Star Wars: Episode II - CASERTA 2000

Diario di un'avventura alla caccia del mito

di Giuliano "DanSky" D’Angelo

(giudansky@yahoo.com)

L'Equipaggiamento del nostro eroe


PRIMA PARTE: “Every Journey has a first step”

La partenza è per le ore 7:25 del giorno 4 settembre, da Grosseto.

In treno, è la preparazione pellicole, discussione strategie, idee, riferimenti.

Con le 32.000 del biglietto arriviamo a Caserta alle 12:58.

Usciti dalla stazione, come già ci mostrava la mappa dinamica delle pagine gialle, il Jolly Hotel si erge dinanzi a un cantiere all’angolo del Viale Carlo III, e a pochi passi dalla Reggia. Purtroppo i tentativi di prenotare erano andati falliti nei giorni precedenti. Inutile ora assediare l’albergo per cui ci dirigiamo verso la Reggia la quale si raggiunge da una strada semicircolare che costeggia una grande piazza ad erba.

Dinanzi la Reggia un manipolo di sei fan tra cui Paolo, entrano con noi sotto l’arcata di sinistra: unico cancello aperto dei tre. Nel cortile interno oltre l’oscurità del passaggio si vedono camion di attrezzature e tipi in calzoni sotto al ginocchio che scaricano materiale; al petto, un cartellino arancione.

Non si entra: un guardiano grasso dai capelli lunghi non lascia speranze. L’inutile attesa fa pensare che vedremo ben poco. Ignoriamo se le riprese si stanno già svolgendo o se il cast è già presente. Pochi sono i tentativi di dialogare con la guardia; scambiamo presentazioni con gli altri fan i quali si meravigliano quando diciamo loro di venire appositamente da Grosseto. Ci dicono di essere li già da qualche ora, e di aver già perlustrato i perimetri della Reggia senza vedere possibili vie di accesso. Decidiamo da soli di perlustrare i perimetri personalmente. Scambio con Paolo il numero del cellulare: ora che restano lì e noi che cambiamo postazione, potremo avvisarci reciprocamente se qualcosa si sblocca. Percorrendo il vialone sotto la facciata immensa della Reggia scrutiamo le altre arcate dove l’accesso sembra ancora più improbabile: l’arcata di destra porta ai locali della polizia, ed è sbarrata; l’arcata centrale, la più grande, da accesso all’immenso portico verso il vestibolo dove nell’Episodio I i Neimodiani parlano con Darth Maul. L’immenso cancello è chiuso.

Lasciata la facciata della Reggia, si trova prima del perimetro di inferriate, un cancello che dà acceso a una strada laterale; entriamo. Una dogana simile ad una edicola ed una sbarra, limitano l’accesso; due donne sono sedute fuori dai vetri.

- Mi scusi, possiamo entrare?

- No, almeno che non lavoriate nel palazzo!

- Mmh No, attualmente no, ma stiamo cercando. Non lo so, anche a pulire i bagni… Non c’è speranza?

- Eh no. Mi spiace.

Mentre bevo alla fontanella cerco di osservare al di là del cancello, un’entrata posteriore che dà negli uffici della polizia e nella Reggia. Inutile comunque, le donne non ci lasciano entrare.

Continuando a seguire le inferriate, dopo pochi metri si trovano i Giardini della Flora, dove si intravedono sotto l’ombra degli alberi una schiera di sedie: Qui si terrà la conferenza stampa domattina alle 11:15! Penso. Poco più in là, i manifesti di Drew dell’Episodio I mi ricordano invece della proiezione che si doveva tenere stasera, appunto, nei Giardini della Flora. Niente conferenza qui domattina, ma la coincidenza della data lascia pensare che staserà alla proiezione potrà parteciparvi qualche ospite speciale…! Stasera alle 21.00 sarò qua.

Avvicinandosi al cancello dei giardini dove qualcuno sta passando con un furgoncino, ci fermiamo per conoscere due tipi che da qualche tempo stavano guardando con aria incuriosita. All’occhio della ragazza salta immediatamente il tatuaggio ribelle che Sergio si è fatto fare sul polso qualche tempo fa; La ragazza si chiama Manuela, e pare conoscere ogni angolo del “Palazzo di Theed”: le sue informazioni saranno preziose come quelle di una spia Bothan. Le chiedo il perché del suo interesse oggi alla Reggia e lei mi presenta il suo amico, un tipo dalle poche parole ma simpatico che viene da Savona.

La ragazza ci spiega che è impossibile entrare per vie ufficiali, ma che potrebbe essere possibile scavalcando dai lati lontani della cancellata. Ci conferma che nei giardini davanti a noi stasera si terrà in effetti la proiezione del film, e che la conferenza è invece prevista domattina alle 11:30 nel teatro nei locali della Reggia; l’accesso solo agli invitati, vip e giornalisti.

Camminando con loro sino al botteghino ora chiuso, ci spiega di essere appassionata di fantascienza, fan di Star Trek – AAARGHHHH! – e amica degli organizzatori del cinema all’aperto: il Cineclub Vittoria. Qui ci racconta, Lucas veniva ogni sera a visionare il girato dell’Episodio I nel luglio del 1997. Stasera abbiamo il posto assicurato, e sembra che sia prevista una sorpresa…

Continuando lungo il perimetro ci porta a vedere il possibile punto dove scavalcare: al lato di una strada trafficata, un alto cancello accede ai giardini reali. Di notte, ci spiega, la via sarà deserta. Inutile proseguire girando tutto il perimetro, le recinzioni sono alte e continue lungo tutto il tratto. Torniamo sui nostri passi. Pochi metri dopo la nostra attenzione si ferma su di un cantiere adiacente alle recinzioni. Accanto all’edificio si apre un pertugio verso un muro coperto di vegetazione: al di là ci sono i giardini di Theed.

Sergio si avvicina scavalcando una bassa ringhiera prima del muro e protraendosi verso di esso;

- Ragazzi è meglio che non scavalcate, sennò arriva la polizia!

Aggiunge un tipo che poteva essere il capo cantiere. Sergio trasforma l’azione di scavalcare la ringhiera, in una apparente comoda posizione a sedere. A questo punto Manuela insiste:

- Yaa dai.. questi son venuti da Grosseto…!

- Ragazzi, a me non interessa, passate pure, ma non da qua!

Si richiudono improvvisamente le speranze sul nuovo tentativo, quando egli conclude con:

- …non da qua, passate dall’altra parte, seguite lei!

Indica una ragazza che poco aveva a che fare con il sudiciume del cantiere.

- Ecco, passate da lì! In fondo, dove vedete quel muro.

Ci indica una strettoia tra due edifici.

Noi ci introduciamo furtivamente con gli zainoni alle spalle; Manuela ed il suo amico, dietro di noi. Siamo eccitati.

Dopo il cunicolo, pieno di tubature e sporcizia, si erge un muro di circa tre metri coperto da erbacce; sopra, la fitta vegetazione del parco.

Nella fretta di scavalcare il muro, prima di lanciarsi apro la borsetta a tracolla, e lascio a Manuela e al compare un foglietto bianco: sopra, a caratteri typewriter c’è il mio numero di cellulare.

Loro restano fuori.

SIAMO ENTRATI!

Oltre la strada che costeggia il muro, si trova un giardino coperto da grandi pini, una fontana, e panchine di ferro. Ci guardiamo intorno, attraversiamo; La tensione è massima. Ogni tanto qualche giardiniere spunta dai viottoli passando in lontananza. L’ombra ci aiuta. Lasciamo gli zaini, pericolosi perché ci identificano come forestieri e li nascondiamo dietro un tronco.

Non credevo mai che mi sarebbero serviti sul serio: dalla borsa tiro fuori dei cartoncini; con il clik della molletta abbiamo ora al petto dei cartellini con sopra scritto: “JAK Productions”. Avevo visto il logo della JAK da una foto scattata a Sydney e rintracciabile da un sito internet; dopo lo avevo riprodotto il più fedelmente possibile, stampato, tagliato e inserito nelle custodie di plastica trasparente. E’ incredibile come somiglino agli originali, tranne che per un particolare: non sono arancioni. Ma serviranno.

Lasciati gli zaini, cartellini al petto, un paio di occhiali da sole, ci muoviamo.

Il cellulare trilla una volta e si zittisce come R2-D2, per avvisarci che Manuela è al di là delle cancellate con le nostre provviste: acqua, salatini, due panini con semi e prosciutto cotto.

Lei sembra entusiasta per noi. In fretta la salutiamo, lei aggiunge:

- Vedi cosa può fare un fan di ST!

ARGGhhh! Ha anche un orologio con un simpatico logo dell’Enterprise…

Non c’è tempo per i flame e ci disperdiamo nella boscaglia mentre loro ci scattano una foto dalle sbarre dei cancelli.

Tutto sembra perfetto, dopo che convinco Sergio a cambiare la maglietta multicolore comprata in Messico, con quella bianca con cui ero stato all’anteprima di Melzo, molto più composta e mimetica.

La prima fase è quella di scoprire se si terranno riprese in esterni e se comprenderanno i parchi dove ci troviamo. Davanti a noi, c’è l’immensa distesa erbosa dei giardini reali; il palazzo oltre. Il posto è favoloso: non mi stupisce che la Regina Amidala abiti qua!

Un corridoio naturale cosparso da prati verdi tagliati regolarmente, due immense aiuole circolari, fontane ovunque. Più in alto i prati si fanno in salita e gli alberi fitti e altissimi sono potati come giganteschi cubi di verde; al loro interno vi sono piazze erbose dove si incrociano otto vie diverse che danno su altrettante piazzole, disposte in modo regolare come una texture; insomma, un gigantesco labirinto. Al centro, verso la collina, gli alberi si stringono sulla strada che percorre il centro del parco; il palazzo si erge all’estremità rettilinea dei giardini. Più in alto un enorme fontana divide in due lati il prato, la strada, con un bivio si fa sulle sponde. Un cigno nuota. Oltre i giardini all’inglese, una sorgente emerge dalla sommità della collina alimentando una serie di fontane in semicerchio; statue ovunque, ed un porticato dove qualcuno sta lavorando a delle impalcature.

Il parco è chiuso al pubblico, ma molte persone sono lì per lavorare al suo interno. La strategia migliore, decidiamo, è quella di uscire allo scoperto passeggiando tranquillamente e cercando tracce dei set in costruzione.

Davanti a noi ecco svoltare un automobile. Ci viene incontro. Meglio non nascondersi. E’ tardi.

Dobbiamo solo cercare di muoverci con disinvoltura e sicurezza. Parliamo in inglese. L’auto si avvicina, rallenta, quasi si ferma. Deglutisco. Lo sguardo del tipo si scontra col nostro, coperto dagli occhiali neri, poi si ferma sui cartellini al petto. L’auto scorre dietro di noi. Proseguiamo senza voltarci indietro.

La nostra identità funziona; con passo deciso giriamo per i giardini dove scopriamo esserci molte ville di facoltosi proprietari. Passiamo ora al centro del prato al cospetto della Reggia dove la strada centrale si incrocia con un’altra che circonda il palazzo. I militari, polizia, e dipendenti che incrociamo sul cammino ci ignorano, ma una sicurezza si fa chiara: non gireranno nei giardini e dovremo introdurci nei locali interni. Le riprese si svolgeranno nel vestibolo: la sala del trono della regina che abbiamo visto nell’Episodio I; non sappiamo dove si trova.

Sono le 18. Le provviste scarseggiano e fra tre ore si terrà la proiezione al cinema qua fuori. Pare che il primo ciak sarà questa notte.

Gli zainoni rimangono nascosti tra la vegetazione dei labirinti, e noi usciamo fischiettando aggirando la sbarra e salutando cordialmente con un sorriso le donne che stamani non ci avevano fatto passare. Prima di uscire bevo nuovamente alla loro fontanella.

Non abbiamo visto ancora nulla, ma siamo entrati e rientreremo: stanotte si dorme nei giardini reali!

Ripercorrendo la strada di stamani ripassiamo davanti al Jolly Hotel, dove finalmente qualcosa si sta muovendo: da un furgoncino, un gruppo di operatori scarica strane valige nere quadrate e varie attrezzature. Tra loro si aggira una biondina ben vestita dai pantaloni rossi. Mabou e sua sorella li osservano con ammirazione, ma non ci riconosciamo.

Ci allontaniamo alle 19:00 verso una pizzeria. E’ di rigore un angolo di pizza alta e una bottiglietta d’acqua per me; un calzone e un fagotto farcito con mozzarella e salsiccia per Sergio. Quando vado per pagare alzo il mento come per indicare un signore: Sergio nota insieme a me il cartellino arancione “JAK” su di lui; insieme altri due colleghi scrofano una pizza. Entriamo e ci sediamo con loro mentre scambiano con il barista commenti calcistici e informazioni sul posto.

- Hey! Ma voi lavorate alla Reggia? Sul set di Episodio II?

Sergio irrompe dietro di me.

- Eh, sì!

Compiaciuto, il ciccione si allontana a prendersi una seconda pizza; appare evidente che non ci aiuterà.

Intanto i negozi chiudono e non abbiamo il tempo di acquistare un pennarello arancione per colorare i nostri tesserini. Funzioneranno ugualmente, penso.

Dal Jolly Hotel dove ci appostiamo nuovamente esce un tipo molleggiato di colore che canticchia da solo e saltella come Jar Jar Binks: è Ahmed Best! Wow! Si allontana verso i locali cittadini con una parte della crew. George e il resto del cast non si vedono; probabilmente ancora in viaggio, li aspetteremo fiduciosi dopo la proiezione del film ai Giardini della Flora dove Manuela ci aspetta.

Il cinema all’aperto è quasi in mono e dalla proiezione scolorita ben al di sotto degli standard consigliati ed imposti dalla Lucasfilm e costituiti da impianti certificati THX; stasera però si aspettano tutti una sorpresa!

Poco prima della proiezione conosciamo al botteghino Massimo, amico di Manuela e membro del Cineclub Vittoria dove il film sta per iniziare; con lui, prendiamo appuntamento domani davanti ai cancelli della Reggia: proverà a farci entrare alla conferenza!!!

Il film già lo conosco, ma è un piacere rivederlo “qui a Naboo” con il palazzo reale dietro allo schermo e con i nuovi amici al mio fianco. Quando sullo schermo la Regina Amidala spiega il suo piano per introdursi nel Palazzo di Theed e riconquistare il controllo dalla Federazione del Commercio, penso che è quasi quello che dovrò fare stasera dopo la proiezione: penetrare nella Reggia che vedo da qui dietro gli alberi, dove le lampade blu delle camerate illuminano le finestre più alte. Dopo il film, scavalchiamo la recinzione del cantiere ora chiuso e ci arrampichiamo sul muro per tornare nei giardini.

Il parco si è trasformato: l’ombra delle aiuole, i nascondigli, le volumetrie di verde si sono trasformate in gabbie buie dove la vista non serve più. Dalla boscaglia rumori di volpi e ricci si sollevano alla nostra vicinanza e le statue bianche di pietra sembrano fantasmi luminescenti nell’oscurità. Scivolando da un giardino all’altro giungiamo sotto la facciata posteriore del palazzo dove le tre arcate che attraversano il complesso sono chiuse da altri tre cancelli. Proprio stamani eravamo dalla parte opposta delle arcate; la nostra situazione non è affatto cambiata. Nei cortili interni tutto tace; sopra, i finestroni bianchi della Reggia si alternano irregolarmente una fiacca illuminazione. Peccato che non abbiamo con noi le “pistole ascensori”.

Si fa viva la paura di una sorveglianza elettronica, e telecamere agli angoli del palazzo. C’è troppo silenzio nei cortili interni. Secondo me non girano stanotte. Piuttosto, al di là del bosco e ancor più lontano forse dietro la collina, si accendono dei chiarori; qualche secondo; dei botti. I fulmini in lontananza si mescolano con una sequenza di lampi e schioppi fortissimi per quasi un’ora. Manuela mi spiegherà che si trattava di un esercitazione militare, a sentire la gente del posto.

Non possiamo rischiare di entrare e non trovare nulla, non potremmo neppure spacciarci per membri della JAK. Decidiamo quindi di allontanarci verso i prati, recuperare gli zaini nascosti nei labirinti, e cercare un posto dove dormire. Raggiunto il centro latitudinale dell’immenso prato, dalla facciata del palazzo proviene uno strano verso gracchiante; un grido forse simile ad un crepitio e che ricorda i gridi del Rancor. Ci accorgiamo che sono le riflessioni sonore dei botti in lontananza sulle superfici complesse e decorate della Reggia, le quali creano un effetto eco frammentato, udibile esclusivamente dal centro del parco. Pauroso.

Ci disperdiamo tra i prati di fronte, accorgendoci troppo tardi di aver commesso un’imprudenza: i nostri vestiti chiari riflettono troppo il chiarore notturno: chiunque potrebbe anche vederci da una finestra della caserma, o degli uffici; dobbiamo allontanarci dietro le piante. Nel momento in cui cominciavamo ad esser abbastanza lontani dal palazzo, un faro ci illumina in lontananza: si avvicina. La fuga è rocambolesca. Via; via; via attraverso le piazzole di verde scurissime, correndo. Ci hanno scoperto, penso. Il nostro tentativo di recarci sui set è finito prima ancora di cominciare! Ci fermiamo; foglie secche e rami sotto i nostri piedi fanno troppo rumore. Il faro non si vede più ma non mi fregate, penso. Restiamo fermi una quindicina di minuti nell’oscurità totale, vicino ad uno degli immensi muri di verde; i botti intanto sono cessati. Ricerchiamo l’orientamento perso durante la fuga. Basta ora. Prendiamo gli zaini e ci mettiamo a dormire. Montare la tenda sembrava una eventualità possibile fino ad oggi, ma con il buio, la stanchezza, la tensione, non ci sembra ora il caso. Basterà una felpa ed un sacco a pelo sopra una panchina vicina al luogo dove abbiamo scavalcato per passare le ultime ora di questa notte. Domani mattina i giardini saranno aperti al pubblico, e alle 9.00 potremo uscire allo scoperto come normali visitatori. Ancora poche ore!

La nottata è passata tranquilla, anche se con risvegli regolari. Sono quasi le sette del mattino, e dobbiamo piegare sacchi a pelo, giacche, e togliere i viveri da terra: tra poco un esercito di giardinieri su altrettanti trattorini, si disperderanno per il parco per i quotidiani riassetti delle fontane, irrigazioni, potature. Fino alle 9:00 lasceremo nascosti gli zaini. La cosa più importante è mantenere un aspetto decente e il meno possibile simile a quella di un campeggiatore abusivo. Occhiali da sole e borsetta da fotografo mi aiutano. I tesserini della JAK ora non possono servirci. Qualcuno di importante, appena svegliato e vestito in tuta, fa jogging passando davanti a noi; gli zaini sono nascosti. Alzo la testa, faccio un profondo respiro alzando le braccia, e saltellando come per scaldarmi insieme a lui.

Intorno alle 9:00 riprendiamo gli zaini, passiamo dai bagni vicino alla base dei giardinieri per lavarci, e torniamo in azione. Oggi non cercheremo di entrare alla Reggia: siamo già dentro. I cancelli stanotte chiusi sono ora spalancati verso l’interno dei cortili.

All’interno comincio a scattare le prime fotografie interessanti: i camion con le attrezzature, i membri della JAK che scaricano casse, i camerini per gli attori.

Abbiamo tempo libero fino alle 10.30 per fare un sopralluogo, poi abbiamo l’appuntamento con Massimo il quale cercherà di farci entrare alla conferenza stampa. In una zona chiusa al pubblico, sotto un portico due tavoli sono imbanditi con tovaglie bianche, e una schiera immensa di bicchieri ricordano un esercito droidi della federazione. Sopra un arazzo nero la scritta lucida “Episode II in Caserta” e una foto della location.

Stupendo.

Dal corridoio centrale più grande che attraversa la Reggia, quasi per caso giungiamo alla scalinata che da sul vestibolo: due leoni di marmo sono chini ai lati guardando l’arcata, sopra è il trono della regina, coperto da un telo nero. Macchina fotografica. Scattiamo sul luogo dove tra 2 ore si svolgeranno le riprese. Una donna chiama la sicurezza, ed io scatto una foto anche a loro dopo avermi fatto immortalare accanto al trono della regina e davanti al finestrone che da sul cortile del Palazzo di Theed.

Chissà se nel porta oggetti vicino al trono della regina ci sono sempre le pistole blaster nascoste…!

Fuori, vicino all’entrata principale del palazzo, aspettiamo l’arrivo di MASSIMO. Sulla strada, vigili e forze dell’ordine facilitano l’accesso a tanti macchinoni pieni di gente e vestiti, all’interno dei cancelli. Il cast e tutta la crew sta per arrivare dal Jolly Hotel.

- Sta per arrivare “il regista”!

Un vigile comunica alla collega. Non vediamo la sua macchina entrare.

Il sole ci abbaglia, ed è caldo. I nostri zaini sono a terra sui marmi all’entrata. Come possiamo avere accesso alla conferenza con questi vestiti, e gli zaini da campeggiatori? Sono scettico, e ho paura che Massimo non verrà.

Intanto due tipi si avvicinano a noi; notano la scritta “Blue Harvest” sulla mia maglia ed “Episode I” su quella di Sergio.

- Are you fans?

- Yeah, Sure!

- We came from Mexico...

- Oh...for vacation?

- No, just for Episode II in Caserta!

Incredibile! I due sono Aldo e Rubio, fratelli. Dopo aver vinto un viaggio “on location” a Sydney in una trasmissione messicana hanno cominciato a seguire la produzione ovunque a loro spese. Tutto il cast li conosce ormai. Stamani presto, ci dicono di aver aiutato la troupe a montare il trono della regina: sembra che mancava manodopera e hanno lavorato gratis solo per vedere il loro lavoro e sfiorare il mito. Sul quel trono tra poco si sederà la regina di Naboo, e loro non sono ugualmente ammessi.

Tuttavia adesso possiamo formare una solida alleanza e introdurci ugualmente insieme.

Ci diamo appuntamento al bar interno, loro entrano nell’arcata principale sperando di vedere qualcuno.

- See you at the rendez-vous point, and may the force be with you!

Aggiungo loro. Noi aspettiamo Massimo che ci raggiunge poco dopo. Non sembra che potrà farci accedere alla conferenza, ma la sua compagna poco dopo ci indica l’accesso al teatro: esattamente sotto il portico con i tavoli imbanditi. Ci proveremo.

Intanto, torniamo su nel vestibolo della Reggia, dove i membri della crew stanno cominciando a montare le attrezzature per girare. Il trono della regina Amidala è ora scoperto; al margine della sala troviamo John Knoll, supervisore agli effetti speciali, pezzo grosso della ILM.

- Hi there! Hey you’re the man who put his face into the X-Wing in the special edition!

Dovete sapere che il tipo in questione, lavorando all’edizione speciale, aveva inserito il suo viso nei piloti degli X-Wing, nelle scene a distanza! Poco dopo lo avremo incontrato nuovamente mentre si apprestava ad entrare nei bagni.

Sergio suggerisce di nascondersi in qualche bagno, ripostiglio, anfratto; prima che la crew ci chiuda definitivamente l’accesso, e riuscire durante le riprese. Intanto lasciamo gli zaini nel guardaroba della Reggia. Porto con me la borsetta con macchina, quaderno, matita, tesserini. Ora siamo molto più agili e possiamo confonderci tra i membri della JAK. Parliamo in inglese.

Sotto il portico cominciano intanto ad entrare vip e giornalisti, per la conferenza stampa; due ragazze controllano una lista degli ospiti che arrivano in auto, scendono al di fuori nel cortile, ed entrano ordinatamente nei locali del teatro. Ahmed Best fa ancora la sua comparsa, e la tentazione di parlare con lui perché interceda a farci entrare, è molta. Dei tipi impettiti vestiti di grigio con occhiali neri e l’auricolare arrotolato all’orecchio sorvegliano. Tre fan stanno al di là delle transenne.

Mi aggiusto la maglia, raccolgo i capelli, abbasso gli occhiali da sole, tolgo dalla tracolla la borsetta da fotografo e la tengo dalla maniglia come una borsetta da tecnico, ed aggiro le transenne entrando assieme a Sergio e Rubio (il messicano) sotto il portico. L’accesso al teatro è a pochi metri; davanti a noi gli ospiti continuano ad entrare a due a due. Il fratello di Rubio, Aldo sta girando cercando altri passaggi. Ci guardiamo intorno, facendo avanti ed indietro sotto il portico; quando mi fermo incrocio le braccia; continuo a parlare con gli altri due con una specie di inglese da una pronuncia credibile ma dalla sintassi scorretta. Nessuno ci dice niente. Meglio non stare fermi a guardare, perché si accorgerebbero che siamo solo dei curiosi.

Arriva un folto gruppo di ospiti dal cortile; forse è il caso… si!

- Sergio… andiamo…andiamo!

Gli faccio segno; entrambi ci affianchiamo al gruppo  e con passo naturale ci apprestiamo ad oltrepassare la porta. Rubio dietro di noi ci segue abbandonando il fratello. Siamo dentro. In una sala distribuiscono delle cartelline per la stampa: dei simpatici cartoncini piegati con su scritto "Episode II in Caserta"; all’interno le biografie del cast, alcune foto, e un simpatico blocchetto di carta intestata con “SW Episode II”. Percorriamo uno stretto corridoio affrescato; in terra una serie di lampade illuminano verso il basso il pavimento, simile al corridoio di una nave stellare, ed unite da un cordoncino nero. Sulla sinistra,  le scale si attorcigliano in basso, portando sino ai corridoi su diversi piani che danno accesso ai terrazzini del teatro. Scendiamo fino in fondo, ed entriamo nel piccolo teatro storico. Ci sono poche poltroncine, ma saremo tra quelli che le occuperanno. Ci sediamo; apro la borsetta e prendo la macchina; tutti ora ne hanno una ed aspettano l’arrivo di qualcuno. Sul tavolo davanti a noi 4 targhette: George Lucas, Giovanna Melandri, Rick McCallum, G. Falco.

Intanto Rubio torna a prendere suo fratello che ci raggiunge poco dopo accanto a noi. Parliamo in inglese. Ci siamo.

Nel secondo terrazzino in alto, compare la sagoma inconfondibile di un uomo bassino, dai capelli brizzolati, barbetta uguale, jeans, scarpe da ginnastica, camicia. Gli fanno delle domande. In ogni terrazzino una diversa televisione lo aspetta per una rapida intervista; Intanto Ahmed Best gira con una piccola camera digitale, il filmino in realvideo per www.starwars.com intervistando alcuni ospiti scelti casualmente. Il cameraman agilmente gli lancia il microfono e lui improvvisa scenette con una voce ed uno stile simile ad una canzone rap. Poco dopo George Lucas scende in sala passando a due metri da noi e si siede assieme a McCallum, il ministro della cultura, e il sindaco di Caserta. Scatto tante foto. Interessante il collegamento in diretta da Venezia, mentre i giornalisti fanno le solite domande stupide. George appare calmo e impassibile come in ogni intervista , parlando a bassa voce e con moderata ironia. Sorride, quando la sfera di cristallo e gemme che gli è stata donata rotola a terra per ben due volte, scivolata dalle mani di un collaboratore in prima fila.

Missione compiuta: lo abbiamo visto a pochi metri da noi. Io sono già contento, ma tra poco si comincia a girare I Aldo e Rubio, accanto a me sono soddisfatti almeno quanto noi e non trattengono il loro entusiasmo con pacche sulle spalle e riferimenti ai films.

Inutile il tentativo di seguire George, quando lascia il tavolo alle sue spalle; speriamo di rivederlo sul set. Prima di andarcene dai locali del teatro ci prendiamo anche noi la nostra bella cartella stampa ed usciamo dove ci attende un ricco buffet. Dopo una notte a dormire nella Reggia, ora abbiamo anche fame, e come ogni re che si rispetti abbiamo diritto ad un grande pasto. Gratis. Sui tavoli si trovano vassoi di risotti, mozzarelle di bufala, salumi, crostini, carni di vario genere, vino e champagne. Una telecamera si aggira ancora accesa per i tavoli del buffet: gli operatori parlano in inglese e intervistano Rubio.

- What is that for? - chiedo.

- Lucasfilm footage.

- Oh, wow!!!

Segue una breve intervista anche per noi:

- Who are you?

- I’m just a fan. Not a journalist... ehm... shhh, I think I shouldn’t be here.

- What was there?

- There was a press conference, and I saw George! That was juuust great!

- Thanks!

- You’re welcome!

forse ci ritroveremo in qualche “Behind The Scenes” della Lucasfilm! Mi sono messo d’accordo con i messicani: dovranno avvertirmi se ci troveranno in qualche speciale, in TV o VHS.

Io e Sergio tintinniamo un brindisi alla missione compiuta. Il vino bianco nei bicchieri è ottimo. Lì conosciamo le comparse italiane che erano state scelte per interpretare i soldati della regina, nel 1997. Uno di loro è un mega intrallazzone napoletano, bassino, e dai capelli lunghi lisci pettinati sui lati; dietro di lui, la moglie. Sembra anch’esso molto interessato a vedere le riprese e si presenta sperando di trovare tramite noi, un aggancio. Mi meraviglio, quando mi dice che nemmeno le vecchie comparse sono ammesse, nemmeno ad avvicinarsi.

Basta: ho l’impressione che il mega buffet sia un pretesto per trattenerci lontani mentre intanto la crew sta ultimando la costruzione dei set; tra poco gli attori cominceranno a salire la scalinata del vestibolo. Ci allontaniamo con la pancia piena; sono le 13:00

La nostra postazione è ora alla base della scalinata. Utilizziamo la cartellina stampa per fingere di scrivere, o leggere, o dirigere; parliamo inglese e ci risulta facile, dato che Rubio è messicano e per farci capire dobbiamo comunque parlargli in inglese. Saliamo le scale; riscendiamo; non vogliamo dare nell’occhio. La gente comune sta scemando, le transenne si stanno chiudendo. Scendendo le scale, vicino ai leoni di marmo mi ferma uno della crew italiana JAK:

- E’ tutto pronto sul set?

- Uhm... si….tutto pronto… abbastanza! Ma…anche se non sono della produzione, posso aiutarvi?

Il tipo un po’ imbarazzato sorride e mi dice che non dipende da lui. Ci indica il tipo che può fare qualcosa. E’ incredibile: mi hanno scambiato per uno di loro! Torniamo alla base della scalinata; siamo sempre meno. Rubio mi fa notare che avevo lasciato il portafoglio alla base di una delle colonne: devo mantenere la calma. Dalle transenne arrivano due ragazze, una di loro ci guarda, e farfuglia qualcosa in inglese:

- Uhm, do you know Christensen? May I enter to the set?

- Eh eh... (sorrido loro) No... we can’t admit anyone to the set.

- Where’s Christensen?

- Mmh, I don’t know exactly. Maybe he’s eating right now!

Sergio prosegue un lungo dialogo con le due ragazze, io gesticolo e leggo dalla cartellina della "press conference". Intorno a noi, gli operatori della JAK ci ignorano. Siamo della JAK anche noi ora, sia per loro, sia per le povere ragazze che cercano di convincerci a farle entrare. In mezzo a noi, trasportano sul set cavalletti, casse, costumi, bibite per il cast.

SECONDA PARTE: “Behind the Magic”

Un camion nell’arcata che taglia obliquamente l’immenso portico, è parcheggiato lateralmente all’entrata del vestibolo; due lucine arancioni lampeggiano ai lati del portellone abbassato. Gli uomini con i cartellini arancione scaricano continuamente; dentro, attrezzature elettroniche.

Sono entusiasta, nessuno si cura della nostra presenza; I nostri zaini sono proprio lassù nel guardaroba: se chiuderanno potremmo reclamarli, ed entrare: perfetto!  La cartellina stampa che tengo in mano è rovesciata, penso che sia meglio non sembrare un giornalista; basta la scritta Episode II sul retro copertina. Stringo un lapis nell’altra mano.

Aldo mi fa notare che nel cortile al di là del portico c’è Lynne Hale, la donna che segue ufficialmente la produzione per documentarla con fotografie e filmati. I suoi racconti dietro le quinte dell’Episodio I su www.starwars.com sono sempre stati molto interessanti.

- How many days the production will stay here?

Ci chiede una delle ragazze, cercando ancora di abbozzare con noi frasi in inglese.

- Ehm… two days  Tomorrow is the last one! Wednsday!

Poco più in là, tra il cortile e l’accesso al vestibolo, giaceva in terra un foglione con su scritto

“LASCIARE LIBERO IL PASSO DA LUNEDI’ A MERCOLEDI’:

RIPRESE CINEMATOGRAFICHE IN CORSO”

Mentre colloquiamo con le due ragazze cercando di mantenere la nostra copertura, ecco sopraggiungere due fans, Giulio e Cristiano (alias Mabou).  Con Mabou mi ero sentito via internet nei giorni precedenti, e tramite lui ero venuto a conoscenza della conferenza e della proiezione al Cinema Vittoria. Il suo viso non mi era nuovo: lo avevo visto il giorno prima con sua sorella sotto il Jolly Hotel: mi era rimasto in mente perché avevo notato come il suo sguardo di ammirazione cadeva sul furgoncino dei tecnici davanti alla hall dell’albergo. Inoltre, carina la sua ragazza, avevo pensato!

Sui primi scalini che danno accesso alla sala del trono della Regina Amidala, Mabou riconosce la scritta sulla mia maglia, “Blue Harvest” e realizza:

- DanSky! Sei tu?

- Sì..., Humm yes… grmlf!

Le due ragazze che cercavano di entrare per vedere Christensen mi guardano, poco più in là.

- Ehm….Sì! Mabou! Allora come va! Grandissimo, non posso credere che sei tu! Avevo lasciato il tuo numero a casa! Come mi hai riconosciuto?!

- Bè… ti ho visto ieri sera al Jolly, e ho pensato che dovevi essere tu per forza!

Mabou stesso ci aveva scambiato per un attimo, il giorno prima, per i tecnici che stavano scaricando il materiale, i quali erano tedeschi.

Intanto sentendomi parlare italiano, le due ragazze sgranano gli occhi e mi guardano male.

- Ma tu… tu sei italiano!

- Bè…humm sì! Abbastanza!

- E anche il tuo amico?

Indicando Sergio, che poco più in là continuava a parlare in inglese con Rubio.

- Sì, anche lui! I’m sorry, but we was trying to hidden us together with the JAK Production team! I’m very sorry.

Le due tipe hanno uno sguardo interdetto. Io ricomincio con loro a parlare inglese, mentre una donna della crew con il cartellino arancione mi si stava avvicinando. Mi scuso con loro per averle ingannate, ancora parlandole in inglese e aggiungo sibilando in italiano:

- Pss scusatemi!

La situazione sta scadendo: accanto a noi si sono aggiunti Mabou e i suoi amici; la telecamera è pericolosa; la nostra identità si è incrinata, e siamo decisamente troppi: prima che ci scaccino è meglio cercare a questo punto di salire l’imponente scalinata, dividerci, e salire direttamente nel vestibolo. Rapidamente, insieme alle due ragazze che ci seguono e Mabou poco avanti, o poco dietro non saprei dire, ci accingiamo a rientrare sul set. Tutto ormai lassù è quasi pronto; mancano solo gli attori, e stanno aspettando il regista.

Saltiamo le basse gradinate a due a due; giro attorno ai leoni di marmo; Sergio è a pochi metri dietro di me; guardo in alto la seconda rampa di gradini. Ci sono molti tecnici che stanno spostando i pannelli blu che andranno dietro ad alcune porte; un gigantesco pannello bianco, è poggiato alle colonne: probabilmente è un immenso diffusore per la luce; quelli utilizzati per ammorbidire le ombre sui visi degli attori. Salgo la seconda gradinata fino a metà, e mi fermo un istante a guardare in alto, verso il set, distante pochi metri da noi. Sergio, dietro di me:

- Ehi…forse ho trovato un tipo che può farci avere il suo cartellino arancione!

Mi volto. Lucas spunta dalla prima rampa, da dietro il leone, e si dirige verso di me, sulla seconda che da accesso al suo set. Quasi non ci credo. Intorno a lui un gruppetto di collaboratori che non riconosco. Sulla gradinata ci sono solo io, e mi faccio da parte con un movimento rapido e composto; dietro di me i marmi della parete. Sto immobile con le braccia incrociate dietro di me; guardo Lucas salire. Esattamente nel punto dove sono io, nell’Episodio I, un droide della federazione stava fermo lateralmente alla gradinata sorvegliando, mentre la Regina Amidala, vestita in nero, veniva portata via assieme al consiglio di Naboo. Il punto di vista era esattamente sotto il portone del guardaroba, tra le due rampe.

Lucas, mi passa davanti, ad almeno un metro da me. Mi sembra quasi strano che io lo conosca così bene e che lui non conosca me. Come se passasse davanti a te un caro amico, senza salutarti.

Mi giro lentamente, e lo seguo percorrendo con lui la gradinata sino alla sala del trono; un fotografo della Lucasfilm, da sopra, ci immortala assieme, mentre io tento di spuntare dalle spalle dei collaboratori che ci precedono. Sergio sale con me e Lucas.

Mabou è lì con noi. Sta registrando!

Stiamo girando intorno alle colonne; al centro, il trono e il tavolo della Regina Amidala è ora scoperto. Sorpasso il terrazzino tra le scale e il centro circolare della sala, dove al centro, disegnato dai marmi colorati, si scorge il simbolo del palazzo reale che tanto somiglia al logo dell’impero.

Giro una delle grandi colonne, e salgo i pochi gradini che rialzano il sigillo centrale; Sergio esclama qualcosa:

- Guarda...Ehm…Look! ARTOO-DETOO!

R2-D2 mi passa davanti roteando senza una direzione decisa. E’ vuoto; dentro, non c’è Kenny Baker. Ed è più grande di quanto possa sembrare. Meglio non stare fermi a guardare come fanno gli altri che sono riusciti a salire: muovendosi è più facile far credere che stai collaborando agli ultimi ritocchi del set. Giro attorno al tavolo della regina; difficile concentrarsi per riconoscere i personaggi che ci stanno attorno; Passo davanti a Lucas che sta supervisionando; indica qualcosa e sta chiacchierando con i tecnici della ILM.

Io e Sergio stiamo girando senza una meta precisa; ci dirigiamo verso il Blu Screen, torniamo indietro, passiamo in mezzo ai tecnici, gesticoliamo tra di noi indicando le arcate e le lampade ai lati della sala. Sergio si ferma osservando il trono e strusciando sopra la sua superficie i polpastrelli, come per togliere della sporcizia o togliere un graffio; una donna lo guarda perplessa e interdetta come per dire “ma cosa stai facendo?” Per ora sembra funzionare, ma in realtà non durerà molto. Mabou mi si avvicina, le due ragazze che cercavano Christensen sono ai lati della sala.

- Mabou riprendimi con dietro Lucas!!!

Mabou sta girando. La mia macchina fotografica rimane nella borsa. Preferisco vedere ora con i miei occhi, che avere la foto della sicurezza che mi scaccia dal set. In queste occasioni, macchine fotografiche e telecamere non ti aiutano certo a farti passare inosservato:  la segretezza dei set, costumi, dello script è massima. Questo è il prezzo per restare “Behind the Magic”!

Uno dei pannelli bianchi, immensi, viene spostato davanti ad uno dei grandi finestroni ad arco con gli infissi bianchi; Il secondo è coperto da un telone nero all’esterno e l’altro ancora è dietro al trono della regina. Nell’Episodio I è quello dove Amidala, in piedi, osserva sconsolata pensando al destino del suo popolo. Nella stessa inquadratura, sui marmi di una colonna era stata aggiunta la scritta ILM, rossa, in post produzione.

Rischio di intralciare i tecnici che stanno spostando il telo montato su un leggera cornice metallica, e mi sposto rapidamente con un movimento deciso; non devo intralciare nessuno e dare l’impressione di qualcuno che ha un compito da svolgere.

- Dovevamo portare un esposimetro!

Dico a Sergio. A scuola, si utilizzavano in aula di posa, dove avevamo anche noi dei piccoli pannelli blu, dove scattare le fotografie alle tipe di classe nostra; Con un attrezzo del genere avremmo potuto far finta di fare misurazioni sulla luce della sala.

Gli estranei si stanno riunendo in gruppi e alcuni della sicurezza li stanno spingendo giù dalle scale del vestibolo. Cominciamo a ricevere anche noi domande da alcuni che ci chiedono cosa stiamo facendo; non mi viene in mente niente di credibile da dire; qualcosa del tipo: “We’re selling these leather jackets” o “We’re connecting those terminals for the animatics” o “Ehm sì tutto bene quassù… c’è stata una grossa perdita al reattore… ma qui stiamo tutti bene… [blaster] …conversazione inutile comunque!” come Han Solo aveva fatto nelle celle di detenzione.

Forse una bel costume da truppa della regina da rubare nei camerini ci aiuterebbe.

Molti ci guardano senza capire; mentre scacciano molti, sgattaiolo accanto a qualche gruppo di tecnici parlando da solo. Sergio mi parla, ormai stiamo per essere scacciati; in italiano:

- Dobbiamo parlare con Lucas e dire a lui se possiamo rimanere; è la nostra unica speranza!

Annuisco e lo seguo, diretti verso Zio George e aggirando una delle colonne. Un tecnico davanti a noi sta collegando dei cavi. Si alza. Ci ferma. Ci spinge dall’altra parte.

Vicino ai gradini dell’uscita ci intimano di andarcene; rimango ai lati al principio della scalinata sperando che il gruppo di estranei se ne vada senza di me e che mi lasci da solo inosservato. John Knoll è sul terrazzino tra le due scalinate, vicino a me.

E’ finita, e scendo sconfitto e soddisfatto le scale. Passiamo scortati da un tecnico che ci porta fuori, davanti al guardaroba; scendiamo sotto i leoni e torniamo alla base della scalinata; non usciamo dalle transenne. Un gruppo di ancelle della Regina, bellissime, ci passano vicino salendo con grazia la gradinata. Tra di loro Natalie Portman ancora non c’è.

Aldo e Rubio sono con noi; Mabou e Giulio ci seguono.

Non è finita: torniamo su. Ci fermano a metà della prima gradinata, prima dei leoni.

... “Solo con un balzo dalla testa del leone, l’uomo proverà il suo valore”.

- Mi scusi molto, ma dobbiamo prendere la nostra roba nel guardaroba!

E’ la nostra ultima carta. Ci ferma ancora un tecnico che stava scendendo verso il camion.

- We have our bags in th… Abbiamo i nostri zaini dentro il guardaroba, scusateci un momento!

Entriamo nel guardaroba, passando sotto all’arcata con sopra una imponente statua. Quest’ultima si vede dal terrazzino sopra, e appare nell’Episodio I quando i Neimodiani ordinano a uno dei droidi di portare via un membro del consiglio di Naboo.

Dentro al guardaroba c’è una ragazza che lavora li stabilmente e riconsegna le borse ai visitatori della Reggia.

- A che ora chiudi?

- Solitamente all’una, ma ancora non sono tornati a prendere quelle borse! Aspetterò i proprietari fino all’una e mezza.

Indica i nostri zaini. Gli scaffali sono vuoti e polverosi. Non le diciamo che sono nostri.

- Possiamo rimanere qua? - chiede Sergio.

- Come?

- Possiamo nasconderci qua con lei?

Il ragazzo della tipa era a braccia incrociate a sedere sulla finestra, al di là degli scaffali.

- Io chiuderò tra mezz’ora! Finché non verranno a riprendere le borse.

- Ehm... lasciaci qui dai. Le borse sono le nostre. Ti prego possiamo?

- No, mi spiace.

Prendiamo gli zaini e usciamo dal guardaroba. Avremo dovuto insistere ancora. Sotto di noi, l’uscita, sopra si vede il set. Dal terrazzino parlando con qualcuno, compare Lucas; su di lui la stessa camicia blu che indossava alla conferenza. Io e Mabou ci sbracciamo e lo salutiamo.

Ce ne andiamo scusandoci ancora con qualcuno che ci stava rifermando e chiedendo cosa facessimo ancora lì.

Scendiamo, oltrepassiamo l’arcata. Non saremmo mai più risaliti. Ci spingono fuori dalle transenne, sempre davanti all’inizio della scalinata. Da qui possiamo sempre vedere gli attori. Le due ragazze aspettano sempre lì, Christensen. Mi chiedono il lapis per sperare in un autografo. Dalla mia cartella stampa, strappo loro uno dei fogli intestati “Episode II”.

- Come si chiama Christensen?

Io non ricordavo il nome. Loro non sapevano neppure chi era. Io dico loro che tra poco tempo lo avrebbero sicuramente trovato sui poster delle stupide rivistine da edicola per ragazze. Una loro amica (dicono) andava pazza per lui e non gli avrebbero comunque dato l’autografo da lei commissionato; se lo sarebbero tenuto per loro senza sapere ancora chi fosse quel fortunato ragazzo che interpretava Anakin Skywalker. Le mando da Aldo per ricordarle il nome.

Intanto Christensen con un vestito blu, e poco dopo Natalie Portman con un leggero vestito in bianco e scarpe da ginnastica, salgono a pochi metri da noi le gradinate verso i set. Niente foto. Ho saputo che molti rullini sono stati bruciati in molte occasioni; non voglio perdere quelle della conferenza stampa, del set, e del campeggio nel giardini reali. Ahmed Best sta girando intanto al di là delle transenne ancora qualche clip per www.starwars.com. Dietro la sua camera digitale, non passano gli attori. I nostri zaini giacciono alla base delle colonne, vicino all’entrata ai set. Un logo ribelle rosso è ricamato sul mio.

Un tipo molto alto ci passa accanto. E’ Scott Squires, supervisore agli effetti speciali; una filmografia interminabile, dai tempi di “Incontri Ravvicinati”. Parliamo con lui e con il tipo italiano accanto, un tipo vestito in blu dai capelli castani lunghi pettinati all’indietro; forse credeva che stessero girando un film di 007. I due ci prendono in giro. Scott è veramente antipatico, e sembra tutto tranne che un’artista; è molto giovane.

Intanto continuano a salire personaggi. Una ragazza simile alla regina, vestita di bianco e con un copricapo appariscente compare scendendo da un automobile. Sulle sue labbra è il sigillo; la striscia verticale di rossetto sul labbro inferiore. Intorno, delle guardie semi vestite, e il capo del consiglio di Naboo, con la barba a triangolo e i capelli bianchi sulle spalle.

Ormai lassù il cast è al completo; aspetteremo la fine delle riprese le quali si svolgeranno per molte ore. Fino alle 18, probabilmente.

Ormai ci appostiamo vicino alle transenne, seduti ai bagni riservati alla crew.

Intanto, un bambino, si aggira con uno dei cartellini arancioni sul petto; è il più giovane e antipatico membro della JAK Production. Io e Sergio non sappiamo se ucciderlo o lasciar correre la sua insolenza. Mentre i tecnici con una radio comunicano con il set e ci intimano di stare in silenzio, il bambino corre con un monopattino sui marmi lisci antecedenti la scalinata.

Ci voltiamo. Dal cortile sta passando Rick McCallum;  Insieme alle due ragazze che ci seguono ci dirigiamo verso di lui e lo chiamiamo per nome. Non si ferma.

- Mr. McCallum!

Si volta; accanto a lui una donna.

- Hi there Rick!

- Hi!

- It’s a pleasure, meeting with you Rick!

- Thanks guys!

- Hey what is that?

Dopo aver stretto la mia mano, presentandosi a Sergio nota il suo tatuaggio ribelle sul suo polso.

- Hey, is that real?

- Yeah, I’m a fan!

Tocca il tatuaggio che non si scancella.

- Keep up the good work!

Aggiungo. Ci salutiamo e oltrepassa il portico verso l’altro cortile.

Sotto un arco, poco lontano dalle transenne, appoggiati ai piloni di pietra che si trovano in tutta la Reggia, erano due uomini vestiti di nero, e una donna. Tutti grandi ammiratori di Lucas. Tra di loro c’è Ivan, con in mano un album e un libro del “Making of” dell’Episodio I. Gli altri due sono fan che vengono da Roma. La donna in particolare è eccitata, e molto ferrata sulle informazioni riguardanti i film e l’attuale produzione; “The Empire Strikes Back” dice, è il suo episodio preferito. Proprio come me.

Le due ragazze cercano ancora un modo per incontrare Christensen;

Intanto Mabou e Giulio tornano: facendo un incredibile giro tra le stanze della Reggia sono riusciti, dall’altra parte del cortile, a scrutare dentro al finestrone del vestibolo durante i ciak di prova. I dettagli sulle scene che stanno girando si diffondo; non voglio sapere.

Il bar in fondo al porticato intanto rimane aperto per la produzione. Al di là del cancello, nei giardini, si vedono dei fari, una telecamera, e vari membri di una troupe. Una ragazza indossa degli aderenti fuseaux rossi con dei cuoricini scintillanti; sopra di lei un ombrellino le copre il sole: nei giardini stanno girando uno spot pubblicitario; niente a che fare con Star Wars.

Arrivato davanti alla cancellata che da sul parco giro sulla sinistra ed entro nel bar. Nella grande sala bianca, ad un tavolino, delle donne con i cartellini arancioni sul tailleur stanno chiacchierando.

Mi prendo un tè e torno rapidamente vicino alle transenne.

Poco dopo di me Sergio torna al bar per una granita.

- Sei della produzione?

- Perché? Si paga meno?

- Sì, ci sono delle agevolazioni!

- Ehm…non proprio!  Volendo…

La maglietta di Sergio da me prodotta per l’anteprima di Melzo, continuava a funzionare, ma stavolta paga.

Vicino al cortile, una delle due ragazze appare visibilmente annoiata, mentre l’altra non pare stancarsi di cercare l’autografo di Anakin, attore che non conosce neppure.

- Ma mi ha detto una mia amica che è stupendo!

- Posso farti io l’autografo?

Aggiungo. Lei fa una smorfia. L’amica sembra invece molto più interessata a noi che a Hayden.

A Mabou, mentre continua a girare, mostro il mio tesserino JAK, troppo diverso per ingannare gli stessi membri della crew. Una vernice arancione sarebbe stata veramente utile.

- Dove avete l’alloggio? - chiede Mabou.

- Uhm… vicino… molto vicino.

- Albergo?

- Non proprio, ma praticamente è qui alla Reggia.

Faccio un sorriso compiaciuto. Osservo sui miei pantaloni una macchia di erba.

Intanto era sopraggiunto un altro fan; robusto, alto, capelli lunghi castani, su di lui una maglietta nera. Era entrato dicendo di dover lavorare ad una tesi di architettura, ed infatti aveva con se un quaderno pieno di scarabocchi ed una penna con cui sperava di rimediare qualche autografo. Si unisce a noi.

Il manipolo di ribelli è ora composto da:

Aldo e Rubio (i messicani), DanSky (io), Sergio, Ivan, Mabou, Giulio, la coppia da Roma, e l’ultimo arrivato. Ormai nessuno si cura più di noi, siamo dentro e ci resteremo. Le due ragazze si arrendono, e ci salutano: torneranno domani mattina dicono; oggi sarebbe stato comunque l’ultimo giorno di riprese. Oltre che nel vestibolo, tra qualche ora avrebbero girato anche nel teatro della Reggia, dove si era svolta la conferenza stampa.

Nell’altro cortile, una gru con un grande telone nero di stoffa copriva dall’esterno una delle vetrate della sala del trono, probabilmente per modificare l’illuminazione ed evitare le doppie ombre sui set e sui soggetti. In nessun caso nella fotografia, devono esserci doppie ombre, le quali distorcono i lineamenti e appaiono eccessivamente artificiali.

John Knoll uscendo dal set entra nel bagno. Lynne Hale si aggira per i cortili. McCallum insieme a un gruppetto di donne si aggira intorno alle scale, e accarezza uno dei bambini che giocano nei cortili.

I due fan romani sono scomparsi. Dopo una decina di minuti torneranno dopo essere stati sul set. I loro racconti sono in grado di rivelarci troppe cose. Non voglio sapere. Hanno avuto accesso grazie a una misteriosa conoscenza, che non vorrà far salire anche noi.

- Hayden Christensen era molto annoiato e stanco, - ci dice la donna. - I suoi occhi si chiudevano, e sbadigliava. Lucas lo sgridava.

Avevano visto girare sempre la stessa scena, in diversi ciak. E’ la procedura. Si eseguono sempre almeno tre ciak: uno il primo, l’altro per sicurezza, e il terzo per avere una scelta maggiore in fase di montaggio.

I tre ciak sono stati praticamente identici. Qualche differenza si notava solamente nelle performance della Portman. Qualche espressione, gesti…

La invidio. Intanto due tecnici portano affaticati sulle scale, ben la terza cassa piena di bottiglie d’acqua, lattine, e bibite varie. Il cast ha sete, e non solo: Il ragazzino col tesserino irrompe fuori dalle transenne e fa:

- Devo andare a comprare le sigarette per la regina!

- Posso accompagnarti? - aggiunge Sergio.

- Dove a comprare le sigarette?

- No! Dalla regina!

Con aria insolente il ragazzetto scuote la testa e se ne va saltellando. Le sigarette non erano per la Portman, ma il ragazzino diceva la verità. Non voglio scrivere di più.

Intanto Aldo e Rubio mi chiedono una foto polaroid con uno dei membri della ILM; non ricordo il suo nome, ma lavorava ai film dai tempi de “L’Impero Colpisce Ancora”, mi dice Aldo. Lo saluto, gli stringo la mano e arretro per la fotografia.

- Ready… and… ACTION!

Clic. Il tipo della ILM sorride, ci saluta, ed entra nel bagno dietro di noi. Poco dopo lo seguo, non per un autografo ma per usare il bagno.

Comincia a essere tardi, Mabou ci ha lasciato. Alle 18 abbiamo appuntamento con lui sotto al Jolly Hotel, ma noi non rispetteremo l’appuntamento.

Ivan, appoggiato alle transenne, ci mostra il libro che portava con sé. Nelle foto, tutti i personaggi che oggi abbiamo visto dal vivo. Ci racconta che nel luglio del 1997 era stato ammesso sul set, lì alla Reggia. Tre anni fa doveva essere difficile avvicinarsi, in quanto era stato chiuso tutto il trafficato vialone adiacente alla facciata della Reggia. Una strada molto trafficata e rumorosa. Con sé a quell’epoca aveva portato il suo art-book: Ivan è un grafico proprio come noi.

Nick Dudeman del dipartimento ILM addetto allo sviluppo delle creature, aveva visto il suo Book e lo aveva messo in contatto con Doug Chiang. La relazione con la Lucasfilm era poi andata scemando, ma sul suo book erano rimasti gli autografi di Lucas, della Portman, di Chiang. L’autografo della Portman, aveva la calligrafia di una bambina. Ivan è veramente un artista. Anni fa ha partecipato a degli stage con Carlo Rambaldi e ha vinto molto premi di disegno e make-up. La sera invitandoci al suo studio ci avrebbe mostrato un articolo di giornale su di lui e la Lucasfilm. Appare evidente che sono ammessi sul cast esclusivamente quelli che lavorano all’attuale produzione.

Aldo si lamenta invece di aver visto salire gente raccomandata del comune di Caserta, amici del sindaco, persone che potevano anche non sapere la differenza tra la saga di Guerre Stellari e Star Trek.

- They was going to ask: Where’s the captain SPOK?

Aggiunge con tono scherzoso e un pizzico di invidia.

Aldo e Rubio sono ormai nostri grandi amici; abbiamo già in programma molti scambi di merchandising, tra cui le lattine della Pepsi e il VHS di THX1138, qui introvabile. A Febbraio, mi dicono, quando sperò andrò in California, mi faranno entrare allo Skywalker Ranch, grazie alla loro grande amicizia con Steve Sansweet, responsabile del merchandising Lucasfilm e più grande collezionista degli Stati Uniti. Se capitiamo a Toluca Messico, ci ospiteranno a casa loro.

Ai camion nel cortile sono appoggiati pezzi di scenografia: tavole foderate con pannelli di finto marmo, e finestrelle traforate con forme geometriche, simili a delle vetrate. Molti tecnici sono seduti sul portellone dei camion; alcuni faretti accesi su di loro, si scaldano.

- This time, I’ll try!

Annuncio a Rubio, accanto a me. Tiro fuori la macchina per fotografare una guardia del palazzo di Theed, quelle col costume marrone e il caschetto con la tesa dietro; non appena mi appresto a regolare il diaframma, questa, alzando gli stivaletti lucidi, scappa sul set. Incredibile.

Poche ore prima, facendo finta di scattare fotografie turistiche al cortile della Reggia, un membro della JAK si toglieva mimeticamente il tesserino arancione dal petto, per poi rimetterlo dopo lo scatto. Nemmeno fossero degli agenti in incognito.

Aldo e Rubio arruffianandosi uno dei tecnici a metà della scalinata, riescono ad entrare sino al guardaroba. Tornando, dopo 10 minuti ci raccontano di aver subito un brutto rimprovero da Rick McCallum. Sembra che quest’ultimo, avendoli visti l’ultima volta a dare noia sul set di Sydney, si sia schiaffeggiato la fronte, abbia fermato le riprese, e gridato loro di andarsene, sotto gli occhi del cast e al cospetto della regina Natalie Portman. Non è la situazione in cui avrei voluto trovarmi per presentarmi alla Portman certamente, ma di sicuro Rick McCallum li incontrerà ancora: domani i due messicani partono per la Tunisia, seguiti da tutta la crew tra due giorni.

Sono stanco. Stanotte ho dormito tre ore ad intermittenza, e sono state due giornate fantastiche e faticose. Sugli scalini che portano ai bagni fantastichiamo su come utilizzare la facoltà degli Jedi per entrare sul set. Sopra di noi a pochi metri dietro il finestrone stanno girando. Aldo ride pensando che avrebbe potuto con un salto da Jedi, arrivare al finestrone, aprirlo con un gesto nell’aria, ed entrare lasciando stupita tutta la troupe. Io aggiungo che poteva accendere la lightsaber e affettare Anakin guadagnandosi la Regina Amidala, e gridando lui: “Die, you dark son of a bitch!”

Mentre ridiamo, le riprese nel vestibolo stanno per terminare.

Due della sicurezza ci si avvicinano e ci dicono di andarcene. Non da qui. Dalla Reggia. Fuori.

Probabilmente non vogliono farci assistere alla sfilata di attori che scendono con i costumi e con il trucco. Stavolta non c’è niente da fare. Dopotutto sono quasi 24 ore che io e Sergio siamo dentro la Reggia. E’ stata la nostra casa per un giorno. E ora ci scacciano come il viceré della federazione dal palazzo di Naboo. … E dovremo dire addio alla nostra franchigia!

Il sole, basso, ci illumina dall’arco che porta alla facciata anteriore della Reggia, la quale da verso occidente; Siamo rimasti io, Sergio, Aldo, Rubio, e Ivan. Passando dal cortile ci allontaniamo lentamente sperando di intravedere ancora qualcuno. Osserviamo i finestroni.

Spunta Rick Mc Callum. Attraversa la piazza. Nel mio zainone che ho sulle spalle, ho un pacchetto con su scritto JAK Production, “to Mr. Lucas” a lapis.  Corro verso McCallum chiamandolo per nome; non si ferma;

- RICK!

Si ferma. Poggio lo zaino davanti a lui, lo apro.

- Hey Rick, please, I would like to give you something. May you bring this thing to Mr. Lucas?

- Mmh noo... I can’t... it’s not so...

- Please, take it. You will give him later!

Prende il mio pacchetto.

- What is this, it’s a picture?

- Yeah, it is! It’s one of my artwork!

- Ok, thanks a lot, goodbye.

- Bye, Rick, nice to met you!

Mi allontano chiacchierando con gli altri oltrepassando la sbarra sotto il portico di destra della Reggia. Dietro la foto, sulla cornice avevo scritto:

“TO THE MAN WHO FOUND THE WAY TO THE STARS,

TO THE MAN WHO STILL WALKING ON THEM,

TO THE MAN WHO FOUND THE LOST ARK AND WHO MADE THX1138”

RINGRAZIAMENTI

Manuela di Caserta, per le informazioni preziose e per averci portato da mangiare passandocelo dalle sbarre dei giardini reali;

Mabou per avermi ripreso accanto a George; mi scuso con lui per non aver rispettato l'incontro al Jolly Hotel; (X lui: "E tu junior... cosa hai trovato?")

Ivan di Napoli, grande fan, artista, e compagno in "missione";

Paolo di Caserta, per le informazioni MSG al cell.;

Aldo e suo fratello Rubio, messicani, per essere stati insieme a noi vicino al mito, e per la VHS di THX1138 che mi spedirà;

Massimo per averci aiutato ad entrare alla conferenza stampa;

... e George Lucas per tutto quanto il resto!