Venti Siderali

Klaus ”SkyTech” Nehren

 

La notte era fredda; come in tutti i deserti l’aria bollente del giorno veniva sostituita da un freddo intenso durante la notte. Le strade polverose della comunità agricola erano deserte, anche se entro un paio d'ore sarebbero state brulicanti di vita. Le formiche riposavano, recuperavano l'energia spesa il giorno prima, e si preparavano alla lunga giornata lavorativa che le attendeva.

Solo una figura si muoveva nella polvere, una figura umana; un uomo alto e fiero, con corti capelli e baffi scuri, camminava lentamente senza una meta precisa, riflettendo. I suoi passi lenti sollevavano piccoli vortici di sabbia e polvere, che il vento portava subito lontano, a schiantarsi silenziosamente contro le bianche mura delle abitazioni degli altri uomini che dormivano. Di lontano, un piccolo bagliore rossastro annuncio il sorgere del primo sole, e l'uomo si fermò ad osservare l'orizzonte, quell'orizzonte sempre in movimento formato da dune di sabbia in perenne migrazione, quell'orizzonte che conosceva così bene, che aveva osservato per tutta la sua vita, sperando un giorno di poterlo oltrepassare, ed andare oltre, nell'infinito.

Con gesti ormai automatici, l'uomo tolse alcuni granelli di sabbia che si erano posati sulla        sua uniforme. Gli avevano insegnato a mostrarsi sempre in perfetto ordine, senza la minima macchia sulla scura divisa, senza un lembo di tessuto fuori posto. Guardò senza vederlo il primo sole che si innalzava dal mare di dune di fronte ai suoi occhi, ed iniziava il suo lento viaggio verso il meriggio. Un tenue raggio di chiara e calda luce illuminò la sua figura atletica, e la sua scura uniforme di Ufficiale della Marina Mercantile dell'Impero Galattico. Biggs Darklighter, Primo Ufficiale della nave da cargo imperiale Rand Ecliptic, riprese il suo cammino senza meta, ripensando tristemente ai discorsi del giorno precedente.

Luke gli aveva detto che era cambiato, e quella parola si era instaurata nei suoi pensieri fin da quella sera. In che modo era cambiato, cosa lo aveva spinto a cambiare? Che non fosse più lo stesso Biggs di un tempo era un dato di fatto; non era più il ragazzino che sognava di diventare il miglior pilota della galassia, e che cercava di esserlo già sul suo pianeta Tatooine, con folli voli attraverso Beggar's Canyon sul suo fido T-l6 solo per battere qualche record di velocità a pochi passi dalla morte, o con battute di caccia attraverso il deserto per uccidere più topi ragno dei suoi amici. Era stato ammesso all'Accademia, aveva lasciato la sua casa per entrare negli incomprensibili ingranaggi dell'Impero Galattico, ed ora, man mano che iniziava a comprendere come veramente funzionassero le cose, quello che capiva non gli piaceva affatto, e sentiva il bisogno di ribellarsi di fronte ad ingiustizie e soprusi che l'impero quotidianamente distribuiva ai suoi sudditi. Ma aveva conosciuto persone che avevano provato a farlo ed erano state scoperte, e queste persone erano svanite; uccise, si mormorava, prima ancora di potersi difendere. Era un'epoca di ribellione, e se un ufficiale voleva far carriera, non doveva fare altro che nominare un suo superiore come personaggio legato ad attività ribelli per toglierselo di mezzo. Biggs non aveva nessuna intenzione di far parte di quell'immensa macchina di morte, voleva anzi fare tutto quello che era in suo potere per vederne la fine. Era cambiato, erano mutati i suoi orizzonti, ed i suoi ideali. Non sognava più l'infinito, ora che ne conosceva i limiti.

Solo un anno prima, prima di partire per l'Accademia, era stato spensierato, senza dubbi su quale fosse il suo dovere. La sua vita era fatta di cose semplici, non di pensieri di fuga e ribellione. Si era ribellato ai suoi genitori, che lo avrebbero voluto vedere a terra, ereditando il mestiere del padre, é vero, ma questa era una cosa ben diversa. Ora non avrebbe potuto combattere con le parole contro le idee avverse della sua famiglia; ora, per difendere i suoi ideali, avrebbe dovuto imbracciare le armi, per uccidere non più animali lunghi due metri ma esseri umani, esseri intelligenti con forse anche una loro famiglia, una moglie, dei figli. Si, ammise Biggs, sono cambiato, sono partito un ragazzo, e torno uomo per dire addio a tutto ciò che conosco, e che mi appresto a lasciare      per l'ultima volta.

Pensò a Luke, il suo migliore amico, con cui aveva condiviso tanti sogni e tante avventure. Li chiamavano le stelle cadenti, perché dove andava uno l'altro lo seguiva sempre. Ma all'Accademia Biggs era andato da solo, Luke non lo aveva seguito, bloccato da suo zio, che lo costringeva a terra con la stessa scusa ogni anno. Lo aveva cresciuto lui dopo la morte del padre, ed ora lo ricattava con la solfa del "Non ti ho mai fatto mancare nulla, ed é questo il tuo ringraziamento? Lasciarmi, andartene ed abbandonare qui la sola famiglia che tu abbia..." Era convinto che il ragazzo avrebbe avuto la peggio per molto tempo ancora; suo zio lo avrebbe ricattato ancora, ed ancora, e lui, buono com'era, sarebbe rimasto li, alla fattoria, a lavorare.

Eppure, i pensieri di Biggs su questo punto erano contrastanti: da un lato qualcosa gli diceva che mai più sarebbe tornato su Tatooine, dall'altra era certo che un giorno avrebbe rivisto Luke, un giorno qualche vento siderale avrebbe sospinto le due stelle cadenti verso lo stesso punto. Forse quindi Luke avrebbe avuto un giorno la sua occasione per lasciare tutto, ed unirsi all'Alleanza.

Come risvegliandosi da un trance, Biggs vide che il secondo sole si era levato anch'esso, e notò che il suo pellegrinare senza meta lo aveva condotto verso l'astroporto, donde la navetta lo avrebbe riportato al rendez-vous con la Rand Ecliptic, per riprendere il suo viaggio. Tra poche ore, pensò, avrò la mia occasione.

Era tutto pronto, tutto preparato.

Quando raggiunse la baia d'attracco 37 Biggs vide l'armoniosa figura di una navetta imperiale classe Lambda ferma ad attenderlo, le due ali ripiegate che puntavano verso l'alto, come ansiose di ripartire verso le stelle, la loro casa, il loro ambiente. Sistemandosi nuovamente la divisa, Biggs si avvio verso la rampa abbassata dello shuttle, dove due soldati delle truppe d'assalto stavano di guardia. Mostrò il proprio tesserino alle due guardie, che lo fecero passare.

Prima di salire la rampa, l'ufficiale si voltò per dare un'ultima occhiata al suo pianeta, a quel deserto che aveva tanto odiato, e che ora amava con altrettanto ardore. Mi mancherai, brutta palla di polvere, mi mancherai, pensò, prima di voltarsi e salire all'interno della navetta, lanciando un ultimo saluto al suo amico Luke, l'altra Stella Cadente. Con un sospiro, ed asciugando una piccola lacrima, Biggs si sedette al proprio posto, raccomandò l'anima all'ignoto, e si apprestò a riprendere il suo viaggio...

 

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