alza l’arma in modo plateale protraendo fino allo spasimo il momento in cui la schianterà sul mio corpo… Sembrerebbe finita… ma le parole di Qui-Gon…mi tornano alla mente " Concentrati sul presente Obi-Wan… sulla Forza Vivente… la soluzione è lì a portata di mano…" Chiudo gli occhi, e più facilmente di quanto immaginavo, sento la Forza scorrere in me… è dentro il mio corpo è fra la sabbia e la mano… bloccata sotto il piede del guerriero… Con un improvviso guizzo sollevo il braccio, usandolo come leva per sbalzare l’avversario. E’ lui questa volta a cadere di schiena, la faccia contorta in una smorfia incredula e smarrita… Liberato dal suo peso, balzo in piedi richiamando la sua arma. La sento leggera e perfettamente bilanciata fra le mie dita contratte sull’impugnatura, e la violenza che imprimo all’arto nel colpire, è devastante. La testa gli vola via lontano, staccata di netto dal corpo… Il silenzio che segue è più tremendo della lotta stessa. Un vento leggero e fastidioso ha preso a soffiare, bruciandomi gli occhi già colmi di lacrime. Muovendomi sulle gambe malferme, accorro dal maestro, gettandomi in ginocchio sul suo corpo riverso. Con estrema cura sollevo il suo viso cereo, imperlato di sudore. - Qui-Gon, no! Siamo ancora in tempo, ti porterò sulla nave, torneremo su Coruscant!

- Obi-Wan… no… – Un leggero sorriso increspa le labbra esangui, mentre muove la mano a fatica… per sfiorarmi mio viso bagnato.- Non c’è più tempo per me…-

- No! Non dirlo, non è vero!- esclamo, scuotendo la testa con vigore… non volendo rassegnarmi alla terribile verità…

- Obi-Wan, ascoltami ti prego… - la voce è un sussurro appena - Anakin… devi addestralo… Ora sei tu il maestro… - il respiro si fa affannoso, ma lo sguardo rimane serenamente fissato nei miei occhi - Lui è il prescelto… colui che porterà equilibrio nella Forza… addestralo bene, Obi-Wan, promettimelo!

- Lo farò maestro, a qualunque costo…! – Con voce rotta dalla sofferenza mi chino a nascondere il viso fra i suoi capelli sciolti… - Qui-Gon… maestro…- Piango in silenzio, mentre la vita abbandona il suo corpo, consapevole di affrontare in quel momento l’attimo più triste di tutta la mia esistenza…

---oooOooo---

Con gli occhi ancora arrossati dalle lacrime, fisso sconsolato la figura di Qui-Gon nel letto della piccola stanza ove lo abbiamo adagiato, dopo aver abbandonato in tutta fretta Tatooine. Inginocchiato nell’oscurità con indosso il suo mantello, cerco disperatamente conforto e una giustificazione a quanto successo. Era il padre che non ho mai conosciuto… tutto quello che so’, me lo ha insegnato lui… Inevitabilmente lo sguardo si posa sulle sue mani giunte, a nascondere l’orrenda ferita inflittagli dal malefico guerriero, e altre lacrime mi salgono agli occhi senza che possa far niente per evitarle. Perché maestro…? E’ colpa mia, vero? Dovevo giungere prima in tuo soccorso…io… Un rumore improvviso mi conferma che c’è un’altra persona nella stanza con me. Totalmente assorto dai miei dolorosi pensieri neanche mi curo di voltarmi, accorgendomi della sua identità, solo quando la tremolante luce della candela ne illumina il volto. Il biondo casco di capelli brilla malgrado la luce incerta e gli occhi, che seguito a trovare incredibili, si fissano nei miei, per posarsi poi sul viso di Qui-Gon. Ora l’intensità del suo dolore mi investe improvvisa. – E’ morto per salvarmi, non è vero Obi-Wan? E’ solo colpa mia se è successo, e ora… che ne sarà di me?

La nota di disperazione nella sua voce mi tocca il cuore – No, Anakin, non è colpa di nessuno. – con la mano gli accarezzo la testa, scossa da leggeri brividi, mentre di nuovo le lacrime rigano il suo volto da fanciullo. – Era il suo destino… purtroppo nessuno può sottrarsi ad esso, nemmeno uno Jedi –

Guidato quindi da un impulso improvviso, gli sollevo il volto per fissarlo negli occhi. La luce della candela danza sul suo viso assorto, conferendo al momento un mistico alone – Come il tuo destino è diventare uno Jedi. Anakin Skywalker tu sarai mio apprendista e imparerai le vie della Forza, te lo prometto!-

L’intensità nella mia voce, per un attimo spaventa anche me, mentre dimostrando una maturità ben maggiore dei suoi anni, gli occhi del ragazzo rimangono fissi nei miei.

- Sì, maestro Kenobi – la sua voce non tradisce emozioni, librandosi limpida nel silenzio della stanza e mentre si volta a guardare la salma di Qui-Gon, prende a recitare la Preghiera che è anche il nostro Credo… ma come può sapere ,lui? Mi chiedo sgomento.

"A volte c’è il caos ma c’è anche equilibrio…

Ci sono emozioni… ma la calma è nostra alleata,

C’è l’ingiustizia e dolore, ma con saggezza e comprensione possiamo combatterle…

Sempre in agguato il Lato Oscuro è… ma non vincerà se la Forza è con noi"

Ascolto la sua voce come mi giungesse da lontano, ancora assorto nell’intenso momento – Ho sentito una volta Qui-Gon dire questo, ma è come se lo avessi saputo da sempre… Ora è meglio che ti lasci solo, maestro. Vado a salutare Amidala, lei è stata molto buona con me, sai?

- Bene, va pure, saremo molto presi una volta giunti su Coruscant.

Un improvviso doloroso pensiero trova spazio nel mio cuore e una volta rimasto solo, non posso far a meno di pensare a lei… Sabè Io certamente non avrò neanche il tempo di salutarla…ma resterà sempre speciale per me…

Chiudendo gli occhi, percepisco la decelerazione dei motori, e la nave che esce dall’iperspazio per entrare nel sistema di Coruscant, e con un brivido improvviso mi vedo al cospetto del Consiglio: dover spiegare quanto successo, dover affrontare la Prova… Maestro, manterrò la mia promessa… Anakin è davvero il Prescelto, come al solito avevi visto giusto. Ed io lo istruirò, come tu facesti con me…Lo giuro.

All’esterno della nave sfrecciano i palazzi infiniti che costituiscono il pianeta-città di Coruscant, ma io, totalmente indifferente a tutto quanto, mi chino di nuovo di fronte a Qui-Gon, per cercare nella preghiera la concentrazione, il coraggio e la Forza che ora sento di non avere.

EPILOGO

In quello stesso momento, in un punto imprecisato del pianeta, una figura curva e avvolta in una lunga toga nera, osservava con uno strano sguardo compiaciuto le guglie svettanti dei palazzi interminabili e le veloci navette destreggiarsi fra di essi, in un traffico senza fine. La sua risata echeggiò nella stanza, poi la voce, roca e tenebrosa, ruppe il silenzio, esprimendo i suoi più reconditi segreti.

- Bene, bene e così giovane Kenobi hai ucciso il mio apprendista. L’avevo addestrato bene… eppure tu l’hai sconfitto! – Di nuovo la cupa risata echeggiò nell’aria – Notevole, veramente notevole…

Spostandosi dalla finestra, la sua figura parve ancor più sinistra, nella penombra della stanza. Si sedette pesantemente alla scrivania, lucida e immacolata, intagliata con i preziosi legni di Naboo. Con un lieve e impercettibile movimento della mano, fece scattare un segreto cassetto da cui estrasse alcuni fogli lucidi dai colori sgargianti: le dettagliate foto trasmesse dai suoi fidati droidi-sonda. Perso nelle sue ossessive visioni, proseguì nel monologo.

- Ma non sai cosa ti riserva il destino, mio giovane amico, eh eh eh – Con gli occhi resi brillanti dai pensieri tumultuosi, scrutava avidamente le foto, nelle sue mani.

- Fin dai tempi più remoti, tramandiamo la nostra Religione e sempre e solo due sono i seguaci Due. Né più, né meno: un maestro e il suo apprendista. Ed io fra poco ne riavrò uno mio, giovane Kenobi. Fra poco mi prenderò ciò di cui mi hai privato!

Le mani sottili e nervose si muovevano senza sosta, sfogliando il copioso materiale. La risata si librò alla fine, alta e crudele, echeggiando fra le solide pareti della stanza.

- E poi potremo distruggervi tutti e vendicarci, Jedi maledetti!

L’odio indicibile contorse la sua faccia in un ghigno tremendo. Nascondendo le foto nel segreto ripostiglio si alzò uscendo dalla stanza e riprendendo la sua normale identità.

Ma nel cuore e nell’anima, completamente rivolta al Male, il segreto Signore dei Sith, aveva lanciato la sua oscura e subdola sfida ai Jedi e alla galassia intera.