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Darth Maul: la silenziosa icona del Male
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di Lorenzo Frati |
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Nonostante la limitata presenza sullo schermo in Episodio I, Darth Maul si è rivelato uno dei personaggi che hanno colpito maggiormente l'immaginazione degli spettatori, a dispetto di una divergenza di vedute riguardanti l'utilizzo del personaggio stesso, che ha messo critica e pubblico in disaccordo con la visione del creatore della saga Lucas.
Solitario e letale braccio destro di Darth Sidious, la figura di Maul è giocata tutta sul suo modus operandi, che lo riconduce ad un tipo di icona malvagia classica e riconoscibile.
La sua assoluta determinazione, il non fermarsi di fronte a nulla, e la sua totale avversione al dialogo lo accomunano sia al Terminator di James Cameron, sia al Boba Fett della Trilogia Classica: antieroi di poche parole e tutta azione, che non a caso sono tra i più amati dal pubblico proprio in virtù dell'impenetrabile mistero che li circonda e della determinazione che li caratterizza.
Con Darth Maul queste caratteristiche vengono portate all'estremo: il personaggio trova la sua definizione nelle proprie azioni, tralasciando il dialogo in favore di esse.
Lo screen time del personaggio è limitatissimo (così come le sue linee di dialogo, che si contano sulle dita di una mano), ma quello che a prima vista potrebbe sembrare un errore (e come tale lo ha infatti indicato la maggior parte del pubblico e della critica) rientra in pieno nello stile della Trilogia Classica, dove alcuni personaggi erano caratterizzati da pochi e forti tratti, che lasciavano intuire il resto; proprio questo ha fatto la loro fortuna.
Boba Fett, uno tra i più famosi ad amati personaggi secondari della Trilogia Classica, aveva uno screen time ed un numero di battute addirittura inferiore a Maul.
Maul è il personaggio che più di ogni altro ha fatto sentire a chi scrive l'atmosfera tipica di Star Wars, proprio perché mancante della ridondanza tipica degli altri personaggi del film.
Inoltre, il suo ruolo all'interno della storia non necessita di approfondimenti particolari, e pertanto la bidimensionalità del personaggio è giustificata.
Questo ci porta al secondo errore commesso da critica e pubblico: il paragone Darth Vader - Darth Maul.
In Episodio I manca un cattivo dello spessore di Vader è stato il commento lanciato da qualche rivista "specializzata", al quale poi tutti si sono rifatti senza troppi problemi.
Notate come all'epoca di Episodio IV, Vader stesso fu considerato un villain per nulla eccezionale dalla stessa critica che ora lo promuove a pieni voti, segno di come Star Wars si possa apprezzare (nella sua solo apparente semplicità) solo dopo ripetute visioni.
Attenzione! Maul non è il cattivo principale di Episodio I, e pertanto non assolve la stessa funzione che Vader aveva in Episodio IV.
Quest'ultimo infatti era un personaggio che lasciava già intendere un passato pieno di avvenimenti importanti: è "l'assassino di Anakin", nelle parole ambigue di Obi-Wan, e solo lui poteva "osare tanto" abbordando una nave consolare come la Tantive IV secondo Leia, segno che i due si sono già conosciuti in passato.
Ci sono già tutte le premesse per lasciar intendere il ruolo centrale che Vader avrà nella Trilogia (ad es: non muore alla fine di Episodio IV), rubando la scena addirittura a Tarkin, il comandante della Death Star (e perfino all'Imperatore, per il quale vi è un unico breve accenno).
Il fatto che Vader e Maul siano entrambi, in tempi diversi, allievi di Sidious/Palpatine ha confuso gli spettatori: Vader è il braccio destro dell'Imperatore, e come tale ha una autorità e un prestigio differenti e dichiarati (con l'unica eccezione della Death Star che è sotto il controllo di Tarkin), Maul è solo un agente, un killer solitario che agisce nell'ombra, uno "scagnozzo" agli ordini di Sidious (la denominazione inglese per indicare questo tipo di personaggio secondario - il cosiddetto minion, da minus, minore - rende bene l'idea).
È ragionevole supporre che così come Vader, inviato dell'Imperatore sulla Death Star, doveva rispettare l'autorità locale di Tarkin, così Maul, inviato di Sidious, deve rispettare l'autorità locale dei Neimoidiani su Naboo; egli, infatti, è li per aiutarli, non per comandarli.
Ingannevole è anche l'estrema cura e originalità con la quale il look del personaggio è stato realizzato.
Maul è infatti il risultato di una serie indovinata di combinazioni:
1. La sua perfezione tecnica nelle arti marziali, l'eleganza nei movimenti e la sua velocità, che hanno lasciato il pubblico letteralmente a bocca aperta, più ancora degli incredibili effetti speciali che pervadono la pellicola.
2. Il suo look: un volto completamente tatuato rosso sangue, ferocissimi occhi gialli incorniciati in nere striature ornamentali, una corona di corna demoniache che circonda il cranio, una tunica nera; sicuramente tra i più originali e riconoscibili in Star Wars.
3. La sua arma, una micidiale lightsaber a doppia lama, una delle più felici trovate della nuova trilogia, il cui design semplice ma originale merita un posto vicino alle lightsaber della Trilogia Classica, e la sua incredibile bravura nell'utilizzarla.
4. La sua missione: catturare la Regina Amidala e portarla a Naboo, per costringerla a firmare il trattato che legittimerà l'occupazione Neimoidiana, in accordo con i piani del suo signore e padrone Darth Sidious: semplice e diretta, essa conferisce ritmo alla storia col tema della "caccia", come vedremo più avanti.
Tutto questo può facilmente indurre lo spettatore a ritenere Maul un personaggio centrale della vicenda, a dispetto del suo ruolo secondario.
Darth Maul è solo una pedina, o meglio un alfiere, che Darth Sidious, il vero grande villain di Episodio I, mette in campo per rispondere alla mossa di Valorum, il quale aveva precedentemente disposto due Jedi (Qui-Gon e Obi-Wan) sulla scacchiera della scena politica.
Il Cancelliere Supremo ha infatti inviato due ambasciatori a Naboo per tentare di risolvere il conflitto con la Federazione dei Mercanti, ma a sorpresa, bypassando i normali canali diplomatici, egli ha messo in campo due Jedi; Sidious non può che rispondere con un elemento di pari potenza.
Oltre ad essere la naturale conseguenza a questa mossa, la presenza di Maul serve ad aumentare il thrilling, con l'espediente, noto e sfruttato, dell'inseguitore costantemente alle costole dei "nostri": un elemento che rende più avvincente e piena di suspense la storia.
Tutti i film d'azione che si rispettino, dal mitico Intrigo Internazionale di Hitchcock fino al recente Minority Report di Spielberg, hanno tra i loro componenti narrativi il tema della caccia: il protagonista è costantemente braccato dai cattivi di turno, mentre è impegnato a risolvere una situazione critica che lo coinvolge in prima persona.
Se pensiamo a Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell'Anello, ench'esso presenta questo elemento; stiamo parlando dei "Nove", i cavalieri oscuri che braccano Frodo per tutto il film nel tentativo di riportare l'anello a Sauron.
E questo ci riporta alla Trilogia Classica, dove elementi costanti sono la ricerca e l'inseguimento:
Episodio IV - L'Impero cerca i droidi in possesso dei piani della Death Star e l'ubicazione della base ribelle, Luke e Han Solo cercano la Principessa Leia.
Episodio V - Han Solo ha alle costole sia l'Impero sia i cacciatori di taglie di Jabba the Hutt, mentre Luke è braccato da Vader e cerca Yoda;
Episodio VI - I nostri cercano Han Solo, L'Imperatore vuole Luke.
In quest'ottica, la funzione di Maul è di riprendere questi elementi, ormai classici costituenti del plot-formula di Star Wars ed incorporarli in Episodio I.
Il fatto che il personaggio sia stereotipato non è né un bene né un male: è una sua caratteristica, peraltro coerente con la funzione svolta.
Inutile indugiare su Maul: i personaggi da approfondire sono ben altri.
Con il termine "La Minaccia Fantasma" possiamo infatti intendere sia il pericolo che nasce dalla lenta e ingegnosa ascesa al potere di Palpatine, sia il pericolo nell'avvio del giovane Anakin alle arti dei Jedi; fatti, questi, che entrambi porteranno alla rovina della Galassia, e quindi entrambe "minacce " che aleggiano nell'aria.
Basta questa considerazione a capire che la complessità va ricercata altrove (e dà un'idea dell'uso consapevole che Lucas fa del linguaggio) piuttosto che negli elementi dichiaratamente semplici.
Non c'è alcuna necessità di approfondire una figura di villain come Maul quando si sta già sviluppando un cattivo d'eccezione come Palpatine e, soprattutto, un angelo caduto come Anakin.
Il Male è già sapientemente analizzato in Star Wars, inutile soffermarsi su tutti i suoi agenti.
Esiste un segreto per godersi in pieno un film di Star Wars: guardarlo entrando nell'ottica del suo creatore, George Lucas. Se poniamo attenzione a come e perché questi film vengono creati, molti elementi che talvolta fanno storcere il naso possono essere compresi meglio e diventare fonte di insospettato divertimento.
Una delle cose che spesso i fans ignorano è lo spirito che alimenta la realizzazione di questi film: semplice voglia di divertirsi.
Per comprendere in pieno queste affermazioni vi basterà riguardare uno dei molti documentari contenuti nei due DVD della nuova trilogia.
In quei video si percepisce bene lo spirito ed il metodo di lavoro alla Lucasfilm; in particolare la voglia di divertirsi citando, che costituisce l'essenza stessa di questi film.
Lucas deve raccontare la sua storia, la caduta e redenzione di Anakin Skywalker, un tema serio e tragico, fin qui non ci piove. Ma nel farlo egli si diverte ad inserire elementi e personaggi secondari secondo un suo personale gusto, fondato su quelle storie di avventure, suspance e fantascienza anni '50 delle quali Lucas è fans dichiarato: storie semplici che hanno catturato la sua immaginazione, e i cui elementi egli oggi utilizza, opportunamente modificati, nei suoi film.
In quest'ottica, Maul non è altro che il tirapiedi del boss, il cosiddetto "lacchè", colui che viene mandato a fare il lavoro sporco: una perfetta sintesi tra il tipico sicario dei vecchi film di gangster e i mostri che l'eroe trova lungo il suo cammino nei vecchi film mitologici o di fantascienza anni '50.
E non manca l'autocitazione: il rosso ed il nero, colori dominanti del personaggio, sono quelli del sicario (con tanto di spada!) che Indiana Jones abbatte con un colpo di pistola ne I Predatori dell'Arca Perduta, film di cui Lucas ha scritto la sceneggiatura.
La scena è addirittura identica: in Episodio I le porte dell'hangar si aprono rivelando la figura minacciosa di Maul che solleva lentamente il volto; ne I Predatori la folla si apre rivelando la figura minacciosa del sicario che… solleva lentamente il volto!
Questo a ulteriore conferma della voglia di divertirsi che pervade la realizzazione di Star Wars, saga seria e complessa, ma grandiosa anche perché è capace di non prendersi troppo sul serio, scherzando amorevolmente col mezzo cinematografico.
Quello che confonde lo spettatore nei film di Star Wars, è l'accostamento di personaggi complessi e studiati a personaggi semplici e totalmente bidimensionali.
I primi sono i veri protagonisti della storia: soffrono, amano, odiano e combattono per i propri ideali; i secondi sono elementi narrativi che assolvono semplicemente la loro funzione, in perfetta citazione delle storie semplici di cui sopra.
Perché farlo? Perché non svilupparli tutti? Semplicemente perché non serve!
Si inserisce un elemento d'azione nella storia laddove serve un po' più di ritmo, punto e basta; è come dosare gli ingredienti per una ricetta, nulla di più.
Naturalmente esiste sempre una certa logica per l'agire di un determinato personaggio, nonostante la semplicità con la quale Lucas stesso descrive la saga (all'epoca dell'uscita di Episodio I, gli chiesero cosa ci facessero i Neimoidiani intorno a Naboo ed egli rispose: "beh, loro sono i cattivi", a dispetto della trama nascosta che rende Episodio I ben più complesso di quanto sembra).
Maul non fa certo eccezione: possiamo infatti ricondurre le motivazioni della sua determinazione alla celeberrima frase "finalmente potremo vendicarci".
Il riferimento è tutto per l'estinzione (o quasi) dei Sith, ad opera dei Cavalieri Jedi, un migliaio di anni prima: un ferita che ancora brucia nel cuore degli ultimi adepti del Lato Oscuro, Sidious e Maul.
Esso ci dice quanto seriamente Maul abbia fatto sua la causa dell'ordine a cui appartiene, e spiega l'assoluta dedizione verso il suo maestro, l'unico in grado di attuare un piano così ambizioso da mirare ad invertire l'ordine delle cose e portare i Jedi stessi all'estinzione.
E si può notare come maestro ed allievo siano assolutamente complementari, formando un team perfetto: se Sidious è la più brillante ed astuta delle menti, Maul è certamente il più formidabile dei bracci, quasi la sua inattaccabile devozione fosse un modo per compensare ed onorare la diabolica ingegnosità del suo padrone.
Possiamo anche notare come l'eredità del Maestro inizi già a lasciare il segno sull'allievo: i segni del Lato Oscuro che devasterannno il volto di Sidious/Palpatine, come visto in Episodio VI, hanno già iniziato la loro opera sui denti di Maul, che appaiono anneriti e rovinati; possiamo interpretare la precedenza di questa manifestazione somatica in Maul rispetto a Sidious come la mancanza di autocontrollo che distingue l'allievo dal Maestro.
Sidious/Palpatine riesce ancora a mascherare i danni prodotti dall'esercizio del Lato Oscuro, a differenza del meno abile Maul.
Per correttezza, però, dobbiamo anche considerare la possibilità che il make up dei denti di Maul sia una scelta cromatica adibita ad attutire il modo in cui dei denti perfettamente bianchi risalterebbero in maniera troppo evidente rispetto ai colori scuri del volto del personaggio, in particolare rispetto al nero delle labbra (se vi è capitato di vedere qualcuno truccato come Maul a carnevale, avrete certamente notato l'effetto ridicolo che tale accostamento di colori produce).
Se ciò fosse vero, la scelta di annerire i denti sarebbe il risultato di un tentativo di eliminare un difetto di look, piuttosto che una caratteristica di chi usa (e subisce) il Lato Oscuro, ma questo poco importa: intenzionale o meno che sia, il personaggio ne esce comunque valorizzato.
Interessante è però notare che anche i denti dell'Imperatore di Episodio VI appaiono più scuri del normale.
È importante anche notare come gli occhi di Maul siano gialli come quelli dell'Imperatore, che più che un tratto somatico tipico della razza alla quale Maul appartiene sembra essere un'altra caratteristica comune dei Sith; ricorderete infatti che il Vader di Episodio VI, che non è un Sith ma un Jedi decaduto, ha occhi umani, benché stanchi e provati, come umani sono quelli del Conte Dooku, altro Jedi passato al Lato Oscuro.
Oltre alle considerazioni che si possono fare in merito al look, non possiamo ignorare ciò che ha reso Maul famoso ed apprezzato dalla maggioranza dei fans, e cioè la sua grande abilità nel combattimento, che costituisce il biglietto da visita di questo personaggio, ed è stata il punto fermo per ogni articolo o sito a lui dedicati.
Questo ci fornisce lo spunto per sottolineare un'altra funzione del personaggio, forse la più importante, nonché quella che tutti i fans aspettavano dai tempi della Trilogia Classica: Maul ci mostra il primo vero esempio di capacità di combattimento di un Force-user.
Maul è una macchina da combattimento totalmente asservita al Lato Oscuro, offrendo un'interessante modello da osservare.
In questo personaggio, possiamo infatti vedere il Lato Oscuro nella sua genuina semplicità; non mediato ne dalla latente bontà di Vader, e nemmeno dalle fantastiche doti ingannatorie di Palpatine.
Feroce, spietato, forte, esperto, allenato e giovane: Maul non ha punti deboli di sorta.
Anche per il suo opponente principale Obi-Wan valgono le stesse considerazioni: egli non è ancora l'anziano e stanco maestro di Episodio IV, e non è l'inesperto Luke.
Con queste premesse è naturale che lo scontro Maul-Obi-Wan sia stato il miglior combattimento visto finora in Star Wars, almeno dal punto di vista tecnico.
Molti fan tendono infatti a considerare lo scontro Luke-Vader di Episodio V come il più bello della saga, e non a torto, vista l'atmosfera carica di emozioni che quelle scene trasmettono, ma la tecnica di Darth Maul (e, perché no, anche la bravura di McGregor, l'attore che impersona Obi-Wan) ci consegna comunque un altro momento memorabile.
I combattimenti di Episodio II sono meno acrobatici di quelli di Episodio I (fatta eccezione per lo Yoda digitale), rivolti più all'arte della scherma in sé piuttosto che alla pura prestazione atletica. Si è infatti giocato sulla grande esperienza di un personaggio come Dooku, che compensa l'anzianità con la tecnica, costringendo prima Obi-Wan e poi Anakin ad un combattimento più sulla difensiva, col risultato che gli scontri non sono stati avvincenti come quelli con Maul (però sono stati reintrodotti i dialoghi tra i duellanti, tipico elemento di Star Wars, che in Episodio I si era perso).
Il personaggio di Darth Maul ha richiesto un attore in possesso di grandi doti atletiche e competenza sia nell'uso dell'arma bianca che delle arti marziali in genere (molto belli i "calci girati" nei quali Maul si esibisce durante il duello finale).
A portare sullo schermo il ferocissimo guerriero Sith è stato Ray Park, attore scelto proprio per queste sue capacità, che ha saputo dare vita ad una performance indimenticabile, come testimoniano i centinaia di siti web sorti in onore del suo personaggio.
Alcune raffinatezze sono davvero delle chicche per esperti del settore, come l'indietreggiare girando più volte su se stessi con la spada sguainata, che serve a riguadagnare la distanza assicurando contemporaneamente una difesa su 360°; altre sono solamente puro sfoggio di bravura, come le piroette che Maul compie per evitare alcuni colpi di Obi-Wan.
Altro particolare dal sapore di Trilogia Classica è la semplicità della regia nel duello finale, la quale non mostra inquadrature complesse o ricercate (alla Matrix, per intenderci), ma lascia la parola alla bravura degli attori, limitandosi ad assolvere umilmente il suo compito di ripresa, senza smanie di grandezza o di farsi "percepire" tramite effetti come l'ormai famoso bullet time.
Manca anche un montaggio frenetico, con infiniti cambi di inquadratura, che piace tanto ai registi contemporanei, ma che stanca e confonde lo spettatore; la maggior parte dei cambi di inquadratura è quella corrispondente alle diverse sequenze di mosse nelle quali il duello è stato diviso (ricordiamo che il combattimento viene diviso in parti per facilitarne la memorizzazione da parte degli attori: brevi sequenze di poche mosse, montate poi in successione). Tutto questo è stato visto come il risultato di vent'anni di inattività, col risultato che non poche accuse di incapacità sono state rivolte al regista Lucas.
Al contrario, la regia del duello finale rappresenta una scelta ben precisa, in perfetto accordo con lo stile retrò che caratterizza la nuova trilogia.
Per capire bene il concetto, considerate l'intera parte finale di Episodio I; in essa vengono narrate quattro storie contemporaneamente: Il duello Maul-Obi-Wan-Qui-Gon, l'attacco alla nave della Federazione dei Mercanti, la battaglia dei Gungan, la cattura del Vicerè.
Lucas riesce a gestire quattro filoni narrativi passando in maniera fluida da uno all'altro, con un ritmo costante: se non è una prova di buona regia questa…
Se in mezzo a tutto questo si fosse introdotto un montaggio più "moderno" (pensate ai film di Van Damme, nei quali un calcio è ripreso contemporaneamente da più angolazioni e poi tutti i filmati vengo montati in sequenza, col risultato che vediamo quattro o cinque volte la stessa mossa), l'effetto sarebbe stato troppo esuberante.
Invece, dai boati della battaglia Gungan alle esplosioni dei caccia di Naboo, Lucas è capace di passare al suono elettrico delle spade laser in un clima di rispettoso silenzio.
Quando Obi-Wan si scontra con Darth Maul, anche la roboante "Duel of the Fates", che fino ad allora ci ha accompagnato con il suo ritmo incalzante, tace.
Il duello finale ha il sapore dei vecchi western: provate a riguardare gli sguardi minacciosi che i due si scambiano da entrambe le parti della barriera di energia prima che questa si dissolva.
Coloro che si sono lamentati di come questi nuovi film manchino dell'atmosfera della Trilogia Classica riguardino bene le scene con Darth Maul: la magia di Star Wars, che è prima di tutto la magia della citazione, è ancora li; solo che stavolta c'è azione come mai se ne è vista nei duelli della saga.
Naturalmente nemmeno la performance di Maul è esente da alcune di quelle pecche che purtroppo hanno caratterizzato Episodio I, come testimonia la conclusione del duello, che non è per nulla all'altezza del resto.
La sequenza nella quale Obi-Wan balza fuori dal pozzo del reattore e recupera al volo la spada del maestro, per tagliare in due un Maul che da assoluto vincitore del duello si ritrova inerte testimone della propria disfatta, non ha convinto proprio nessuno.
Per riabilitare parzialmente la scelta di Lucas possiamo pensare che la potenza di Obi-Wan abbia colto Maul di sorpresa per un solo, unico, sfortunato istante, nel quale il Sith, stupito dal "gesto atletico" del nostro eroe, si sia trovato impreparato.
La forzatura è però evidente…
Unico pregio di quella sequenza è che lascia lo spettatore in dubbio riguardo a dove Obi-Wan abbia trovato la forza per reagire: si è semplicemente concentrato a dovere o ha piuttosto rilasciato la sua rabbia (ricordiamoci che è ancora sconvolto per la morte di Qui-Gon)?
Cosa percepisce Maul quando la sua espressione muta dal ghigno alla sorpresa, un attimo prima che Obi-Wan esca dal pozzo: potere luminoso o oscuro?
Il tema musicale di Luke, che sottolinea il momento cruciale, sembrerebbe indicare una energia positiva, lo sguardo di Obi-Wan però….
Sono queste situazioni ambigue che danno sapore alla saga e invogliano a vederla e rivederla; sono i dettagli che la impreziosiscono e ne fanno un argomento perenne di discussione tra i fans.
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