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L'opera controversa
di Davide Canavero
___Punta quella pistola da un'altra parte, Mara Jade: con noi non attacca.
___Devo confessare che il mio incontro con Heir to the Empire avvenne attraverso la sua versione a fumetti. La mia fame di Star Wars era grande e quel volumetto illustrato da Baron, Vatine e Blanchard era semplicemente superbo. Riusciva quasi a rendere bella una storia mediocre. Pareva di assistere davvero a un film della saga, eccezion fatta per un Luke del tutto irriconoscibile, completamente diverso da quello che avevamo lasciato in ROTJ.
___Successivamente compresi di non essermi affatto innamorato della storia o dei personaggi, bensì del disegno, dei colori, delle astronavi, degli scenari, dell'abbigliamento, delle suppellettili, dei dettagli grafici. Ciò che in un film sono gli effetti speciali. Era un abbaglio, ovviamente, perché non è certo in quel terreno che può germogliare la passione per un'opera. Heir to the Empire è fragile dentro, a differenza di Star Wars, e appena ci si sofferma sulla storia e sullo stile tutte le sue pecche balzano all'occhio. Pecche oggettive ma anche difetti che sono tali solo se si pretende che questa sia una storia di Star Wars. Fino alla noia mortale della pagina scritta. La storia nel fumetto era a tratti oscura, ma scorrevole: il romanzo è spesso noioso.
___È una buona storia di fantascienza, la trama ha alcuni spunti interessanti accanto a grosse pecche. Ma è da rigettare come opera starwarsiana perché tutti i motivi "culturali" della grandezza di Star Wars qui mancano. Serve dire altro?
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