Trama:
L'inseguimento di Asajj Ventress da parte di Anakin Skywalker attraverso l'iperspazio ha termine nel remoto sistema di Yavin. Il Jedi atterra col suo caccia su Yavin IV, una luna ricoperta di giungle che millenni prima fu la base dei grandi Signori Oscuri dei Sith Naga Sadow ed Exar Kun e che un giorno diverrà base segreta dell'Alleanza Ribelle nell'attacco alla Morte Nera.
Il droide R4 individua la posizione del caccia di Asajj per atterrare nelle sue vicinanze. Qualche istante dopo che Anakin inizia a perlustrare la zona a piedi, un'altra nave atterra nello stesso luogo: è il trasporto truppe inviato da Obi-Wan.
Anakin chiede ai cloni se sia stato il Generale Kenobi a inviarli, e ottiene la conferma del fatto che il Maestro non si fida completamente di lui e ritiene opportuno farlo scortare. Tuttavia volge l'impiccio dei clonetroopers a proprio vantaggio, impartendo loro l'ordine di diversi tra la sorveglianza della nave e il pattugliamento dell'area.
Mentre il cielo rumoreggia annunciando un temporale, Anakin e i cloni si addentrano nella giungla in silenzio, accompagnati dall'orchestra di versi emessi della fauna locale. Uno a uno i cloni vengono travolti da una forza invisibile: sollevati come sassi e scagliati lontano, sbattuti contro gli alberi, gettati in acqua.
Anakin trova conferma alla sensazione di essere in presenza di un utilizzatore della Forza che aveva avuto inseguendo il caccia misterioso. L'ultimo clonetrooper sopravvissuto viene trascinato a gran velocità sul terreno per centinaia di metri come se fosse tirato da una mano invisibile; il Prescelto corre sulle sue tracce.
Tornato nella radura, ha solo il tempo di assistere esterrefatto all'esplosione del trasporto truppe. Giusto il tempo di pensare al proprio caccia Jedi, che anch'esso esplode, distruggendo con sé il povero droide R4.
Dalle fiamme emerge una figura ammantata di nero, che avanzando calpesta con disprezzo il simbolo della Repubblica su un rottame. Anakin minaccia Asajj di farla pentire di ciò che ha fatto, e lei risponde a tono: la caduta del Prescelto segnerà la sua ascesa tra i Sith.
Poi accende le due spade laser rosse donatele da Dooku dando inizio al duello. D'un tratto la giungla si riempie dello stridore delle lame di luce che cozzano fra loro.
Entrambi i duellanti cercano di usare la Forza per mettersi fuori combattimento, scagliarsi lontano con spinte o colpirsi con tronchi. Ma le capacità dei due si equivalgono e nessuno prevale.
Anakin riesce a disarmare Asajj, la quale si mette al riparo sulle cime degli alberi con un balzo di Forza, recuperando poi le due spade. Il Jedi la raggiunge tra le fronde e l'aspirante Sith, nascosta dietro un albero, gli fa mancare l'appoggio sotto i piedi. Anakin cade dal ramo ma si aggrappa a una liana.
Ha inizio un fitto scambio di colpi in volo tra le cime degli alberi. I due balzano da un ramo all'altro incrociando le spade in aria più volte, per poi trovare un nuovo appoggio e proiettarsi ancora l'uno contro l'altra.
Colto un istante in cui Anakin abbassa la difesa, Asajj Ventress lo spinge via con la Forza fuori dalla macchia, verso l'antico tempio che sorge in una radura. Poi fa levitare delle lastre di pietra e le scaglia contro il Jedi, colpito e nuovamente trascinato sul terreno.
Anakin si rialza lacero e acciaccato e prende fiato osservando la sua avversaria che si staglia contro il cielo sulla spianata del tempio.
Proprio da quel cielo che aveva già dato segni della tempesta in arrivo, si scatena un violentissimo temporale. Le gocce d'acqua cadono sempre più fitte sulle lame laser incandescenti, vaporizzandosi.
Il duello riprende con maggior foga di prima e Anakin riesce a scagliare Asajj giù lungo il fianco del tempio. Persala di vista, si mette sulle sue tracce entrando nell'imponente struttura. Avanza nell'oscurità, madido d'acqua ed estremamente circospetto, tra l'eco delle gocce di pioggia che filtrando dall'esterno cadono nelle pozzanghere.
Senza preavviso si ritrova davanti la Sith: le loro spade si incrociano ancora, proiettando con violenza i colori colori nel buio del tempio. Lo scontro riprende ancora una volta. I due si affrontano su una scalinata, scagliandosi addosso pesanti colonne di pietra e provocando crolli nel tentativo di seppellirsi l'un l'altra.
Infine Anakin con la Forza proietta la sua avversaria all'esterno, facendole sfondare la parete perimetrale del tempio, per poi proseguire il duello su una cornice superiore della piramide a gradoni.
Il Jedi e la Sith combattono ormai all'ultimo sangue salendo un'alta gradinata che conduce sulla sommità piatta del tempio, su quello che sembra l'altare. Lo scambio di fendenti è sempre più frenetico, finché il Prescelto si trova disarmato. Non gli resta che bloccare a mani nude le braccia di Asajj, stringendole i polsi fino a farle cadere una delle spade. Una luce nuova e inquietante brilla negli occhi di Anakin.
La spada strappata all'avversaria sale lentamente nelle sue mani. Colmo di furore, con un urlo di guerra, Anakin si avventa contro Asajj con foga inedita. La schiaccia letteralmente sotto i propri colpi, mentre nella sua fantasia appaiono flash di Qui-Gon, di Obi-Wan e di Yoda.
La sua potenza sbriciola il bordo della sommità del tempio che, crollando, si trascina dietro Asajj Ventress in un burrone. Anakin lancia un grido liberatorio con tutto il fiato che ha in corpo, che echeggia molto a lungo sulla quarta luna di Yavin. Poi spegne la spada sottratta alla Sith e la scaglia nell'abisso.
Commento:
Il blocco delle tre puntate sul duello di Anakin e Asajj Ventress a Yavin IV è verosimilmente quello più coeso dal punto di vista narrativo. Siamo davanti, anche in questo caso, a una lunga sequenza pressoché priva di dialogo che risulta proprio per questo efficasissima. Come nel caso del duello di Episode I, se due personaggi non hanno realisticamente nulla da dirsi è meglio che tacciano e si affrontino come pure forze primigenie, come qui accade.
L'episodio 17 si apre con una scena che vuole citare apertamente l'arrivo del Millennium Falcon a Yavin IV in A New Hope: il "movimento di macchina" dell'inquadratura è una trasposizione animata dell'originale ad esso perfettamente identica. Un'altra citazione, questa volta non dalla saga di Star Wars, è quella ravvisabile nella sezione di duello combattuta tra le cime degli alberi: Anakin e Asajj combattono rimbalzando da un albero all'altro e scontrandosi in volo, con una coreografia affascinante che non può non richiamare quella analoga de La tigre e il dragone.
Il terzetto di episodi attraversa tre fasi cromatiche: una verde, che caratterizza i primi due, ambientati nel fitto della giungla, poi una blu cupo dalla fine del secondo, con l'inizio del temporale e lo scontro dentro il tempio in rovina, e infine una rossa, nella parte finale del terzo, l'episodio 19, quando i duellanti si stagliano contro la massa scarlatta del gigante gassoso Yavin nel cielo di Yavin IV.
Il personaggio di Anakin è caratterizzato in modo molto ricco in queste sequenze: il suo orgoglio gli fa trasformare i cloni inviati da Obi-Wan da una seccatura in una risorsa. Si cala nel ruolo di comandante e impartisce loro ordini, celando il fastidio che prova verso chi, con la propria presenza, testimonia la scarsa fiducia in lui da parte del Maestro Kenobi. Quando assistiamo all'eliminazione misteriosa dei cloni da parte di una forza invisibile che li sbatte a destra e a sinistra contro gli alberi, finché non è evidente che è opera di Asajj Ventress, può venire da domandarsi se non sia proprio Anakin a farlo, per liberarsi di loro, bramoso di affrontare l'avversario testa a testa, senza aiuti e senza intralci.
Ma il momento più intenso è indubbiamente quello in cui, al termine del duello con Asajj, Anakin si inebria del gusto della lotta e del Lato Oscuro stesso, con un lampo inquietante negli occhi: scatena le proprie potenzialità e schiaccia la Sith col proprio furore, vedendo balenare nella propria fantasia le immagini di Qui-Gon Jinn, Obi-Wan Kenobi e Yoda, realizzati con bozzetti schizzati con pochi tratti nervosi a colori vivaci e freddi, che si contrappongono al rosso dominante in quelle sequenze. Infine il terribile grido liberatorio che lancia dopo la sconfitta dell'avversaria, col quale sfoga la collera che è in lui per svariate ragioni.
Il grido finale, col suo picco sonoro, si contrappone al silenzio totale che segue: la chiusa dell'episodio nel silenzio assoluto ha un grande pathos, che lascia attoniti a riflettere su quali forze si stiano risvegliando nel giovane. Questo finale fa il paio con quello dell'episodio precedente, il diciottesimo, all'interno dello stesso blocco: anche in quel caso il silenzio accompagna le suggestive sequenze dei duellanti fermi in piedi a studiarsi con le spade accese mentre la pioggia inizia a scrosciare su di loro.
Tra i tocchi di classe va annoverato il memorabile effetto delle gocce d'acqua che cadono sulle spade laser accese, vaporizzandosi; l'immagine di Anakin riflessa nelle increspature dell'acqua dentro il tempio semiallagato, poi turbata dal piede che vi si posa sopra, seguita da un'inquadratura altrettanto bella, che riprende dal basso le gocce che cadono dalla volta del salone del tempio avvolta nella più totale oscurità; o ancora il piede della Sith Asajj che, non senza significati simbolici, calpesta l'emblema della Repubblica -da cui deriverà quello imperiale- impresso su un rottame del trasporto truppe distrutto.
(segue)
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