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CLONE WARS: EPISODIO 21
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di Davide G. Canavero |
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EPISODIO 21
Trama:
Una squadra di ARC troopers a bordo di una cannoniera repubblicana (dalla prua dipinta per farla sembrare il muso di un animale feroce) si prepara a un'incursione: i corpi speciali volano a bassissima quota ingannando ogni radar e superano un intero esercito di super droidi da battaglia per raggiungere di soppiatto il loro obiettivo: i Jedi intrappolati nel relitto di un incrociatore della Repubblica, alle prese col Generale Grievous.
Dinanzi allo spaventoso cyborg anche i cloni scelti, fino a quel momento ritratto della massima efficienza militare, hanno un attimo di smarrimento: poi aprono il fuoco con tutte le armi in loro possesso, ma Grievous è troppo resistente e soprattutto veloce per lasciarsi colpire. Il Maestro Jedi Ki-Adi-Mundi, il cui autocontrollo è sopraffatto del terrore, evidente nel suo sguardo a dir poco spiritato, supplica i cloni di abbattere lo sterminatore di Jedi. Purtroppo sulla preziosa occasione di sbarazzarsene ha la precedenza la salvezza della squadra e dei sopravvissuti.
Shaak Ti e Aayla Secura sono ferite ma si salveranno. La cannoniera si apre un varco tra gli eserciti meccanizzati e guadagna la fuga. Ma sul campo restano tutti gli altri Jedi del gruppo in missione a Hypori, che hanno avuto la sventura di trovarsi per la prima volta di fronte a un nemico senza pari: le loro spade laser diventano trofei appesi alla cintura del Generale Grievous.
Anakin, o meglio "Ani", il piccolo Ani di nove anni d'età, è col suo caro Maestro Qui-Gon Jinn. È un luogo paludoso, probabilmente le paludi segrete dei gungan a Naboo, poco prima della battaglia per liberare il pianeta dall'occupazione della Federazione dei Mercanti, tanti anni prima. Qui-Gon invita il bambino a entrare nel cavo d'un albero dicendogli che vi troverà solo ciò che porterà con sé; non vediamo cosa accade: era una visione di Yoda, che un giorno lontano sottoporrà Luke Skywalker a quel medesimo test dicendogli quelle medesime parole.
Il dibattito s'accende nel Consiglio Jedi: in questi tempi disperati, è giusto promuovere Anakin a Cavaliere? E inoltre, è davvero il Prescelto? Obi-Wan perora la causa del suo allievo, ma molti altri obiettano, specie l'anziano Oppo Rancisis che, in nome di una tradizione di severità, non vuole transigere sulle disobbedienze regalandogli il grado di Cavaliere; è rintuzzato però da Yoda, che dall'alto dei suoi 800 anni di addestramento gli rinfaccia con tatto le sue disobbedienze nella sua ormai remota gioventù. La decisione è presa, Anakin sarà Cavaliere.
Il Prescelto si confonde tra la folla, sotto l'abito da Jedi si mescola tra esseri di ogni specie per le strade di Coruscant. Si sente seguito. Fugge, finché comprende chi fosse sulle sue tracce: non altri che Padmé, costretta a sfruttare ogni occasione e ogni luogo per poter vivere la relazione segreta con il suo sposo, e contenta di farlo, non essendoci alternative. C-3PO interrompe l'idillio dei due innamorati, rivelandosi nella sua nuove veste dorata, che conserverà per sempre.
Anakin giunge al Tempio Jedi in ritardo e Obi-Wan lo rimprovera: quando il Consiglio chiama bisogna lasciare ogni altro impegno. Il giovane rinfaccia ad Obi-Wan di non essere Qui-Gon Jinn, un affondo pesante che il maestro incassa con grande mitezza e dignità: è vero, anche lui guarda a Qui-Gon come a un esempio, ogni giorno. Anakin è diventato tutto ciò che il defunto Jedi aveva previsto, ed è tempo che da maestro e allievo Obi-Wan e Anakin diventino... fratelli. In una delle sale del Consiglio avvolta nella più totale oscurità ha inizio la cerimonia di investitura di Anakin a Cavaliere Jedi: gli altri Jedi, incappucciati, accendono le loro spade e Yoda pone la sua sulle spalle del giovane, nominandolo Cavaliere nel nome del Consiglio e della Forza, e infine tagliando il codino e dunque il suo legame di allievo. Il padawan non c'è più, ora c'è il Cavaliere.
Il codino da padawan perviene grazie a C-3PO a Padmé, che lo ripone in uno scrigno, insieme al ciondolo di japor, cimeli di un tempo che vive già di malinconia e che sta lentamente scivolando nell'oscurità di un futuro prossimo senza speranza.
Il dono di Anakin è ricambiato dalla senatrice con un messaggio portato da R2-D2 al Jedi, nel quale lo stesso droide gli viene donato: con la mano meccanica Anakin cerca di afferrare l'evanescente immagine dell'amata, in un impossibile abbraccio, prima di decollare verso l'ultima tappa della sua vita di Jedi, le ultime imprese che faranno di lui un grande eroe e un grande carnefice.
Commento:
Si tratta di uno degli episodi migliori della serie. Forse il più vario e completo: unisce azione, lirismo, romanticismo, poesia, divertimento, solennità. Un raro esempio di cartone animato perfetto, maturo, stilizzato ed espressivamente efficacissimo.
Tra i momenti indimenticabili non si possono non annoverare numerose scene, talvolta anche brevi e tuttavia pregnanti: lo sguardo spiritato di Ki-Adi-Mundi, preda del terrore irrazionale dinanzi all'implacabilità dell'ammazza-Jedi Grievous; Yoda che mette il Maestro Oppo Rancisis di fronte ai propri pregiudizi verso i giovani, lui che fu giovane e disubbidiente, come Yoda (maestro di tutti i Jedi viventi e di molti scomparsi persino da secoli!) ben ricorda; e ancora, la scena dei doni incrociati tra Anakin e Padmé, il codino riposto tra i cimeli e il tentativo umanissimo di toccare, con un braccio artificiale e freddo, l'immagine, olografica e dunque anch'essa artificiale, dell'amata, in un gesto che tuttavia più umano e "caldo" di così non potrebbe essere.
I momenti più splendidi sono naturalmente la scena dell'investitura, una scena che avrebbe dovuto apparire nei film e, venendo invece mostrata in questa serie animata, la investe (è il caso di dirlo) di un crisma di ufficialità e dignita tale da metterla praticamente al pari delle pellicole. E poi la scena di Anakin perduto in mezzo alla folla di Coruscant, nella quale è bello leggere svariati significati.
1. La chiave di lettura più immediata è quella immediatamente evidente: Anakin si sente braccato ma alla fine scopre che a inseguirlo era l'amata Padmé. L'interpretazione è quella dell'amore vissuto segretamente, che rende il giovane Jedi tormentato e infelice. La musica che accompagna la scena, però, col suo lirismo evanescente carico di dolore e drammaticità, sembra suggerire anche altro.
2. Ci sono altre sensazioni che, anche grazie a un tema musicale nuovo affidato a cori eterei ed emozionanti, vengono comunicate allo spettatore: vediamo il futuro Darth Vader, scuro in volto, scuro nell'abito, illuminato come da un faro confondersi in mezzo a una folla multiforme ed estremamente variopinta, nella quale egli spicca in modo netto come qualcosa di estraneo e lugubre: una macchia scura tra colori chiari e vivaci. Viene da leggervi dunque l'espressione dell'estraneità di Anakin al resto del mondo, che finirà per disprezzare: egli non ha nulla a che vedere con tutti gli altri, è il Prescelto, è diverso, e diversa è la strada che ha imboccato. La musica, lì, sembra suggerire anche questo.
Il giovane si specchia in una vetrina per individuare meglio il suo inseguitore, ma è impossibile non pensare anche all'altro significato che il gesto suggerisce in modo subliminale: Anakin osserva la propria immagine truce e incappucciata e sembra domandarsi chi è, qual è il suo posto nel mondo e dove andrà. La visione che avrà a Nelvaan nell'episodio 23 completerà il percorso di questo tormento interiore svelando sempre più il male che lo attende.
(segue)
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