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La disfatta della tecnologia

di Davide G. Canavero


     Prati verdeggianti e giocattoli rotti

     La lenta agonia della Repubblica è già iniziata quando la Federazione dei Mercanti si trasforma in un'autentica macchina da guerra, convertendo le sue navi mercantili in fortezze volanti e dotandosi di schiere apparentemente infinite di droidi da battaglia. I neimoidiani non amano sporcarsi le mani e così affidano ogni compito alle macchine. Il loro parco mezzi è impressionante: enormi navi circolari, navi da sbarco, trasporti, carri, piattaforme STAP, droidi caccia trasformabili, droidi distruttori, droidi da battaglia... Tolto un piccolo numero di neimoidiani, che decidono le sorti di interi mondi premendo qualche pulsante, si potrebbe dire che la Federazione è una macchina bellica totalmente automatizzata, fatta solo ed esclusivamente di macchine, circuiti, intelligenze artificiali (poco sviluppate, tra il resto).
     Ma i grigi mercanti di Neimoidia non sono gli unici a riporre grande fiducia in questa impostazione ipertecnologica della guerra. Un bel giorno un oscuro figuro chiamato Darth Sidious, che dice di essere nientemeno che un Sith, animato da un'arroganza ancora più spudorata mette le mani sulle risorse della Federazione per piegarle ai suoi scopi. Sa che una simile potenza non può essere facilmente arrestata. E non ha del tutto torto.

     Nei prati di Naboo il generoso esercito gungan —che dopotutto un rispettabile livello tecnologico l'ha raggiunto, segno che la tecnologia finché resta un semplice strumento è utilissima— viene nettamente sconfitto dalle soverchianti forze federali. La tecnologia trionfa, a quanto pare. Le macchine vincono. Senonché alla fine, quando ai gungan non resta che alzare le mani e rassegnarsi a finire in campi di prigionia, senza preavviso l'intera macchina bellica dei neimoidiani si spegne; letteralmente; torna ad essere quello che è: niente. La nave controllo dei droidi —simbolo di una potenza apparente e di una debolezza sostanziale— è stata distrutta grazie alla fortuita prodezza del piccolo Anakin Skywalker. Sotto gli occhi attoniti di Jar Jar e compagni i droidi da battaglia si trasformano in semplice ferraglia e le sorti del confronto si rovesciano in modo radicale. Tutti, nessuno escluso, dai vinti ai vincitori, si risvegliano dall'illusione in cui erano caduti, che cioè degli oggetti, per quanto sofisticati, potessero davvero sconfiggere esseri viventi e pensanti. Non è così, naturalmente.


     Di questa lezione farà tesoro, almeno in parte, colui che si appresta a diventare Imperatore: basta con questi fragili droidi soldato, largo agli uomini —come si era sempre fatto—, esseri capaci di obbedire ciecamente ma anche di ragionare per conto proprio reagendo agli imprevisti, lottando in ogni condizione, senza spegnersi come comlink scarichi. È anche la comprensione di questa semplice verità che permetterà a Palpatine di fortificare il proprio dominio. Nonostante ciò, l'arrogante fiducia nel potere della tecnologia —cioè la tentazione di ottenere un grande potere in modo rapido, secondo la prassi del Lato Oscuro— rispunterà ancora.

     I cloni pensano in modo creativo

     Nella sua attenta pianificazione a lungo termine della disgregazione della Repubblica, tenuto conto della sconfitta a Naboo (che non ha tuttavia ostacolato la sua ascesa) Darth Sidious intravede la necessità di servirsi di un esercito di cloni, avvalendosi delle competenze dei misteriosi e riservati kaminoani.
     La prima battaglia nella quale risalta in tutta la sua evidenza la superiorità quasi ontologica di soldati viventi è quella di Geonosis che apre la Guerra dei Cloni e che è anche la prima occasione di pubblico debutto delle truppe clonate. Si tratta di un "gioco" progettato a tavolino dai grandi burattinai Darth Sidious e Darth Tyranus, un gioco nel quale alle truppe separatiste meccanizzate tocca il ruolo di vittime sacrificali. Ciononostante, la vittoria dell'elemento naturale su quello tecnologico conserva la sua forza.

     Boga

     Mai la Natura appare contrapporsi alla tecnologia in modo tanto evidente, prevalendo come sempre, quanto nell'inseguimento del Generale Grievous a bordo della sua motoruota da parte di Obi-Wan Kenobi a cavallo del lucertolone varactyl chiamato Boga: lo scontro è un testa a testa formidabile. Resistenza e velocità: l'animale, nel quale il cavaliere Jedi confida, da fedele utente della Forza, si dimostra in grado di tener testa al veloce veicolo del cyborg separatista.

     Buoni rapporti con gli wookiee io ho

     Quella degli wookiee non può certo dirsi una civiltà primitiva: essi sono dotati di armi da fuoco, mezzi volanti, catamarani e altri frutti della loro perizia meccanica. Tuttavia nell'assalto delle forze separatiste al loro rigoglioso pianeta, Kashyyyk, essi ci appaiono in inferiorità. Siamo alla fine della Guerra dei Cloni; a supportare il fiero popolo wookiee c'è una nutrita legione di truppe di cloni della Repubblica con mezzi d'assalto adatti a respingere l'invasione delle macchine automatizzate della Confederazione dei Sistemi Indipendenti.
     Ma la carica degli wookiee contro i loro nemici meccanizzati non può non riportare alla memoria l'altrettanto eroica resistenza dei gungan su Naboo tredici anni prima, i quali pure possedevano loro forme di tecnologia bellica.
     La vittoria alla fine arriderà agli aggrediti, ma questa volta gli eventi conosceranno una svolta imprevista e terribile: i cloni da alleati e difensori si trasformeranno in oppressori più crudeli di quanto avrebbero potuto essere i Separatisti. La Repubblica è divenuta Impero e nuove battaglie del cuore contro la macchina si renderanno necessarie...



     La Morte Nera ha oltrepassato il pianeta, la Morte Nera ha oltrepassato il pianeta...

     È un uomo asciutto e crudele il Gran Moff Tarkin, ossessionato dal sogno di un'arma definitiva, più grande, potente, invincibile di qualunque altra mai concepita nella plurimillenaria storia della civiltà galattica. Un'arma capace di incarnare un Terrore assoluto e di sostituire persino quella pallida reliquia del passato chiamata Senato Imperiale. Tarkin contagia il suo Imperatore con questo sogno di onnipotenza, risvegliando in Palpatine un'aspirazione allo strapotere tecnologico mai del tutto sopita; il Gran Moff ottiene l'assenso alla costruzione della cosiddetta Death Star, inaugurata proprio nel giorno in cui gli ultimi avanzi del vecchio Senato vengono cancellati per sempre.
     Alderaan fa le spese di questo folle sogno: è il "cuore della Galassia" che muore per sempre. Ma non invano: la Ribellione —intesa sia come nucleo di ribelli che come dissenso a livello galattico— trae da questo evento la spinta decisiva per affrontare il regime faccia a faccia.
     L'interminabile duello tra lo strapotere tecnologico e il coraggio degli esseri viventi che lottano per la libertà conosce il suo momento cruciale —quello storicamente e simbolicamente più importante— nella battaglia di Yavin. Mentre i minuscoli caccia ribelli percorrono il canale equatoriale della Death Star, che li condurrà alla luce di scarico collegata al reattore (chi potrebbe essere così pazzo da tentare una cosa simile? — avranno pensato i progettisti, beandosi della grandiosità della loro opera), si giocano realmente le sorti della storia della galassia: mai come in quel momento un secondo in più o in meno può davvero decidere lo sviluppo futuro degli eventi. Un nonnulla separa la vittoria dalla disfatta, tanto per l'Impero che per la Ribellione: tutto è in gioco. Tarkin è certo di avere la vittoria in tasca e non immagina che le sorti del conflitto saranno letteralmente rovesciate da un istante all'altro, come era avvenuto in una battaglia molto meno importante, tanti anni prima a Naboo, sempre ad opera di uno Skywalker...
     Un giovane agricoltore di Tatooine, vissuto fino a qualche giorno prima tra vaporatori e droidi incrostati, rimane da solo nella corsa verso la piccola luce di scarico. Anche Biggs Darklighter, quotatissimo pilota ribelle, è rimasto ucciso. Questo Luke Skywalker è l'ultimo, ed è tallonato da Darth Vader in persona: insomma, non ha speranza. La Morte Nera ha oltrepassato il gigante gassoso Yavin e sta per colpirne la quarta luna, mettendo fine per sempre alla Ribellione e a ogni concreta prospettiva di rovesciare l'Impero che, forte di quell'arma dalla potenza offensiva devastante, continuerà a distruggere alla radice ogni accenno di dissenso; la libertà rimarrà un'utopia per secoli.
     Luke percorre il canale disattivando il proprio visore. Non è masochista: semplicemente la Forza è con lui. È lo spirito di Kenobi a guidarlo e soprattutto il proprio abbandono totale nelle braccia della Forza, il cui misterioso potere potrà ora toccare con mano. — "Non essere troppo fiero di questo terrore tecnologico che hai costruito: l'abilità di distruggere un pianeta è insignificante in confronto al potere della Forza" — parole di colui che in quel momento insegue Luke, Vader, il primo a sapere perfettamente che non bastano 120 km di acciaio e un apocalittico superlaser per fermare la volontà della Forza e coloro che sanno ricorrervi con fede. Darth Vader è la prova vivente del fatto che la tecnologia è un'illusione: ormai è più un cyborg che un uomo, un concentrato di tecnologia e sistemi di sostentamento vitale che portano in giro i resti dell'uomo che fu; eppure, emblematicamente, lungi dall'incarnare il potere tecnologico, egli lo fa letteralmente scomparire con la sua figura carismatica, che appartiene a un altro tempo e a un'altra dimensione. Egli è l'ipostasi prima del Lato Oscuro. In Star Wars vincono gli esseri, non la tecnologia.
     Quando Luke riapre gli occhi la Morte Nera ormai è alle sue spalle e si trasforma d'un tratto in una palla di fuoco. Non ricorda neppure cosa sia successo di preciso: egli è stato uno strumento nelle mani della Forza. L'Alleanza ribelle, che ha adottato il motto dei Jedi, gli antichi guardiani della Repubblica, ha inflitto all'Impero la prima, storica, pesante sconfitta; e non con armi più grandi e potenti di quelle degli avversari, ma con la fede nello spirito.

     Sassi contro blaster: 3 a 0

     L'Imperatore Palpatine volle caparbiamente una seconda Death Star, più grande e più potente della prima: 120 chilometri non erano bastati, meglio provare con 160. Per la sua costruzione dovette ricorrere all'immensa flotta mercantile del principe Xizor, capo del Sole Nero, la più potente organizzazione criminale della galassia. Palpatine preparò una trappola perfetta per i ribelli, una trappola irresistibile con un'esca d'eccezione: se stesso. La seconda Morte Nera sarebbe stata là, attorno a una sperduta luna boscosa, ancora in costruzione e quindi vulnerabile, e soprattutto… con l'Imperatore a bordo. Quale migliore occasione per infliggere un duro colpo all'Impero e soprattutto per assassinare il tiranno? Ma non era tutta la verità...
     Il giorno della battaglia giunge: la flotta ribelle assalta il cantiere della Morte Nera per poi scoprire con orrore che l'attacco è tutto fuorché inaspettato e, soprattutto, che la stazione da battaglia, benché ancora in fase di costruzione, è perfettamente funzionante. Nel lasciar conoscere il suo piano all'Alleanza ribelle l'Imperatore ha seguito il consiglio di Xizor, tenendo nascosta la vera sorpresa. Un grosso contingente della Flotta Imperiale attende le navi ribelli: la potenza di fuoco dell'Executor e degli Star Destroyer unita a quella del raggio della Morte Nera faranno a pezzi tutte le navi ribelli, segnando la vittoria finale dell'Impero.
     Ma la capacità di prevedere il futuro non basta all'Imperatore per salvarsi; la sua stessa previsione sul fatto che Luke Skywalker l'avrebbe potuto sconfiggere si rivela solo parzialmente esatta: Luke permette a suo padre di annientarlo. Così è sempre uno Skywalker ad ucciderlo, ma non è direttamente Luke, bensì Anakin al posto suo. Palpatine, accecato dalla superbia e dal Lato Oscuro, non ha voluto ricordare nemmeno l'importante lezione che quasi quarant'anni prima aveva appreso sul suo pianeta, Naboo, quando i gungan avevano affrontato con coraggio le truppe della Federazione del Commercio e alla fine, nonostante le apparenze e contro tutte le previsioni, avevano vinto. Il disprezzo profondo nutrito da Palpatine per le specie non umane lo porta a sottovalutare anche i primitivi Ewoks, tanto che le sue legioni di assaltatori vengono sopraffatte con la sorprendente facilità di chi non si cura neanche di verificare se l'avversario possa impensierirlo. L'eccesso di sicurezza di Palpatine è tale da spingerlo prima a mettere a rischio la sua vita a bordo della Death Star, poi a fargli sottovalutare gli indigeni di Endor, infine a ordinare addirittura alla sua poderosa Flotta di non portare l'attacco — decisione che potrebbe davvero annientare le navi ribelli in pochi minuti. Inoltre come non menzionare la vulnerabilità della stessa Morte Nera, ben più indifesa della prima? La fiducia nel proprio potere induce gli imperiali a lasciare aperta una corsia preferenziale diretta al reattore centrale: quasi una provocazione. Il Male è astuto ma certamente non è saggio: contro una malvagità saggia non ci sarebbe davvero alcuna speranza...
     Quel giorno si consuma una disfatta: non è tanto quella dell'Impero, militare e politica, quanto quella —storica— di una scuola di pensiero che ripone cieca fiducia nello strapotere tecnologico. È la tecnologia la vera sconfitta nella saga di Star Wars.

     Secondo l'opinione di Joseph Campbell, che affiora tra le pagine del suo Il Potere del Mito, in Star Wars è contenuto il messaggio che la tecnologia non potrà salvarci se noi non saremo in grado di controllarla: i computer da soli non potranno bastare a tenerci in piedi e dovremo quindi basarci sulle nostre intuizioni, sul nostro vero essere, che è poi una delle qualità che ci contraddistingue da tutti gli altri esseri viventi.








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