Trama:
Sul mondo agricolo di Dantooine (che un giorno sarà una base dell'Alleanza Ribelle) un bambino di nome Paxi Sylo osserva a occhi sbarrati da un'altura la battaglia che si combatte nella pianura sottostante tra le armate dei cloni della Repubblica e quelle dei super battledroids dei Separatisti. Colonne di fumo si alzano in cielo e all'improvviso una cannoniera repubblicana sfreccia sulla sua testa.
Lo scontro infuria con alterne fortune, mentre i cloni guadano un torrente e portano avanti l'offensiva sostenuti dal grande Maestro Jedi Mace Windu, la cui potenza in battaglia non ha eguali.
La sua velocità e destrezza nel muoversi, parare i colpi e brandire la spada laser lasciano ben pochi nemici in piedi.
Nonostante affronti un numero enorme di droidi, Mace coordina ogni movimento e tiene loro testa come nessun'altro saprebbe fare, eccetto Yoda.
D'un tratto i superdroidi si fermano mettendo il braccio in posizione d'arresto: qualcosa sta per accadere. Un'enorme ombra inizia a coprire le truppe della Repubblica e i droidi stessi, indistintamente: è un tank sismico.
La vera natura del mezzo si svela qualche istante dopo, quando un pistone gigantesco, di proporzioni a dir poco colossali, percuote il suolo della pianura, schiacciando all'istante centinaia di cloni e droidi e provocando un'onda sismica che scuote profondamente il terreno, smuovendolo e lasciando alla fine un immenso cratere. Prima che un secondo colpo venga assestato al suolo, i cloni sopravvissuti iniziano a sparare al tank, inutilmente. Il pistone si schianta contro il terreno ancora una volta.
Nella fitta nuvola di terra in cui si trova avvolto, Mace Windu perde la propria spada laser. Al diradarsi del pulviscolo, il Maestro si scopre circondato da un numero apparentemente infinito di super battledroids.
Grazie alla Forza, in un solo gesto grandioso, manda gambe all'aria tutti i droidi che lo accerchiano, dal primo all'ultimo, facendo piazza pulita attorno a sé. A mani nude riprende a frantumare gli automi, li sfascia con pugni a ripetizione, con fendenti vibrati di taglio, con spinte di Forza, facendoli volare via a gruppi come fossero foglie secche.
Passato lo sconquasso di un nuovo urto, Mace si lancia in una corsa prodigiosa velocizzata dalla Forza per avvicinarsi al tank sismico, dal quale si era notevolmente allontanato.
Mentre la macchina infernale viene ricaricata per vibrare l'ennesimo colpo, il Maestro Jedi corre, salta orde di droidi e schiva colpi per non farsi ulteriormente rallentare da quello che ora è il suo obiettivo: fermare il gigantesco mezzo.
Un'altra schiera di droidi gli sbarra la strada: Mace li sbriciola a distanza con la Forza, li manda in pezzi, li smonta col pensiero, privandoli persino dei bulloni e riducendoli a mucchi di componenti sciolti, consegnati alla forza di gravità. Poi usa questi detriti sospesi come micidiali proiettili, scaraventandoli ad altissima velocità contro altri super droidi ancora integri, crivellandoli fino a sbriciolare anch'essi.
Quando un nuovo spaventoso sussulto viene provocato dal tank sismico, il grande Jedi è travolto dall'onda di terra e polvere, ma in essa vede provvidenzialmente risplendere l'elsa della propria spada laser. Rientratone in possesso, Mace para di nuovo i colpi del nemico.
Poi cavalca l'onda di terreno smosso ancora una volta dall'infernale macchina fabbrica-terremoti, lanciandosi infine contro di essa grazie a un balzo Jedi spiccato dalla cresta dell'onda terrosa. Si aggrappa al mezzo gigantesco e usando la spada laser pratica un foro nello scafo, irrompendo a facendo strage di droidi.
Un taglio profondo nelle strutture interne del tank sismico insieme alla devastazione della sala controllo consentono a Mace di neutralizzare la minaccia.
La macchina mostruosa esplode e precipita a terra definitivamente distrutta. Apparentemente, solo il Maestro Windu è sopravvissuto, e con uno dei suoi balzi Jedi prodigiosi atterra sull'altura da cui il piccolo Paxi ha osservato tutto.
Colmo d'entusiasmo e ammirazione, il bambino porge la sua borraccia al grande Jedi, che non disdegna di dissetarsi dopo le straordinarie imprese compiute. La restituisce con dolcezza al piccolo proprietario, per poi allontanarsi, eroico e inarrivabile.
Commento:
Altro blocco di puntate incentrate sull'azione muta, forse la sezione di questa serie animata che più rimane impressa ad esemplificare questa modalità espressiva efficacissima. Mace Windu si scatena dimostrando cosa può fare un cavaliere Jedi a mani nude; e per farlo le parole davvero non servono.
I momenti più riusciti sono, oltre a quelli in cui Mace distrugge i droidi a mani nude, l'utilizzo dei bulloni e degli altri resti di un super droide da battaglia come proiettili per crivellarne altri -idea semplice e geniale- e l'irruzione nel tank sismico attraverso un grosso foro ricavato con la spada laser, che vagamente rievoca le imprese di Qui-Gon Jinn in Episode I: il dettaglio geniale è la decapitazione di uno stupido droide -la vera carne da macello dei Prequel- che si trovava sulla traiettoria circolare della lama di luce: uno dei tanti piccoli tocchi dal gusto cinematografico e brillante, ma tutt'altro che sciocco.
Infine non si può tacere l'umanissima scena tra il bambino e lo stesso Mace, nella quale il Jedi invincibile, quasi disumano, da semidio che era scende sulla terra e accetta una borraccia d'acqua, diventando un uomo normale: subito prima di rituffarsi nel suo mondo "altro" e distante da quello dei comuni mortali. Il grande Maestro rappresenta qui davvero il volto estraneo e semidivino dei Jedi, tutti presi dalla Forza Unificante, tra i quali solo Qui-Gon Jinn era una magnifica eccezione, fragile, impulsivo seguace dell'empatia tipica della Forza Vivente.
(segue)
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