Venti
Siderali
La notte era fredda; come in tutti i deserti l’aria bollente del
giorno veniva sostituita da un freddo intenso durante la notte. Le strade
polverose della comunità agricola erano deserte, anche se entro un paio d'ore
sarebbero state brulicanti di vita. Le formiche
riposavano, recuperavano l'energia spesa il giorno prima, e si preparavano
alla lunga giornata lavorativa che le attendeva.
Solo una figura si muoveva nella polvere, una figura umana; un
uomo alto e fiero, con corti capelli e baffi scuri, camminava lentamente senza
una meta precisa, riflettendo. I suoi passi lenti sollevavano piccoli vortici
di sabbia e polvere, che il vento portava subito lontano, a schiantarsi silenziosamente
contro le bianche mura delle abitazioni degli altri uomini che dormivano.
Di lontano, un piccolo bagliore rossastro annuncio il sorgere del primo sole,
e l'uomo si fermò ad osservare l'orizzonte, quell'orizzonte sempre in movimento
formato da dune di sabbia in perenne migrazione, quell'orizzonte che conosceva
così bene, che aveva osservato per tutta la sua vita, sperando un giorno di
poterlo oltrepassare, ed andare oltre, nell'infinito.
Con gesti ormai automatici, l'uomo tolse alcuni granelli di sabbia
che si erano posati sulla sua
uniforme. Gli avevano insegnato a mostrarsi sempre in perfetto ordine, senza
la minima macchia sulla scura divisa, senza un lembo di tessuto fuori posto.
Guardò senza vederlo il primo sole che si innalzava dal mare di dune di fronte
ai suoi occhi, ed iniziava il suo lento viaggio verso il meriggio. Un tenue
raggio di chiara e calda luce illuminò la sua figura atletica, e la sua scura
uniforme di Ufficiale della Marina Mercantile dell'Impero Galattico. Biggs
Darklighter, Primo Ufficiale della nave da cargo imperiale Rand Ecliptic, riprese il suo cammino senza meta, ripensando tristemente
ai discorsi del giorno precedente.
Luke gli aveva
detto che era cambiato, e quella parola si era instaurata nei suoi pensieri
fin da quella sera. In che modo era cambiato, cosa lo aveva spinto a cambiare?
Che non fosse più lo stesso Biggs di un tempo era un dato di fatto; non era
più il ragazzino che sognava di diventare il miglior pilota della galassia,
e che cercava di esserlo già sul suo pianeta Tatooine, con folli voli attraverso
Beggar's Canyon sul suo fido T-l6 solo per battere qualche record di velocità
a pochi passi dalla morte, o con battute di caccia attraverso il deserto per
uccidere più topi ragno dei suoi amici. Era stato ammesso all'Accademia, aveva
lasciato la sua casa per entrare negli incomprensibili ingranaggi dell'Impero
Galattico, ed ora, man mano che iniziava a comprendere come veramente funzionassero
le cose, quello che capiva non gli piaceva affatto, e sentiva il bisogno di
ribellarsi di fronte ad ingiustizie e soprusi che l'impero quotidianamente
distribuiva ai suoi sudditi. Ma aveva conosciuto persone che avevano provato
a farlo ed erano state scoperte, e queste persone erano svanite; uccise, si
mormorava, prima ancora di potersi difendere. Era un'epoca di ribellione,
e se un ufficiale voleva far carriera, non doveva fare altro che nominare
un suo superiore come personaggio legato ad attività ribelli per toglierselo
di mezzo. Biggs non aveva nessuna intenzione di far parte di quell'immensa
macchina di morte, voleva anzi fare tutto quello che era in suo potere per
vederne la fine. Era cambiato, erano mutati i suoi orizzonti, ed i suoi ideali.
Non sognava più l'infinito, ora che ne conosceva i limiti.
Solo un anno
prima, prima di partire per l'Accademia, era stato spensierato, senza dubbi
su quale fosse il suo dovere. La sua vita era fatta di cose semplici, non
di pensieri di fuga e ribellione. Si era ribellato ai suoi genitori, che lo
avrebbero voluto vedere a terra, ereditando il mestiere del padre, é vero,
ma questa era una cosa ben diversa. Ora non avrebbe potuto combattere con
le parole contro le idee avverse della sua famiglia; ora, per difendere i
suoi ideali, avrebbe dovuto imbracciare le armi, per uccidere non più animali
lunghi due metri ma esseri umani, esseri intelligenti con forse anche una
loro famiglia, una moglie, dei figli. Si, ammise Biggs, sono cambiato, sono
partito un ragazzo, e torno uomo per dire addio a tutto ciò che conosco, e
che mi appresto a lasciare per l'ultima
volta.
Pensò a Luke, il suo migliore amico, con cui aveva condiviso tanti
sogni e tante avventure. Li chiamavano le stelle cadenti, perché dove andava
uno l'altro lo seguiva sempre. Ma all'Accademia Biggs era andato da solo,
Luke non lo aveva seguito, bloccato da suo zio, che lo costringeva a terra
con la stessa scusa ogni anno. Lo aveva cresciuto lui dopo la morte del padre,
ed ora lo ricattava con la solfa del "Non ti ho mai fatto mancare nulla,
ed é questo il tuo ringraziamento? Lasciarmi, andartene ed abbandonare qui
la sola famiglia che tu abbia..." Era convinto che il ragazzo avrebbe
avuto la peggio per molto tempo ancora; suo zio lo avrebbe ricattato ancora,
ed ancora, e lui, buono com'era, sarebbe rimasto li, alla fattoria, a lavorare.
Eppure, i pensieri di Biggs su questo punto erano contrastanti:
da un lato qualcosa gli diceva che mai più sarebbe tornato su Tatooine, dall'altra
era certo che un giorno avrebbe rivisto Luke, un giorno qualche vento siderale
avrebbe sospinto le due stelle cadenti verso lo stesso punto. Forse quindi
Luke avrebbe avuto un giorno la sua occasione per lasciare tutto, ed unirsi
all'Alleanza.
Come risvegliandosi da un trance, Biggs vide che il secondo sole
si era levato anch'esso, e notò che il suo pellegrinare senza meta lo aveva
condotto verso l'astroporto, donde la navetta lo avrebbe riportato al rendez-vous
con la Rand Ecliptic, per riprendere
il suo viaggio. Tra poche ore, pensò, avrò la mia occasione.
Era tutto pronto, tutto preparato.
Quando raggiunse la baia d'attracco 37 Biggs vide l'armoniosa figura
di una navetta imperiale classe Lambda ferma ad attenderlo, le due ali ripiegate
che puntavano verso l'alto, come ansiose di ripartire verso le stelle, la
loro casa, il loro ambiente. Sistemandosi nuovamente la divisa, Biggs si avvio
verso la rampa abbassata dello shuttle, dove due soldati delle truppe d'assalto
stavano di guardia. Mostrò il proprio tesserino alle due guardie, che lo fecero
passare.
Prima di salire la rampa, l'ufficiale si voltò per dare un'ultima
occhiata al suo pianeta, a quel deserto che aveva tanto odiato, e che ora
amava con altrettanto ardore. Mi mancherai, brutta palla di polvere, mi mancherai,
pensò, prima di voltarsi e salire all'interno della navetta, lanciando un
ultimo saluto al suo amico Luke, l'altra Stella Cadente. Con un sospiro, ed
asciugando una piccola lacrima, Biggs si sedette al proprio posto, raccomandò
l'anima all'ignoto, e si apprestò a riprendere il suo viaggio...