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(L'eroe tragico)
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     Anakin

     Per molti anni non è stato possibile svolgere una trattazione su Anakin Skywalker se non per sommi capi, sulla base di una manciata di informazioni affidate all'immaginazione, benché già ampiamente note al pubblico: pochi punti fermi avvolti per lungo tempo nel mistero, quali le imprese eroiche di Anakin, il suo passaggio al Lato Oscuro, la nascita dei gemelli, ecc. Soltanto oggi, a Prequel realizzati, l'analisi del personaggio può basarsi su fatti anziché su supposizioni: si può finalmente affrontare la saga nella sua unità formale, analizzando il personaggio di Anakin nell'ottica corretta, quella di vero protagonista dell'esalogia di Star Wars, che potrebbe a buon diritto essere denominata Anakineide.

     Eroe tragico e tirannico

     In Anakin si ritrovano, combinati tra loro con grande efficacia, da una parte i tratti del dio / eroe fanciullo e dall'altra quelli dell'eroe tragico / tiranno greco. Egli è immagine del týrannos nel modo in cui l'Edipo del mito ne è il prototipo, insieme ad alcuni tiranni storici: si pensi alla biografia di Periandro di Corinto, il primo in ordine di tempo (VII-VI secolo a.C.). I tiranni greci non erano dittatori dispotici nell'accezione moderna del termine, ma aristocratici leader, ammirati e sospesi tra gloria e rovina, le cui vite ricalcavano quelle del mito e divenivano a loro volta modello per l'elaborazione scenica degli eroi tragici (la biografia periandrea tradizionale ricalca quella edipica ma poi l'Edipo di Sofocle, nel V sec., si rifarà allo stesso Periandro).
     Anakin, come loro, conosce successo effimero e caduta rovinosa, un destino che sembra scritto nella sua stessa diversità ontologica, nella sua alterità genetica.
     Inoltre il personaggio lucasiano vive una cruciale esperienza tipica dell'eroe tragico, la peripezia, che già abbiamo visto accennata nel figlio Luke; ma questa volta l'oscuro cammino del dolore sarà percorso fino in fondo, fino alla tragedia, o meglio alla catastrophé finale.
     L'intera vita di Anakin, che non a caso conosciamo in tre fasi, da bambino, da ragazzo e da adulto (a differenza di Luke, che vediamo solo da ragazzo) ripercorre le tappe di quella degli antichi eroi semidivini, degli eroi tragici e dei tiranni.


nascita prodigiosa concezione virginale di Anakin da parte di Shmi Skywalker (non "immacolata concezione" di Shmi, che è una donna normale)
natura sovrumana Anakin è il Prescelto, Figlio della Forza, concepito per mezzo dei midichlorian, cioè della vita stessa
imperfezioni fisiche
  • una "anomalia" fisica è l'enorme quantità di midichlorian nelle cellule, ma si tratta di una qualità positiva;
  • da bambino ha la trasmittente tipica degli schiavi di Tatooine inserita sotto la pelle, segno di inferiorità;
  • nel corso del tempo si procura mutilazioni sempre maggiori (il braccio destro contro Dooku e tutti gli arti contro Obi-Wan)
  • iperintelligenza il piccolo Anakin ha un talento innato per la meccanica, è molto più sveglio e arguto dei suoi coetanei
    capacità semi-divine Anakin possiede una percezione della Forza unica, un istinto senza eguali che gli permette anche di correre sui pod; vede le cose prima che accadano e fa sogni premonitori
    "orfano" abbandonato in un luogo remoto, talvolta con la madre; familiarizza e comunica con creature e animali
  • Anakin vive sul remoto Tatooine con la madre Shmi, "orfano" di un padre che non esiste affatto; e poi "orfano" anche quando lascerà la madre; infine "orfano" anche del paterno maestro Qui-Gon Jinn;
  • vive in mezzo a esseri di ogni tipo, con cui ha familiarità e la cui lingua sa parlare
  • suo stato di inferiorità / superiorità da bambino ("l'inizio insignificante") Anakin è uno schiavo, ma ha facoltà semi-divine e un destino grandioso che lo attende
    imprese da fanciullo
  • le corse dei pod a Tatooine e
  • le imprese in orbita nella battaglia di Naboo contro la Nave Controllo Droidi della Federazione dei Mercanti
  • considerato sapiente Anakin è considerato il Prescelto destinato a portare equilibrio nella Forza, ma per il momento appare irrequieto; tuttavia sarà il più giovane Jedi ammesso nel Consiglio
    sogno che ha per oggetto la madre (nei týrannoi ha carattere sessuale) Anakin sogna ripetutamente la madre in pericolo
    superamento di alcune prove, donde
  • il successo
  • le nozze con una regina e
  • il potere
  • una prima prova è la corsa che gli fa guadagnare la libertà. Anni dopo, le
  • imprese nella Guerra dei Cloni e
  • le nozze con la ex regina Amidala;
  • Anakin, inoltre, ha gradualmente accesso al potere stando accanto al Cancelliere Palpatine
  • nozze memorabili nozze con Padmé, ex regina Amidala, che sposa in segreto, contravvenendo alle regole dell'Ordine Jedi
    anormalità sessuale sposa una donna cinque anni più vecchia di lui e diventa, in qualche modo, "paredro" accanto alla "potnia" (1)
    dominato dalla veemenza delle proprie passioni e dei propri istinti Anakin non sempre sa controllare le proprie passioni: gli accessi d'ira e l'attaccamento affettivo
    successo che implica fatalmente la rovina e la caduta la gloria porterà Anakin alla superbia e al Lato Oscuro, quindi alla rovina della dannazione: già da subito vuole "di più"
    follia ("accecamento") Anakin prigioniero del Lato Oscuro, accecato dall'ossessione di impedire che coloro che ama muoiano; questa follia lo rende un altro sé, Darth Vader
    illegalità
  • le nozze illegali con Padmé, vietate dall'Ordine Jedi;
  • in seguito Anakin/Vader non diverrà tiranno in prima persona, ma aiuterà l'ascesa di un tiranno
  • trasgressione di ogni limite e misura (crimini orrendi)
  • stermina per vendetta un intero accampamento di predoni tusken, incluse donne e bambini;
  • credendo di poter ottenere il potere di salvare chi ama dalla morte, arriva al punto di cacciare e sterminare i suoi compagni Jedi, compresi i bambini
  • violenza sanguinaria divenuto Darth Vader, prigioniero dell'odio di sé, compierà crimini e violenze nel nome dell'Impero per quasi venticinque anni
    --- elemento originale di Star Wars, tragico ed etico, è la redenzione consapevole e attiva, una ricchezza che manca ai miti più celebrati; inoltre, essa è intrecciata col sacrificio per il figlio
    enfatizzazione della morte (morte memorabile, a contatto col soprannaturale)
  • Anakin/Vader muore purificato dal sacrificio dopo aver ucciso l'Imperatore, a contatto diretto con le forze del male che nel tiranno albergavano;
  • il suo spirito si unisce alla Forza
  • riabilitazione totale, culto civico la fama di Anakin è riabilitata (evita la damnatio memoriae): l'eroe è tornato, il Prescelto ha portato equilibrio; ha compiuto la sua parabola di eroe grande nel bene e nel male


         Qualche differenza rispetto agli schemi archetipici c'è, ma si tratta di dettagli. Anche ai più maligni riesce difficile credere che Lucas non abbia ripercorso quegli schemi appositamente, almeno in parte.
         Una prima discrepanza è riscontrabile nei tratti tirannici che Edipo ha già prima di compiere le sue imprese e salire al potere, mentre la prima fase del giovane Anakin è all'insegna del bene. Il piccolo Skywalker è un essere luminoso e positivo, senza ombre: non è segnato dal male, che invece sceglierà deliberatamente più tardi (il riferimento è piuttosto a Lucifero, l'angelo caduto). Questo Anakin tragico si discosta da Edipo, e da altri tiranni sospesi tra storia e mito, per la presenza di una coloritura etica nel tema della perdizione e nella redenzione, tappe interiori pensate in termini etici moderni e quasi cristiani. Anakin sceglie il male per ragioni precise, Edipo nno sceglie nulla consapevolmente, agisce solo in preda al thymós, al fumus, i fumi della collera cieca, quando uccide il padre ignoto per autodifesa. Star Wars è un racconto più moderno e più etico, persino in una figura come quella di Anakin che ripercorre quasi in ogni dettaglio lo schema del týrannos: bene e male non sono più quelli della tragedia ma quelli della favola, quelli dell'epica cristiana; il libero arbitrio è un concetto estraneo al poeta di Colono e questo la dice lunga sull'impossibilità di ricreare lo spirito originale della tragedia sofoclea. La tragedia greca, nata in un certo contesto storico, è finita e non si potrà mai più far rivivere (né questa era l'intenzione di Lucas, sia chiaro). La pietà e la paura suscitate dalle vicende di Star Wars sono di natura diversa dallo sgomento profondo tipico della cupa e fatalistica tragicità sofoclea. In Star Wars c'è una luce più grande, ci sono la Forza e il libero arbitrio, c'è il santo Luke: la redenzione di Anakin, dunque, sarà consapevole e nobile, allontanandolo da Edipo ma anche dal Wotan della Tetralogia wagneriana.
         È senza timore che affermo che la grandezza di Sofocle può essere eguagliata da un mito complesso, stratificato e affascinante come l'Anakineide di Lucas.

         La prima fase della vita di Anakin, quella infantile, attinge a piene mani ai mitologemi dell'infanzia divina: si pensi a quella di Zeus, Ermes e Dioniso, solo per restare nell'ambito occidentale. La sua nascita è prodigiosa, tipica di un (semi)dio, la sua natura è più che umana, poiché trascende i confini dell'uomo; e tuttavia le condizioni di partenza contrastano con questa superiorità naturale: il giovane semidio, che vive a contatto con esseri fantastici, versa in una condizione di inferiorità (schiavitù, nel caso di Anakin), ma già manifesta le sue doti superumane.

         Dalla seconda fase, quella della giovenizza matura, Anakin ci appare a tutti gli effetti un eroe tragico, cioè il tipo di figura che, descritta nei miti, arriva poi sulle scene di Atene nel V secolo a.C. e la cui tradizione letteraria prosegue anche nei secoli successivi sia in prosa che in poesia. Come si è detto, l'eroe tragico è un uomo di dismisura, un uomo eccezionale nelle cui gesta e nei cui crimini possiamo tutti identificarci per esorcizzare le nostre angosce irrazionali. Nasce diverso e, anche a causa della sua eccezionalità e diversità, giunge là dove agli uomini normali non è consentito andare. Edipo, eroe e tiranno, e il tiranno storico Periandro sono zoppi e questa anomalia, simbolicamente, determina un percorso esistenziale differente: calcano sentieri agli altri preclusi, camminano fuori dalla linea retta, ma sono anche destinati alla caduta; il Prescelto Anakin, allo stesso modo, vive le conseguenze della propria unicità e diversità nel corso di un'esistenza del tutto eccezionale, in ogni fase della vita, un percorso diverso da quello di chiunque.
         Altra caratteristica dell'eroe / tiranno è quella di essere dominato dalla veemenza delle proprie passioni e dei propri istinti: ed anche l'Anakin adolescente non sa sempre dominarsi e conosce esplosioni di collera, desiderio di vendetta, egoismo, abbandono alle passioni proibite; pur accanto a numerosi sussulti di senso del dovere. Ciò lo rende, nel periodo di transizione tra la bontà dell'infanzia e la malvagità della maturità, psicologicamente più sfumato e complesso, meno squadrato degli eroi e tiranni antichi (con buona pace di chi considera i personaggi della saga bidimensionali). Conserva tutta la sua forza paradigmatica ma vi unisce una profondità più affascinante che non intacca per nulla la vertigine catartica della compassione per la sua vicenda.
         Dell'eroe tragico ritroviamo in lui, infatti, proprio l'enorme distanza che separa le vette della gloria e l'abisso della disperazione: si spinge, come Edipo, più in alto degli altri uomini, ma anche molto più in basso. Sotto questo profilo Anakin è veramente paradigmatico: da messianico Prescelto per il ristabilimento di un ordine cosmico, quello della Forza, a tiranno crudele e spietato come nessuno mai, leggendario nel titanismo della propria malvagità; per poi compiere insperatamente, alla fine della vita, proprio il destino cui era originariamente votato. Su questa polarità forte e stridente, la stessa che caratterizza gli eroi tragici più famosi, si può apprezzare la grandezza del personaggio lucasiano. Ma la redenzione finale è un'aggiunta moderna, etica, che rende Anakin più che tragico, metatragico: la tragedia si riapre e svela la propria natura di momento in una sinfonia narrativa più ampia.

         Uno dei tratti più tipici degli eroi tragici è l'accecamento, quello che i greci chiamavano l'ate, una condizione che può essere indotta dalla divinità (o nel caso di Anakin da sé e dai consigli di un divino maligno, Palpatine) e che fa abbattere sull'eroe la sventura; l'ate che conduce alla hybris.
         Verso l'inizio del V sec. a.C. Eschilo sentenziava: "Incatenata ad Ate è la stirpe degli uomini" (Agamennone, vv. 1565-1566). L'ate designa, prima della sventura che si abbatte sull’uomo, l’accecamento che lo induce in errore, e a monte di ciò il demone che causa l'accecamento. Per il pensiero greco arcaico, che partendo da Omero ancora si riflette in Eschilo, l’uomo è sottoposto all'influsso di forze soprannaturali che accecano la sua razionalità fino a indurlo a compiere azioni che di solito condannerebbe. Dunque l'eroe tragico eschileo è al tempo stesso colpevole e vittima di un destino tragico. In quest'ottica Anakin si può considerare vittima delle macchinazioni di Palpatine, autentico demone pronto a indurre il Prescelto a cadere nella follia rovinandosi con le proprie mani. Ate è "l’annebbiarsi o lo smarrirsi temporaneo della coscienza normale, […] l’operazione demonica esterna" (2). Torna alla mente il delirio di onnipotenza di un Anakin ormai trasfigurato dalla corruzione del male, un giovane dal cuore avvelenato, dall'animo corrotto, il cui bene è andato distrutto: Padmé, infatti, afferma di non riconoscerlo più.
         Su questa struttura arcaica si innesta, però, il tema giudeo-cristiano del demonio, di Satana, come tentatore che non vuole solo "rovinare" l'uomo e vederlo distrutto per capriccio, ma piuttosto indurlo a corrompersi e a vivere in un mondo di tenebre perché egli gode della corruzione stessa: anche in questo caso Star Wars è più stratificato della tragedia antica e non si accontenta di un solo livello interpretativo.
         In Omero l'accecamento o ate è frutto dello phthónos ton theón, l'invidia degli dei nei confronti della gloria umana: essi "abbassano" chi si è troppo innalzato. Già Eschilo, però, non si accontenta più di questa chiave di lettura poco rispettosa del divino e che fa degli eroi tragici quasi delle semplici marionette. Egli pensa piuttosto che la gloria e il successo producano anche frutti perversi: la sua sensibilità religiosa lo induce a vedere nell'accecamento non la gelosia del divino verso l'umano che ha raccolto troppa gloria, bensì un intervento dettato da intenti punitivi, un'indignazione per una hybris commessa, l’arroganza figlia dei successi, che provoca la perdita della coscienza dei propri limiti. L'uomo, insomma, si acceca da solo e gli dei non fanno altro che dar corso al male autoinflittosi. Successo, arroganza, accecamento.
         Se in Omero, però, gli eroi sono marionette del fato, in Eschilo il male ha cause precise nelle colpe umane. In Sofocle, infine, come già illustrato in precedenza per le vicende di Luke, il problema del male e del dolore è molto più complesso e insondabile: il massimo poeta tragico ha minori certezze rispetto al suo predecessore Eschilo e vede quello del giusto sofferente come un problema cosmico insolubile e fonte di angoscia, con gli effetti catartici che Aristotele descriverà nella sua teorizzazione a posteriori.
         In qualche modo la vicenda di Anakin appare più eschilea, quella di Luke più sofoclea: il dolore del primo appare conseguenza di una punizione più spiegabile: a colpa è seguita punizione, a tracotanza accecamento e rovina; il dolore del figlio, invece, appare una sofferenza più ingiusta e fonte di compassione: non c'è vera hybris in Luke, non c'è smarrimento del proprio limite come vi fu in Anakin. Il vero eroe tragico è quello in cui si intrecciano la vittima e il colpevole: e questo modulo è applicabile proprio ad Anakin, non al "santo" Luke. Se la tragedia si abbatte anche sul giusto sofferente, sgomentandoci, tanto più essa colpisce chi contribuisce al suo attuarsi tramite le proprie colpe.

         Lasciamo per ultima, perché fondamentale, la riflessione più tecnica, di carattere narrativo e letterario: la storia di Episode III è una tragedia compiuta, in senso stretto, "letteraria" e nobilissima, esattamente come TESB. L'Episodio V sorprese il mondo nel 1980 con la sua potente rivelazione, l'agnizione tragica di cui parliamo in altri articoli dello SW Athenaeum sull'eroe tragico. Anakin non conosce l'agnizione, ma la peripezia sì. Con La Vendetta dei Sith George Lucas si è ripetuto, portando a compimento la sua opera con l'inserimento nel suo cuore, nel suo snodo centrale, di un altro meccanismo tragico perfetto e sublime, la peripezia tragica, cioè l'improvviso rovesciamento della sorte del protagonista, e per di più nella sua forma più perfetta e tremenda, cioè l'attuazione del proprio destino nel tentativo di impedirlo (come Edipo che giunge a Tebe fuggendo da Corinto, ignaro del fatto che i suoi veri genitori vivono proprio lì).
         Anakin cerca di sottrarsi al futuro di Padmé intravisto in sogno, cerca di bloccarne la realizzazione, tipica hybris tragica, peccato di tracotanza contro il divino; e proprio così facendo egli finisce per porre in atto il destino da cui tentava di sfuggire.




         Lucifero, dio fanciullo, eroe tragico tirannico, mito di morte e risurrezione, Faust e persino Frankenstein: nell'Anakin della trilogia dei Prequel si intrecciano innumerevoli mitologemi antichi e miti moderni, in modo assai efficace. Nessuno restituisce una chiave di lettura esaustiva perché il loro intreccio sapiente è il solo significato il rispetto delle regole della tragedia. Che bisogno c’era di mostrare, o di farci udire in modo esplicito la suprema crudeltà compiuta da Anakin, l’eccidio dei Padawan? Proprio nessuno. Esattamente come non c’è nessun bisogno di mostrarci Medea che uccide i propri figli, o di vedere Norman Bates che accoltella la sua vittima sotto la doccia. A Lucas (e agli spettatori) basta una spada laser che si accende, e lo sguardo sbarrato di un bambino. Il resto vien da sé.

         Per concludere

         Un'obiezione alle analisi che conduciamo in questa sezione può essere la seguente: qui si fanno dire a Lucas cose che egli probabilmente non si è mai sognato, né ha mai inteso significare.
         Può darsi, in un certo numero di risvolti; certamente no in molti altri. Ma se anche per assurdo fosse così, non avrebbe alcuna importanza.
         Ci sono nell'opera potenzialità che per l'autore possono essere ovvie, altre che sono valenze inconsapevoli conferite all'opera stessa sulla base di una tradizione culturale antica, fatta di modelli anch'essi usati inconsapevolmente; una tradizione in cui l'autore è inserito. Questa gamma di possibili influssi si amplia tanto più nel caso che, come Lucas, si abbia avuto una certa frequentazione con altre culture, in particolare quelle orientali.
         Se presento queste righe su "Anakin come Edipo" e "Luke come Edipo" è fin troppo facile obiettare che l'eroe sofocleo (e più in generale del mito greco) si spinge più in là di Luke, arrivando davvero al parricidio e all'incesto, e che presenta quindi delle differenze sostanziali; il problema è piuttosto da porsi in positivo, se cioè la figura di Luke (e ancor più quella di Anakin) porti in sé tracce più o meno inconsapevoli —davvero non conta— e circostanziate di questo tipo di eroe tragico; e soprattutto se esse siano tali da improntarne le vicende nel loro complesso, anche se a livello superficiale esse risultano obliterate e quindi magari contraddette da altre caratteristiche. Ciò che conta è se simili tracce siano presenti o no e —lo abbiamo visto— la risposta indubbiamente è sì.
         Non bisogna dimenticare, comunque, che, nel caso di Luke, questi influssi del teatro tragico costituiscono solo uno degli aspetti della figura del Jedi. La polisemia della fabula è possibile e più che legittima, in quanto l'opera risulta stratificata anche inconsapevolmente, e tanto basta a consentire diverse letture in valenze simultanee. Così anche per Anakin, benché questi si incastoni quasi alla perfezione nel tipo dell'eroe tiranno: ma la sua figura conserva nonostante tutto un ampio margine di originalità. Lucas, insomma, non è certo solo uno stanco ripetitore.
         Come ampiamente dimostrato dagli studi presenti nell'Athenaeum, l'impronta tragica di stampo ateniese non esaurisce certo il repertorio culturale di Star Wars: ecco allora che c'è posto per gli altri aspetti dell'epopea; è lecito, cioè, che l'epopea sia contemporaneamente anche avventura, favola, commedia; e infine parabola spirituale, dunque giudicabile eticamente. Tutti questi aspetti e queste letture coesistono, senza contraddirsi, ma anzi rafforzandosi tra loro.
         Inoltre i numerosi livelli di lettura della saga si susseguono espandendosi concentricamente a mano a mano che dall'episodio IV si passa a considerare gli altri. Preso in sé il primo è una favola naif, in cui tutto sembra facile, il mondo sembra governato da semplici leggi che squadrano i buoni e i malvagi: l'abito di Luke è bianco, segno dell'innocenza, e più in generale bianchi sono tutti i buoni, scuri tutti i malvagi. Considerato insieme agli episodi V e VI diventa già un'epopea (in Empire l'abito grigio dell'incertezza, in Jedi quello nero: il male ormai è conosciuto, sfiorato, ma rifiutato). Guardando l'insieme, alla luce dei Prequel I II III, abbiamo un'epopea più vasta e una vera saga familiare, la storia di Anakin Skywalker: la caduta prima e la redenzione poi. Di capitolo in capitolo si raffina e si approfondisce la visione dei fatti, e cambia il nostro modo di valutare le medesime cose. Non è una sequenza di film serializzati: è un'epopea come nessun altro aveva ancora fatto.
         Si provi ad abbracciare i film di Star Trek con quest'ottica, si provi a farlo coi troppo celebrati telefilm: il risultato è questo? No, è quello di una serie. Un'ottima serie, ma una serie. Le sue componenti non mutano significato se viste alla luce delle altre parti della storia, se non occasionalmente. Il preteso primato di Star Trek —oltre a inserirsi in un confronto già di per sé assurdo per motivi di "genere letterario"— appare ridicolo dinanzi alla grandezza senza tempo della struttura e del contenuto dell'epopea lucasiana.
         La saga di Star Wars, come spieghiamo in altra sede, è un esempio di sovrapposizione e intersezione di una pluralità di miti, o semplici mitologemi, e di sviluppi etici che proprio nella loro compresenza assumono nuove sfumature. Non è la semplice riscrittura di questo o quel mito, ma una rielaborazione complessa di una molteplicità di miti, quasi la rapsodia del patrimonio mitico umano. Vi si trova di tutto, a patto di sapere cosa e come cercare, a patto di non credere di stare assistendo solo a del semplice intrattenimento per le masse.

         Se il titanismo e la dismisura sono metri di giudizio della grandezza di un personaggio, l'Anakin elaborato da George Lucas negli ultimi trent'anni non ha assolutamente nulla da invidiare a personaggi che hanno lo statuto di "icone" culturali da oltre due millenni: Anakin lo è da poco tempo, ma —come Luke— è stato subito percepito e vissuto come tale dal pubblico, come un'icona e un paradigma tragico estremamente popolare, come l'oggetto di una catarsi collettiva; e siamo pronti a scommettere che sarà così molto a lungo.


    Se qualcuno fosse scettico su certe interpretazioni aristoteliche
    basta che guardi cosa c'è nella biblioteca di Lucas...



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         Note:

    (1) Potnia ("signora", nel senso di "potente", radice *pot) è il termine con cui si indica la figura regale femminile delle società matriarcali pre-indoeuropee mediterranee, simbolo terreno della Dea Madre o Terra Madre, la Potnia per eccellenza; pàredro (letteralmente: "che siede accanto", pará + radice *sed) indica invece lo sposo che funge da principe consorte subordinato alla potnia.

    (2) E. DODDS, I Greci e l’irrazionale, Firenze 1986, p 7.





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