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(100 ragioni per amare La Vendetta dei Sith)
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37) Airport '77
L'atterraggio di fortuna della Invisible Hand sembra un piccolo omaggio ai vari polpettoni catastrofici della serie Airport... '77, '78, '80 ecc. Il classico atterraggio in condizioni difficili, con tanto di crollo di una torre di controllo.
La rocambolesca parte inziale del film, degna di un inizio da Indiana Jones, dopo il genere piratesco tocca quello catastrofico. Star Wars ancora miscuglio di generi, Star Wars ancora sincretismo, fantasia, avventura e rielaborazione serena e divertita di generi e sottogeneri pulp e pop, senza paure, senza scrupoli.
38) La zoomata
La sequenza termina con una zoomata che senza soluzione di continuità ci conduce dal campo lungo a un primo piano dei nostri eroi sul ponte di comando della nave. Nulla di assolutamente innovativo, ma sicuramente inedito nei film della saga e realizzato tecnicamente in modo ineccepibile.
39) È la nave che ha fatto la rotta di Kessel in meno di dodici parsec
Come già accadde in Episode II, all'arrivo di Anakin e Padmé allo spazioporto di Naboo, anche in Episode III troviamo un Millennium Falcon, precisamente all'arrivo di Anakin, Obi-Wan e Palpatine ai moli del Senato dopo la liberazione del Cancelliere. In questo caso la nave non è semplicemente "parcheggiata", ma sta volando, e vediamo i suoi tipici motori di poppa. Ovviamente non si tratta della nave di Lando prima e di Solo poi, troppo giovani all'epoca dei Prequel. È un normale mercantile corelliano YT-1300 (nella scena di Episode II erano due).
40) L'amore nell'ombra
Lo scenario in cui Anakin e Padmé si incontrano nuovamente dopo cinque mesi di forzata lontananza è affascinante, appartato, ombroso, simile a un chiostro medievale. Un luogo in cui sussurrare segreti, come la notizia che Padmé è incinta. La fotografia esalta i visi distribuendo luce e ombra con sapienza; e Christensen riesce a mettere tutto nella sua espressione: sorpresa, gelo, panico, gioia sincera, amore.
Come Anakin saggiamente dice, è il momento più bello della sua vita: è un eroe acclamato da tutta la Repubblica, ama ed è riamato, diverrà padre. Può davvero dirsi felice. L'ora più piena ma anche l' ultima della sua felicità. Da quel momento in poi per lui ci sarà solo dolore, per sempre.
41) Ciambelle, cuffie?
La leggendaria e curiosa pettinatura di Leia in ANH, già vista in Episode II quando la madre Padmé è nei prati di Naboo, torna ora in Episode III nella scena dell'incontro segreto in una leggera variante.
42) Dalla melensaggine alla morte
Sì, la scena del balcone e della spazzola per capelli può a buon diritto apparire melensa, in pieno stile "Lucas anni '50", lo stile stucchevole adottato volutamente dal regista per Episode II. Ma c'è qualcosa che forse è sfuggito ad alcuni: la scena è indispensabile in quel momento in quanto finalizzata al contrasto con quella che la segue immediatamente, cioè la drammatica sequenza del primo incubo di Anakin, attraversato dall'urlo di dolore lacerante di Padmé e dal pianto dei neonati. Il contrasto funziona bene proprio perché la scena precedente era improntata alla più serena tenerezza e persino a moine in sé stucchevoli.
La melensaggine assume una sua dignità e una sua utilità se viene, come dire? punita da quello che segue. È una nemesi, una catarsi per molti spettatori che invocano un taglio netto alle dolcezze. Arriva subito, infatti, la catartica punizione. Sbagliato credere che il regista per stupidità o ingenuità non si renda conto e "remi contro" il pubblico: non è affatto ignaro di come suonino certe frasi all'apparenza; è molto meno stupido di quanto si creda e sa bene come far funzionare i contrasti. Semmai è il pubblico, una parte del pubblico, ad aver disimparato certi trucchi della narrazione tradizionale, della letteratura, delle opere antiche ed eterne, di una semplicità disarmante; è il pubblico, sovente rincitrullito dalla televisione e dai ritmi da videoclip imperanti, che pretende di trarre conclusioni immediate, attimo per attimo, e non ha pazienza d'attendere di raccogliere significati, di costruirli attraverso la visione. La fretta del giudizio è quella che ha rovinato la visione dei Prequel a molti.
Non è stupido Lucas ma non è stupido nemmeno il pubblico: dovrebbe solo essere un po' meno arrogante e sputasentenze. L'umiltà nell'accostarsi a un'opera (a qualsiasi opera), riconsiderandola, produce buoni frutti e fa scoprire significati e ricchezze interessanti.
Nella scena in esame, il contrasto di tono è a tal punto intenzionale che la "tendina" utilizzata per il passaggio da una scena all'altra è fatta di riquadri o finestrelle, una delle quali si stringe sul volto sorridente di Padmé fino all'ultimo fotogramma: nel fotogramma successivo il suo sorriso si è trasformato in una smorfia di dolore straziante. Arte. Semplice ed elegante ma arte.
43) No! Io.
"No, perché io sono innamorato di te".
"No, io te lo prometto".
Anakin ha sviluppato una spiccata tendenza a contrapporsi nettamente nelle discussioni con Padmé, ponendosi al centro di ogni cosa anche quando sembra che parli della bellezza di lei: lei è bella perché è lui a esserne innamorato; in ultima analisi è lui a decidere, a controllare le cose. La sua smania di controllo possessivo della realtà è al centro dei Prequel. Anche più avanti è lui a porsi al centro, a detenere il potere e il controllo, dicendo che è lui a prometterle di salvarla, che spetta a lui farlo. Lui artefice della sua bellezza, lui arbitro della sua vita e della sua morte. Arrogante e vaderiano, no?
44) Cecità d'amore
"Allora l'amore ti ha reso cieco?".
Se ridiamo di questa frase significa che abbiamo perduto la capacità di decodificare con buonsenso e gusto il meccanismo tragico più forte che permeava già le opere antiche, l'ironia tragica, della quale Episode III in particolare è saturo. Si tratta dunque di un'uscita amaramente profetica: Anakin è davvero cieco per amore. È precisamente ciò di cui il film parla: la cecità di Anakin di fronte alla via che sta intraprendendo a causa del suo attaccamento. Tutto d'ora in avanti lo testimonierà.
Mi annovero tra quelli che dovrebbero cospargersi il capo di cenere per aver sputato sentenze su questa frase alla prima visione del film. Mea culpa e chapeau a Lucas. Forse siamo noi spettatori a essere ciechi e a dare del cieco all'Autore...
45) Gli incubi
Gli incubi di Anakin sulla morte della madre Shmi in Episodio II e quelli sulla morte di Padmé in Episodio III sono legati da un filo conduttore la cui importanza nella trama è di tutta evidenza; e c'è anche una simmetria nelle scene che li rappresentano; senonché ne La Vendetta abbiamo modo di assistere direttamente alle terribili visioni sulla morte dell'amata.
46) È il futuro che vedi
Mai prima d'ora in Star Wars era stato mostrato in scena un sogno, anzi praticamente non ci si era mai allontanati dalla pura linearità diegetica. L'unico precedente era la visione avuta da Luke a Dagobah, in cui si trovava ad affrontare l'ombra fantastica di Darth Vader, scoprendovi il proprio volto. Ma dietro la cinepresa c'era Irvin Kershner, non Lucas, il quale non interrompe mai la consequenzialità, la temporalità lineare, non usa flashback o flashforward. Qui invece abbiamo ben due eccezioni a questa regola: il sogno e la successiva visione da sveglio.
La visione di Anakin conduce il giovane al Lato Oscuro, quella di Luke rischia di fare lo stesso, perché Luke affronta Vader animato dalla vendetta; ma il suo destino e le sue scelte saranno molto diversi da quelli del padre.
47) Anakin's Theme
Destatosi dall'incubo, Anakin medita nella veranda e viene raggiunto da Padmé. In sottofondo si sente una versione straziata del tema di Anakin bambino; non a caso il Prescelto prenderà in mano il ciondolo di japor dell'amata rievocando il giorno in cui glielo diede.
Il tema musicale spiega che sono in gioco i sentimenti di Anakin, il suo attaccamento, la sua paura di perdere chi ama, che lo perseguita fin da bambino.
48) Il nostro bambino è una benedizione
Anakin è illuminato nel pronunciare queste parole. È la verità: il loro bambino, Luke in particolare, più di Leia, sarà per Anakin / Vader una benedizione, sarà lo strumento del destino che gli permetterà di tornare sui suoi passi, di tornare a essere se stesso.
49) Dolore, sofferenza, morte
Episode II, Yoda (su Anakin): "Dolore, sofferenza, morte io sento. Qualcosa di terribile è avvenuto. Il giovane Skywalker soffre molto, soffre tremendamente".
Episode III, Anakin a Yoda: "Dolore, sofferenza, morte".
Anakin pronuncia le stesse parole ("pain, suffering, death") che Yoda aveva pronunciato nel momento in cui, tre anni prima, aveva percepito la strage dei tusken e udito il grido di Qui-Gon nella Forza, e le pronuncia nello stesso luogo in cui Yoda si trovava allora a meditare, la cosiddetta "casa degli anziani" nel Tempio Jedi.
50) Learn to let go: l'attaccamento e il distacco
La paura del distacco e la necessità di superarla: questo è nientemeno che il tema portante della Trilogia dei Prequel.
Il piccolo Anakin aveva paura di perdere la madre, dalla quale si era dovuto distaccare, dopo aver sviluppato per nove anni nei suoi confronti un grande affetto. Yoda lo sentiva e non voleva fosse addestrato: "La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all'ira, l'ira all'odio, l'odio conduce alla sofferenza. Io sento in te molta paura".
Shmi (dallo spot tone poem di Episode I a lei dedicato): "Learn to let go", cioè impara a distaccarti, da me, e poi da ogni altra persona e cosa. Le parole della madre indirizzavano Anakin sulla retta via dei Jedi, quella vita di rinunce e mortificazione riguardo alla quale anche Qui-Gon Jinn lo metteva in guardia. Un Jedi deve avere "serissimo impegno, profondissima mente", come dirà un giorno Yoda a Luke su Dagobah.
Anakin, invece, resta invischiato nei propri sentimenti. Non porta a compimento il distacco dalla madre, vive come un trauma spaventoso la sua morte, che non ha saputo impedire, e parallelamente si attacca ancora di più a Padmé, della quale era già innamorato, concentrando su di lei tutto il suo amore, ponendola al centro della propria vita, sopra la sua vita da Jedi. Spinge il suo attaccamento alla violazione delle regole dell'Ordine, con il matrimonio segreto. Infine arrivano i nuovi incubi e con essi una nuova ondata di paura e attaccamento morboso. Yoda prova a insegnare ad Anakin la dottrina del distacco:
Yoda: "La paura del distacco è la via che conduce al Lato Oscuro".
Anakin: "Non permetterò che queste visioni si avverino, Maestro Yoda".
Yoda: "La morte è parte naturale della vita. Gioisci per coloro che intorno a te si trasformano nella Forza. Dolore non avere. Rimpianto non avere. L'attaccamento conduce alla gelosia. L'ombra della bramosia essa è".
Anakin: "Cosa devo fare, Maestro Yoda?"
Yoda: "Esercitati a distaccarti da tutto ciò che temi di perdere" (in originale: "Train yourself to let go of everything you fear to lose").
Uno splendido insegnamento del quale chiunque potrebbe fare proficuamente tesoro, a patto di non fraintenderlo: l'attaccamento che si condanna è quello ossessivo, quello al quale si subordina tutto, la possessività tipica di Anakin, opposto della compassione di Qui-Gon e Luke: quello un amore egoistico, questo altruistico.
Quelle di Anakin sono solo visioni e tali rimarrebbero se il Prescelto non cercasse di evitarle, poiché proprio nel nercare di evitarle finisce per realizzarle (peripezia tragica, cfr. l'ultimo punto del saggio). Sente soffrire l'amata... ma in un semplice incubo; non è la realtà. E Yoda che gli consiglia di purificare l'animo, di esercitare un sano distacco da un eccesso di coinvolgimento, da un eccesso di suggestione, ha ragione (pur nella freddezza tipica dei vecchi Jedi). Anakin non è mosso dall'urgenza di salvare una donna in pericolo, è mosso solo dalla paura, memore del precedente: la madre. Si fa solo suggestionare a tal punto dai suoi incubi da abbracciare la via del male e... realizzarli.
Palpatine, che conosce i sogni oscuri del suo prediletto, è in agguato per offrire ad Anakin ciò che desidera: l'attaccamento, cioè la licenza di abbandonarvisi. Da cattivo maestro, è pronto ad assecondare i suoi desideri, a dirgli che può avere tutto ciò che vuole, che può rendere ogni cosa come la desidera, realizzando ogni suo desiderio senza rinunciare a niente, come gli sciocchi Jedi gli dicono di fare. Un insegnamento diametralmente opposto a quello di Yoda, una contrapposizione di lezioni di vita che non potrebbe essere più stridente. Se il grande Maestro insegna ad accettare la morte, Palpatine spinge Anakin a cercare di ingannarla, come pare fosse riuscito a fare Darth Plagueis il Saggio:
Palpatine: "Aveva una tale conoscenza del Lato Oscuro che era persino in grado di impedire alle persone che amava di morire".
"Impara a conoscere il Lato Oscuro della Forza e sarai in grado di salvare tua moglie da morte certa".
"Usa la mia conoscenza, ti supplico" - "Apprendi il potere del Lato Oscuro, Anakin, il potere di salvare Padmé".
"Fa' ciò che va fatto, Lord Vader, non esitare, non avere pietà. Solo allora diverrai così potente nel Lato Oscuro da salvare Padmé".
L'attaccamento elevato a sistema.
51) Imparerò anche a impedire che la gente muoia
Fin dai tempi di Episode I George Lucas ha dunque costruito quella che alla fine si è rivelata la tematica principale dei Prequel, la risposta alla domanda delle domande, il perno intorno a cui ruota la conversione di Anakin al Male, l'origine stessa del mito di Darth Vader, insomma la ragione per la quale i tre film sono stati realizzati: un tema —quello dell'attaccamento— inaspettato, spiazzante e bellissimo; il tema, insomma, dell'incapacità di distaccarsi da ciò che si ama, cercando di piegare la realtà ai propri voleri. Fino a cercare di farsi arbitro della vita e della morte.
Episodio I: "Non voglio che le cose cambino" / "Ma non puoi impedire che cambino, così come non puoi impedire ai soli di tramontare".
Episodio II: "La vita sembra più facile quando riesci ad aggiustare qualcosa. Io sono bravo ad aggiustare le cose, lo sono sempre stato. Ma non sono riuscito... Perché è dovuta morire? Perché non ho potuto salvarla? So che ne avrei avuto il potere" / "Ci sono certe cose che nessuno può aggiustare. Non sei onnipotente, Anakin" / "Be', devo diventarlo. E un giorno lo diventerò. Diventerò il Jedi più potente di tutti i tempi. Te lo garantisco. Imparerò anche a impedire che la gente muoia".
Episodio II: "Non ho avuto la forza per salvarti, mamma. Non ho avuto tanto potere. Ma prendo l'impegno a non fallire mai più".
Episodio III: "Era solo un sogno" / "Sì ma questo non voglio che si realizzi".
Episodio III: "Ti prometto che non morirò durante il parto" / "No, io te lo prometto".
Episodio III: "L'amore non ti salverà! Solo i miei nuovi poteri possono farlo".
Episodio III: "Insieme potremo dominare la galassia. Ogni cosa sarà come la vogliamo!".
52) Gli schiaffi del Consiglio ad Anakin
Due volte Anakin sente il Consiglio opporsi a lui e fargli quello che ai suoi occhi appare un oltraggio. La prima volta quando, pur accettandolo controvoglia tra i suoi membri come rappresentante del Cancelliere, il Consiglio gli nega il rango di Maestro Jedi; la seconda quando affida la missione di cattura di Grievous non a lui come richiesto da Palpatine ma a Obi-Wan ("Dubiterei della saggezza collegiale del Consiglio se non affidassero a te questa missione", e più tardi "Spero che Kenobi sia all'altezza del compito"). Entrambe le volte Anakin è preso in mezzo a una lotta di potere che contrappone da una parte i piani di Palpatine e dall'altra la volontà del Consiglio Jedi di arginarne il potere, che ormai si materializza anche in Anakin, "cavallo di Troia" del sinistro Cancelliere tra i Jedi.
53) La disapprovazione dei Jedi
Assistiamo a momenti molto tesi tra Anakin e i membri del Consiglio, momenti nei quali percepiamo che una molla si sta caricando, una molla di frustrazione, odio, rancore; e già sappiamo come si scaricherà.
Resta impresso il comando stizzito di Mace Windu: "Vai a sederti, giovane Skywalker", mentre Obi-Wan fissa il suo ex allievo scuotendo la testa con una disapprovazione amara e costernata.
54) Il complotto incrociato: scontro istituzionale
Anakin preso tra due fuochi, Anakin in bilico, dunque. È qui che il suo personaggio si arricchisce e acquista profondità, quando il narratore lo sottopone a uno stress nuovo mettendo sulla sua strada pericolose prove dell'intelletto. L'avventura di Anakin nella parte centrale del film è un'impresa intellettuale, una battaglia del discernimento dalla quale uscirà sconfitto. Capire chi è il bene e chi è il male non è certo facile, nella vita di nessuno. E in realtà bene e male sono mescolati in ciascuno.
Palpatine si presenta come una vittima, uno statista che si sente minacciato e non sa più di chi fidarsi, nel contempo chiedendo fiducia: "Spero che ti fidi di me, Anakin" / "Certamente" / "Devi aiutarmi, figliolo", gli dice nominandolo suo personale rappresentate presso il Consiglio dei Jedi. Per il bene della Repubblica.
A questa mossa inquietante il Consiglio, dopo aver rintuzzato la baldanza di Anakin che sentendosi "coperto" da Palpatine alzava i toni e le pretese, risponde con una contromossa segreta ("[Ecco perché] devi aiutarci, Anakin"), che non deve essere messa agli atti pubblicamente: se Palpatine vuole in qualche modo spiare il Consiglio allora il Consiglio spierà lui; e lo farà per il bene della Repubblica. Per il vero bene della Repubblica.
Si tratta di uno scontro istituzionale in piena regola, il primo conflitto di potere tra la Repubblica e i Jedi, e il Prescelto si trova preso tra due fuochi, intimo amico del Cancelliere e insieme l'eroe Jedi di maggior spicco.
55) Non è da Jedi: l'etica forte di Anakin
Già in Episode II Anakin aveva avuto un moto di senso del dovere molto forte dopo la strage dei sabbipodi. "Io sono un Jedi e questo non è degno di un Jedi" ("I'm a Jedi: I know I'm better than this" in lingua originale). E subito dopo mostrava di voler obbedire a Mace Windu non accorrendo in soccorso di Obi-Wan; e infine, più avanti, accettava di lasciare indietro Padmé per inseguire Dooku.
Già allora Anakin ci appariva tutt'altro che una piatta figura di scapestrato privo di scrupoli. Adesso, in ROTS, i momenti in cui l'etica forte di Anakin emerge sono molto numerosi e pesanti ai fini della storia. Per due volte, nella sola parte iniziale del film, Palpatine induce Anakin a compiere azioni sbagliate spacciandogliele come la cosa giusta da fare; e per due volte fanno la stessa cosa i Jedi.
Il Cancelliere lo istiga a uccidere Dooku e Anakin obietta "Non dovrei"; e dopo essersi sentito dire che ha fatto bene, che ha fatto la cosa giusta perché era troppo pericoloso per restare in vita, non cede tanto facilmente e continua a obiettare: "Sì, ma era prigioniero e disarmato: non avrei dovuto, non è da Jedi". Subito dopo Palpatine vorrebbe indurlo ad abbandonare Obi-Wan privo di sensi; nuovamente Anakin non segue l'ordine di Palpatine.
Nel frattempo il giovane confida la sua insoddisfazione all'amata e ammette di sentirsi in colpa per la sua aspirazione a un maggior potere: "Voglio di più; e so che non dovrei". I principi morali sono ancora solidi.
Tocca ai Jedi metterli nuovamente alla prova; anch'essi per due volte inducono il Prescelto a compiere azioni discutibili: prima spiare il Cancelliere (Anakin obietta che è un mentore e un amico e che è contro il codice spiarlo), poi aiutare a dargli il colpo di grazia perché è troppo pericoloso per essere lasciato in vita come era stato detto di Dooku (e ancora si oppone: "Dev'essere giudicato!" / "Non è da Jedi! Deve vivere!"). Infine l'etica viene gettata alle spalle: "Ho bisogno di lui!"; è una scelta: costretto a scegliere tra i suoi principi morali e la vita di Padmé, Anakin non ha più dubbi, sceglie Padmé e infrange le regole. Ma colpendo Mace, non Palpatine. Il resto è storia.
Altri moti di senso del dovere e umiltà sono le scuse a Mace Windu dopo la sfuriata in Consiglio, le scuse a Obi-Wan prima della sua partenza per Utapau, quando Anakin chiede perdono per la propria impazienza e mancanza di rispetto, sconvolto dalle umiliazioni. Infine, persino dopo la "scelta di campo" finale nello scontro con Windu, il Prescelto è assalito dal senso di colpa, segno che il suo passaggio al Lato Oscuro è molto più sfumato di quanto alcuni abbiano detto: "Che cosa ho fatto!" geme perdendo l'equilibrio schiacciato a terra dal peso del suo crimine.
56) Anakin fascista
Episode II: "Be', se funziona..."
Episode III: "Be', questo vuol dire meno discussioni e più azione. Non è meglio? Ci sarà più facile porre fine alla guerra".
Due volte negli ultimi due episodi abbiamo sentito Anakin esprimere idee antidemocratiche classificabili come destrorse, improntate allo spostamento del potere decisionale dalla politica al singolo leader: un uomo forte, "uno con le idee chiare", uno che decida per tutti per non perdersi in inutili dibattiti. Questi aspetti sono utili a restituire di Anakin una figura complessa, nella quale ci sarà uno spazio non secondario per la convinzione razionale sulle ragioni della dittatura: Anakin seguirà Palpatine anche perché lo ammira e incarna la sua idea di leader. Pur prescindendo dalle altre più pesanti motivazioni, questa resta una scelta reale.
57) Armonia d'amore
Dopo un breve litigio causato proprio dalle differenze di vedute politiche, Anakin e Padmé si abbracciano sulla veranda della senatrice. La posa che i due assumono dà vita a una figura piramidale che presenta una simmetria visiva molto evidente e risulta particolarmente armoniosa e gradevole. Ennesimo "dipinto" lucasiano in cui la geometria e gli equilibri visivi sono curatissimi.
58) Il tenente Faytonni
Quando Anakin sta entrando nel teatro dell'Opera di Coruscant è possibile scorgere sulle scale un personaggio già visto in Episode II nell'Outlander Club, quando Anakin e Obi-Wan cercavano Zam Wesell: si tratta del tenente Dannl Faytonni, che altri non è che... Anthony Daniels, ovvero C-3PO.
59) Il Barone Papanoida
Come Alfred Hitchcock, come Peter Jackson e mille altri registi, anche Lucas ama comparire in piccoli occulti cameo nei suoi film. Ecco il già celebre Barone Papanoida all'ingresso del teatro. Accanto a lui la senatrice Chi Eekway, cioè la figlia Kathy.
60) "Lasciateci"
Episode III: "Lasciateci".
Episode VI: "Guardie, lasciateci".
Un'altra situazione che trova un parallelismo è quella in cui perentoriamente Palpatine ordina a personaggi minori di allontanarsi, dal momento che vuole parlare in privato con uno Skywalker. In Episode III invita in modo alquanto freddo e autoritario i suoi collaboratori ad abbandonare il palco all'Opera per poter parlare liberamente con Anakin, svelandogli cose segrete.
In Jedi l'Imperatore, nella sala del trono della seconda Morte Nera, ordina alle guardie rosse di allontanarsi quando Luke arriva al suo cospetto insieme a Vader: anche qui la scena deve appartenere solo a loro: non c'è posto per gli anonimi che non fanno la Storia.
61) Cerca dentro di te
Episodio III, Palpatine ad Anakin: "Anakin, cerca dentro di te. Tu sai, non è vero?".
Episodio V, Palpatine a Vader: "Cerca dentro di te, Lord Vader, tu sai che è vero".
Episodio V, Vader a Luke: "Cerca dentro di te... tu sai che è vero".
Episodio VI, Luke a Vader: "Cerca dentro di te, padre... non puoi farlo. Avverto il conflitto che è in te".
A quanto pare, cercare dentro se stessi è qualcosa che i Jedi e i Sith devono fare spesso. In originale la locuzione è fissa ed è "search your feelings" e fortunatamente in italiano si è fatto attenzione a tenere costante la traduzione "cerca dentro di te" evitando nuove rese che smarrissero la continuità.
Come avverrà anche in Episode I con la frase "tu presumi troppo" (passata come un virus da Nute Gunray ad Amidala, da Amidala a Qui-Gon e da Qui-Gon a Yoda) anche qui una locuzione viene passata da un personaggio all'altro con una concatenazione evidente: da Palpatine ad Anakin/Vader, da lui a Luke e da Luke di nuovo al padre: ognuno fa tesoro di una frase che gli viene detta e la "gira" a un altro personaggio caricandola di nuovi significati.
62) Da un certo punto di vista
Episodio I, Obi-Wan: "Non è mancanza di rispetto, Maestro, è la verità!" / Qui-Gon: "Dal tuo punto di vista".
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Episodio III, Palpatine ad Anakin: "Il bene è un punto di vista, Anakin"
Episodio III, Anakin a Obi-Wan: "Dal mio punto di vista i Jedi sono il male!"
Episodio VI, Obi-Wan a Luke: "Quindi ciò che ti dissi era vero, da un certo punto di vista".
Come sopra, per il discorso del concatenamento delle locuzioni che "migrano" da un personaggio all'altro.
(segue)
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