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(Dimmi come vesti e ti dirò... da dove vieni)
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     C-3PO

     Due sono i ricordi d'infanzia che Lucas vede riaffiorare quando Ralph McQuarrie gli propone l'immagine di C-3PO: il primo è il robot femminile di Metropolis, di Fritz Lang (1926), influsso che nei primissimi disegni dell'artista è addirittura sfacciato (si veda lo schizzo più sotto, su sfondo oro); l'altro è l'uomo di latta de Il mago di Oz.

     L'influsso dell'uomo di latta è evidente soprattutto nella forma squadrata (quasi a tubo) delle braccia. Il resto sembra un vero e proprio rifacimento della donna robot di Metropolis, e forse non è un caso che C-3PO sia un personaggio molto effeminato.

     Lasciamo fuori dal discorso sull'immagine del droide il singolare look che sfoggia in Episodio I, un aspetto derivato da quello principale per semplice sottrazione degli elementi esterni e che lo rassomiglia a uno scheletro, e quello di Episodio II, altra derivazione (il droide è rivestito di parti provvisorie).


     R2-D2

     È altamente probabile che R2-D2 derivi dai "droni" (notare la parola) di Silent Running, 1971, del mago degli effetti Douglas Trumball: Huey, Dewey e Louie. Dotati di un singolo occhio (benché quadrato, reso rotondo in R2 forse in omaggio ad HAL9000 di 2001 Odissea nello spazio),


di un braccio estensibile, essi si muovevano su zampe, proprio come R2, e comunicavano con beep e altri suoni sintetici che possono aver ispirato quelli del droide di Lucas.


     In una scena del film, un drone gioca a carte con un umano intorno a un tavolo circolare simile a una scacchiera; una scena che ricorda fin troppo da vicino quella tra i droidi e Chewbacca sul Falcon in ANH.

     La testa di R2 sembra ispirarsi al satellite Telstar, il primissimo satellite per le telecomunicazioni, messo in orbita il 10 luglio 1962, che iniziò l'era delle trasmissioni televisive via satellite.
     Dei due droidi, considerati come coppia e come personaggi, è opportuno ricordare la fonte originale, Tahei e Matashichi, i due contadini litigiosi de La Fortezza nascosta di Akira Kurosawa.




     Guardie del Senato della Repubblica

     Il modello che ha ispirato l'elmo a doppio cimiero che vediamo portato con fierezza dalle Guardie del Senato repubblicano è più che evidente: si tratta dell'elmo dei soldati greci, dotato di paranaso e cimiero singolo.




     Cavalieri Jedi

     La divisa dei Jedi —se di divisa si può parlare— è quella che fu inizialmente introdotta col vecchio Ben Kenobi in A New Hope. Peccato che gli stessi abiti li indossasse anche Owen Lars, lo zio di Luke, agricoltore e non certo Jedi. Un tempo si poteva ritenere che Obi-Wan Kenobi, assumendo l'identità di Ben e nascondendosi su Tatooine, avesse adottato la veste dei contadini locali per il solito motivo: nascondersi il più possibile. Ma da La Minaccia Fantasma in poi si è potuto appurare che tutti i Jedi, a cominciare da quelli del Consiglio, vestono in quel modo. Quindi il vecchio Ben Kenobi, nonostante volesse nascondersi, sfoggiava la "divisa Jedi"; un comportamento piuttosto singolare. E se anche Owen porta quelle vesti significa che è stato un Jedi anche lui? Da Episode IV non si direbbe proprio. Forse gli stessi Jedi della Repubblica vestivano normalmente come i contadini di Tatooine? Decisamente no... Insomma, queste sono alcune delle incongruenze sorte dal confronto tra i Prequel e i film classici, pensati quando certi elementi della saga non avevano ancora preso forma adeguatamente (es.: la figura di Qui-Gon Jinn, concepita solo per Ep1).


     Se analizziamo l'abito dei Jedi scorgiamo subito due modelli sovrapposti, letteralmente, come i due strati di stoffa. Il saio esterno è analogo a quello dei frati: basta vedere la scena iniziale di Episodio I, con Qui-Gon e Obi-Wan incappucciati e con le mani nascoste nelle maniche, per accorgersene. I Jedi non sono eremiti, ma va da sé che la loro sacralità li rende perfettamente compatibili con l'iconografia del religioso.
     Il secondo modello riguarda lo strato interno dell'abito, il kimono di tela grezza color sabbia, ennesimo richiamo all'oriente nipponico.




     Boba Fett

     Il leggendario Boba Fett —il cacciatore di taglie che, nonostante le poche scene di cui è protagonista, è riuscito a ritagliarsi una popolarità fuori parametro— appare come la mescolanza di tre iconografie, le più eterogenee... ma mai così ben amalgamate. Quella del supereroe dei fumetti (più precisamente dell'antieroe), dotato di infiniti attrezzi e in grado di volare, grazie al suo jetpack; quella del cavaliere medievale, palese nella foggia del suo elmo con feritoria a T, nonché in frammenti di corazza sparsi per il corpo; e infine quella forse più importante, che lo caratterizza più interiormente che a livello estetico: l'immagine del cacciatore di taglie del vecchio West, con tanto di scalpi delle vittime; in questo caso wookiee, tra i più ambiti, data la loro possanza. La mantellina stracciata che gli cade su un fianco, poi, fa molto... Clint Eastwood (l'attore Jeremy Bulloch disse, non a caso, di esservisi ispirato per interpretare questo personaggio).




     Zam Wesell

     Alcune parti del costume di Zam Wesell richiamano certe armature samurai, specialmente il gonnellino costituito da placche protettive.
     Il velo davanti al viso, invece, è tipicamente mediorientale.




     Saesee Tiin, Eeth Koth, Mas Amedda, Labria

     Oltre che in Darth Maul, l'iconografia demonica appare in molti altri personaggi minori. Il fatto curioso è che due di loro, Saesee Tiin e Eeth Koth, sono in realtà maestri Jedi del Consiglio, esempi di rettitudine e ascesi; è uno dei casi in cui si è giocato a rovesciare le simbologie, o forse meglio a sottolinearle per contrasto.




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