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Jango Fett, l'uomo dietro la maschera

di Lorenzo Frati


     Un cacciatore di taglie, un mercenario al servizio di chi paga meglio, un professionista al top della categoria. Ha molte armi, combatte bene e come se non bastasse ha un look estremamente “cool”.

     La figura di Jango Fett emerge con prepotenza in Episodio II, erede (paradossalmente vista la sequenza di realizzazione degli episodi: -4 -5 -6 -1 -2 –3 !) del fascino di quella di Boba.
     C’è una novità graditissima rispetto al Boba della Trilogia Classica: Jango non è solo un personaggio con un costume: lo vediamo in volto, privo dell’elmetto protettivo pieno di sensori tanto caro ai fan, e ciò che vediamo non delude le aspettative.
     Jango ha il volto di un duro, uno che non si lascia intimidire neanche di fronte ad un jedi (ricordate invece che fifa matta ne avevano i Nemoidiani?) e giustamente: le molte cicatrici che presenta la dicono lunga sul suo passato.
     Deve averne passate molte e nonostante ciò (o forse proprio per la grande esperienza che lo caratterizza) è fermo, composto, dimostra grande disciplina interiore.

     Di solito è un rischio togliere la maschera ad un personaggio, perché si toglie anche un po’ di quel mistero che lo circonda; e il fascino del non esplicito è l’anima stessa di Star Wars, dove la grandezza è spesso in ciò che non è palese ad una prima visione. Ma in questo caso si è rivelata una scelta vincente: il personaggio ne esce enormemente valorizzato.
     Come se non bastasse, Lucas ci sorprende con una trovata insospettabile, che apre la strada ad una nuova interpretazione di questo personaggio: Jango Fett viene scelto come modello per fornire il DNA per l’esercito di cloni che i Kaminoani stanno approntando per la Repubblica, e come è lecito aspettarsi egli richiede un cospicuo pagamento in denaro.
     Ma a sorpresa, ecco che il cacciatore di taglie esige, in aggiunta al suo compenso, un extra un po’ particolare: un clone non alterato per sé. Pura replicazione genetica. Nessuna alterazione della struttura per renderlo più docile e nessuna accelerazione della crescita, in altre parole un bambino, o meglio un “figlio”.
     Ed è interessante notare come il nome “Boba” sia simile a “baby” che in inglese significa appunto bambino, piccolo, o anche “figlio“ (my baby = il mio piccolo).
     Che succede dunque al “duro dei duri”?

     Tutto lasciava supporre di trovarsi di fronte ad un uomo senza scupoli, un freddo mercenario che vive alla giornata, che non ha legami, non ha fissa dimora e non deve niente a nessuno, ed invece…
     Un sentimento nobile come l’amore paterno può dunque farsi strada anche nei cuori meno ricettivi? Il desiderio di una famiglia è dunque l’inconfessabile sogno proibito di un uomo il cui stile di vita è sicuramente il meno adatto ad essa?
     Nel film il legame che unisce i due Fett è evidente: Boba si rivolge a Jango chiamandolo “padre”, e le occhiate di lui al “figlio” sono quelle di un padre, severo ma anche affettuoso. Boba è sempre al suo fianco, pronto ad aiutarlo se serve: su Kamino egli manovra lo Slave I per aiutare Jango nel suo scontro con Obi-Wan, e si dimostra in gamba e pericoloso (per forza, è tutto suo padre! –in tutti i sensi).

     Forse, semplicemente, quando sei un mercenario e conduci una vita in cui non ti puoi fidare di nessuno al di fuori di te stesso, l’unica soluzione per avere un partner affidabile è clonarsi, e Jango sta solo cercando qualcuno che gli permetta di “prendere fiato” e gli guardi le spalle (ma allora sarebbe stato meglio un clone modificato mentalmente a meno che egli non consideri l’averlo cresciuto personalmente una garanzia di fedeltà superiore al condizionamento genetico).
     Forse è il desiderio di immortalità, che almeno una volta ha sfiorato ognuno di noi, e del quale la clonazione rappresenta il modello estremo (ma i figli no?).
     Perché tanto desiderio di un figlio in un personaggio così? Perche forse in un universo buio e freddo come la notte e sconfinato come i nostri sogni, “casa” è dove c’è qualcuno che ti ama. O forse perché la solitudine riesce a fare breccia anche nella più sofisticata delle armature.
     Lo sa bene Vader, che dietro quella terrificante maschera nera è ancora il piccolo Anakin, infreddolito e solo con i sui ricordi ed i suoi tormenti.
     Che questi uomini corazzati siano solo dei giganti d’argilla?







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