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La Maschera del Male
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di Lorenzo Frati |
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Coruscant, il cuore della Repubblica Galattica: la sede del potere economico, legislativo e religioso.
Una città così grande da ricoprire l'intero pianeta, e tuttavia così piccola, rispetto alla Galassia che gestisce, da essere costretta ad un'urbanizzazione verticale tanto sviluppata da portare i suoi palazzi a contendere alle nuvole il dominio dei cieli.
Come una sorgente luminosa, il suo potere si propaga nella Repubblica affievolendosi gradualmente con la distanza, fino a spegnersi quasi completamente in prossimità del Margine Esterno della Galassia, un territorio di frontiera dai confini incerti come le leggi che lo governano.
La tranquillità tipicamente "periferica" del Margine Esterno lo rende la dimora ideale per semplici indigeni come i Gungan, per criminali ricercati come i fuorilegge di Tatooine, per eccentrici solitari come i Kaminoani, o per chi desidera vivere immerso nel tranquillo splendore della propria arte, come gli abitanti di Naboo.
Ma è proprio questo mite pianeta "rinascimentale", per volere del Lato Oscuro della Forza, a generare il personaggio che scuoterà il millenario scenario repubblicano, non appagato dallo splendore dell'arte nubiana ma, al contrario, sempre più assorto nel contemplare avidamente il centro del potere galattico.
Capace uomo politico e Maestro delle antiche arti Sith: una combinazione esplosiva che segnerà la fine di un'era.
Il Senato della Repubblica è un luogo caotico, dove migliaia di delegati discutono senza sosta un groviglio di leggi inestricabile ed inadeguato; la corruzione dilaga e gli interessi economici hanno precedenza su tutto: è in questo scenario che Palpatine, Senatore del Sistema Sovrano di Naboo, inizia la sua opera.
Dopo mille anni di paziente attesa, sotto gli occhi dei Jedi il Lato Oscuro della Forza muove verso il cuore del potere, celandosi dietro la figura di un Senatore mite ed insospettabile; una scalata grandiosa ed invisibile per tornare a reclamare, dopo mille anni, la vendetta dei Sith.
Una vendetta che prevede la distruzione dei Jedi e della loro vecchia e decaduta Repubblica; condotta insospettabilmente dall'interno, e combattuta con l'inganno e l'astuzia dal più letale dei nemici.
Sempre al di sopra di ogni sospetto, Palpatine è considerato da tutti una persona perbene, un gentleman della politica, che ama la democrazia e agisce spinto solo dal suo senso di responsabilità; niente, invece, potrebbe essere più lontano dalla verità, modellata come morbida creta dalle sapienti mani di questo diabolico artista per assumere le più svariate ed ingannevoli forme.
Grazie all'azione annebbiante che il Lato Oscuro esercita sulle menti altrui, ed alla grande abilità di questo maestro della menzogna, nessun sospetto nasce intorno alla strabiliante ascesa di Palpatine.
Agendo nell'ombra, evitando sempre di esporsi in prima persona, Palpatine manipola eventi e personaggi in modo da scatenare ogni conflitto dal quale sia possibile trarre un vantaggio personale.
Subdolo ma efficiente, questo modus operandi gli consente di ottenere sempre il massimo risultato col minimo sforzo. La carriera di Palpatine nasce e prospera sulla sofferenza altrui: un vero burattinaio occulto che considera il prossimo niente più che pedine da muovere, inermi incognite delle sue personali equazioni di potere.
La sua implacabile sete di dominio e la sua assoluta mancanza di pietà generano una lunga catena di conflitti mirati alla sua personale escalation politica, che inizia coinvolgendo proprio l'innocente pianeta di origine del personaggio stesso.
Neimoidian contro Naboo
Approfittando di una legge sulla tassazione delle rotte commerciali (della quale, probabilmente, è stato uno dei promulgatori) che ha messo in difficoltà la Federazione dei Mercanti Neimoidian, Palpatine si allea con quest'ultima sotto le mentite spoglie di Darth Sidious, oscuro Signore dei Sith, promettendo l'annullamento della suddetta legge.
In cambio i Neimoidian bloccheranno tutte le spedizioni da e verso il piccolo pianeta Naboo, con la scusa di protestare contro questa legge, restando però nell'ambito della legalità dovuto all'incertezza creata dal groviglio di leggi e cavilli che caratterizzano la legislatura della Repubblica.
L'embargo metterà in cattiva luce la più alta carica della Repubblica, sotto la tutela della quale questa legge sulla tassazione è stata approvata: il Cancelliere Supremo Valorum, il quale, già infamato da alcune accuse di corruzione (anche queste, con ogni probabilità, alimentate segretamente dallo stesso Palpatine), verrà a trovarsi in una situazione molto precaria.
Col tempo i Neimoidian attueranno una lenta e progressiva occupazione del pianeta.
Se Naboo dovesse firmare un trattato che legittima l'occupazione, riconoscendo addirittura le ragioni dei propri invasori, l'autorevolezza di Valorum sarà irrimediabilmente compromessa.
Questo colpo di grazia alla figura già traballante del Cancelliere renderà necessaria la nomina di un nuovo leader.
Ovviamente il Senatore rappresentante del sistema invaso otterrebbe molti voti di simpatia (cosa altrimenti impossibile per uno sconosciuto Senatore di un piccolo sistema periferico quale è Naboo), soprattutto assicurando di poter risolvere il conflitto in corso (e poiché i Neimoidian obbediscono a lui, ciò sarebbe assolutamente vero: in cambio essi otterrebbero la revoca della legge sulla tassazione delle rotte commerciali, come da accordi).
Amidala contro Valorum
Amidala, la Regina di Naboo, riesce però a fuggire dal pianeta prima di essere costretta a firmare il trattato e, dopo varie peripezie, giunge a sorpresa nella capitale, decisa a portare il dramma del suo popolo davanti al Senato.
Palpatine modifica velocemente il suo piano: chiede alla Regina Amidala di proporre un voto di sfiducia contro Valorum, asserendo che la debolezza e la corruzione del Cancelliere Supremo non potranno fare nulla per risolvere la situazione.
Egli sostiene che la nomina di un nuovo e più forte Cancelliere Supremo porterebbe velocemente alla risoluzione del conflitto.
La Regina, delusa e sconfortata, accetta tristemente questa soluzione estrema pur di salvare il suo popolo: il voto di sfiducia trova molti consensi e Valorum viene rimosso dalla sua carica; Palpatine si ritrova tra i candidati alla sua successione.
Dopo un'accesa votazione in Senato, grazie ai voti di simpatia che la questione dell'embargo gli ha procurato, Palpatine è nominato Cancelliere Supremo: il piano è stato cambiato, i Neimoidian abbandonati al loro destino, ma l'obiettivo è stato raggiunto in pieno.
La più alta carica della Repubblica però non basta: nel Senato vige la democrazia, ed il Cancelliere Supremo non può agire al di sopra di essa, senza contare che un giorno o l'altro qualcuno potrebbe sempre spodestarlo con un voto di sfiducia, così come è successo per Valorum. Come se non bastasse, il suo mandato, come ogni carica all'interno della Repubblica, è soggetto ad una scadenza.
No, così non va: l'oscuro Signore dei Sith deve avere il potere assoluto, la democrazia deve finire. Comanderà solo lui.
Come realizzare quest'obiettivo? Come trasformare la Repubblica in un regime dittatoriale munito di un esercito, che legittimi e mantenga il potere con la forza ove necessario? Dove trovare un esercito vasto e potente in una Repubblica che da quando esiste non ha mai conosciuto la minaccia di una guerra totale?
Occorre creare quella minaccia: un movimento separatista che induca migliaia di sistemi, stanchi dell'accentramento politico ed economico, a staccarsi dalla Repubblica armandosi di un esercito minaccioso, e costringere così il Senato ad una risposta militare.
Repubblica contro Separatisti
Dopo la nomina a Cancelliere Supremo Palpatine si occupa segretamente di alimentare tale movimento.
Ai Kaminoani, esperti clonatori, viene commissionata segretamente la preparazione di un vasto esercito di cloni per conto della Repubblica, da qualcuno che dice di essere il Maestro Sifo-Dyas, un illustre membro del Consiglio Jedi.
L'esercito di cloni matura in dieci anni, al termine dei quali la minaccia dei Separatisti è diventata ormai concreta ed irreversibile: la Repubblica non può più fare a meno di pensare a difendersi.
Nel frattempo Palpatine, il cui mandato è scaduto da tempo, riesce a restare al potere approfittando di diverse crisi (che ovviamente sono opera sua).
Nel Senato è in corso da tempo un dibattito per decidere se costituire o no un esercito della Repubblica, ma i suoi membri sono discordi sul da farsi: non tutti accettano l'idea di una guerra, e se la maggioranza del Senato non è concorde l'esercito non sarà mai approvato (nessuno sa ancora dei cloni, a parte Palpatine).
Approfittando dell'assenza di Amidala, ora Senatrice e leader del movimento pacifista, Palpatine induce Jar Jar, il Gungan delegato di Naboo che la sostituisce, a proporre al Senato di conferire poteri speciali al Cancelliere Supremo; in tal modo egli solo si farebbe carico della responsabilità di ordinare la costituzione dell'esercito, per poter agire in tempo contro i Separatisti.
Poiché Jar Jar parla a tutti gli effetti a nome di Amidala, la proposta suscita enorme stupore: se il leader del movimento pacifista suggerisce un tale emendamento, significa che la situazione è davvero disperata.
La proposta viene perciò accolta dalla maggioranza: Palpatine ha ora il potere assoluto, anche se temporaneo.
Il suo primo atto è di ordinare la fondazione di un grande esercito della Repubblica, per contrastare le crescenti minacce dei Separatisti, e i cloni creati dai Kaminoani sembrano arrivare proprio al momento giusto.
Tutto sembra frutto del caso, piuttosto che di un'ingegnosa macchinazione; nessuno può ricondurre a Palpatine né la minaccia dei Separatisti, né l'ordinazione dell'esercito di cloni, né i poteri speciali di cui egli è ora investito: da tutto questo Palpatine ne esce come una figura innocente, che ha accettato con riluttanza il succedersi degli eventi e il potere che gli è stato conferito.
L'inganno è totale, perfetto. Nemmeno i Jedi, che risentono dell'influenza del Lato Oscuro, riescono a capire la verità.
L'esercito dei Separatisti è composto di droidi, una soluzione che contro le micidiali performances belliche dei cloni repubblicani rivelerà tutti i suoi limiti, ma che è perfetta per i piani di Palpatine: le vittorie repubblicane affermeranno col tempo l'autorevolezza del Cancelliere Supremo.
Palpatine e il potere militare diverranno sempre più un tutt'uno.
In Episodio III, Palpatine compirà il penultimo passo: diventerà Imperatore ed il Senato della Repubblica diverrà il Senato Imperiale.
In Episodio IV, l'ultimo atto: l'abolizione del Senato Imperiale e la conquista del potere assoluto basato sulla paura della Morte Nera, la superarma-planetoide simbolo primario della potenza dell'Impero.
La sua tirannia cambierà diametralmente l'immagine della Galassia: da luminoso centro dello splendore repubblicano, Coruscant diverrà un buco nero che inghiottirrà la luce della libertà in una spirale di tenebra e paura; la Galassia muterà da luogo di democratico disordine a rigido, tetro e ordinato schema imperiale.
Vader contro Luke
È l'ultimo dei conflitti promossi da Palpatine, uno scontro padre-figlio secondo per crudeltà forse solo alle sofferenze inflitte al suo popolo con l'embargo di Naboo.
Tutto ha inizio con Episodio II, dove Anakin compie il primo passo verso l'oscurità (la strage dei tusken) in circostanze molto sospette.
La madre di Anakin viene torturata ad oltranza dai predoni tusken (come Han Solo verrà torturato da Vader in Episodio V), il dolore di Shmi richiama Anakin attraverso la Forza (come farà poi il dolore di Han con Luke), e l'odio scaturito nel veder soffrire la persona cara funge da catalizzatore per il Lato Oscuro.
Si noti anche che Palpatine adotta questa tattica in Episodio VI, dove la flotta ribelle nella battaglia di Endor non viene abbattuta subito, ma le viene solo impedita la fuga: l'agonia nel vedere i ribelli morire viene prolungata il più possibile dall'Imperatore per far crescere l'odio in Luke.
Le tre vicende sono così simili da far pensare che anche la discesa di Anakin verso l'abisso del male sia stata pilotata da Palpatine.
Comunque sia, in Episodio III quest'ultimo lo convertirà definitivamente al Lato Oscuro: nascerà Darth Vader.
Vader diventa, nei venti anni successivi alla Guerra dei Cloni, il suo seguace più fidato e stimato, aiutandolo a sterminare i Jedi rimasti in tutta la Galassia.
Quando entra in scena Luke, il figlio di Anakin, Palpatine percepisce nel ragazzo un potere crescente ed un potenziale pericolo; scevro di pietà e gratitudine, gli scatena contro il padre in un duello all'ultimo sangue.
Ancora una volta il conflitto andrà a suo solo vantaggio: se Vader distrugge Luke, allora l'ultima minaccia al potere assoluto dell'Imperatore è scongiurata per sempre.
Se Luke distrugge Vader, allora il suo viaggio verso il Lato Oscuro sarà compiuto, e l'Imperatore potrà rimpiazzare il suo servo con una nuova e più ricca risorsa: in entrambi i casi Palpatine sarà l'unico vincitore.
Luke troverà la soluzione: sconfiggendo il proprio padre in duello ma risparmiandolo e gettando via la sua spada in un ultimo grande gesto di coraggio, provocherà l'ira dell'Imperatore, che attraverso le torture inflitte a Luke risveglierà la pietà in Vader e segnerà così la propria fine.
Analisi del personaggio
La qualità di una storia dipende in gran parte dallo spessore dei suoi personaggi, e con questa nuova trilogia Lucas ha saputo valorizzare eroi ed antieroi del suo personalissimo universo in maniera esemplare, regalandoci un interessante approfondimento sia per personaggi minori come Jango Fett, sia per quelli del calibro di Obi-Wan Kenobi e Anakin Skywalker.
Quest'ultimo infatti deve la sua conversione al male ad un procedimento complesso al punto da dover essere esplorato in ben tre film, portando il personaggio ad un livello di rappresentazione così completo da farne uno dei più amati della saga (nonché, in una nuova prospettiva apertasi proprio con la trilogia dei Prequel, il protagonista assoluto).
Per quanto riguarda Palpatine, l'autore si è concentrato sulla sua grandiosa ascesa al potere, che scopriamo essere l'ossatura stessa della trama della nuova trilogia, pagando il (caro) prezzo di una caratterizzazione iconica, nella quale Palpatine appare come elemento malvagio inserito ai soli fini narrativi; non arricchito da alcun riferimento al suo passato, né da spiegazioni di alcun genere che giustifichino il suo modo di agire.
Ma come personaggio secondario (ed in virtù del fatto che il male viene già lungamente esplorato nella figura di Anakin), questa "bidimensionalità" è tollerata, se non addirittura auspicabile: la sua natura assiomatica snellisce l'esalogia, la cui complessità è già tale da spiazzare gli spettatori più attenti.
Palpatine è una delle forze narrative fondamentali attorno alle quali gravitano la storia ed i personaggi ed è, pertanto, giustificatamente dogmatico.
In termini narrativi il personaggio è la "causa scatenante", cioè la forza di base che accende la storia creando una necessità d'intervento (in questo caso lo squilibrio verso il male che porta la Galassia alla rovina).
L'obiettivo dell'eroe, detto anche "oggetto del desiderio", cioè la causa del suo agire, è il ripristino (in questo e in molti altri casi con miglioramento) delle condizioni iniziali che esistevano prima dell'intervento della causa scatenante.
In Star Wars questo significa la riconquista dell'equilibrio da parte della Forza attraverso la redenzione del suo campione Anakin e l'epurazione del vecchio e decaduto Ordine Jedi.
Dal punto di vista della narrazione, dunque, sappiamo tutto ciò che occorre sapere.
Ma come i fans più accaniti hanno imparato da tempo, spesso in Star Wars c'è più di quanto sembra, e Palpatine non può sottrarsi a questa felice regola.
Vediamo dunque se, concentrandoci su quanto visto al cinema, sia possibile un esercizio deduttivo per conoscere meglio questo affascinante personaggio.
Solitamente i villain (malvagi) del grande schermo o della letteratura non sono cattivi per il solo gusto di esserlo: quasi sempre è possibile ricondurre la loro svolta verso la strada del male ad un dolore o ad un torto da loro subìto (o che, nella loro mente malata, ritengono di aver subìto); come reazione li vediamo agire contro l'etica comune per ottenere vendetta o "giustizia".
Se il villain Palpatine segue questo schema, da qualche parte nel suo passato deve esserci stato un elemento scatenante che lo ha deviato sul binario del male.
Forse un pensiero ossessionante, un timore; che fosse reale o solo un'esasperazione della sua mente malata non ha importanza.
Non è un caso che quest'articolo sia iniziato con l'immagine di Coruscant, il centro del potere: chi ha visto "Il Silenzio degli Innocenti" ricorderà sicuramente la lezione del Dottor Hannibal Lecter, il quale asseriva che il desiderio nasce in primis dall'osservazione; si comincia a desiderare dopo aver visto.
Possiamo ragionevolmente assumere che la carriera di Palpatine sia iniziata come quella di qualunque altro Allievo Legislatore, cioè col programma giovanile che porta i praticanti nel Senato di Coruscant per l'apprendistato, ed è facile capire come possa sentirsi frustrato un ragazzo ambizioso che arrivi da un piccolo ed insignificante sistema ai margini della galassia, rispetto ad allievi di sistemi più centrali e prestigiosi.
Deve essergli apparso subito chiaro che le prospettive di carriera ben difficilmente avrebbero permesso di accedere al potere del cancellierato supremo a chi non possedeva influenze o raccomandazioni di un certo peso.
"La paura è la via per il Lato Oscuro" (Maestro Yoda)
Questa prospettiva di scarso prestigio, di essere sempre una voce debole, ha fatto nascere in Palpatine la paura dell'emarginazione e del classismo politico, che lo ha portato ad una frustrazione sempre più crescente, alimentando invidia e risentimento verso quei colleghi di sistemi ben più influenti dal punto di vista economico e politico, ma che non possiedono affatto il suo talento.
"Collera, paura, aggressività: il Lato Oscuro essi sono"
Proseguendo nella sua carriera, la paura dell'allievo legislatore è diventata la collera del Senatore, per la frustrazione di vedere la Repubblica in balìa di delegati inetti ed incapaci.
In un individuo ad altissima concentrazione di midichlorian, questo significa aprire le porte al Lato Oscuro, il quale non trova difficoltà a farsi strada tra ambizioni e frustrazioni (motivo che è alla base del distacco dei Jedi dalle cose materiali: Palpatine ed Anakin sono cresciuti lontano da quella asettica e sterile vita di rinunce all'insegna della "paura della tentazione" che caratterizza i Jedi: come risultato cadono entrambi vittime del Lato Oscuro).
Convertitosi alle vie dei Sith, la sola soluzione logica che egli concepisce è prendere il potere: Palpatine dà il via alla sua personale escalation, spazzando via con assoluta indifferenza ogni ostacolo, umano o politico, che gli si pari davanti, senza tuttavia ricorrere all'uso diretto e manifesto della forza bruta: egli ha tutta l'intelligenza che occorre per fare le cose con calma e in grande; molto in grande.
L'aggressività non deve necessariamente manifestarsi brutalmente: può essere anche pianificata, impietosa e, nel caso di Palpatine, implacabile.
Le manovre politiche di Palpatine denotano un'aggressività estrema: egli non esita a mettere il suo pianeta natale (Naboo) sotto embargo per perseguire i suoi scopi (questa insensibilità si noterà, in seguito, anche nel suo ufficiale Tarkin, il quale non esiterà a distruggere Alderaan per dimostrare il potere della Morte Nera), così come non esita far scoppiare un conflitto di proporzioni galattiche per procurarsi l'esercito che gli garantirà il potere.
"No, non più forte! Più facile, più seducente..."
È più facile usare le persone piuttosto che dedicare la propria vita all'altruismo, come invece fanno i Jedi.
Il potere è più seducente dell'umiltà, la quale difficilmente trova posto tra coloro che possiedono molto, troppo talento.
Palpatine non ha scelto la via dell'inganno perché unica (o "più forte") soluzione, ma perché rappresenta la strada più facile per appagare il suo desiderio di dominio.
Avrete ormai capito dove si vuole andare a parare: Palpatine è tutto ciò da cui Yoda ci mette in guardia.
Questo travaglio interiore scatenato dalle ansie e dai rancori insiti nel personaggio, gioca un ruolo fondamentale, corrodendone la statura; basti pensare alla differenza di prestigio tra la sua carica di Senatore, e lo stesso ruolo ricoperto da Amidala.
Amidala è un figura forte, carismatica: la avevamo già vista autoritaria nella sua carica di regina di Naboo, e come Senatrice il suo prestigio non ha fatto altro che aumentare.
Palpatine, che l'aveva preceduta nello stesso identico ruolo, era invece una voce debole, assolutamente priva di carisma, ma al contrario pervasa da quel viscidume tipico di chi cerca di compiacere gli altri per i propri fini.
La carica di Senatore di Naboo, che ora risplende dell'energia di Amidala, pativa l'entropia della vile figura palpatiniana.
Nasce l'interessante interrogativo di quanto lo scarso prestigio del Senatore fosse dovuto al basso profilo tenuto per nascondere il potere oscuro, e quanto alla effettiva mancanza di carisma di una figura meschina, che necessita della sicurezza di una posizione di potere per brillare, altrimenti incapace, nella sua insipidità, della più fioca delle luci.
Una risposta immediata viene dalla fonte del suo potere, che non è creativa ma distruttiva; non irradiante, ma divorante.
L'elevata concentrazione di midichlorian nel sangue ha amplificato ciò che ha trovato in Palpatine, ed è quindi giusto considerare il personaggio come genuinamente malvagio anche se in Palpatine, come per Anakin, il male è stato alimentato da situazioni esterne.
Ma naturalmente Palpatine è ben lontano dal raggiungere lo spessore posseduto da una figura gigantesca come Anakin, il quale compie un metamorfosi ciclica, che lo porta ad una piena sperimentazione della condizione umana.
Palpatine, in virtù della sua natura completamente malvagia, può evolversi in un'unica direzione; egli è "incontaminabile" dal bene.
L'aspetto più significativo è che egli non sembra rendersi conto di questa sua diversità, che tra l'altro lo priva delle possibilità redentorie proprie di Anakin.
Dalla sua sola conoscenza del male (che sarà il suo punto debole, come vedremo tra poco), deriva la tendenza a considerare il personaggio più sul piano simbolico che su quello reale, come rappresentazione del male in forma umana.
Il villain Palpatine non è però il male stesso: egli è legato indissolubilmente al male, ne è l'utilizzatore, ma è anche qualcosa di diverso.
La maschera
Un tema ricorrente in Star Wars, e del quale Palpatine rappresenta, in un certo senso, una variazione interessante, è quello della maschera.
A prescindere dalle maschere di Darth Vader, Jango Fett, o dei clonetrooper, veri e propri dispositivi di protezione individuale, molti personaggi della saga celano la loro vera natura dietro una "maschera", un'apparenza, per poi rivelarci col tempo la loro vera personalità.
Rivolgendosi al Lato Oscuro, Palpatine ha ottenuto il potere al prezzo della sua anima: egli non è più un essere umano, ma uno strumento del male.
Il burattinaio supremo, al cui volere nessuno sembra poter sfuggire, è a sua volta un burattino completamente assoggettato al male.
Come la maschera di Darth Vader cela Anakin Skywalker, la maschera-Palpatine cela il Lato Oscuro sotto di essa.
Vader toglierà la maschera alla fine dell'ultimo episodio: un gesto anche simbolico che sottolinea la sua riguadagnata umanità; per Palpatine è invece impossibile pensare ad un qualsiasi recupero.
Da essere umano Palpatine si è autodegradato a strumento che non può più essere separato dall'essenza maligna che contiene: è impossibile sia sul piano reale (il volto deturpato del personaggio è la maschera stessa, non più sanabile dai tratti maligni) sia su quello simbolico (sotto la maschera non vi è più un uomo, annullatosi nell'atto della cessione della propria anima al male, ma il Lato Oscuro stesso).
Si solleva un tema alquanto interessante: nella ricerca del potere assoluto, più l'uomo si avvicina al suo obiettivo, più perde di umanità.
Il male non regala niente a nessuno; l'illusione del potere assoluto per mezzo di esso è, appunto, solo questo: un'illusione.
Palpatine non possiede una sorta di legame simbiotico col male; il Lato Oscuro prospera grazie alla sua "maschera", ma Palpatine non risplende del potere da esso conferitogli.
Al contrario, col tempo il Lato Oscuro produce sul corpo e sul viso del suo servo e utilizzatore un progressivo deterioramento, ragion per cui Palpatine non può ingannare tutti per sempre, ma solo per il tempo sufficiente a conquistare il potere; mentre il male lo consuma e divora giorno dopo giorno.
L'Imperatore di Episodio VI, infatti, è ormai una maschera consumata dalle esalazioni demoniache del potere del Lato Oscuro, che solo gli occhi "oscurati" di Vader possono ancora vedere come amica.
Il volto orripilante dell'Imperatore non inganna (e ormai non necessita di ingannare) più nessuno.
Anche Vader capisce la verità quando Palpatine, nell'ultimo grande momento di trionfo, cede la parola al male abbandonando ogni precauzione, rivelando tutta la sua crudeltà nel tentativo di uccidere Luke sotto gli occhi del padre.
L'errore dell'Imperatore
Accecato dal Lato Oscuro, Palpatine non può immaginare che una piccola scintilla di umanità persista ancora sotto il costume nero di Vader, né che la visione del figlio torturato a morte la alimenterà al punto da far divampare di nuovo il fuoco della pietà dentro il suo servo più fidato.
Questa "miopia" è il punto debole di Palpatine: l'incapacità di capire che nessuno, a parte lui, è così totalmente legato al male da non porsi dubbi.
L'ignoranza assoluta del bene, non gli permette di compiere valutazioni completamente attendibili sulle reazioni dei soggetti che lo circondano, i quali, a differenza di Palpatine, per quanto malvagi possano essere contengono comunque questa variabile, che influenza più o meno significativamente le loro azioni.
"Quando il sentiero oscuro tu intraprendi, per sempre esso dominerà il tuo destino!"
È importante notare come questa frase, con la quale il Maestro Yoda invita Luke alla prudenza, sia uno degli elementi centrali della saga.
Ricorderete che durante una sessione di allenamento su Dagobah, Luke si accorge che lo X-Wing, il suo potente caccia stellare che giace semiaffiorante in una palude, comincia improvvisamente a sprofondare, scomparendo alla vista in pochi istanti.
Luke, esortato da Yoda, cerca di riportarlo in superficie ricorrendo alla Forza e fallisce perché dubbioso delle sue capacità.
A questo punto Yoda decide che Luke ha bisogno di una dimostrazione per poter credere e, concentrandosi intensamente, provoca la levitazione del caccia, che esce completamente dalla palude per andare ad adagiarsi delicatamente sul terreno adiacente.
"Non posso crederci! — esclama Luke con stupore.
"Ecco perché hai fallito…" — è la grande, grandissima risposta di Yoda.
Peccato che il maestro Jedi non ascolti sé stesso.
Benché ideologicamente agli antipodi, su un punto Yoda e Palpatine sono perfettamente concordi: dal Lato Oscuro non si torna indietro.
Entrambi non possono crederci.
Luke, allievo umile ma dotato, sottovalutato da tutti, ha invece imparato bene la lezione, surclassando così tutti i suoi "maestri".
Egli crede in Anakin, in suo padre: ecco perché trionfa.
"Padre! Aiutami…ti prego!"-
Palpatine è talmente convinto del potere del Lato Oscuro da non ritenere necessario curarsi di un'eventuale reazione di Anakin, nonostante il figlio stia venendo torturato sotto i suoi occhi.
Ma per il Prescelto nulla è impossibile, perfino ritornare dal Lato Oscuro (ecco spiegato il titolo del sesto e ultimo episodio: Il Ritorno dello Jedi!).
Anakin risorge dalle tenebre, coglie di sorpresa l'Imperatore e lo getta nel pozzo del reattore della Morte Nera, uccidendolo.
La vittoria è triplice: salvando Luke, Anakin ha salvato anche la propria anima (morirà da Jedi), nonché la Galassia intera.
A Palpatine questa lezione è costata la vita: è più facile far levitare un oggetto col pensiero, piuttosto che credere nel cuore di un uomo.
Star Wars è anche, e soprattutto, questo: una storia di redenzione.
Chi non la crede possibile è sconfitto in partenza.
Approfondimento: L'attore dietro la maschera
Nel realizzare la Nuova Trilogia, per il ruolo di Palpatine, il regista George Lucas si è rivolto alla stessa persona che portò il personaggio sullo schermo all'inizio degli anni ottanta ne "Il Ritorno dello Jedi": lo scozzese Ian McDiarmid, attore di cinema e soprattutto di teatro, con una predilezione per quello shakespeariano.
Ai tempi dell'Episodio VI (che, lo ricordiamo, fa parte della prima serie di tre film realizzati da Lucas, la cui numerazione è: IV, V e VI), McDiarmid dovette sottoporsi a diverse ore di trucco per poter impersonare la macabra figura dell'Imperatore, quella maschera invecchiata oltre misura dalla corruzione del Lato Oscuro; per la sua recitazione si affidò soprattutto all'intonazione della voce e alla sua gestualità, poiché il suo volto era completamente sommerso dalla gomma della maschera.
Ora, con l'avvento di questa nuova, grande trilogia dei Prequel (gli episodi I, II e III), l'attore ha l'età giusta per impersonare Palpatine nel periodo precedente gli avvenimenti narrati ne Il Ritorno dello Jedi, e cioè durante l'ascesa al potere dell'ambizioso Senatore.
Grazie al fatto che il make up è quasi inesistente (il Lato Oscuro non ha ancora devastato il volto del personaggio), il ruolo offre a McDiarmid la possibilità di un'interpretazione più intensa, completata da tutta una gamma di espressioni facciali prima sacrificate a causa della maschera.
Una opportunità che cade a puntino perché, nella Prequel Trilogy, Palpatine è una figura dominante ma occulta, falsa ma vincente: un gioco di contrasti che crea un personaggio più sofisticato della semplice, seppur imponente, icona del male del sesto episodio.
Palpatine è il maestro assoluto degli inganni e delle menzogne, che sono gli artefici principali della sua scalata al potere; all'attore che lo interpreta viene richiesto un lavoro doppio: recitare un personaggio che recita a sua volta.
Si noti infatti che finora, chiunque non abbia già visto gli episodi IV, V e VI difficilmente potrà sospettare che il Senatore (e poi Cancelliere), che tanto sembra prodigarsi per il bene comune, si trasformerà in seguito nella più grande minaccia che la Galassia abbia mai conosciuto.
Dobbiamo ricordarci, come dice Lucas, che questi nuovi episodi sono stati realizzati per essere visionati nella corretta sequenza temporale con quelli classici, e che da quella prospettiva non vi è nulla di ovvio.
Quando nel prossimo episodio Palpatine si rivelerà per quello che è in realtà, chiunque non conosca la saga per intero ma abbia seguito i primi due episodi con attenzione, sussulterà sulla poltrona esclamando "impossibile!", proprio come faranno i Jedi nel film.
Eppure, qualcosa nella mente dello spettatore, così come per i personaggi che gravitano intorno a Palpatine, gli farà comprendere che in fondo lo sospettava.
La peculiarità di questo ruolo è, infatti, risultare convincente nella scena, generando contemporaneamente nel pubblico in sala un clima di sfiducia.
Questo avviene grazie ad un delicato equilibrio interpretativo, basato su cenni ed espressioni del viso a volte quasi impercettibili che lasciano perplessi tanto gli spettatori, quanto i personaggi.
Una prova di recitazione che trova in McDiarmid un interprete eccellente, e che rende Palpatine uno dei personaggi più intriganti e riusciti della Nuova Trilogia.
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