Ecco a voi la tanto attesa parte due di Alba di Ghiaccio. La prima parte potete trovarla qui (Prima Parte)

STAR WARS: ALBA DI GHIACCIO
Parte II

di Pamela Marsilii pammars@hotmail.com

Quattro

Di nuovo il sole di fuoco aveva avuto il sopravvento sulla notte, e Drasa Deikal trionfava solo sull'orizzonte: era nato un altro giorno.

Ancora sopraffatta dai torpori del sonno e del freddo, una figura nell'ombra si raggomitolava ancor di più su se stessa, invischiata da sogni cupi e agitati. Improvvisamente il tramestio metallico attorno alla toppa meccanica (ne esistevano ancora?) schiantò come un boato nella sua testa, e d'istinto la prigioniera scattò all'indietro nell'angolo più buio. Rimasero visibili solo i riflessi di due pupille sgranate.

Chewie! dov'era Chewie?

La sagoma controluce sulla porta era indistinguibile, una grande testa senza collo che era tutt'uno con un corpo altrettanto tozzo, da cui spuntavano quattro arti sottili e nodosi come rami secchi. Inaspettatamente, da quella gola mostruosa uscirono delle parole, e chi le ascoltava si chiese se era sveglia o stava di nuovo sognando di essere circondata da dei pazzi.

- Ehm... Principessa? Principessina! ...E' ancora lì?... -

Quella creatura che le 'saltellava' a fianco, raggiungendo appena l'altezza della sua spalla con la cresta, non poteva essere poi così cattiva. Era così dispiaciuta di quanto era successo...e sembrava sincera. Leila però non smetteva di studiarla di sottecchi dall'alto del suo metro e cinquantadue, ascoltando solo a brani una spiegazione-fiume di ciò che era accaduto, spiegazione molto appassionata ma assolutamente priva di ogni ordine logico.

-... non volevamo farLe del male ma era stato necessario... La Causa necessita di sacrifici al di sopra di ogni altra cosa e noi non possiamo correre alcun... Sicura di star bene? Se desidera qualche cosa non ha che da... Noi abbiamo diritto come tutti gli altri di essere liberi e di vivere nelle nostre amate paludi e... Ferma lì! Non si muova! -

La donna si irrigidì, chiedendosi che altro ancora doveva succedere, fino a che non intravide un guizzo nella fanghiglia davanti a loro. Le labbra del suo accompagnatore dapprima si dischiusero, e poi con un movimento fulmineo la lunga lingua esplose in avanti e raggiunse il topo prima che sparisse nella sua tana. Topo e lingua sparirono nella bocca altrettanto velocemente.

Voltandosi verso sua Altezza l'anfibide vide la sua l'espressione allibita e disgustata, e solo allora si accorse della gaffe: - Per il Sacro Rospo! I-Io sono mortificato...non so cosa mi è preso, ma quando ne vedo uno ancora vivo mi dimentico anche le più elementari norme di buona educazione... Ne avrebbe gradita la metà, vero?... -

Se quegli esseri a fianco degli umani parevano piccoli, a fianco degli Wookiee erano addirittura minuscoli. Chewbacca infatti torreggiava su tutti loro, e nonostante fosse ammanettato alla parete nessuna delle sue guardie osava avvicinarsi: ingolfati da corazze di tutte le fogge si limitavano a puntargli contro armi assortite, e l'unica cosa che avevano in comune era la speranza di non doverle usare. Leila, di fronte alla scena, si chiese se anche le truppe ribelli dei primi tempi avessero un aspetto così ...scalcinato.

La sala dove l'aveva portata era di poco più illuminata degli stretti passaggi che si irradiavano da essa, e l'odore della muffa e dell'acqua stagnante era quasi più soffocante del fumo delle torce di fango secco.

- Se quel coso è suo, la prego di dirgli di non crearci dei problemi, e questa faccenda finirà nel migliore dei modi per tutti. -

La voce proveniva dall'angolo più lontano da dove era legato il nuovo ostaggio, e chi aveva parlato era più nervoso di quanto voleva far vedere. La fama degli Wookie evidentemente era arrivata fino qui, ma questa volta Chewie non sembrava intenzionato ad onorarla: era rimasto tranquillo e non aveva fatto alcuna resistenza. ...Troppo tranquillo, per chi lo conosceva.

La donna non si degnò di rispondere: aveva tutta l'intenzione, in questo frangente, di pretendere il rispetto che era dovuto ad una autorità del suo rango.

D'altro canto l'anfibide, che pareva il capo (l'unico con una armatura ragionevolmente coerente), non aveva nessuna voglia di discutere su certe sciocchezze e gliela diede vinta subito: - Molto bene, Altezza, seguiamo pure l'etichetta di corte e ricominciamo.

Il mio nome è Braxos Cor'Ra, e sono io che comando, qui  - mi risparmi la sua ironia: non tutti hanno i mezzi dell'Alleanza Ribelle e le guerre...costano.

E perciò veniamo subito al dunque: abbiamo bisogno di aiuto e voi siete gli unici che potete darcene.-

- Avete un modo molto singolare di chiedere, Comandante. -

- Per quanto riguarda quello che è successo questa notte sappia che non ha alcuna attinenza col nostro rapporto con l'Alleanza! - Il colpo del pugno sul tavolo che li divideva fece sobbalzare tutti i presenti. Leia poteva percepire distintamente l'odio e la sete di vendetta che ardevano in quella creatura: doveva stare molto attenta.

Una volta calmato continuò: - Lei si è solo trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il contatto doveva avvenire in altro modo, ma le cose sono andate così ed ora è tardi per recriminare. Ora dobbiamo concentrarci sul presente. -

- Qualunque siano le vostre intenzioni sappiate che non ho alcuna intenzione di collaborare con dei rapitori. E soprattutto con degli assassini. -

Una nuova ondata di furia stava per investirli, ma Cor'Ra questa volta si trattenne: forse era più utile essere chiari ed esaurienti.

- ...Qui non stiamo giocando, ma combattendo una guerra. Ed ha già valutato da sè la nostra attuale situazione.

Noi non combattiamo né per il potere né per le ricchezze: ma solo per la nostra SOPRAVVIVENZA, che mai come in questi ultimi tempi è stata minacciata da quei... demoni vomitati dall'inferno.

La nostra gente, la nostra intera razza rischia di scomparire e se restiamo soli non potremo mai evitarlo! -

- Non è comunque abitudine del Consiglio dell'Alleanza intervenire - lo prevenì - in questioni politiche interne di un pianeta o di un sistema che risponda ad un regime autonomo ed indipendente da...-

- Come ho già tentato di spiegarle, non è una questione politica. Loro... - esitò un momento - loro si nutrono della nostra carne. -

Le ultime parole caddero come macigni a frantumare il silenzio che li circondava. Leila istintivamente si voltò a guardare il viso degli altri anfibidi, e per la prima volta - in lineamenti così diversi da quelli umanoidi - riconobbe la sofferenza, e vide secoli di persecuzione e torture.

- Ma ...come è possibile... il cannibalismo è stato debellato da... almeno un millennio...-

- Formalmente non si tratta di cannibalismo: non apparteniamo alla stessa razza. Ma ciò non toglie quello che sta accadendo.

Un tempo potevamo difenderci meglio, nel nostro ambiente naturale siamo praticamente invisibili. Ma poi deve essere successo qualcosa, l'equilibrio naturale che governava questo ecosistema è andato in frantumi, e loro sono diventati... 'invincibili'. Era sempre più difficile sfuggire alle razzie, e queste a loro volta erano sempre più frequenti.

E se prima, per un tacito accordo, venivano 'cacciati' solo i maschi, successivamente hanno cominciato a prendere anche le nostre femmine. E poi... i nostri figli. Ci hanno portato via quasi tutti i piccoli. -

Leia non poteva crederci, e lo fissava inorridita: - Ma... perché? Io non..-

- Chissà: forse perché la loro carne è più tenera, ...Altezza. - Non riuscì proprio ad evitarle una risposta acida.

La Principessa si sentì confusa, impotente,... e colpevole. Ma come era potuto succedere? Come era possibile che esistesse ancora un mondo dove era tollerato il genocidio, anche se vincolato da certe 'regole' (in ogni caso mai sufficienti per giustificarlo) e che tentassero di fermarli solo adesso, sull'orlo dell'estinzione?

Ostentò a stento tutto il distacco che il suo rango le imponeva.

- Che cosa volete da me? -

- Il vostro aiuto. Armi, mezzi, cibo e medicinali. Qualsiasi cosa che ci permetta di andare avanti, e di riportare le cose almeno come erano prima. Nel bene e nel male. -

- Come prima? - Leia esplose - Quando le battute di caccia erano programmate e due o tre dei vostri erano costretti a sacrificarsi per il quieto vivere degli altri? Ed ora pretendete di essere aiutati come se vi fosse dovuto! Avreste dovuto reagire a suo tempo, senza aspettare che arrivassero a colpire chi realmente non aveva alcuna possibilità di dif...-

- Ed è esattamente quello che abbiamo tentato di fare, donna! - Con uno scatto improvviso le aveva stretto le dita intorno alla gola, ed i due profili, così diversi tra loro, erano vicinissimi - ...Per anni abbiamo implorato l'aiuto di qualcuno, ed ora siamo stanchi!

L'ultima volta è stata quindici anni fa: io ho strisciato davanti all'intero Consiglio dell'Antica Repubblica per ottenere un'udienza, ed il Vicerè, Presidente e Senatore di Alderaan Bail Organa in persona mi disse che il nostro era un problema non sufficientemente generalizzato per sperare di ottenere un coinvolgimento delle Forze Alleate...

Lo sa, Altezza, che significa tornare qui e dire ai propri figli che la loro vita è troppo insignificante per meritare di essere salvata?... -

Allora tutto si riduceva a questo: una vendetta nei confronti della sua famiglia!

Uno schianto li fece voltare nella direzione dove era stato dimenticato il Wookiee: con uno strattone aveva divelto le catene dal muro ed a grandi passi si diresse verso Leia, ignorando deliberatamente tutti quei piccoli esseri che scappavano davanti alle sue gambe senza la benché minima intenzione di fermarlo.

Braxos Cor'Ra allentò la presa ed indietreggiò, pronto all'attacco;  ma, inaspettatamente, il gigante non fece nulla. Si limitò a mettersi al fianco della Principessa, che forse era la più interdetta del gruppo. In ogni caso, qualunque fosse la ragione per chi il suo amico avesse assunto un atteggiamento pacifista proprio in quel momento, non bisognava far trapelare che qualcosa non andava.

Deglutì e sperò di poter prendere in mano la situazione. - Se mio padre, Bail Organa, ha fatto questa scelta, deve aver avuto delle motivazioni molto forti, a cominciare dal bene della maggioranza della popolazione. Chi detiene un comando dovrebbe sapere molto bene che a volte è necessario fare delle scelte, per quanto dolorose.

Conoscevo mio padre, e non avrebbe mai lasciato che un massacro si perpetrasse... se non con validissime ragioni. Ragioni che io non conosco, ma che so già fin d'ora che condividerei, perciò posso assicurarvi che non intercederò per voi presso l'Alleanza, qualunque cosa facciate. -

Il comandante anfibide era al colmo dell'ira, trattenuto solo dal suo spirito di autoconservazione, e non riusciva quasi più a dominare i movimenti a scatti tipici della sua specie.

Era il momento di giocare tutte le sue carte.

- Sappiamo che suo fratello è un Cavaliere Jedi, e che è giunto su Dotainos insieme a lei. Lo chiami. Ora. -

- Non lo farò, comandante. -

- Principessa Leia, non mi costringa ad usare ben altri metodi per attirare l'attenzione del vostro governo... Tenga presente che la disperazione può condurre un popolo ben oltre i limiti che altri vorrebbero imporgli.-

L'umana si lasciò sfuggire un mezzo sorriso sarcastico: - Che volete fare, attaccarci con le vostre truppe, forse?...-

L'altro si rilassò: stava per estrarre il suo asso nella manica e l'avrebbe avuta in pugno.

- No, mia cara, certo che no. Ma saprà anche Lei che esistono molte alternative ad un attacco diretto... - Leila realizzò dove voleva arrivare ed impallidì - Saprà che esistono i trasporti pubblici, affollati nelle ore di punta... esistono le scuole...esistono le piazze gremite nei giorni di festa...

Devo continuare? -

- Non può dire sul serio! Non può minacciare degli innocenti! -

- Siamo in guerra, ed il sangue innocente è un prezzo da mettere in conto. -

- Questo è il degno alibi di un ...terrorista, signore. E comincio a capire le regioni di mio padre. -

- Vostro padre ci ha abbandonati, come tutti gli altri! Ci ha tradito! -

- E' curioso sentir parlare di tradimento da chi ha organizzato l'omicidio di qualcuno che cercava solo una soluzione pacifica. -

I grandi occhi sporgenti e acquosi si strinsero in due fessure, e la voce fu tagliente come una lama d'acciaio: - Gregius Madei voleva fermarci, ed è stato trattato come tutti gli altri che hanno intralciato la nostra Causa. -

- Gregius Madei voleva la soluzione migliore per tutti, anche per chi è troppo pieno del suo stesso odio per capire. Gregius voleva aiutarvi.

E voi lo sapevate benissimo. -

- Allora, se le può far piacere, lo consideri un martire. Come saranno martiri le vittime dei nostri attentati.

O vuole farmi credere che i vostri attacchi all'Impero non hanno mai causato morti tra i civili?... -

- Era un situazione molto diversa: non erano certo loro il nostro bersaglio! -

- E con ciò? Crede che per loro abbia fatto una qualche differenza? Crede che il dolore dei familiari fosse diverso?

...Quante volte, Altezza, un suo ordine ha provocato la morte di chi non voleva essere coinvolto? -

Era una domanda che non aveva mai avuto il coraggio di affrontare, ma ora la stava schiacciando con tutto il suo peso. Chi poteva decidere se era giusto sacrificare dieci vite per salvarne cento? E chi dovevano essere le vittime? Sconosciuti, per non ricordarne i volti per tutto il resto della propria esistenza?...

I dubbi si sovrapponevano gli uni agli altri, e su tutti incombeva il più terribile: e se tutto ciò in cui aveva creduto fosse... sbagliato?

- Faccia venire qui lo Jedi, e poi ne riparleremo. Un uomo con le sue capacità potrà sicuramente capovolgere la situazione a nostro favore. Non chiediamo altro. -

Non c'era più tempo: tergiversare ancora sarebbe stato inutile, perciò doveva inventarsi qualcosa. Ed alla svelta.

- Molto bene - lo assecondò con tono piatto - Avrete ciò che desiderate: un Cavaliere Jedi che vi copra le spalle.

Lo farò io. -

L'anfibide la squadrò da capo a piedi, scettico. -...Prego? -

- Avete detto di sapere che Luke Skywalker è mio fratello: quindi saprete che i poteri che nascono dalla Forza si manifestano in tutti i membri consanguinei della stessa famiglia. Quindi anche in me. -

Chewie, dall'alto, la guardò malissimo.

La grande bocca di fronte a lei sembrò allargarsi ancor di più in un sorriso di sfida: - Davvero? E... possiamo essere onorati di una... dimostrazione? -

- Non è mia abitudine dare spettacolo. Vedrete a momento opportuno. -

Se non l'avessero bevuta, questo sarebbe diventato il bluff più breve che si fosse mai visto da quelle parti, e al borbottio di profondo dissenso che proveniva dalle sue spalle sussurrò in tutta risposta:      - Se hai un'idea migliore, tirala fuori. - Altro grugnito - E tu fa' come faccio io: improvvisa! -

Il comandante degli anfibidi aveva camminato platealmente pensieroso fino al centro della sala, per essere sicuro che gli occhi di tutti i presenti fossero puntati su di lui: era il momento di fare un po' di propaganda.

- Ascoltatemi!

Questa donna sostiene di essere uno Jedi, e che metterà i suoi poteri al servizio della Sacra Causa, per cui noi tutti combattiamo valorosamente e per cui siamo disposti a morire! -

Applausi.

- ...Finalmente gli Dei del Venerato Stagno hanno ascoltato le nostre preghiere; d'ora in poi saranno al nostro fianco e ci condurranno fino alla sconfitta dei nostri nemici per la nostra libertà! -

Altri applausi, e qualche esclamazione entusiastica.

- ...Ma se ciò non dovesse verificarsi, se la donna non ci volesse aiutare - aggiunse puntandole il dito contro - verrà punita come tutti gli altri traditori. Che non si dica che il nostro popolo ha paura di andare fino in fondo! -

Le grida d'assenso si erano sovrapposte alle poco velate minacce che le aveva rivolto, e Leila dovette aspettare che si calmassero per farsi sentire.

- Quello che mi preoccupa, comandante Cor-Ra, non è ciò che fate ai traditori: è ciò che fate ai vostri amici. -

 

 

Cinque

 

La trasmissione olografica era appena terminata.

Nella sala del trono regnava un silenzio irreale, ed il ghigno soddisfatto dell'Arconte Mados Kheilai rifletteva bagliori sinistri.

Al suo fianco, come un'ombra nera, l'alto funzionario canceroide. Impenetrabile.

C1-P8 stava aspettando diligentemente che quelle due strane creature organiche reagissero al messaggio del suo padrone: avevano ottenuto quello che desideravano, e cioè che il Maestro Jedi iniziasse all'addestramento il ragazzo. E allora che altro volevano?

Aveva una cosa molto più importante da fare, dopo.

-...E così, il nostro Luke Skywalker ha accettato l'incarico.

Bene. Molto bene....Vero, Kremeus? -

Kremeus Od-Temokr rimase impassibile mentre l'umano si avvicinava al droide, come un serpente alla sua preda. Accarezzandolo gli parlò con tono suadente: - Ci hai portato buone notizie, amico mio. Ora torna dal tuo padrone e digli che siamo molto compiaciuti.

Digli che... lo aspettiamo con ansia. -

Il piccolo droide sibilò un saluto infastidito (non gli piaceva affatto essere toccato da certa gente) e svicolò nel corridoio da cui era arrivato.

- ...Spero che ora i tuoi dubbi siano finalmente sfatati. Sta andando tutto secondo i piani. -

Khelai gli stava ancora voltando deliberatamente le spalle, e continuò: - Io sono stato ai patti: è ora che vi prepariate. -

L'accento aspro dell'ombra nera lo colpì come una frustata.

- Noi siamo pronti già da molto tempo, ma ci muoveremo quando saremo sicuri -

- Ho fatto tutto ciò che mi era stato chiesto!  - reagì l'uomo con rabbia - ...Vi ho consegnato quell'illuso di Forceheir e Noreena su di un piatto d'argento,... vi ho fatto mettere le mani sul loro primogenito maschio!

Ho atteso con voi che crescesse, e quando mi avete detto che non addestrato era inservibile vi ho portato Skywalker! &Quanto ancora dovremo aspettare? -

- Il figlio dei Forceheir deve fare il primo passo. Di sua volontà. -

- Lo farà, Kremeus.

Senza saperlo, lo Jedi ha dato inizio al processo: ha infranto anche l'ultima difesa che Jasiah Neah aveva eretto intorno a suo figlio, prima che lo prendessimo.

Il ragazzo sarà già pronto da... domani. -

 

-...Adesso?!? Ma... io... non posso, cioè... E come faccio? -

Kristopher si era inginocchiato di fronte all'unità C1 che (chissà da dove) era piombata in camera sua, ordinandogli di seguirlo. Subito e senza discutere. Fuori di lì.

Era la prima volta, in ben dodici anni di vita, che gli veniva data la possibilità di uscire da Palazzo, da solo, senza l'alito fetido di un manipolo di guardie attorno a lui. Si era sempre chiesto che profumo avesse l'aria...e che effetto avrebbe fatto potersi muovere liberamente, e altrettanto liberamente sentire le cose intorno a lui come solo lui riusciva a sentire. Questo lo aveva imparato: gli altri non vedevano come vedeva lui. Lui era... speciale, gli avevano detto i suoi genitori tanto tempo fa, e gli avevano anche detto di non fidarsi di nessuno.

Ed ora loro non c'erano più, così gli aveva spiegato frettolosamente lo zio (con quel tono dei grandi quando non hanno intenzione di raccontare altro) e quest'ultimo era tutto ciò che aveva che glieli ricordasse. Non lo sopportava ma si era preso cura di lui, nonostante tutto... come faceva ad andarsene?

Lontano da Palazzo sarebbe stato veramente solo; e poi lo avrebbero cercato. Come poteva fidarsi ciecamente di un uomo che aveva conosciuto da un giorno e che gli voleva far lasciare il pianeta dove era cresciuto, che gli voleva far cambiare vita?

Guardò fuori, e vide il consueto cambio della guardia del mezzogiorno: soldati alti e neri e tutti uguali, schioccanti ordini secchi e acidi in quella lingua insopportabile...

- Va bene. vengo con te. -

C1 era al colmo della gioia, e già fiondato verso l'uscita.

- Aspetta! - lo fermò - C'è qualcun altro che deve venire con noi! -

Cosa? No! Fermo! Padron Luke ha detto che dobbiamo andare via subito, non dobbiamo farci vedere!... Kriss!

I pigolii concitati di protesta del droide furono ignorati, e il ragazzino si era già lanciato a rotta di collo verso il cuore del Palazzo.

Gli umani... C1 li odiava quando facevano così.

Gli andò dietro sperando di fermarlo ancora in tempo, ma quando aggirò anche l'ultima di quelle strane colonne un grido soffocato lo fece correre ancora di più: era già troppo tardi.

Lo vide schiacciato contro un angolo, un'enorme mano nera chiusa ad artiglio infiammata dai ciuffi dei suoi capelli ed una chela socchiusa attorno alla gola. La guardia era immobile, in attesa di ordini, dietro di lei un'intera squadriglia e ancor più dietro il Sommo Sacerdote del culto del Mare Oscuro, Kremeus Od-Temokr.

- E così... Lord Skywalker non è tanto ingenuo come ci ha voluto far credere.

Se vuole anticipare i tempi, lo accontenteremo. -

C1-P8 si vide improvvisamente circondato da mani e chele, più nere nella penombra, e poi fu il buio più completo.

 

Tra la vegetazione cupa, umida e lussureggiante ai bordi della palude si alzò di scatto un mezzo busto metallico, dorato, preoccupato di non farsi vedere ma ancor di più di non vedere nessuno.

- ...Stupido, stupido Wookie! -

Non era neanche riuscito a notare le guardie anfibide che li stavano accerchiando, prima che una manata pelosa lo buttasse a peso morto fra le felci, nascondendolo alla loro vista; avevano portato via Chewbacca abbandonandolo al suo tragico destino.

- Eppure lo sa quanto è difficile per me alzarmi da solo! -

Infatti impiegò buona parte della giornata in questa operazione, e quando fu stoicamente portata a termine poté finalmente avere una visione dall'alto di tutta la situazione.

C'era di nuovo movimento, nella piccola radura, e la Principessa ed il gigante vennero caricati su uno dei trasporti già in partenza, attorniati da decine di quelle tozze creature gracidanti ed in continuo movimento. Urla così forti che persino da lì si riusciva a capire.

-         Oh! Ma li portano verso...devo avvertire gli altri!

 

...Ah, cosa farebbero, senza di me? -

 

- Avremmo fatto molto meglio senza di lui!

Si può sapere perché ce lo dobbiamo sempre portar dietro? -

- Perché D-3BO ha il raro dono di saper essere molto utile, al momento opportuno. -

Sistemato in un qualche modo nel retro dell'abitacolo il droide ringraziò in cuor suo la lungimiranza caratteristica degli Jedi, mentre i due umani ai comandi si scambiavano commenti su quella straordinaria navetta.

Se era stata progettata per due piloti Calamari, lo spazio era più che sufficiente per tre ospiti delle loro dimensioni, anche se il terzo doveva essere sezionato in due tronconi.

- ... Stabilizzala di più, Han. Non stiamo viaggiando in un liquido -

- Davvero? Dalla puzza mi sembrava acqua di fogna... -

Saettando a forte velocità tra alberi e rampicanti semoventi quella goccia di metallo serico pareva non avere peso, immersa in una bolla d'energia che consentiva qualsiasi manovra in qualsiasi condizione esterna.

- Bah! E' talmente facile che non dà soddisfazione: preferisco il mio vecchio Millennium -

- ...Ecco, ci siamo. Fermiamoci tra quelle foglie; ...non credo che tarderanno ancora molto. -

Adagiata sull'erba come su velluto pareva una pietra preziosa e, nel giro di pochi secondi, lo scafo assunse lo stesso colore del paesaggio circostante rendendola completamente invisibile; distrattamente Han si chiese cosa sarebbe successo se un mezzo con simili caratteristiche fosse pilotato da un mimetico come quel Tasel: chi si sarebbe dovuto adeguare, l'essere vivente o la nave?

Dalle pendici dell'altura a cui erano giunti Luke fissava, immobile, la sommità sulla quale incombeva minacciosa la fortezza di Dotaine Superiore. C'era qualcosa di incomprensibile, che non riusciva ad interpretare fino in fondo, nonostante le incredibili rivelazioni degli appunti di Gregius.

Il corelliano arrivò alle sue spalle, improvvisamente indeciso se disturbarlo o meno.

- Dimmi pure, Han. -

- Tutti i sistemi sono sospesi. Credo che potremmo lasciarla così per secoli... -

Stava tergiversando. Non era sua abitudine fare certi discorsi, e abbassando gli occhi notò che l'amico si stava accarezzando soprappensiero la mano ferita; cosa che faceva molto spesso, ultimamente.

- Quando ti decidi ad andare al centro medico? Non vorrai portare un guanto spaiato per tutta la vita? -

- Non ho avuto tempo, negli ultimi giorni. -

- E con ciò? Ti sostituisco io, per una mezza giornata, basta che chiedi a ...-

Luke si voltò verso di lui  - Non ti preoccupare: non me la sono presa. -

Era quasi umiliante parlare con chi faceva uso della Forza: qualsiasi cosa si dicesse quello ti avrebbe scoperto subito. Comunque continuò: - Io non so che mi è successo... E' da quando siamo arrivati sul pianeta che mi sento...non so neanch'io. -

- Sì, è vero: sta accadendo a tutti noi, e ciascuno reagisce in maniera e in tempi diversi. Qualunque cosa sia è lassù, e deve essere fermata prima che sia tardi.

E' di questo che volevano parlarci Gregius e Bheidh. -

La luce intorno a loro cambiò colore, e riflessi freddi gelarono l'umidità trasudante da quelle foglie e muffe che fino ad un minuto prima erano testimonianza della invincibilità assoluta della vita in tutte le sue forme.

Han rabbrividì. - Un'altra alba di ghiaccio. Greg una volta disse che accadono cose strane, quando Drasa Righos appare in cielo. -

- Temo che avesse più ragione di quanto si possa immaginare. -

- Ah, chi l'avrebbe detto, che il vecchio credesse veramente a certe cose ? -

- Già. Non ce lo si aspetta mai, dagli amici... -

Un fruscio li zittì: era arrivata compagnia.

- Torna indietro, - bisbigliò Luke - io vado a reggere il bluff di qualcuno. -

 

Nascondere diversi trasporti, anche se non grandi, in mezzo ad una vegetazione relativamente bassa non era una cosa semplice, specie se non si conoscono le innovazioni della tecnologia calamari.

Leia e il Wookie erano stati momentaneamente legati ad un tronco semimarcito, in attesa che i loro rapitori coprissero di fango e rami i frutti del progresso altrui.

- Chewie, dimmi che hai... non ti ho mai visto così! Che ti prende?... -

Neanche le rispose. In ginocchio e con la testa fra le mani pareva perso in chissà quali pensieri. E non di certo piacevoli.

Accanto a loro era sempre rimasto quell'anfibide che l'aveva scortata quella mattina; pareva quasi che volesse se stesso come barriera tra loro e gli altri. Non permetteva a nessun altro di toccarli e faceva di tutto per farli sentire il più possibile a loro agio. Anche se non era sempre facile seguire i suoi ragionamenti. - ..Troppo strette le corde?... Adesso siamo arrivati alla Montagna Sacra di Dotainos. Posso allentarle un po', se volete. Fa più freddo, questa sera... Da queste parti non viene mai nessuno, perché dicono che è un posto maledetto da... Volete una coperta?... -

Li raggiunse anche Braxos Cor'Ra, nell'alta uniforme delle grandi occasioni, e Gherd (così le pareva di aver capito che si chiamasse la loro logorreica sentinella personale) si allontanò ossequioso. Ma non di molto.

- Non faccia caso a lui, Altezza. E' sempre stato così... - Le avvicinò poi le grandi labbra all'orecchio e sibilò : - Prova a dargli un bacio, Principessa, chissà che non migliori! -

- Al vostro confronto, non ne ha bisogno. -

La risata del comandante raggelò nell'aria, e per tutta risposta ordinò ai suoi soldati di prendere i prigionieri e trascinarli verso le basi della Montagna. Trascinare un umano era fattibile, ma trascinare un Wookie a peso morto era impossibile.

- Gli dica di collaborare, se non vuole restare qui per sempre! -

- Se gli torcerete un solo pelo, non userò i miei poteri per aiutarvi, ma per distruggervi all'istante! - Questa volta l'aveva sparata grossa, e pregò che la bevessero ancora per un po'. Ma presto avrebbero scoperto il suo gioco in ogni caso, e ancora non le era venuto in mente niente di intelligente.

Le sembrava di poter vedere ad occhio nudo tutti i pensieri e sentimenti che si affollavano nella mente di Cor'Ra: rabbia, frustrazione, odio... e preoccupazione per la sua gente. Almeno in questo era leale. - Molto bene, Altezza. Lo faccia alzare e seguiteci. -

La donna si chinò su quel grande essere sopraffatto da qualcosa di più grande di lui, gli parlò dolcemente, con calma... Usò una semplice tecnica che le aveva insegnato Luke per infondere forza in un corpo debilitato, e Chewie rispose alzandosi prima a fatica sulle quattro zampe, poi in piedi appoggiandosi a lei. Se li dovevano uccidere, che almeno potessero morire dignitosamente.

Vista da vicino, la superficie della Sacra Montagna  era molto diversa dalla morfologia del territorio circostante, come se non ne facesse parte, ma fosse un corpo estraneo comparso là secoli prima. Nessun tipo di vegetale era in grado di attecchire su quella pietra (ma era davvero tale?) e nemmeno i piccoli animali si azzardavano ad arrampicarcisi. Era così stranamente lucida...

Il comandante dei quell'eterogenea e numerosa squadra d'assalto fermò la truppa, e spiegò il piano.

- Il momento è giunto! Noi entreremo nel cuore del potere dei nostri nemici, li distruggeremo e saremo liberi! -

Ovazione.

Leila si pentì di aver dichiarato suicidi altri piani che aveva seguito in precedenza.

E senza preavviso fu il momento della verità. Il grande condottiero (seguito dagli sguardi fanatici di tutti) le si avvicinò indicandole la roccia: - Ci faccia entrare. -

- ...Che cosa? -

- Non le consiglio di provocare le mie Libellule della Morte quando sono eccitate. Dia loro quello che si aspettano, o sarà peggio per Lei e per il suo coso peloso.

...Stupiscimi, Jedi Leila Organa! -

E adesso?

Lasciò Chewie alle cure di Gherd, e si avvicinò di più alla superficie di fronte a loro. Perché non c'era mai un cataclisma, quando serviva?

Lentamente, senza scosse, avvertì qualcosa che la stava avvolgendo le gambe, le braccia, il viso: una specie di calore le si diffuse per tutto il corpo donandole una sensazione di profondo benessere e tranquillità.

Una voce familiare prese corpo nella sua mente, in poche parole che mai fu più felice di sentire: "Sono qui" .  Chiuse gli occhi, e lasciò che cominciasse.

La terra tremò sotto i suoi piedi, e sentì il boato della pietra secolare che si sfalda rovinando al suolo, scoprendo segreti che non dovevano essere svelati. Polvere e detriti caddero attorno a lei senza toccarla, ed un odore stagnante irriconoscibile si riversò come sangue da una ferita profonda.

Pochi secondi e tutto era finito; il mondo era tornato silenzioso come prima, ma forse più spaventato.

Quando guardò di nuovo si trovò di fronte ad un passaggio buio, angusto, aspro come la pietra appena spezzata.

Avevano tutti fatto diversi passi indietro, e la stavano fissando come se non l'avessero mai vista prima; neanche Braxos Cor'Ra si era accorto di essere rimasto a bocca aperta. Purtroppo, però, si ripresero subito.

Prima di essere spinta dentro le era parso per un attimo, ma solo per un attimo, di aver notato due occhi azzurri nascosti nell'ombra.

 

Sei

Odio.

Rabbia.

Potere.

Dolore.

Paura.

Il prigioniero nella gabbia sospesa sul Pozzo riusciva chiaramente a percepire la loro presenza, così forte da togliere il respiro.

Vista dall'alto della sua posizione la Grotta del Tempio aveva un aspetto strano, diverso da come la ricordava da quelle poche altre volte che gli era stato permesso di vederla: aveva potuto sbirciare la celebrazione del Rito da dietro una grata e ne era rimasto affascinato. Ma ora la situazione era molto diversa.

Il pianto sommesso di una dozzina di mangiafango  incatenati alla parete, non lontani dall'imboccatura della voragine, si fondevano con la cantilena liturgica degli Ecclesiastici in cerchio intorno all'Altare.

Ma la cosa che più incuriosiva Kriss erano gli anfibidi: non li aveva mai visti così da vicino; sembravano molto giovani (forse qualcuno di quelli era una femmina), molto affamati e... terrorizzati. Non capiva però perché erano lì: durante le cerimonie che aveva visto quelle catene pendevano vuote, e soprattutto non c'era nessuno imprigionato in una gabbia. Giurò a sé stesso che non avrebbe mai più disubbidito a suo zio.

Il canto rituale stava aumentando ritmo ed intensità, mentre gli officianti canceroidi, ancora più imponenti avvolti in tuniche pesanti, rimanevano apparentemente immobili, come se il resto del mondo non li riguardasse.  A Kriss venne in mente uno dei suoi vecchi giocattoli, dove piccoli droidi erano stati programmati per recitare una storia, e non era mai riuscito a far fare loro qualcosa in più.

- ...E così, ...il nostro giovane Forceheir ci voleva lasciare...non ti sei trovato bene con noi, forse? -

La voce gutturale di Kremeus lo fece sobbalzare, e si spinse contro l'angolo più lontano per mettere più distanza possibile tra sè e l'unica mano del Sacerdote, interamente coperta di scaglie lucide e nere, artigliata attorno ad una delle sbarre. Visto di fronte, il Granchione era ancora più brutto che dal basso.

Gli voleva rispondere con una qualche scusa, ma quando apriva la bocca non usciva niente. Come se non avesse più voce. Non lo stava facendo apposta...

- Dopo tutto quello che abbiamo fatto per te. Tuo zio è rimasto molto deluso dal tuo comportamento, e addolorato. -

Lanciò un'occhiata oltre la spalla coperta dal ricco mantello cerimoniale del suo carceriere, e più indietro lo vide, l'Arconte Mados Kheilai, ancor più pallido e sudato di quando (un paio d'anni prima) era venuto a Dotaine un rappresentante imperiale, un uomo molto alto e vestito completamente di nero; si ricordava che persino il viso era coperto da una maschera.

Fece un ultimo sforzo e finalmente uscì qualcosa. - Mi-mi dispiace... -

C'era qualcosa nell'aria, che stava cambiando. Respirare era sempre più difficile, gli bruciava la gola fino giù nei polmoni; contemporaneamente sentiva così freddo nelle mani e nelle gambe da non riuscire a muoverle. E poi venne il dolore: sordo, profondo, insopportabile. Avrebbe voluto piangere, ma non riusciva neanche in questo: i suoi occhi asciutti e sbarrati erano ipnotizzati da quelli neri e senza palpebre del Sommo Sacerdote, in cui vedeva il riflesso sdoppiato del proprio viso spaventato e delle centinaia di torce che illuminavano la volta della Grotta.

- Non credo che un semplice 'mi dispiace' possa risolvere questa sgradevole situazione: dovrai fare qualcosa di più. -

Sentiva che non avrebbe resistito a lungo. Le ondate di dolore erano sempre più frequenti; un enorme peso invisibile lo stava schiacciando contro il fondo della gabbia e lui non riusciva più a reagire...

- ...Tutto quello che volete! - gridò con quanta forza aveva - Farò tutto quello che volete! -

Qualsiasi cosa per farlo smettere, ma non poteva sapere che non avrebbe mai dovuto pronunciare questa frase.

Un guizzo iridescente rischiarò le profondità del Pozzo sotto la piccola prigione, rivelando un mulinello di fumo denso e scuro che si stava formando.

Intorno a loro i mantelli degli officianti cominciarono a ondeggiare. Prima lievemente, seguendo la brezza che correva in tutta la sala, poi sempre più violentemente, fino a che il vento turbinò come una tempesta sferzando tutti i presenti.

Il pianto delle vittime sacrificali si trasformò in grida d'aiuto e urla di dolore; ma neanche questo, come la preghiera mai interrotta e oramai convulsa degli Ecclesiastici, riusciva a superare il fragore di quell'uragano intrappolato sottoterra.

Stava arrivando.

 

- ...Tutto bene? - Han si stava rivolgendo a Luke che era appena ritornato alla radura, ma era molto impegnato a liberarsi la caviglia da un viticcio affamato di una delle piante carnivore che crescevano rigogliose in quel clima.

- Sì, come previsto. Partiamo -

A quell'ora C1-P8 e il ragazzo dovevano già essere arrivati in città, al sicuro nell'hangar sotterraneo: non aveva percepito alcun pericolo che li riguardasse. Ma la vicinanza della fortezza poteva creare delle interferenze nella Forza... E se si stesse sbagliando? No, non era possibile. Non su una cosa simile.

Mentre l'amico risaliva a bordo, si mise a cercare il punto preciso. Con la mano aperta sfiorava il terreno, attento ad ogni più piccola variazione di temperatura: doveva essere esattamente dove faceva più caldo. Finalmente si rialzò in piedi, ed estrasse la sua spada laser: bagliori freddi furono riflessi dall'ambiente circostante, e con un colpo deciso squarciò il suolo.

La ferita scoprì una grande cavità oscura, in cui si intravedeva un movimento continuo e rapido in direzione dell'altura. Il fetore fu ancora più insopportabile.

- Il generale Solo aveva ragione: qui scorre l'impianto fognario del centro abitato!...- D-3B0 stava cercando di ingraziarsi anche l'altro 50% dell'equipaggio, ma Luke, che li aveva appena raggiunti, lo smontò subito.

- Non è acqua di fogna, scorrerebbe dalla parte sbagliata: é sangue.

E quella in cui stiamo per entrare non è una discarica ma la rete sanguigna di una creatura molto, molto grande. -

- Più grande di quegli animali che vivono negli asteroidi che per poco una volta...-

- Oh sì... moolto più grande! - questa volta gli aveva risposto il corelliano, con tutta l'intenzione di spaventarlo. Dopodiché aggiunse qualcosa sul fatto che comunque preferiva le fogne: gli erano più familiari.

- Vai, Han. Facci vedere di cosa è capace questa meraviglia. -

La navicella si sollevò delicatamente, e con un movimento fluido ed sorprendentemente veloce si insinuò tra i bordi della fenditura.

I fari accesi svelarono un mondo inatteso e straordinario intorno a loro: corpi luminescenti e bellissimi che sfrecciavano attorno allo scafo, ovali o filamentosi, trasparenti o rosati, piccolissimi o grandi quasi quanto gli intrusi. Sembrava tutto così incredibile... persino il silenzio era il più assoluto che li avesse mai circondati.

Il prototipo calamari stava dando il meglio di sè, finalmente a suo agio in un ambiente liquido, e seguiva la rotta tra le varie terminazioni ad altissima velocità.

Il radar però iniziò a lampeggiare: - Luke! Ce ne sono tre grossi che ci stanno dietro! -

- Non li puoi seminare? -

- E che faccio? Gli sparo? -

Un tentacolo venne lanciato dagli inseguitori, che si avvolse attorno allo scafo esterno bloccandoli bruscamente. Un altro li raggiunse, e avvolgendoli con tutto il suo corpo stava cercando di schiacciarli. E con un po' di pazienza ci sarebbe riuscito.

Luke indicò un passaggio laterale: - Siamo arrivati! E' questione di pochi metri! ...Tenetevi pronti alla virata! -

Impose entrambe le mani sulla consolle, e chiudendo gli occhi si concentrò sulla nave. Calore... Fuoco... Autodistruzione... Concetti semplici che anche un organismo unicellulare poteva recepire. Convinto di stringere un corpo incandescente l'assalitore lasciò la presa, e furono sbalzati in avanti: solo l'abilità di Han (che non aveva mai mollato i comandi) permise loro di infilare al volo la piccola apertura sulla sinistra, e quando il vaso sanguigno si ridusse alle dimensioni di un capillare fu troppo stretto per continuare.

- Ecco, lassù c'è l'uscita. -

Attraverso la membrana si intravedeva un chiarore, e la navetta la sfondò.

Atterrarono gocciolanti in una piccola cavità umida, e Luke si affrettò a rimarginare col laser la ferita che avevano provocato, prima che il sangue allagasse tutto.

Anche l'altro era sceso, e si stava pulendo le mani. Sperava tanto che fosse grasso... - Lasciamo qui la Leia I? - chiese.

- Leia I ? -

- Cos'è, non ti piace? -

- ...No, no: va benissimo! - lasciò subito correre Luke, e cambiò argomento - Tira fuori D-3B0 e rimontalo, senza far rumore. -

Han lo aggredì di nuovo: - ...Ma che ti credi di essere, per dare ordini in continuazione? Il grande Jedi onnipotente padrone del mondo? -

Questa volta lo Jedi in questione stava per perdere davvero la calma: possibile che non capiva che lui aveva un po' più di esperienza, in certe situazioni?

La lite che oramai covava da due giorni fu interrotta dalle voci sommesse che provenivano dalla galleria sotto di loro, e sbirciando da dietro una roccia videro Leila e Chewie legati e trascinati da un nugolo di enormi rospi saltellanti e rumorosi.

Vedendo coi propri occhi che Leila stava bene, Han si era calmato un po'. - ...Possibile - borbottò - che debba sempre dare confidenza a degli sconosciuti?... -

Improvvisamente un sibilo acuto e penetrante (e adesso che altro era successo?) li fece voltare verso la  Leia I, che sembrava... impazzita. Come se non sapesse interpretare il luogo dove quei due disgraziati l'avevano condotta il suo scafo risplendeva di tutti i colori, come onde in movimento sempre più impetuoso. Luci ed ombre senza alcuna logica si inseguivano le une alle altre, fino a fondersi in un unico vortice bianco abbagliante. E poi la luce si ripiegò su sé stessa, nel nero più assoluto e lucido che avessero mai visto.

Chi, o che cosa stava imitando? Luke pensò che se la morte aveva un colore, doveva essere quello.

Infine si riassorbì anche la lucentezza, lasciando il posto a qualcosa di spento, indefinibile... polvere. Pareva che la sua stessa struttura molecolare avesse cambiato configurazione, ed essa cominciò a sbriciolarsi inesorabilmente in frammenti impalpabili.

Con un tonfo di ferraglia due pezzi di droide piombarono a terra, e tra essi rimase solo un mucchietto di cenere ancora fumante. Gli umani rimasero a fissare la scena impotenti e sbigottiti: Han era troppo sconvolto per parlare.

L'altro lo era un po' meno: - ...Puoi sempre trovartene un'altra e chiamarla 'Leia II'... -

 

***

Nulla era più come doveva essere.

La morte aveva preso il posto della vita, e nessuno poteva più fermarla.

Solo la salda presa di Kremeus impediva alla piccola scatola di metallo che racchiudeva una volontà spezzata di essere sbalzata via dal vortice che nasceva dalle viscere della terra. Nel fragore le sue parole echeggiavano remote ed allo stesso tempo insopportabilmente vicine:

- ... Non commetterai l'errore di Forceheir! Non ti puoi più tirare indietro! -

Non pronunciare il nome di mio padre!

- Ti distruggerà come si è fatto distruggere lui per proteggerti, ed è stato inutile! -

NO! Non poteva essere vero! Era stato un incidente!

Con il volto accanto alla gabbia il Sacerdote lo costringeva ad ascoltarlo, mentre lui avrebbe solo voluto essere molto lontano da lì.

- Tuo padre sarebbe potuto diventare lo Jedi più potente che la storia avesse mai visto. Più potente dell'Imperatore o del suo Lord Vader. Ma è stato uno stupido: all'ultimo momento ha rifiutato. Non voleva coinvolgere la famiglia.

Come se fosse ancora possibile! Come se non sapesse che eravate tutti perduti nel momento stesso che siete arrivati a Dotaine!

...E sai perché i tuoi genitori sono venuti qui? Perché la guerra non è adatta ai bambini, e pensava che sareste stati comunque più al sicuro che altrove.

Sono caduti nella nostra trappola con una facilità disarmante, e tutto grazie... a te. -

La mente di Kristopher si rifiutava di capire: Non posso essere stato io la causa della loro morte!

- Lasciati andare al tuo odio, ora, fa che possa raggiungerti -

Non voleva ma ... oh, sì... era così facile...

Qualcosa stava salendo dal Pozzo, invisibile ma concreto. Gli anfibidi cessarono per un attimo di gridare, fissando terrorizzati ciò che li avrebbe presto raggiunti; quando un boato scosse le colonne e la volta le urla furono ancor più isteriche. Cominciarono a tirare le catene, nel tentativo di liberarsi, incuranti di lacerare pelle e carne; qualcuno vomitò, altri ebbero una reazione convulsa, altri ancora caddero in ginocchio, immobili, come se fossero stati privati della loro volontà. Erano tutti impazziti.

- Ora, Kristopher! Chiamalo a te! Piegati alla sua volontà e digli di sì!... -

Un altro scossone alla sua prigione fece cadere il ragazzo all'indietro e il suo sguardo terrorizzato incrociò quello dell'unico altro umano presente, che non aveva osato muoversi.

- Zio Mados! - lo chiamò facendo passare tutto il sottile braccio tra le sbarre - Aiutami! Ti prego! Non lasciarmi solo! -

L'Arconte di Dotainos abbassò gli occhi, e si allontanò verso una delle porte di membrana vivente. C'era sicuramente, da qualche parte, una vecchia relazione che andava studiata.

 

Sette

 

L'attacco fu improvviso e violentissimo. Agghiacciante.

A nulla erano valsi tutti i tentativi di Leia di far rinsavire il capo di quel gruppo di fanatici, e prima che se ne rendesse conto l'ordine era già stato dato. Decine di Libellule si erano lanciate contro il nemico, consapevoli di affrontare una morte certa; e questo le rendeva felici e orgogliose. Ragionarci era perfettamente inutile.

Il nemico in quel particolare momento era costituito dalle sei guardie di un magazzino di viveri, che nonostante l'evidente  inferiorità numerica fecero una strage. Le loro corazze erano invulnerabili alle deboli armi degli attaccanti, le chele affondavano con facilità mostruosa attraverso stracci e carne viva. Furono sopraffatte più per stanchezza che per le ferite, mentre i 'vincitori' festeggiavano dimentichi dei compagni caduti.

- E' la guerra, Altezza. -

Cor'Ra le aveva letto nel pensiero, non appena era tornato dai suoi prigionieri (rimasti prudentemente in un angolo) recando trionfante una chela che aveva personalmente amputato.

- E' solo violenza gratuita. -

- Non abbiamo altra scelta! -

- C'è sempre un altro modo per risolvere le cose! ...E nessuna scusa potrà far tacere i suoi sensi di colpa, Comandante. -

Aveva colto nel segno, e se l'anfibide non reagì malamente (questa volta non si sarebbe trattenuto) fu perché un guerrigliero lo venne a chiamare concitato. Dopo un breve scambio di battute si rivolse di nuovo a lei: - Temo proprio che dovrà scusarmi per qualche minuto - sibilò - pare che sia stato trovato l'ingresso alle celle dove sono rinchiusi dodici ragazzi scomparsi da due dei vostri mesi.

Fra poco è la festa di mia figlia, e avevo giurato a me stesso che sarebbe stata a casa. -

Le gettò il suo trofeo tra le gambe, e se ne andò senza aggiungere altro.

Rimasta sola, scalciò disgustata quel moncherino e cercò invano di liberarsi dalle corde; oramai non poteva più fare affidamento su Chewbecca: sempre più apatico rimaneva chiuso nel suo silenzio senza permettere a nessuno di entrare.

Un fruscio alle spalle la interruppe bruscamente: Gherd si stava avvicinando di soppiatto. Tra le sue mani palmate luccicava un coltello. - Non è giusto continuare così... Voi avete già fatto quello che vi era stato chiesto.  La Causa deve continuare da sola la sua lotta...

Avete fame? -

Li liberò con un colpo secco, invitandoli a seguirlo per un passaggio secondario.

In quel momento un boato sordo riempì tutte le concavità circostanti, come se un'esplosione avesse sconvolto le profondità della terra. Le pareti si mossero, ma non sembrava un terremoto. Era come se...pulsassero. Vive. Qualcosa aveva cominciato a muoversi, dentro di esse.

Leila istintivamente vi appoggiò entrambe le mani, per ascoltare. Odio... Rancore... Rabbia... Dolore: Il Lato Oscuro! Era qui! Dappertutto! Tutto l'edificio ne era intriso, e loro erano intrappolati chissà dove!

Col fiato corto raggiunse Gherd che era già corso avanti trascinandosi il Wookie; non fece in tempo ad avvertirli del pericolo che l'anfibide le indicò a terra i resti di una unità C1 ammaccata e fuori uso: - ...Roba vostra, vero? -

 

Il suo signore era triste, quella notte.

L'aveva fatta chiamare come le altre volte, ma poi non l'aveva degnata di uno sguardo. Se ne stava seduto al suo tavolo, ostinatamente immerso tra documenti e relazioni, come se non volesse pensare a qualcosa di terribile.

Lei oramai aveva imparato a conoscerlo: anche se era solo una sua proprietà aveva passato tanto tempo con l'Arconte di Dotainos, l'aveva visto sereno e furioso, sicuro di sè e preoccupato, a volte anche spaventato.... Aveva scoperto che non era lui il principale responsabile di ciò che stava accadendo, e standogli così vicino a volte lo aveva trovato accettabile. Ma non molto spesso.

In ogni caso, non lo aveva mai visto così. Gli si avvicinò con cautela, accarezzando il suo lussuoso mantello da cerimonia che - stranamente - non si era ancora tolto. Aveva così tanto freddo?

Sapeva come far stare meglio un uomo, e con le lunghissime e abili dita era arrivata a sfiorargli il collo, usando i suoi poteri come era stata addestrata sin da bambina. Ma non voleva esagerare.

La reazione dell'umano la sorprese: - Non stasera. Ti prego. -

Da un cofanetto prese uno dei più ricchi gioielli che conteneva e glielo porse.

- ...Fammi solo un po' di compagnia.

Vuoi? -

Era la prima volta che le facevano una domanda simile, e lei non seppe cosa dire... Si passò la mano nei lunghi capelli corvini incorniciati dagli straordinari padiglioni caratteristici della sua specie, che nelle ragazze giovani sono ancor più grandi ed elaborati.

L'irruzione negli appartamenti privati li colse come un fulmine a ciel sereno: due uomini che non aveva mai visto sfondarono l'ingresso con colpi di laser, e mentre uno finiva l'ultima guardia rimasta l'altro - quello con la spada laser - si avventò contro l'Arconte, una mano per afferrare i capelli e l'altra per appoggiare la lama incandescente alla gola scoperta.

Sconosciuti! Armi!

Non ebbe molto tempo per pensare, e stava già per attaccarlo quando una voce da dietro lo fece voltare: - Luke! Attento! -

Han non esitò un attimo a fermare la Nereiade, anche a costo di afferrarla per i polsi a mani nude. Ma lei fu più veloce e afferrò i suoi: per un momento fu invaso da una sensazione straordinaria: calma, appagamento più totale,...ai limiti dell'oblio. Non ricordava più perché era lì, i suoi amici, Leia... Era caduto in ginocchio ai suoi piedi, completamente vulnerabile: era il momento.

Il senso di benessere era scomparso, quando sentì il cuore che stava accelerando. Sempre più veloce, fino a fargli credere che la testa gli scoppiasse, e che i polmoni avessero un collasso.

Sembrò che fosse passata un'eternità prima che Luke potesse intervenire, tirandola per i vestiti e scaraventandola sul divano dietro di loro.

Il corelliano rimase a terra, boccheggiante, e lo Jedi gli toccò le tempie, cercando di normalizzare il più possibile le sue funzioni vitali. Come primo risultato ottenne una serie convulsa di colpi di tosse: se non altro era tornato cosciente.

- Che cosa...Che cosa è successo? -

- Hai avuto una specie di infarto.

...Possibile che tu debba sempre farti male? -

Han alzò la testa nella sua direzione e gli rispose con occhi di brace: - Solo quando - tossì - era destinato a te, Skywalker! -

Lo aiutò ad alzarsi, notando senza stupirsi che erano rimasti soli, e chiamò qualcuno che era rimasto fuori. Una testa dorata spuntò dalla fenditura delle porte, e scavalcando un paio di corpi corazzati il droide fu a rapporto.

I tre si avvicinarono ad una delle membrane traslucide che limitavano il salone: Luke stava già per usare la spada laser per lacerarla quando si rese conto che bastava sfiorarla perché si schiudesse da sola. Come un fiore.

Il piccolo ambiente dall'altra parte era completamente diverso da quelli in cui si muoveva chi abitava

a Palazzo: la superficie era più sottile e morbida, tanto da rendere possibile la percezione del flusso sanguigno dietro di esse. Ed era molto, molto più caldo e umido: una parte di quel corpo gigantesco che non era stata trasformata ad uso e consumo dei suoi parassiti.

Appoggiato Han alla parete, Luke spinse il suo droide protocollare espertissimo in migliaia di forme di comunicazione fino nel centro di quella bolla d'aria: - Ecco. Da qui ti dovrebbe poter sentire. Ora, D-3B0, traduci esattamente quello che ti dirò io. -

- In che lingua, signore? -

- Quella che hai sentito usare dalle guardie andrà benissimo. Pronto? -

L'uomo parlava lentamente, usando le parole più semplici, e la voce metallica dell'androide lo accompagnava:

- Micerges, aneidos pigen, ... Tosa kraien pesht'ol jotsen... -

 

- Lo Jedi è qui! Avevi detto che non sarebbe riuscito mai a superare le tue Guardie!... -

Mados Kheilai, madido di sudore, si era precipitato ad aggredire il Sommo Sacerdote ed a esigere spiegazioni. Ancora non sapeva di non averne più diritto.

Lo studiolo privato era nella zona più tranquilla, che era stata scelta proprio per permettergli di concentrarsi meglio sui suoi studi di meditazione. Antichi libri erano ammucchiati in ogni angolo, coperti di polvere,... a volte pareva che lì il tempo non fosse mai arrivato.

Il profumo del Potere era soffocante.

Kremeus Od-Temokr si alzò dalla poltrona di pelle d'anfibio, superandolo di almeno due spanne. Il sudore dell'Arconte iniziò a gelargli sulla schiena.

- Se Skywalker è qui, vorrà dire che riporteremo la situazione a nostro vantaggio.

Non tutto è perduto, quindi... - Stava già pensando ad altro, ignorando il piccolo umano fastidioso.

- Kremeus! Ma sei impazzito? Non puoi usare uno Jedi che ha completato l'addestramento: ti si rivolterà contro! Non puoi controllare un volontà così forte ...-

Non finì la frase, che le due parti di una enorme chela dentata si chiusero a molla intorno alla sua gola: era riuscito ad attirare la sua attenzione.

- Ora basta, umano pavido e inutile: ci sei servito solo per arrivare a Forceheir e suo figlio, ed ora non sei più necessario.

Ed inoltre, non tollererò una sola volta di più la tua arroganza nel rivolgerti al Supremo Sacerdote del Culto del Mare Oscuro! -

Era molto opportuno, in quel momento, assecondarlo; ma soprattutto fermarlo.

- S-sì, come desideri, ma senza la presenza di altre vittime sacrificali anfibide il Rito dell'Evocazione non potrà svolgersi adeguatamente... -

La pinza attorno al suo collo si strinse un po' di più.

- Troveremo una soluzione. -

FINE SECONDA PARTE

Continua...