Ecco a voi la tanto attesa parte finale di Alba di Ghiaccio. La seconda parte potete trovarla qui.

STAR WARS: ALBA DI GHIACCIO
Parte III

di Pamela Marsilii pammars@hotmail.com

Otto

Svelti, svelti! Prima che tutto il corpo di guardia ci venga addosso!
Cor’Ra seguito da tutte le sue Libellule superstiti si era lanciato attraverso il dedalo di corridoi che come una rete scomposta si estendeva per tutta la base della Rocca.
- ...Prima porteremo in salvo i prigionieri, poi attaccheremo ai piani superiori! -
Gli sporadici canceroidi che per caso si trovavano nei sotterranei venivano affrontati da due anfibidi, mentre altri cinque, armati di una corda metallica, le assalivano da dietro stringendo il cappio attorno al collo finché le scaglie di protezione non venivano frantumate.
Il braccio delle celle non poteva essere ancora lontano... L’odore di rancido e putrefazione si faceva sempre più intenso, e la squadra di salvataggio oramai si lasciava guidare solo da esso. Le porte delle celle erano nell’ultimo braccio, allagato da un acquitrino stagnante da anni che arrivava fino alle caviglie. Erano pronti a sfondarle, ma Cor’Ra si accorse che non erano chiuse: sarebbe stato sufficiente un semplice gesto per aprirle, sia dall’esterno che dall’interno. E allora perché i prigionieri non erano già fuggiti?
La tenue luce del corridoio fendette come una lama il buio completo dell’interno scoprendo impietosamente molti corpi ammucchiati nel sudiciume; alcuni senza vita da tempo, altri stremati dalla fame e dalle infezioni. Ma nessuno di essi sembrò accorgersi dell’arrivo dei propri simili: continuarono i soffocati lamenti, la ripetizione maniacale di frasi scomposte, i movimenti ossessivi. Due di loro erano in piedi, con lo sguardo fisso a terra. Immobili.
Il comandante si fece largo tra membra e corpi, diretto verso il fondo della prigione, verso un prigioniero preciso. La prese per le spalle e la costrinse a guardarlo, la scosse: - Syla! - chiamò disperatamente - Syla! Sono io! Svegliati, ti porto a casa!... -
Syla alzò lentamente la testa nella sua direzione, ma non diede segno né di averlo visto né di averlo sentito. Dopo un minuto si volse di nuovo alla parete, a contemplare il nulla.
- Sono arrivati nel braccio delle celle dei terminali, o Sommo Sacerdote. -
Impettito e sull’attenti l’ufficiale della Guardia aveva fatto rapporto, in attesa di nuovi ordini. Anche se era quasi impossibile accorgersene, notò che il suo signore stava sorridendo.
- Gli eventi ci sono propizi. Ancor più di quanto potessimo sperare. Non possiamo fallire. -
Trovava il trono dell’Arcontado particolarmente confortevole, e adatto alla sua corporatura. Molto più che ad un umano. Non aveva resistito alla tentazione di provarlo subito, anche se per pochi minuti.
Nella vastissima sala la sua voce profonda rimbombava cupamente.
- E gli umani?... -
- La donna si sta dirigendo verso il terzo livello sotterraneo, lo Jedi e l’altro la stanno raggiungendo.-
- Permetteteglielo. Ed una volta che saranno uniti, circondateli e prendeteli tutti.
Così non ci sarà pericolo che qualcuno di loro, rimasto libero, crei dei problemi. -
- Sissignore. -
- ...E Skywalker deve restare vivo e cosciente. -
- Sissignore. -
Il militare era già sulla porta, quando Od-Temokr lo chiamò di nuovo, ma senza guardarlo. - Rages -
- Signore? -
- Fatti onore: forse potrò dimenticare che un mio ufficiale si è lasciato umiliare in quel modo. -
Rages resistette all’istinto di sfiorarsi la ferita sul petto ed uscì, deciso a riscattarsi ad ogni costo.
I danni riportati da C1 erano meno gravi di quanto era sembrato in un primo momento. Forse persino lei era in grado di riattivarlo... almeno in parte. Sicuramente non ci sarebbe riuscito Chewie, non in quel momento. Non era facile decidere quale dei due avesse più bisogno di aiuto. Gherd stava studiando da vicino la faccia pelosa di quel gigantesco essere accasciato a terra: - Fa sempre così? -
- Certo che no! Evidentemente sente l’influsso di quello che sta succedendo qui, e francamente non piace nemmeno a me. Dobbiamo uscire!
- ...Tu sai dove siamo, vero? -
Non era una domanda, era un’implorazione.
- Dunque... Noi siamo entrati dal basso... Siamo saliti... Abbiamo voltato a destra... Siamo saliti ancora... Abbiamo trovato quel droide e ce lo siamo portati dietro per un paio di gallerie... Ma è proprio sicura di non aver fame? ... E adesso... Be’, direi che siamo esattamente qui. No? -
Meglio lasciare perdere. Si concentrò di nuovo sul droide: se solo avesse potuto fare qualcosa... Il danno si limitava a qualche corto circuito, forse poteva intervenire usando la Forza: per esercitarla, suo fratello le aveva insegnato come spostare piccoli oggetti leggeri, e forse poteva ricollegare quei due fili che erano troppo nascosti per poterli toccare con le dita.
Chiuse gli occhi, e visualizzò nella mente i circuiti. Ogni collegamento, ogni saldatura. L’immagine doveva essere estremamente precisa. Ecco i cavi: più vicini... ancora di più... dovete toccarvi...
Improvvisamente le pareti della galleria iniziarono a tremare, come se fossero sul punto di crollare loro addosso. Leia fu assalita da un dolore lancinante che pareva dilaniarle la mente: per un principiante usare la Forza in tale prossimità del Lato Oscuro significava correre un rischio molto alto; Luke glielo aveva sempre detto ma non era sceso mai nei particolari. Ora, comunque, si era fatta un’idea più precisa.
Ancora inginocchiata a terra si teneva le mani sulle tempie, come se premendole con tutte le sue forze potesse ingannare dolore. Poi temette il peggio: guardando a terra le sembrò che la vista le si offuscasse, tutto stava diventando così scuro... Solo alzando gli occhi si rese conto che era solo coperta da un’ombra: un’enorme guardia canceroide sovrastava la piccola umana a terra, puntandole un laser a pochi centimetri dalla fronte.
Gherd, da dietro, con un balzo poderoso gli fu addosso, coprendo gli occhi semisferici con mani e piedi palmati. Una frazione di secondo sufficiente perché la Principessa afferrasse al volo la pistola e rovesciasse la situazione. Il conceroide era disarmato, e lei poteva ucciderlo.
Il dito era sul grilletto, il bersaglio così facile... Uccidilo. Tutti i suoi sensi gridavano quello che doveva fare, ma non ci riusciva. Porre termine ad una vita, con che diritto? Solo perché è diverso?...
Con uno strattone il bersaglio si liberò di quella benda viscida sbattendola contro il muro; e alzata la chela stava per colpire quella stupida umanoide con una violenza tale che le avrebbe staccato la testa.
Una raffica di laser le esplose alle spalle, colpendo in volto ed in pieno petto il conceroide che crollò all’indietro senza vita.
- Leia! Ma che t’è preso? Cosa stavi aspettando, l’invito ufficiale? -
Han, ancora sconvolto per quello che le poteva accadere, le era corso incontro per vedere se era ferita, ...o altro.
- Io... io non ho potuto. - Era tutto quello che poteva dire.
- Come, ‘non ho potuto’? Ti poteva ammazzare!... -
Lo spavento lo aveva fatto infuriare ancor di più, e di fronte ad una tale leggerezza l’impulso di prenderla a schiaffi fu irresistibile. Luke stava per intervenire, ma ne aveva anche per lui: - ...E tu stanne fuori, almeno per una volta! -
D-3B0, che era stato l’ultimo ad arrivare, appena vide la sua controparte in un angolo si precipitò su di essa: - C1! C1! Che ti hanno fatto? Rispondimi! -
Con gesti rapidi ed esperti riuscì almeno a ripristinare l’impianto vocale, e il piccolo droide blu iniziò a fischiare ed a pigolare freneticamente su quanto che era successo.
Luke impallidì. Kriss! Non è possibile! Non mi posso essere sbagliato fino a questo punto!
Il dialogo tra i due continuava imperterrito. - ...Non così in fretta! Stai solo facendo confusione. Circondati? Quando? Dove?... Di chi stai farneticando? -
- Molto probabilmente si riferisce a noi. -
La risposta provenne dal buio, e l’accento gracchiante la rese ancor più minacciosa. Luke e Han erano già pronti all’attacco, ma si resero conto subito che erano troppi e stavano arrivando da entrambe le parti del corridoio. In due avrebbero potuto fermarne cinque, o sei... ma gli altri? E Leia e Chewie erano completamente indifesi.
- Arrendetevi e seguiteci. - Ci voleva un diversivo.... Gherd era ancora a terra, malconcio, e non si fece passare neanche per l’anticamera del cervello di ripetere la bravata di prima.
E poi avvenne qualcosa in cui non speravano più. Il lamento cominciò sommesso, come un fruscio, e non tutti capirono subito da che parte proveniva: finché esplose.
L’antico canto funebre Wookiee, parte integrante della Cerimonia dei Guerrieri morti in battaglia, simbolo del coraggio e del valore di un intero popolo. Un lamento straziante, inframmezzato da ululati e grida di dolore: sconvolgente, nel suo genere. Tutte le guardie rimasero interdette, indecise se farlo tacere o continuare ad ascoltare melodie di guerre e audacia, armi e passioni. Anche se non capivano le parole.
L’occhiata tra i due uomini passò inosservata, così come i cauti movimenti di Han nel far arretrare il più possibile tutti gli ostaggi. Fino a premerli contro la parete. Colse invece di sorpresa il lampo di luce della spada laser, e nessun canceroide fu abbastanza veloce da impedirle di fendere il terreno sotto di loro: la ferita inghiottì i primi soldati, e allargandosi come uno strappo in una tela sottile avanzò velocissima sotto i piedi di tutti, non dando scampo se non a quelli che erano arrivati per ultimi, che erano fuggiti non appena era chiaro ciò che stava accadendo.
Aggrappati alle sporgenze scivolose della superficie organica anche i prigionieri appena liberati stavano per scivolare nel torrente impetuoso di fluido sanguigno che si intravedeva tra i lembi della voragine, quando la parete stessa, spontaneamente, si aprì alle loro spalle, facendoli tutti cadere sulla solida base di una cavità parallela.
Un gorgoglio preannunciò che non tutti erano precipitati: uno dei soldati, affannosamente, era sul punto di risalire attraverso la fenditura verso di loro. Quando era già riemerso con metà del corpo tre tentacoli biancastri saettarono alle sue spalle asimmetriche, afferrandolo per il collo e per le braccia. Prima di inabissarsi di nuovo inarcò paurosamente la schiena, distanziando al massimo le placche anteriori: una cicatrice dentellata gridò per l’ultima volta un diritto alla vendetta che nessuno avrebbe mai soddisfatto.
Luke fu il primo a rialzarsi, ed a sincerarsi delle condizioni degli altri. Quella che lo preoccupava di più era sua sorella: sentiva sempre più freddo e la debolezza era diventata insostenibile. Han si maledisse con il pensiero cento volte perché non sapeva come aiutarla, e l’amico l’esortò a starle il più vicino possibile.
- Cercate di salire verso i livelli più alti; io vedrò di raggiungervi al più presto. -
Tremando Leila cercò di trattenerlo: - Luke! dove vai? -
- Tranquilla, sorellina - le aveva preso il viso tra le mani - Ti lascio nelle mani del tuo contrabbandiere preferito... - Un bacio sulla guancia e si allontanò.
Quando fu abbastanza distante da non essere visto appoggiò entrambe le mani ad una delle pareti, e resistendo agli attacchi del Lato Oscuro andò alla ricerca della volontà ancora libera che sopravviveva in qualche modo sotto di esso. Non sapeva se poteva capire la sua lingua, ma sicuramente l’avrebbe fatta sentire meno sola: Grazie.
 

Nove

Ora regnava un silenzio irreale, nei corridoi dei livelli inferiori: pareva che tutti gli abitanti della Rocca si fossero trasferiti altrove. Solo il ritmico gocciolio dell’umidità spezzava la quiete innaturale che aveva cristallizzato anche l’aria.
Passi.
Distanziati, veloci.
A volte su terreno duro, a volte in qualche pozzanghera melmosa. Sempre più vicini. L’uomo stava tralasciando ogni precauzione, e per ogni locale che attraversava aumentava la velocità. E la preoccupazione. Dove sei? Non riusciva a percepire la sua presenza, ogni suo tentativo di localizzarlo telepaticamente veniva riflesso da quei muri come in un gioco di specchi. Come poteva aver sottovalutato così tanto il potere del Lato Oscuro?
Dietro un angolo una cella aperta: il fondo era quasi coperto dai corpi di giovani anfibidi immersi per metà nell’acqua infiltrata da chissà dove. Erano tutti morti, e in quelli che avevano il viso voltato verso l’alto spiccava una bruciatura da colpo di laser ravvicinato in mezzo agli occhi sbarrati.
La ricerca si fece ancor più affannosa. Finalmente, ad un livello ancor più basso, una porta chiusa: doveva essere questa. Fece saltare gli obsoleti circuiti di serramento con l’impugnatura della spada, e quando si aprì solo uno spiraglio verticale vi infilò le dita per allargarlo usando tutte le sue forze, e tutta la sua rabbia.
Venendo a mancare anche l’ultimo schermo (artificiale e organico contemporaneamente) che li divideva niente poteva ora impedirgli di sentire i sentimenti dell’altro, e tutta la paura ed il dolore che quest’ultimo aveva provato nelle ultime ore gli si riversarono addosso come una valanga improvvisa.
Nell’angolo più lontano, nella melma, una figura minuta si era rannicchiata al buio. Aveva persino cessato di attendere. Luke gli si avvicinò con cautela, e voltandolo verso di sè sentì il tintinnio di una scheggia metallica, lucida e molto tagliente, che era caduta dalle mani di Kriss. Ma non c’era tempo per farci caso. Nell’oscurità quasi totale cercò il suo viso, e su di esso i punti su cui imporre le dita per la pratica Jedi della Guarigione. Ma i suoi poteri potevano solo intervenire su danni limitati e non permanenti; non aveva potere sulla morte che, anche se non era ancora sopraggiunta, stava per farlo. Seppe in quel momento che non ce l’avrebbe fatta. Gli strinse le mani, sentendo che erano fradice fino ai polsi, e istintivamente gliele asciugò nel mantello.
- Maestro... -
- Sono qui. Fermo: non ti affaticare. -
- Io ...gli ho detto di no. -
- Lo so. Sei stato molto coraggioso. -
- Davvero?... -
Luke gli rispose, ma il ragazzo non ascoltava più; all’uomo non restò che stringere a sè una tunica vuota.
- Veramente è stato solo stupido. -
La voce argentina lo fece voltare con l’arma già in pugno in una frazione di secondo: ma ci volle un attimo in più perché si rendesse conto che stava puntando una lama laser alla gola di una bambina di circa sette anni. Scacciò dalla sua mente tutta la rabbia e il desiderio di vendetta che sentiva crescere furiosamente, e le si rivolse con il tono più calmo possibile.
- Chi sei? -
- Tu sei lo Jedi! - lo provocò sfilandosi il cappuccio del mantello e liberando una massa di riccioli fulvi - Indovina! -
Aveva movenze fastidiosamente ‘adulte’, che stonavano in un corpo così piccolo. D’improvviso girò sui tacchi e sparì nel corridoio, e la sua voce irreparabilmente infantile echeggiò da uno spazio più grande: - ...Vieni a prendermi! -
Non aveva alcuna voglia di giocare, ma ancora un attimo per calmarsi e si alzò rassegnato per assecondarla. Quando la raggiunse la trovò aggrappata ai ricchi ricami del drappo cerimoniale del Sommo Sacerdote Od-Temokr, che con l’unica mano la stava accarezzando come un fedele animale domestico. -...Dimmi, Klerissa... Ti piace? -
La piccola lo studiò un minuto. - Mmh... - rispose con tono deluso - Pensavo che fosse più alto. -
- Lo sai che non devi giudicare dalle apparenze, bambina mia. Non ho ragione, maestro? -
- Più di quanto immagina. -
Le dieci guardie alle spalle del canceroide si aprirono al centro per superarlo, raggiungere il prigioniero e circondarlo, in perfetta formazione. Lo Jedi consegnò la spada prima ancora che gliela chiedessero.
- A proposito - continuò in tono affabile - La ringrazio per essere venuto. La sua puntualità è stata... perfetta. -
Luke stava cominciando ad intuire il grande disegno che si nascondeva dietro tutto quello che era successo negli ultimi giorni, ma era talmente assurdo che si rifiutava di crederci. Il suo arrivo, quello dei suoi amici, il coinvolgimento delle truppe dei guerriglieri e persino il loro attacco di quella notte... Tutto doveva avvenire proprio in quel momento, contemporaneamente. Possibile che quell’essere fosse stato così pazzo da...
- Una volta per tutte: che cosa volete da me? -
Non sarebbero state necessarie altre domande. Chi aveva ideato questo piano particolareggiato aveva finalmente l’occasione di vantarsene, e non se la sarebbe lasciata sfuggire.
- Niente che non abbia già fatto. La sua collaborazione è stata determinante.
Lei ha portato all’interno del Palazzo tutti gli elementi esterni che servivano.
Non ha idea - aggiunse suadente - di quanto dobbiamo esserle grati. -
Elementi esterni...Leila, Han, Chewie,... erano stati tutti manovrati! Ciascuno di loro ha avuto un ruolo ben preciso, rispondendo secondo le proprie caratteristiche al terribile influsso di quel luogo maledetto: Chewbecca era l’Apatia, che porta alla Resa; Han la Gelosia, l’Invidia; Leia l’Incertezza, che annienta la Lucidità. I guerriglieri anfibidi avevano invece portato l’Odio e la sete di Vendetta; i loro prigionieri la Paura. E lui stesso... l’Arroganza che conduce alla propria e altrui Distruzione. Tutti i sentimenti che avvelenano anche la volontà più salda, guidandola sulla via ingannevole del Lato Oscuro. Ed era troppo tardi per tornare indietro.
Parole gracchianti continuarono per lui: - Avrà già scoperto che questo non è un edificio comune.
E’ un essere vivente, e per di più intelligente. Un tempo venivano chiamati Melkede’ss, e non ce ne sono mai stati molti; questo in cui ci troviamo è l’ultimo sopravvissuto all’estinzione e perciò è stato opportuno approfittarne.
Vede, i Melkede’ss erano creature fondamentalmente miti, che passavano la loro secolare esistenza immobili come vegetali, nutrendosi di sali e terra, fino a confondersi con il paesaggio stesso. Non hanno mai sfruttato fino infondo il loro potenziale. -
Il Sommo Sacerdote stava passeggiando avanti e indietro, gonfio nel ruolo di primo attore. Tutti avrebbero dovuto soccombere alla sua superiorità...
- ...Sono intelligenti - proseguì - perciò hanno una coscienza.
In altre parole, conoscono la differenza tra il Bene ed il Male. E se conoscono questa differenza... possono essere corrotti, anche se non è nella loro natura provare sentimenti violenti: sarà sufficiente la presenza di altri, molto vicini, per richiamare i poteri del Lato Oscuro. Il resto, accadrà da sè. -
Luke si sentì gelare il sangue nelle vene. - Voi non avete neanche idea di quello che state per fare! Non potete trasformare questa creatura in uno jedi Oscuro! -
- La informo che il processo è già iniziato da tempo. Va solo adeguatamente portato a termine. -
- Le conseguenze saranno disastrose, voi non la potrete controllare! -
- ...A questo penserà lei. Il Melkede’ss dovrà eseguire i miei ordini, e sono sicuro che il nostro Jedi di corte saprà essere molto convincente, nell’educarlo. Non vorrà che qualcuno si faccia male... -
Il futuro Jedi di corte, alla luce, si accorse solo in quel momento che non era fango ciò che aveva bagnato le mani di Kriss.
I colpi di folgoratore illuminavano a giorno la grande volta della Sala delle Udienze, nel centro della Rocca. Come una infinita pioggia di fuoco le scie si incrociavano nel punto più alto, per ricadere là dove erano state esplose quelle opposte. Anfibidi e Canceroidi erano finalmente gli uni di fronte agli altri, in una battaglia alla pari, liberi di sfogare tutto l’odio razziale che li aveva accompagnati da secoli. Vendetta per gli uni, disprezzo per gli altri.
Nonostante le numerose perdite le Libellule continuavano ad essere numericamente superiori; ma se per ogni guardia c’erano almeno quattro assalitori, prima che questa soccombesse riusciva a dilaniarne almeno cinque. Urla e grida assordanti facevano tremare le colonne filamentose, ordini in due lingue completamente diverse ma ugualmente convulsi venivano lanciati da tutte le direzioni. I corpi scomposti e smembrati dei caduti diventavano ogni minuto più numerosi, ma pareva che dalle aperture di accesso continuassero ad entrare soldati dell’una e dell’altra parte, sempre più ansiosi di combattere.
Da uno dei balconcini che si affacciava sulla altissima Sala, destinato agli eventuali dignitari che volevano discretamente assistere alle assemblee (ma era molto tempo che a Dotainos non c’erano né gli uni né le altre) Han e Leia assistevano al massacro, così agghiacciante da non riuscire a distogliere lo sguardo. Stringendosi ancor di più nella giacca che le aveva dato il corelliano, sotto un tipico poncho corto anfibide, lei spezzò il silenzio. - Non avevo mai visto niente del genere - mormorò - Sembrano tutti... fuori di sè. Fino a questo punto può portare il fanatismo assoluto? -
- Mpfh! - fece lui con disgusto - A me sembra una enorme frittura mista. -
La Principessa voltò lentamente verso l’uomo il suo sguardo inorridito, che non sembrò farci troppo caso. I droidi, poco lontano da loro, erano i più attivi del gruppo, insieme a Gherd. Discutevano animatamente sulla direzione da prendere per raggiungere velocemente l’uscita - specificò uno di loro - come padron Luke aveva chiaramente ordinato. Un altro pigolava che ci era già stato e sapeva benissimo dove andare, mentre il terzo parlava delle cose più disparate. Ogni tanto inframmezzava chiedendo se qualcuno aveva bisogno di qualcosa. Chewie, in un angolo, era tornato nel suo limbo.
Han scrollò le spalle. - Un droide logorroico, un Wookie in depressione e un Rospo autistico. Siamo al completo -. Davanti a lui Leila affondò ancora di più nel bavero dell’indumento troppo grande e mormorò una debole protesta: - ...Non è autistico -
Intanto il protagonista della loro discussione, di cui nessuno però poteva negare l’altra definizione, a piccoli balzi si era distanziato dal gruppo verso un’altra di quelle strane e irregolari balaustre. Han lo inseguì subito, prima che facesse una qualche stupidaggine (come lasciarsi prendere dall’entusiasmo dello storico scontro sotto di loro), ma si guardò bene dal trattenerlo per un braccio. Sembrava molto interessato ad un gigantesco rigonfiamento che troneggiava nella parte superiore della parete di fronte a loro, che nei secoli passati era stato trasformato nella degna decorazione di uno dei saloni più ricchi del Palazzo. Ma loro sapevano che si trattava solo di un apparato organico, probabilmente pieno di sangue. Sarebbe bastato solo un colpo, per lacerare la membrana, e qualunque cosa vi fosse contenuta si sarebbe riversata sul campo di battaglia ponendo finalmente un termine a quella ecatombe. E forse chi era ancora vivo si sarebbe potuto salvare...
L’umano stava già prendendo la mira, ma una mano palmata e viscida gli si posò sul braccio momentaneamente nudo. - No. -
- Ma... Perché? Non ne avete abbastanza? -
- Io sì. Ma loro no. Non sono venuti qui per uscirne. Non vivi. Aspettavano da tanto tempo... E’ così che deve finire. -
- ...Generale! - Richiamato indietro Han trovò Leila a terra, febbricitante. Le mani erano quasi congelate, solcate da una rete di sottili screpolature che si stavano aprendo sempre di più. Lei tentò di tranquillizzare tutti gli occhi ansiosi che le erano puntati addosso farfugliando qualcosa sulle influenze passeggere; per tutta risposta fu presa in braccio da qualcuno che iniziò a distribuire ordini a raffica:
- C1: facci strada!
Gherd: prendi il Wookiee!
Tu: silenzio! -
Un ultimo spintone in mezzo alle scapole e Luke fece il suo ingresso nel Tempio. Immenso, cupo, schiacciante. I sacerdoti erano già al loro posto, attorno all’imboccatura del Pozzo, e stavano attendendo l’arrivo dell’Evocatore. Tutto era pronto.
Al suo fianco procedeva il Sacerdote, accompagnato a sua volta dalla piccola Klerissa che con la sua mano infantile stringeva la punta della terribile chela del suo potente amico: a prima vista non sarebbe stato possibile capire chi era il padrone e chi il giocattolo.
Nelle orecchie dello Jedi rintronava ancora la sua voce profonda e le sue parole, a metà tra la storia e la leggenda, aberranti nella loro fredda lucidità. Ed era nella storia e nella leggenda che affondava le radici il suo grande progetto...
Dotainos era stato in passato un pianeta molto diverso da come appariva ora: c’era il mare. Acqua salina in cui il popolo canceroide insieme a molti altri trovava il suo ambiente naturale, senza dover quasi mai salire sulla terraferma. Ma il mare si ritirò sempre più, rimasero solo pozze di acqua dolce e putrida, e fu necessario adattarsi a condizioni di vita diverse.
I Melkede’ss furono tra i primi a soccombere.
Seguirono secoli di stenti e fame. L’orlo della estinzione. Solo la Fede nel Culto aveva dato loro la forza di continuare... ad un prezzo accettabile: la propria anima.
Tutte le religioni, di tutti i popoli in tutte le epoche, hanno una matrice comune: l’eterna lotta tra il Bene ed il Male. Forse hanno nomi e riti differenti, ma la Fede di chi crede è la stessa. Così, parallelamente alla nascita dell’Accademia degli Jedi, difensori della giustizia seguendo le vie della Forza e alla loro battaglia contro il Lato Oscuro qui, a molti anni luce di distanza, il Lato Oscuro veniva chiamato in un altro modo, ed il suo culto era assoluto. Tutto il pianeta ne era intriso: questo era solo l’inizio. Ma nessuno di loro era stato addestrato nella Forza, nessuno sarebbe stato in grado di indirizzarlo; avevano bisogno di un Cavaliere Jedi che avesse le sufficienti potenzialità per continuare il processo.
Quando ci fu l’occasione di attirare Mados Khelai con promesse di potere sembrò il segno del destino che si stava per compiere. Un uomo avido, debole, ma abbastanza scaltro da tenere fuori l’Impero da ciò che ancora non lo riguardava (avrebbero informato Palpatine quando non avrebbe potuto fare più nulla per fermarli) e, soprattutto, fratello di una donna sposa ad uno Jedi valoroso. Un’esca perfetta. Fu solo questione di tempo, e mentre la guerra infuriava all’altro capo dell’universo Forceheir avrebbe portato qui in salvo la sua famiglia: una moglie e due bambini, di cui una in fasce. Neanche lo Jedi più potente poteva accorgersi di quello che accadeva qui.
Stava per ripartire, quando gli spiegarono quello che avrebbero fatto ai suoi se non... avesse collaborato. Lo fece solo in parte ed all’ultimo momento tornò indietro: avrebbe preferito uccidere i suoi stessi figli piuttosto che trascinarli nel baratro con sè.
A questo punto la situazione era molto delicata: il processo era stato iniziato e non poteva essere né interrotto né annullato. Però, eliminato l’ostacolo dei genitori, ora avevano a disposizione gli ultimi discendenti di una potente dinastia di Jedi: era solo necessario attendere che crescessero.
La Forza del Lato Oscuro sotto di loro diventava sempre più potente, più affamata. Affamata di odio, passioni... di menti. Era necessario nutrirla, e niente era più adatto della mente di una creatura terrorizzata, consapevole di quello che le sarebbe successo. Il Lato Oscuro è attirato dall’Odio, dalla Gelosia, dal Dubbio... e dalla Paura. Si nutre di essi e contemporaneamente distrugge la mente che li ha prodotti. Solo i più forti sopravvivono, ed essi sono scelti per diventare Jedi Oscuri. Gli altri... resteranno involucri vuoti, vegetali. Come è capitato a tutte le vittime sacrificali che gli sono state offerte negli ultimi anni: anfibidi. Del resto, il loro utilizzo è stato ottimale; una volta sottoposti al trattamento venivano consegnati alle truppe. In quelle condizioni era particolarmente agevole nutrirsene senza che si dimenassero troppo.
Luke non osò chiedere che cosa fosse successo ai corpi di Forceheir e sua moglie.
- Kristopher in qualche modo aveva eretto grazie al padre uno scudo di difesa intorno a sè - aveva continuato il Sacerdote - in cui nessuno aveva accesso. Sarebbe stata sufficiente solo un piccola crepa, un dubbio per farlo crollare. E qui lei ci è stato di molto aiuto. -
Il canto salmodiale era cominciato, le fiaccole accese moltiplicavano le ombre in tutte le direzioni. Un grido straziante provenne dalla parte opposta della Voragine: l’Arconte Mados Kheilai era inginocchiato ai piedi della parete, incatenato: - Kremeus! Liberami! Posso esservi ancora utile!... Non puoi farmi questo! -
La bambina lo stava fissando perplessa, forse poco abituata ad un adulto che si agitava tanto; quando decise di aver visto abbastanza ripuntò i suoi occhi grigi addosso all’uomo nuovo, ignorando definitivamente lo zio.
Od-Temokr condusse il figlio degli Skywalker sull’orlo del Pozzo nero, stringendogli la spalla come due giorni prima aveva fatto con Kriss. Continuava a parlargli da dietro, convinto di averlo in pugno. E se si fosse ritirato anche lui... sarebbe stato distrutto; in ogni caso c’era sempre ancora qualcuno su cui contare, che non li avrebbe mai traditi. Avrebbero solo dovuto attendere ancora per qualche tempo. La piccola sembrò leggergli nel pensiero (possibile che ne fosse già in grado?) e sorrise: la loro vittoria era inevitabile.
- Ti sei mai chiesto, Jedi, che cosa accade quando la mente di uno di voi cede al Lato Oscuro? Che cosa accade veramente?...
Qui siamo nella mente gigantesca di una creatura mostruosa, ognuno di noi ne fa parte. Fisicamente.
I tuoi amici sono i sentimenti che hanno rafforzato ancor di più il suo potere; la battaglia che sta infuriando poco sopra quella volta è il conflitto che distrugge ogni resistenza; tu, ora, sei la volontà di accettare il suo insegnamento.
Lasciati andare, chiamalo a te... Ora è il momento! -
Oh, sì, Kremeus: ora!
Luke chiuse gli occhi, e ubbidì. Cercò il suo odio, la sete di vendetta per tutto quello che avevano fatto, e li alimentò come un fuoco dentro di sè. Li sentiva crescere inarrestabili, violenti: ad un passo dall’esplosione. Il gorgo nero nelle profondità della terra ribolliva, il vento scuoteva le vesti e copriva le voci; ad una ad una le fiaccole si spensero. Il Sacerdote era arretrato di qualche passo, e la luce bluastra che improvvisamente li abbagliò lo fece voltare dall’altra parte. Ma la curiosità fu più forte, e cautamente tornò a guardare affascinato la lama di luce che dalla apertura nel terreno colpiva il punto più alto della sala, rifrangendosi in migliaia di riflessi argentati. Lo Jedi era solo un’ombra indistinta contro quella luminosità incandescente, ma gli sembrò di vederlo allargare le braccia e portarle verso l’alto in segno di adorazione.
Le vibrazioni che assalivano la Grotta da ogni parte avevano fatto crollare buona parte delle colonne, e dalle crepe sulle superfici fiotti di sangue e liquidi organici stavano riducendo l’enorme spazio intorno a loro. Un boato terrificante fu seguito da altri minori, la tempesta impediva a chiunque di reggersi in piedi, o di far sentire la propria voce. Un solo grido, un attimo prima della distruzione completa, sovrastò il fragore: - ARLWASIAHN! -
Da ogni angolo saettarono verso di loro numerosi tentacoli, mobilissimi, che attaccarono le guardie disposte intorno a loro ed i sacerdoti: in un batter d’occhio la maggior parte venne stritolata, ma alcuni sparirono inghiottiti nel muro. Gli altri non vennero toccati.
Luke interruppe con molta fatica il contatto, tirandosi indietro: aveva pochissimi secondi per agire. Si voltò in ricerca della sua spada, che si fece volare tra le mani in mezzo al fumo denso e irrespirabile proveniente da sottoterra. Il corpo di Kremeus perciò lo colse di sorpresa, mentre si era lanciato contro di lui per fermarlo. Caddero entrambi a terra: con una mano tratteneva la chela mortale all’altezza dell’articolazione, mentre l’altro braccio era incastrato tra di loro sotto il peso dell’altro, bloccando l’arto ma soprattutto la spada che aveva ancora in pugno.
- Maledetto Skywalker! Non riuscirai a fermarci! E’ troppo tardi! -
- Infatti non sarò io a farlo - gli sibilò vicino ad un orecchio. Poi aggiunse: - Non sapevi, Kremeus, che il tuo Melkede’ss ha un nome? -
Con un movimento impercettibile del pugno l’umano ruotò l’elsa verso la fessura tra le placche pettorali del canceroide, e accese la spada. Un lampo luminoso si materializzò oltre il dorso del suo avversario, costringendolo a scattare all’indietro come un meccanismo artificiale; con un movimento secco fece uscire la lama di lato lasciando il cadavere al suo fianco, semispezzato in due.
Le urla isteriche di Kheilai lo fecero voltare verso il basso: - Mi aiuti! Lord Skywalker, non può lasciarmi qui! ...Un Cavaliere Jedi deve dare un’altra possibilità! -
Luke lo guardò un’ultima volta, prese in braccio Klerissa e si allontanarono velocemente, inseguiti dal fragore e da grida che non avevano più nulla di umano.

 

Dieci

Nulla di ciò che era accaduto molti metri più in basso aveva ancora influito sulla battaglia che continuava ad infuriare nella Sala delle Udienze: era solo aumentato il numero delle vittime, senza placare la sete di sangue che pareva diventata inesauribile. E nemmeno furono notate le prime crepe nel grande pavimento, fino a che non ne crollò di schianto tutta la parte centrale, come un grande disco che sprofondando trascinò con sè corpi e armi, vivi e morti, incurante delle differenze che avevano portato a tutto questo.
Il cono di luce azzurra ora aveva un diametro di diversi metri, percorso da lampi e scintille che la facevano sembrare una cosa viva. E pensante. Stava avanzando sempre più velocemente verso l’alto, piano dopo piano, e quando avrebbe raggiunto l’esterno sarebbe stato libero.
E, soprattutto, avrebbe avuto un corpo in cui muoversi.
Un bagliore nell’ombra arrestò la corsa verso la superficie degli ultimi due umani ancora superstiti nel cuore della Rocca. La pistola puntata su di loro era impugnata dalla Nereiade dell’Arconte, e prima che Luke reagisse Klerissa appesa al suo collo cominciò a parlarle eccitata: - Daiaeh! Nemderi giter de fasd koldas, onomeni xe pradess’ ! Wersd jide, on lube tarde... -
La donna la interruppe, e le diede istruzioni nella sua lingua. Ma stava tremando ed era molto meno sicura di sè di quanto voleva far trapelare.
La bambina tradusse seria: - Dice di mettermi subito giù, se non vuoi che ti spari. Dice anche di fare quello che ti ordina lei: questa volta il tuo amico non c’è... -
Effettivamente Han non era nei paraggi, quindi si inginocchiò lentamente per farla scendere con più agio e la vide correre tra le braccia dell’altra, che la strinse a sè e la tempestò di domande. Non la poteva capire, ma era sicuro che la cosa che le stava più a cuore era la salute della piccola. Lasciò loro ancora un momento, poi con un impercettibile gesto della testa fece volare l’arma nella sua mano. Ma non l’aveva strappata con troppa violenza.
Se la mise alla cintura e si riavviò, rivolgendosi all’interprete: - Dille di seguirmi... e di farlo velocemente, se volete uscirne. -
Una volta nei paraggi, la reazione di Han fu molto meno diplomatica. Li avevano raggiunti su una delle terrazze più alte, mentre il terremoto che scuoteva tutto ‘l’edificio’ ne aveva fatto crollare una buona parte. Aveva ancora il laser in pugno, nonostante sorreggesse il corpo di Leia, e avrebbe sicuramente sparato a sangue freddo sia alla Nereiade che alla bambina, se l’amico non si fosse messo in mezzo. Era completamente fuori di sè: gli si leggeva negli occhi la disperazione a cui riuscì dare una forma con poche parole: - ...Non riesco più a svegliarla... -
Lo Jedi corse dalla sorella, stringendole le mani e accarezzandole il viso... Questione di poco, e l’avrebbero persa. Il Lato Oscuro era dentro di lei, la stava distruggendo prima di possederla: doveva fare in modo di indirizzarlo altrove, perché la lasciasse libera. Lei e Chewie.
Quasi tutte le parti ‘artificiali’ dell’edificio aggiunte in secoli di sfruttamento si stavano sbriciolando alle loro spalle. Come se il Melkede’ss volesse finalmente liberarsi, in questa sua nuova fase della vita, di tutte le modifiche architettoniche che chi lo aveva abitato gli aveva imposto, per rendere ancora più confortevole la sua permanenza all’interno del suo corpo. Infatti, non soddisfatti dello spazio messo generosamente a loro disposizione in cambio della semplice tranquillità, generazioni di esseri delle più svariate specie e culture avevano aggiunto muri, divisori, solai, decorazioni e mobili... persino porte con circuiti di chiusura ermetica, in quella zona che loro chiamavano il sotterraneo, con l’unico scopo di rinchiudere altri loro simili in condizioni invivibili. Il Melkede’ss sapeva, ma non poteva intervenire.
Ora, finalmente, le cose erano cambiate. Qualcosa dentro di lui stava diventando sempre più potente, e se fino a poche ore prima non avrebbe mai fatto del male ad un altro essere vivente, una voce dentro di lui gli gridava che era venuto il momento di agire, e di vendicarsi di quasi un millennio di schiavitù. Erano tutti in debito con lui, e dovevano pagare.
Luke stava imponendo le mani sulle tempie di Leia, mentre l’altro la teneva ancora stretta in braccio, e percepì il Lato Oscuro che la stava sopraffacendo, come una nebbia nera e densa che circondandola l’avrebbe soffocata. Lei ne era al centro, completamente sola e cieca, e non poteva udire la voce del fratello che da un luogo lontanissimo continuava a chiamarla nel tentativo di farla tornare indietro, con loro. Ma non era ancora il momento... ancora qualche secondo... non appena il Melkede’ss...
Un tuono assordante li investì come una tempesta, i droidi poco distanti corsero a stringersi attorno agli umani e la Nereiade avvolse un lembo del vestito su Klerissa, proteggendole il viso contro il proprio petto.
Ora!
Lo Jedi vide quella nebbia riassorbirsi in sè stessa, come richiamata altrove per un compito al momento molto più importante, e Leia abbandonata nel nulla. Doveva reagire subito, o sarebbe rimasta inghiottita nel suo stesso smarrimento.
- Leia! Leia! Rispondimi! Devi reagire, Leia!... - Ma era lontana, e spaventata.
A Luke non restò che un ultimo disperato tentativo. Fece un profondo respiro ed usò il tono più autoritario ed adirato di cui era capace con sua sorella.
- Leia, torna subito indietro! Ubbidiscimi! -
Il fardello tra le braccia del corelliano ebbe un sussulto, e aprì debolmente gli occhi.
Dietro di loro un grosso Wookie appoggiato sulla schiena di un anfibide si teneva le mani sulla testa pelosa, assalita da una grossissima emicrania, senza capire come fosse finito lì. - ...Growl? -
La voce di Luke non le dava ancora la possibilità di lasciarsi andare.
- ...Ascoltami attentamente: ho bisogno di te, mi devi aiutare! Da solo non ce la posso fare -
Han, felice che si fosse svegliata, lo guardava preoccupato: che altro voleva da lei? Non la poteva lasciare in pace per qualche minuto? I gemelli si presero per mano, quelle più grandi di lui attorno alle piaghe ancora aperte su quelle dell’altra; il terzo presente, così vicino, non poté fare a meno di accorgersi che qualcosa stava succedendo. Una vibrazione, un calore che si diffondeva dal corpo che stringeva contro di sè... Un luccichio dal centro della Città Bassa, a centinaia di metri sotto di loro, che scomparve quasi subito per riapparire molto più in alto sulla stessa verticale. Sempre più luminoso, più grande... si stava avvicinando: il Millennium Falcon!
Il cargo più veloce di tutto il quadrante era a poca distanza dalla terrazza, con i portelli aperti, sospeso a mezz’aria a motori spenti. Un latrato comunicò la soddisfazione di uno dei presenti: finalmente qualcosa di familiare.
- Svelti! Tutti dentro! Non lo possiamo tenere ancora per molto!.. -
Lo Jedi spinse sulla passerella per prima l’amico, con il suo prezioso carico, e poi gli altri, aiutandoli a vincere le fortissime raffiche di vento in continuo aumento della tempesta che pareva aver origine dalla terra stessa, sotto la Rocca. D-3BO era il più difficile da guidare, e soprattutto da rialzare quando cadeva a terra a peso morto.
Ma ancor più difficile fu far capire in pochi secondi a Chewbecca che non era proprio il caso che si mettesse già alla guida: sarebbe stato maggiormente utile se si fosse occupato dei passeggeri e della loro incolumità. Leia, sistemata sulla poltrona più comoda della nave era stata avvolta in tutte le coperte e indumenti che avevano trovato.
- Quando imparerai a compiere una Ricerca senza che il soggetto interessato se ne accorga, - la rimproverò bonariamente - potrai anche passare ad esercizi più difficili. Ma fino ad allora, bada...
Come ti senti, sorellina? -
- Come se... mi avessero preso per i capelli... -
- ...Bentornata. -
Un urlo echeggiò dalla cabina di pilotaggio: - ...Skywalker! Muoviti, mi serve un secondo pilota!!-
Il Millennium si era fiondato ad altissima velocità dalla terrazza, un attimo prima che anche questa crollasse. Raggiunta una distanza di sicurezza di almeno un migliaio di metri più in alto si fermarono con un testacoda, per vedere che diavolo stava succedendo. Luke era appena arrivato in cabina, scavalcando le gambe dorate e un po’ rigide di chi si era già sistemato nel posto dietro il suo, e mentre si stava per sedere lanciò istintivamente un’occhiata attraverso i finestrini: ciò che stava accadendo lo impietrì a mezz’aria.
Tutto il Palazzo superiore era distrutto, tutti i giardini lussureggianti sbriciolati come se fossero stati d’argilla. Sotto le macerie si stava muovendo la montagna, lentamente, emergendo come lava incandescente attraverso un vulcano. Ma non era liquida: un corpo solido, possente, immenso. Prima il dorso, coperto da scaglie sovrapposte, poi parte dell’addome segmentato. Un mostruoso insetto che usciva dalla crisalide, e la crisalide era tutta Dotainos.
Il terremoto aveva già fatto fuggire la maggior parte della popolazione, ma ora la paura era diventata panico furioso. Persino da lassù credevano di poter udire le grida di terrore cieco.
Una nuova scossa ed il Melkede’ss fu fuori: aveva estratto anche i tentacoli che per secoli erano stati immersi nelle profondità della terra per assorbire acqua e cibo; ora erano dispiegati all’aria, in tutta la loro lunghezza per un raggio di decine di metri, snodatissimi e prensili.
Han aveva tolto le mani dalla cloche per intrecciarle compostamente sulle gambe e, con il tono compassato del professionista, si informò: - Bene. Adesso il piano di Greg che dice? -
- Che lo dobbiamo uccidere. -
- Ah. -
Il Millennium iniziò un giro di ricognizione, per saggiare l’avversario, ma appena strinse di un centimetro di troppo uno dei tentacoli saettò nella sua direzione, mancandolo di un soffio. Ad ogni manovra quelle protuberanze mobili si snodavano come fossero fatte di gomma, accerchiandolo e costringendolo a cabrate improvvise. Virate, impennate, picchiate: era come pilotare in una simulazione di massima difficoltà, una di quelle che sono puri esercizi teorici e che tutti sanno che non si verificheranno mai. Ma qui era tutto vero.
I colpi del cannone manovrato alla meno peggio dalla cabina (non c’era nessun altro al momento che potesse salire in torretta) erano perfettamente inutili contro quella corazza, che anzi li rifletteva contro l’assalitore. Un ultimo scatto di un tentacolo li sferzò come una frustata sugli scudi posteriori, mandandoli a pochissima distanza dalle rocce circostanti. Han propose una ritirata strategica, per poter fare il punto della situazione senza essere stritolati.
- ...E non c’era scritto altro, nelle ‘istruzioni’? -
- Purtroppo no. E dobbiamo sbrigarci, prima che rada al suolo tutta la città o peggio. -
- Guarda che se hai un’idea, adesso puoi anche dircela. -
- Un punto debole - rifletté a voce alta Luke - deve avere un punto debole... -
Dietro di loro D-3BO iniziò ad agitarsi come se fosse stata pronunciata una parola magica - ‘Punto debole’? - Ma lo ignorarono. Allora prese il coraggio con entrambe le sue mani artificiali e attirò la loro attenzione: - I Melkede’ss hanno un punto debole: il centro da cui si dipartono i loro tentacoli, pare che là sotto ci sia il cuore. Me lo ha detto mentre parlavamo nella saletta dell’appartamento dell’Arconte... - Luke e Han si erano voltati a fissarlo, ed il droide si affrettò a rispondere subito all’occhiataccia più che eloquente del corelliano: - Così mi ha chiesto di fare! Dovevo dirvelo solo dopo che foste già usciti, perché a nessuno saltasse in mente di fare l’eroe e rimanere al suo interno quando avesse perso definitivamente il controllo! -
- E tu, stupido barattolo giallo, hai aspettato che lui si trasformasse in quella... ‘cosa’, quando potevamo fermarlo molto prima che fosse realmente pericoloso?? -
- Ehm... no, signore. Veramente Arlwasiahn è una lei. -
- Buono, Han! - Luke lo acchiappò per la cintura prima che piccoli pezzettini di droide si spargessero per tutta la cabina - E’ esattamente così che doveva andare! ... Adesso cerchiamo di impostare una rotta, per quanto è possibile. -
Sì, era esattamente così che doveva andare. Oramai il processo era andato troppo oltre, fermarlo prima avrebbe significato far esplodere qualcosa di altrettanto pericoloso. E, quel che era peggio, non si aveva la più pallida idea di che cosa. La Melkede’ss non poteva in ogni caso essere salvata, lo sapeva, ma aveva avuto la forza di rivoltare il suo sacrificio contro chi aveva lentamente distrutto lei; e quando non fosse stata più in grado di controllare la furia dentro di sè, quei piccoli uomini l’avrebbero aiutata. Questa sarebbe stata la sua vendetta.
I due piccoli piloti, infatti, avevano di nuovo rivolto la prua della loro nave verso di lei, e stavano per attaccarla. Ma ora sapevano cosa fare: scoprire il bersaglio e centrarlo.
Il Millennium iniziò a provocarla girandole intorno e sparendo alle sue spalle; per ogni manovra i tentacoli si muovevano sempre più veloci, convulsi: presto la rabbia le avrebbe fatto perdere ogni precauzione, e finalmente si sarebbe erta in tutta la sua altezza. Ancora un giro della morte: furibonda lanciò le sue numerose braccia verso la nave che si fece inseguire il più in alto possibile.
- Eccolo! - Luke indicò la rosa di tenera cartilagine da cui nel centro del suo ventre gigantesco si dipartiva quella ramificazione, e Han ci si buttò in picchiata. Troppo veloci perché la Melkede’ss potesse richiamare i suoi arti quasi completamente rivolti all’indietro, troppo vicini perché potesse evitare i colpi di laser. Tre raggi, lunghi e precisi. Perfettamente al centro del bersaglio, chiarissimo come un segnale su quel corpo nero e ancora coperto di terra. La creatura si inarcò sulla schiena, lanciando un suono terribile, che nessuno avrebbe immaginato come voce di un essere vivente.
Il Millennium Falcon aspettò fino a raggiungere un distanza ravvicinatissima, prima di impennare e far passare sotto di sè ad altissima velocità tutto il resto di quel corpo gigantesco, per poi perdersi verso l’alto, tra le stelle.
La Melkede’ss rimase immobile un momento, un’ombra ancora terribile sulla città, fino a che si richiuse su sé stessa, i tentacoli raggrinziti attorno alla ferita, e cadde fragorosamente sulla voragine, richiudendola. Quelle che erano le sue scaglie si frantumarono, una ad una, rivelando che dentro di esse... non era rimasto più nulla. Tutta la materia vivente era scomparsa, lasciando solo parti dell’esoscheletro che stavano già invecchiando a vista d’occhio. Fra poche ore non sarebbe più stato possibile distinguerle dalle rocce accanto. E se anche queste ultime non fossero mai state tali?...
Molto più in alto, a bordo della nave più veloce di tutta la flotta alleata, molti occhi erano rimasti sbarrati di fronte a ciò che si vedeva sulla superficie, occhi di diversi colori e di diversa forma; ma lo sgomento era uguale per tutti. Un solo commento, da una delle poltrone di guida, frantumò il silenzio: - ...Ed io che era venuto solo per un paio di paraboliche... -
La ricostruzione avrebbe richiesto tempo e fatica, ma era già ricominciata.
Il mercato aveva di nuovo riaperto ai suoi eterogenei commerci, ed il porto ai suoi generosi viaggiatori. I bambini correvano di nuovo tra le pozzanghere, ma con una differenza: avevano nuovi compagni di giochi, più piccoli e tozzi, ma che saltavano come nessun altro era mai stato capace, da quelle parti.
Un’altra bambina, molto più interessata ad osservare il lavoro di un pilota Wookie, se ne stava seduta sui talloni sotto un portello aperto. La raggiunse uno dei membri dell’equipaggio, contento di vederla impegnata.
- Ti piace il lavoro di Chewbecca? Se vuoi ti faccio vedere un trasformatore mentre è funzionante. -
Lei gli lanciò un’occhiata di sufficienza: - Per favore, risparmia il tuo istinto educativo per i tuoi futuri discepoli. -
Luke incassò con stile, e fece per andarsene quando gli arrivò la seconda bordata, questa volta alla schiena: - ...Quando sarò grande tornerai per uccidermi? -
Che brutto argomento, di prima mattina... - Perché mi chiedi una cosa simile? -
- Sai benissimo perché te lo chiedo! Credi che sia una stupida? E non rispondere ad una domanda con un’altra domanda! -
Sissignora. - Per prima cosa dovrei sapere che cosa sai esattamente tu; no, non credo che tu sia stupida; rispondere con una domanda significa spesso guardare le cose da un diverso punto di vista. Che non sempre è il tuo. Chiaro? -
Klerissa era rimasta senza argomenti (sicuramente non le accadeva spesso) e finse di tornare ad interessarsi a quella saldatura, mentre chi la eseguiva non si perdeva una sillaba della conversazione alle sue spalle. L’uomo sapeva che se avesse mentito lei se ne sarebbe accorta, perciò doveva dirle la verità anche se non era quella che voleva sentire.
- ...Non ti posso dire nulla fin d’ora. So solo che... dipenderà da te. -
Lo guardò di nuovo, puntandogli quegli occhi grigi penetranti come se avesse potuto trapassarlo.
- Ma, - continuò - se ti può interessare la mia opinione non credo che lo farò. E se verrò, sarà perché tu stessa mi vorrai vedere. -
- E come fai a saperlo? -
- Perché tu hai avuto una possibilità che altri jedi non hanno avuto: vedere che cosa succede veramente quando il Lato Oscuro si impossessa della tua mente.
Ed io suppongo che al momento opportuno ci rifletterai molto bene prima di fare qualche sciocchezza. Non è così?... - Era un ordine.
Le passò le dita attraverso quei riccioli fulvi che si ostinavano a non voler restare legati, e la bambina non gli rispose nulla, di nuovo affascinata dalle scintille che si attaccavano ai peli di Chewie. Aveva avuto la sua risposta, adesso ci doveva pensare sopra. Ma lo avrebbe fatto un’altra volta.
Da sotto lo scafo del Millennium attraccato nel porto si vedevano tre paia di piedi, due donne abbastanza vicine, di fronte, ed un altro uomo a distanza di sicurezza.
Daiaeh, cercando di farsi capire con gesti e parole, voleva spiegargli quello che era successo, che l’avevano spaventata e non sapeva chi fossero, si era solo difesa...
- ...Gran bella difesa! Ci sono quasi rimasto! -
- Me dispiace. Voglio fare te dono. Vuoi? -
- No! -
- Han, - lo riprese dolcemente Leia - vuole solo essere gentile. Dalle un’altra possibilità... -
- Io so cosa tu desideri, se vuoi io do. -
- Ma non mi dire!... -
- Han! -
- Vuoi o non vuoi? -
Il corelliano stava per girare i tacchi, ma la curiosità lo tratteneva inchiodato lì contro la sua volontà.
Daiaeh capì : - Allora vuoi. Vieni. -
La Nereiade prese la mani della Principessa, che la lasciò fare senza opporsi, e poi chiese quelle di Han. Questi imprecò mentalmente, poi si arrese: tanto valeva andare fino in fondo.
Daiaeh le congiunse, aprì a coppa le mani dell’uomo e vi pose come una pietra preziosa quelle della donna, richiudendole. Sopra a questo scrigno, pose le proprie.
Han sentì un grande calore, resistendo a stento alla tentazione di staccarsi subito, quando la sentì arrivare. Era una sensazione così... non sapeva come definirla. Vedeva le cose intorno a lui in maniera diversa; il cielo, l’aria erano diversi, i profumi più intensi, il sole sopra di loro più vicino, le stelle invisibili... quasi credeva di poterle toccare... Leia! Era di fronte a lui, sapeva che stava provando le stesse cose: poteva vedere nel suo cuore. E quello che vedeva gli piacque. Erano insieme, una cosa sola...
- Ora basta. - La voce melodiosa della Nereiade li richiamò indietro. Il contatto venne sciolto: - ...Non sei Jedi. Tua mente potrebbe soffrire. -
Han, ancora incredulo, si rivolse a Leia e la guardò come se la vedesse per la prima volta.
- Benvenuto nel mio mondo. -
- ...Signore! - D-3BO era spuntato dal portellone aperto - L’unità C1 comunica che il computer di bordo ha terminato tutte le analisi. Il rifornimento di carburante è completo e tutti i terminali operativi. Possiamo partire! -
L’uomo gettò un’ultima occhiata alla Nereiade che stava uscendo dal porto con Klerissa in braccio, e sentì la stessa sgradevole sensazione di vuoto nello stomaco che gli era venuta quando, qualche ora prima, Gherd se ne era andato a grandi balzi, impaziente di portare alla sua gente grandiose notizie. Tutto, nel bene o nel male, stava cambiando, e Dotainos non sarebbe mai più stata come la ricordava. Non sarebbe più esistito quel posto che come pochi altri aveva chiamato...’casa’. Cosa avrebbe trovato, la prossima volta?
- Vedrai: quando torneremo ti piacerà. -
Leia in piedi sulla passerella, per una volta alla sua stessa altezza, glielo aveva mormorato in un orecchio. Lui si voltò a braccia conserte e, visto che le piaceva tanto saltellare dentro e fuori il suo cervello, si concentrò deliberatamente su qualcos’altro, ma lei si era già girata verso un altro passeggero che si stava imbarcando. - ...Vero, Luke? -
Anche lui si rivolse verso Daiaeh e Klerissa, e sorridendo fra sè rispose: - Naturalmente. E prima ancora di quanto si aspettino. -
Una nuova alba di fuoco stava rendendo omaggio alla nascita di un pianeta libero.

FINE